Che reazioni provoca il teaser di Beer In Italy? Tanta sete e orgoglio patrio, ad esempio

di Alessandro Morichetti

Io di birra ci capisco poco, il minimo necessario per non farmi malmenare dagli sceriffi ma quanto basta per capire se qualcuno mi piglia in giro. Certo è che ho una passione smodata per i lambic che profumano di succo gastrico e per i locali in cui trovi frasi che ti svoltano la serata: “Un pub è nulla senza la sua gente” (by Umberto, Goblin Pub di Pavullo) non ha niente da invidiare alla storica frase di Giacomo Bologna sulle cantine climatizzate.

La birra artigianale italiana ha produttori, divulgatori e publican di massimo livello mondiale e vederli tutti insieme è una gioia. Per molti nostri lettori la birra rimane un prodotto para-industriale e non più tardi di ieri ho letto un passaggio di Federico Iavicoli che mi ha fatto riflettere, perché potrebbe far incazzare sia wine lovers che beer lovers. È il primo estratto di un Manifesto dell’Onnivoro Consapevole e recita:

La birra artigianale non esiste, non più di quanto esistano il vino artigianale o la cucina creativa. La pastorizzazione non può essere una discriminante e infatti non lo è in termini di legge, altrimenti dovremmo definire artigianali una serie di birre che non lo sono. Ancora più vago è il ragionamento di chi pone la condizione che il birraio possa monitorare di persona la filiera di produzione. La maggior parte dei discorsi sulla birra artigianale è inutile prima che noiosa.

Parlammo già di Beer In Italy – prima trasmissione interamente dedicata al mondo della birra artigianale italiana – ma qui il bello è che se una cosa ci piace ne riparliamo pur non avendo esattamente capito di che cavolo si tratti.

Il video di Giulio Ciancamerla, Piefrancesco Pastore e Cristina De Carolis spacca, guardatelo.

Però alla fine ricordatevi che, almeno su certi generi, Cinecittà non batte Hollywood.

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Alessandro Morichetti

Tra i fondatori di Intravino, enotecario su Doyouwine.com e ghost writer @ Les Caves de Pyrene. Nato sul mare a Civitanova Marche, vive ad Alba nelle Langhe: dai moscioli agli agnolotti, dal Verdicchio al Barbaresco passando per mortadella, Parmigiano e Lambruschi.

13 Commenti

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SR

circa 10 anni fa - Link

La cosa buffa è che molti fuori dal mondo della birra credono che dentro ci sia tutta questa discussione riguardo alla definizione di artigianale... Forse qualche produttore o Unionbirrai per ovvie ragioni di protezione e promozione del prodotto, ma al consumatore non gliene frega niente... Basta che sia buona, artigianale oramai è una maniera per capirsi e niente più, nella impossibilità di darne una definizione semanticamente sensata. La pastorizzazione semplicemente rovina una birra, puoi se uno vuol fare un disciplinare di birra artigianale o come uno vuole chiamarla la proibisce. Tutto qua, semplice

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Federico

circa 10 anni fa - Link

Ma questi non faranno mica squadra? Non saranno impazziti? Che sono tutti di origini d'oltralpe? E dov'è la concorrenza? Secondo me stanno formando un cartello illegale. :-) p.s.: però in realtà sotto sotto quante se ne dicono a vivenda ;-)

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FABIO F.

circa 10 anni fa - Link

pezzo bellissimo, video fantastici. Sono convinto comunque che si debba fare una riflessione sul concetto "artigianale" e soprattutto sul perchè possa essere utilizzato questo tipo di aggettivo sulla birra e per esempio non sul vino (da piccolo produttore e wine lover questo mi fa incazzare) DOMANDA SEMPLICE: per quale motivo un produttore che usa acqua microfiltrata, (non necessariamente di sorgente e non obbligato a dire dove la prende), malto d'orzo o altri cereali dall'estero (anche li non vi sono limitazioni) e luppoli a volte "oltreoceanici" ma fa poca quantità, non filtra e non pastorizza, può scrivere "artigianale" MENTRE un produttore di vino per scrivere BIOLOGICO deve avere 1650 certificazioni?

