Assaggiare Rocco Rosso: fatto. Sì, Rocco Siffredi, nel senso del vino

Assaggiare Rocco Rosso: fatto. Sì, Rocco Siffredi, nel senso del vino

di Fiorenzo Sartore

Il primo impegno che dovremmo sbrigare, parlando del vino di Rocco Siffredi, è elencare qui e subito le possibili battute, giochi di parole, calembour, che riguardano questa produzione, che reca un nome alquanto impegnativo. Così ci portiamo avanti col lavoro, ci leviamo il pensiero, poi parliamo del vino. Quindi ecco, partendo dai descrittori softcore e via via arrivando all’hardcore. La lista, temo, non è definitiva.

– Non solo magnum (oppure: solo magnum)
– Lungo in bocca
– Un vino verticale
– Entra e si allarga sulla lingua
– Lungo, largo e molto scuro
– Impossibile sputare
– Un vino del cazzo

Archiviata la pratica, qualcuno potrebbe chiedersi: e quel vino, com’è? Vinitaly serve, tra l’altro, ad assaggiare quello che, per caso o scelta, è fuori dai tradizionali giri di assaggio – perlomeno, a me capita spesso di impiegare la fiera veronese a quel modo.

Poi succede anche l’imprevisto: un certo vino, che potresti immaginare unicamente come l’ennesima bizzarria del solito ricco-e-famoso, te lo ritrovi nel bicchiere e pensi: ah, però. Rocco, Rosso Colline Pescaresi IGT 2012, ha un look brillante, purpureo-violetto, e al naso è un modernista esibizionista: è profondo, un infuso di frutti neri e liquirizia, e alla fine ha un richiamo accennato e minerario tipo gomma bruciata. Interpretazione moderna, appunto, e assai ammiccante di uva montepulciano. Niente barrique ma botti da 500 l. Si vende solo via internet, sui 16 euro. A voler dare il solito punteggio, sotto gli 87/100 si commette un’ingiustizia, per me.

A chi piacerà: a chiunque ami il genere fruit bomb, tenendo presente che i toni caricaturali qui sono accuratamente evitati. Insomma il lavoro dell’enologo si sente, ma io gli farei pure i complimenti, ecco.
A chi non piacerà: a qualunque assaggiatore che detesta l’interventismo enologico e ricerca cose rapide/sapide/scattanti. Questo gigioneggia un bel po’. Insomma il lavoro dell’enologo si sente, quindi ci siamo capiti.

Alla fine dell’assaggio io resto piacevolmente sorpreso. Rocco Siffredi (forse sarà noto) NON è un produttore di vino, ma ha prestato il suo nome a chi lo fa davvero, Castorani, che non è esattamente micro (30 ettari di proprietà più altri 60 in affitto). Sostanzialmente ha voluto un vino suo, così ha deciso di chiederne la creazione a Jarno Trulli (amico, e abruzzese come lui, in quota Castorani).

Rocco Rosso mi ha incuriosito quanto basta, quindi durante la visita allo stand chiedo di provare altre cose. L’azienda abruzzese sfoggia orgogliosa una bottaia in cemento arcaica, e alterna contenitori retrò e legni piccoli con disinvoltura. Dopo il vino di Rocco nei mie appunti c’è questo Cadetto, Montepulciano d’Abruzzo 2013, un vino piacevole proprio per la leggiadria e la bevibilità: la frutta rossa è accennata e in bocca ha una saldezza rustica molto ben azzeccata. E in enoteca, pensa un po’, costa sui 6 euro. Quasi quasi, si sono fatti perdonare.

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Fiorenzo Sartore

Vinaio. Pressoché da sempre nell'enomondo, offline e online.

4 Commenti

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Vinogodi

circa 8 anni fa - Link

...pur con tutta la simpatia che ho per Rocco Siffredi , "penso" (opinione personalissima , per cui opinabile) che ci siano altri vini altrettanto meritori di segnalazione . Anche l'anno scorso fu oggetto di un paio di articoli, su Intravino . I Suoi vini devono essere davvero straordinari...

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Sergio

circa 8 anni fa - Link

io pensavo che avessero scritto questo post appositamente per te, che non fai che evocare "escort a Vinitaly"...

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morrisoff

circa 8 anni fa - Link

…bella segnalazione, grazie.

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Lorenzo

circa 8 anni fa - Link

.... cosa non si fa per due click in più sul proprio sito eh! :-)

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