Beppe Rinaldi e il Barolo ieri, oggi e domani. Mini-verticale a Taormina Gourmet (video)

Beppe Rinaldi e il Barolo ieri, oggi e domani. Mini-verticale a Taormina Gourmet (video)

di Andrea Gori

Incontrare Beppe Rinaldi a Taormina, così lontano dalle sue Langhe, fa sempre un certo effetto. Ma ogni volta che è al centro di una sala, ha la capacità di trasportarti in una dimensione piemontese a comando: dopo dieci minuti che racconta di vigneti e di vita a Barolo è come se fossi in una piola a giocare a carte e bere nebbiolo dalla notte precedente. Stavolta, accompagnato e incalzato da Gianni Fabrizio, il mood è un po’ malinconico e tendente all’acido, con diverse invettive contro una zona, quella delle Langhe appunto, “colpita da improvviso benessere” ma che non è umanamente maturata di pari passo.

Del resto, secondo Beppe, è quasi un fenomeno naturale: “l’uomo quando è fortunato perde il senso del limite e ferisce le colline e il tessuto umano stesso. Si mettono in moto dei meccanismi che, se non sono i locali a farlo, sono quelli di fuori. E in mancanza di guida e politica il disastro è probabile. Nessuno in Borgogna si sognerebbe di fare quello che sta avvenendo nelle Langhe, cemento e bruttezza. Si è passati da 6 a 14 milioni di bottiglie in troppo poco tempo: meno male che il clima è cambiato, tanti nebbiolo di oggi non sarebbero mai maturati prima d’ora.

Parole su cui riflettere, in effetti, e soprattutto numeri che fanno un po’ tremare i polsi pensando che nessun’altra zona italiana di pregio ha visto aumenti in numero di bottiglie DOCG paragonabili, nemmeno la Valpolicella o Montalcino, gli altri due territori baciati da incredibile successo negli ultimi 20 anni. Ma appunto oggi le tantissime menzioni geografiche aggiuntive o MGA (termine che ovviamente Beppe non vuole sentire nominare) riflettono un cambiamento del territorio dovuto principalmente al cambiamento climatico e alla struttura delle aziende. Ci sono stati di mezzo i Barolo Boys e il successo commerciale che ha modificato gli equilibri: in un territorio dove la povertà era piuttosto diffusa, anche solo 50 anni fa, si sono create situazioni davvero poco compatibili con uno sviluppo sostenibile.

Il Barolo che ama Beppe Rinaldi e che ha sempre identificato come tale è un vino “interlocutorio”, un vino davanti al quale ti senti spiazzato, un vino che richiede ricerca e preparazione: bisogna armarsi di dialettica e occorre quasi seguire un iter per apprezzarlo appieno, perché in definitiva è uno dei pochi vini che migliora davvero nel tempo. O almeno lo sono quelli in cui vale la famosa “austerità” del Barolo, offuscata dalle mode che volevano vini più rotondi e accessibili, gli unici che potevano permettere un successo da molti milioni di bottiglie.

L’arrivo delle MGA ci ha reso orfani degli storici Brunate – Le Coste e Cannubi San Lorenzo – Ravera ma nella nostra piccola verticale dedicata alle annate calde (2009, 2007 e 1997 ) ci sono ancora. Oltre ai due assemblaggi classici di casa Rinaldi ecco anche un Langhe Nebbiolo in apertura che chiarisce subito la situazione.

Langhe Nebbiolo 2013. Al contrario di tanti altri, che giocano questo vino d’ingresso in versione più easy, in casa Rinaldi è un vero e proprio piccolo Barolo come sempre, nel senso che è ottenuto con meno macerazione sulle bucce e quindi meno tannino e struttura, ma comunque ha bellissime note di rosa, ribes rosso intenso e alcolico, amarena e sensazioni balsamiche e piccanti. Il tannino è serrato e mordace, dissetante e tipicissimo. Davvero difficile distinguerlo da un Barolo di altri produttori. 87

Barolo Brunate – Le Coste 2009. Vino deciso, fruttato, solare come si conviene all’annata e anche carnoso, con note di ribes rosso e lamponi in confettura, una bella dolcezza soffusa ma tanta classe, e balsamico; un vino che gioca nella piacevolezza immediata la sua insospettabile arma migliore. Ma è giusto un’impressione, perché il tannino è copioso e la struttura riesce a mascherare al sorso, in parte, l’annata calda che nel palato rimane solo come traccia della dolcezza di frutto. 90

Barolo Cannubi San Lorenzo – Ravera 2007. Note di pepe, cannella e resina, sottobosco esaltato con energia e una bocca esplosiva e stupenda, piacevolissima, in equilibrio sublime con la lama acida ben presente e un tannino che invade il palato. Vino che chiude in crescita, e in una dolce e struggente succulenza, un mezzo miracolo possibile solo in annate ostiche e calde come questa dove l’equilibrio è in una zona poco frequentata dai vini di Beppe. 93

Barolo Cannubi San Lorenzo – Ravera 1997 Riserva. Elegantissimo e armonico, emozionante e soffuso con le leggendarie note accennate di goudron, incenso, liquirizia, rosa secca, menta, humus e champignon; un vino al palato diretto e piacevole con sottobosco, mallo di noce ma a tratti ampio e solenne con riserva di freschezza ulteriore. 90

Dicevamo, in apertura, del Barolo di domani letto in queste annate: se davvero il cambiamento climatico è in atto ed è così a senso unico, ovvero verso l’alto, ci si domanda come potrà mai essere possibile, per vini che non sono così austeri come quelli di Rinaldi, affrontare le nuove sfide del gusto e uscirne vincitori in eleganza e classe. Nonostante non abbia ancora intenzione di farsi da parte in cantina, alcuni brevi accenni al lavoro di sua figlia Marta gli fanno brillare gli occhi, e rassicurano tutti i presenti: forse non tutti i 14 milioni di bottiglie di Barolo saranno vini indimenticabili, ma su qualcuna fatta come si deve ci si potrà sempre contare, qualsiasi cosa succeda al tempo.

Andrea Gori

Quarta generazione della famiglia Gori – ristoratori in Firenze dal 1901 – è il primo a occuparsi seriamente di vino. Biologo, ricercatore e genetista, inizia gli studi da sommelier nel 2004. Gli serviranno 4 anni per diventare vice campione europeo. In pubblico nega, ma crede nella supremazia della Toscana sulle altre regioni del vino, pur avendo un debole per Borgogna e Champagne. Per tutti è “il sommelier informatico”.

4 Commenti

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Sergio

circa 8 anni fa - Link

Fa un po' impressione vedere Rinaldi ormai ovunque, dai post di Intravino ai paginoni sul Corriere della Sera; neanche Angelo Gaja negli anni '90.... Speriamo che i suoi vini non vadano esauriti

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Andrea Gori

circa 8 anni fa - Link

Su quello Sergio c'è poco da fare! Sono esauriti in pratica sempre. Più che su Intravino, che ne ha sempre parlato in abbondanza, io direi che ci sono tanti in cerca di farsi vedere attenti alle piccole realtà artigianali...

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Keiko Kato

circa 8 anni fa - Link

L'utilizzo delle nostre foto senza permesso è la violazione del diritto d'autore. Applicheremo un tasso maggiore di risarcimento. keiko di keiko & maika

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Alessandro Morichetti

circa 8 anni fa - Link

La provenienza della vostra foto era linkata (a sito senza credits), e purtroppo per voi è largamente presente in rete senza alcuna restrizione. Ad ogni modo è stata rimossa.

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