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SR

circa 10 anni fa - Link

non cominciamo a fare confusione come al solito... parliamo delle cose che sappiamo... ALCUNI birrifici in Italia usano l'addolcitore o (pochisssssimi) l'osmosi inversa non perché vogliano l'acqua distillata, ma per correggere e sistemare (anche con aggiunte successive) il profilo dell'acqua rispetto a carbonati, solfuri, cloruri, ecc. se questa per qualcuno è una sofisticazione io mi fermo qui e cedo il passo. il profilo dell'acqua influenza il risultato finale a seconda dello stile di birra, questa procedura permette (a chi ha il know how) di avere birre migliori per ogni stile. l'alternativa è produrre solo alcune birre a seconda dell'acqua o avere birre meno buone per alcuni stili. l'acqua nel 99.99999% dei casi arriva dall'acquedotto, da dove vuoi mai che arrivi?!? in Italia si dice artigianale per una ragione storica, si è iniziato a chiamarle così. il motivo? perché in Europa si diceva così e si diceva così anche in altri ambiti, food o meno. se vai in USA e parli di Artigianal Beer ti guardano come uno scemo, perché loro per ragioni analoghe le chiamano invece Craft. sarebbe un problema questo? bisognerebbe forse tornare al significato VERO delle parole. cosa vuol dire artigianale? artigiano è chi nella sua attività vede prevalere il proprio lavoro manuale rispetto a quello automatizzato e quindi al capitale. è artigiano anche un idraulico, se ce lo siamo dimenticato. questo non ha NULLA a che spartire col fatto che uno coltivi il luppolo nel campo davanti a casa o lo compri dalla Nuova Zelanda, a meno che non vogliamo pensare che l'idraulico per essere artigiano debba forgiarsi le chiavi inglesi nella fonderia che allestita in garage. il "problema" di artigianale è che è praticamente impossibile stabilire dei criteri oggettivi e assoluti per definire quale è una azienda birraria in cui prevale il lavoro sul capitale e automazione. d'altro canto artigianale non è nemmeno un disciplinare come biologico, non vedo per quale motivo debba essere necessarie cettificazioni. non ho mai visto nessuno indignarsi per la dicitura Birra Cruda quando OGNI birra viene "cotta", ma mica è un disciplinare. vogliamo riservare la parola "artigianale" a un disciplinare? domani qualcuno chiameremo le birre chessò "vere" o " di qualità" e arriverà qualcuno a chiedere per quale motivo possono microfiltrare (?!?) l'acqua e chiamarle così senza un disciplinare...

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FABIO F

circa 10 anni fa - Link

grazie per il tuo post. non sono d'accordo sul paragonare un idraulico ad un produttore di birra. a mio parere una cosa è parlare di un operaio specializzato per quanto artigiano ed un'altra è parlare di un produttore di alimenti. io da microproduttore di vino mi incazzo perchè il produttore di birra artigianale che rinuncia al capitale per far prevalere il lavoro manuale è uguale al viticoltore di una piccola azienda agricola... con la netta differenza che il viticoltore controlla la produzione dal ceppo fino alla bottiglia. Ancora: addolcire l'acqua a mio parere è una sofisticazione (che certamente non lede al consumatore finale) che consente sì al produttore di elaborare ottima birra di vari stili ma sostanzialmente toglie la particolarità della sua acqua locale. Il viticoltore è legato al suo terroir, il birraio micro o artigianale o crudo che sia può disporre di qualunque malto, luppolo e sale minerale per addolcire l'acqua senza fare alcuna dichiarazione. concludo: come la mettiamo con l'anidride solforosa? perchè io in un vino, da consumatore, posso e devo sapere se li contiene e se questi sono aggiunti dal produttore o naturale prodotto della fermentazione, mentre nella birra (in quelle rifermentate in bottiglia il limite sale a 50 mg/l altrimenti è 20 mg/l) non è necessario scrivere nulla? A MIO PARERE, RIPETO E' NECESSARIO RIFLETTERE. PROPRIO PERCHE' IL LEGISLATORE, COME HAI FATTO TU, HA PARAGONATO IL MESTIERE DEL BIRRAIO ARTIGIANALE AD UN "NORMALE" IDRAULICO E NON AD UN PRODUTTORE DI ALIMENTI... PERCHE' ALLA FINE ANCHE ALLO STATO INTERESSANO SOLO LE ACCISE E NON LA CHIAREZZA.

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SR

circa 10 anni fa - Link

Il problema è che chi si occupa di vino pretende di applicare le stesse categorie di pensiero alla birra. Senza sapere NULLA di birra. Ma studiate un po' dio santo! Dovete mettervi in testa che vino e birra sono due prodotti DIVERSI. Il Terroir nella birra NON ESISTE, non gliene frega s nessuno, mica è vino. L'acqua VA corretta per avere un prodotto migliore ed è bene che si faccia quando è necessario. Io voglio bere una buona birra, non me ne frega niente se è espressione di un territorio o no, se cerco quello bevo altro. Non è necessario indicare la solforosa perché nella birra NON È NECESSARIO AGGIUNGERLA: se contaminata non c'è nulla che tenga rispetto al vino, motivo per cui le fermentazioni devono essere con ceppi appositi e il più possibile in ambiente "sterile", aggiungere solforosa non servirebbe a niente e NESSUNO lo fa Sarebbe poi bello ogni tanto vedere qualche produttore di vino che si indigna del fatto che chi fa birra deve pagare accisa e lui no

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Daniele

circa 10 anni fa - Link

Vero, ma ci sono posti come Burton upon Trent o Goslar dove l'acqua la differenza l'ha fatta eccome, forse non sarà paragonabile al terroir del vino ma se le falde non fossero passate per la miniere di Rammelsberg oggi non avremmo le Gose. Nota di colore chiaramente, oggi non è più così.

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FABIO F.

circa 10 anni fa - Link

- il produttore di vini del territorio non paga l'accisa, giusto; però paga per avere le fascette della doc/docg, paga se associato una quota al consorzio e paga anche se dichiara di produrre igt. colui il quale scrive birra artigianale non paga nulla e non ha vincoli di scrittura circa i caratteri... percui l'accisa mi sembra il minimo. -è vero, sono ignorante di metodo di produzione della birra, così come di tante altre cose... una cosa però è certa, la possibilità di poter correggere l'acqua fa si che "chiunque" possa produrre "qualunque birra"... un po' come le mozzarelle tedesche o il parmesan olandese... QUINDI deduco che a te non fa nessuna differenza mangiare un vero prodotto alimentate (magari anche con il presidio slow food) rispetto ad un tarocco... ti proporrei il vino in bustina... tanto è come la birra no? http://www.mondobirra.org/riferimenti.htm così studi anche tu... si fa tanto parlare degli additivi permessi nei vini... perchè la birra invece è senza.... BENE CONTINUIAMO COSì, generalizziamo e banalizziamo solo ciò che non ci interessa.

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Rossano Ferrazzano

circa 10 anni fa - Link

Nel video fanno capolino un paio di volte riferimenti al legame con la terra e il luogo di produzione. Io ero rimasto all'idea che questo rapporto che per il vino (esplicitamente richiamato nel video) è fondamentale, per la birra sia in buona sostanza laterale, salvo casi particolari ed estremi. I birrafondai che dicono?

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SR

circa 10 anni fa - Link

@Ferrazzano Io la penso come te. E tolto magari qualche Slow Food e i casi particolari, questo legame oggi è dissolto e se esiste è puramente culturale, non agricolo. Tradotto: puoi fare e bere la birra che ti pare dove ti pare, se sei in grado.

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SR

circa 10 anni fa - Link

Continui a parlare di cose di cui non sai nulla. L'accisa non è una tassa per l'uso di una denominazione come dovresti sapere, ma a quanto pare non sai. Birra artigianale non è una denominazione. Provo a ripeterlo: non è una denominazione. Come non è una denominazione pane integrale, gelato artigianale, pasta casalinga, salame nostrano, ecc. attendo trepidante nuove e analoghe polemiche su questi prodotti. Se uno la vuole capire la capisce, se uno vuol far polemica perché rosica verso la birra artigianale rosica pure. Non tutti usano scrivere birra artigianale, che infatti non è un disciplinare e non vuol dire nulla. Se tu paghi per le fascette lo fai perché quelle fascette ti danno uno spazio di mercato dovuto alla riconoscibilità verso il consumatore di un prodotto. Non sei obbligato e se non ti sta bene hai solo da produrre vino da tavola invece di lagnarti. Se continui a pagare hai il tuo tornaconto sulle fascette e mi pare tu stia facendo una polemica ipocrita. Ah, i francesi pagano accisa, dici che allora le fascette le hanno gratis? Sull'acqua io ci ho provato ma se per te il carbonato di calcio è un additivo mi arrendo. Il link parla di altre cose: se non sai nemmeno che senza lattico o citrico non riesci a fare l'amilasi conviene che studi davvero un po'... Senza offesa, io non mi permetterei mai di cinquantarla sul lavoro in vigna o in cantina del vino come stai facendo tu per la birra in totale ignoranza

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FABIO F

circa 10 anni fa - Link

ti ringrazio per i preziosi suggerimenti. farò tesoro con umiltà e sono convinto nonostante i toni di avere imparato qualcosa di più su alcuni processi chiave della produzione. e di questo ti ringrazio. In effetti dando un'occhiata approfondita su internet, con documenti e vari forum mi sono fatto una mia idea circa la produzione della birra. triste pensare che "Le birre prodotte con tecniche industriali, pertanto, si differenziano sostanzialmente da quelle artigianali ad un esame organolettico." (cit. wikipedia) http://www.infobirra.info/docs/acqua_manolo.pdf http://soloilbaffo.wordpress.com/elementi-costitutivi-della-birra/ http://it.wikipedia.org/wiki/Birra_artigianale http://www.mondobirra.org/comesifa.htm Resto dell'idea che il carbonato di calcio (così come Solfato di calcio, sale di Epsom, cloruro di sodio, cloruro di calcio... etc) per l'acqua usata per la produzione della birra, come l'anidride solforosa in ogni sua forma, utilizzata per la produzione del vino, se non presente in quantità sufficienti nel mosto, così come il "lattico o citrico non riesci a fare l’amilasi", per quanto naturali, diventano additivi. In quanto tali andrebbero regolamentati a mio parere. Ammetto poi di avere esagerato circa il discorso delle fascette paragonate all'accisa... sicuramente un esempio poco calzante e fuori luogo. Anche se "Birra Artigianale" a tutti gli effetti, pur non essendola, è intrinsecamente una denominazione per il consumatore finale. Apprezzo infatti alcuni produttori che stanno cercando di affrancarsi da questo nome, che vuol dir tutto e niente ed è solo un modo per intendersi... ma che volenti o nolenti "aiuta". A mio parere, concorde con te che non si possa imporre un disciplinare unico, si debbano perlomeno imporre dei vincoli quantitativi per tipologia prodotta. grazie ancora per avermi spinto ad informarmi su questo mondo

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