Arriverà il proibizionismo soft e tu non potrai farci nulla. O quasi

Arriverà il proibizionismo soft e tu non potrai farci nulla. O quasi

di Fiorenzo Sartore

Non ho mai visto Mad men, benché ci fossero tanti ottimi motivi. Ma ho incrociato molte volte immagini e filmati estratti in giro, e ogni volta ammiravo la ricostruzione ambientale di un periodo storico: gli arredi, i vestiti. Come nei vecchi film, c’è sempre la scena nella quale lui o lei si accendono un sigaro o una sigaretta al lavoro, durante un meeting o dietro una scrivania. Si tratta di una ricostruzione relativa ad uno stile di vita ormai consegnato alla storia. Ad un certo punto, come sappiamo, il fumo sui luoghi di lavoro e nei locali pubblici è diventato oggetto di proibizione. Conosciamo bene anche il motivo: il fumo passivo è dannoso alla salute. Per questo tale proibizione non può essere oggetto di discussione (né del resto intendo discuterla). Di fatto oggi la visione di una scena con un ufficio nel quale qualcuno si mette a fumare sigari è straniante e nello stesso tempo assomiglia a qualcosa di museale, consente di osservare usi e costumi dell’antichità non più riproponibili. Per come la vedo, mi pare che certi fenomeni accadano automaticamente, come un movimento su un piano inclinato: si va inevitabilmente in una direzione.

Anche la visualizzazione del consumo alcolico nei media mainstream sta subendo lo stesso trattamento: di fatto è sconsigliabile mostrarlo durante la fascia protetta, e al limite è utile ad evocare la devianza del personaggio che si atteggia a bevitore. Poi quando si vuole calcare la mano, con lo stesso intento narrativo, al personaggio in questione si fa accendere una sigaretta. Il messaggio a quel punto appare chiaro: questo è un tipo borderline, probabilmente un cattivo, nella migliore delle ipotesi un antieroe. Il consumo di alcol (sappiamo pure questo) non ha la stessa valenza del fumo nei locali pubblici, non esiste cioè un alcolismo passivo, ma secondo alcuni induce emulazione. E siccome l’alcol fa male, provocare emulazione verso comportamenti dannosi alla salute in definitiva è oggetto di un altro proibizionismo, qui in versione più soft: non facciamolo vedere. Dal non mostrarlo, a sconsigliare anche qualsiasi narrazione intorno all’alcol, il passo è breve (e il piano appare, appunto, inclinato).

Per questo sono poco sorpreso dalle recenti polemiche innescate da AICAT (Associazione Italiana Club Alcologici Territoriali), che intimava (nientemeno) di “rimuovere immediatamente ogni iniziativa che possa influenzare il comportamento dei minori in relazione all’uso dell’alcol, adottata presso EXPO 2015”. Al di là dell’effettiva efficacia di quella diffida, per me qui è evidente la tendenza che va affermando una forma di proibizionismo soft, perlomeno sul piano comunicativo, visto che quello hard s’è rivelato inutile, storicamente.

Arrivati a questo punto è lecito chiedersi: noi che siamo enofili, che atteggiamento dobbiamo assumere nei confronti di questa tendenza apparentemente inevitabile? Credo che ci siano almeno un paio di punti che possono essere d’aiuto, sia per noi che per i proibizionisti soft che leggono, e che spero di convincere.

Prima ho scritto “l’alcol fa male”, ma credo sia giusto enfatizzare, semmai, che è l’abuso di alcol a creare danni rilevanti. Per contrastare tale deriva spesso si richiede, come misura efficace, l’introduzione di tasse specifiche, accise, insomma l’innalzamento dei prezzi per comprimere i consumi. Tuttavia il vino (e gli alcolici) di qualità sono già molto costosi: in un certo senso se l’idea era imporre prezzi alti, noi enofili abbiamo già centrato quell’obbiettivo. Per amore del paradosso, l’enofilo acculturato è l’alleato migliore di quel tipo di proibizionismo soft. E la narrazione vinosa che si realizza in ambiti come Expo 2015 va esattamente in quella direzione, quindi qualsiasi AICAT farebbe bene a salutare quell’evento come un fatto ultra positivo, anziché indirizzare diffide.

Soprattutto, il consumo del vino è già in calo costante: “sul lungo termine è evidente che continuerà a scendere, soprattutto in termini assoluti, vista la discesa della penetrazione totale del consumo”. È in corso cioè una vera e propria compressione strutturale di questo tipo di consumo, per motivi di ordine culturale (che ha anche a che fare col salutismo, immagino). Noi che parliamo di vino di qualità, in definitiva, siamo nuovamente gli alleati ideali di chi vorrebbe una diminuzione. Siamo quindi noi l’oggetto di questa specie di caccia alle streghe? A costo di apparire auto-accomodante, mi verrebbe da dire: non stanno parlando di noi.

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Fiorenzo Sartore

Vinaio. Pressoché da sempre nell'enomondo, offline e online.

2 Commenti

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Vinogodi Marco Manzoli

circa 9 anni fa - Link

...argomento che mi appassiona in maniera particolare...perchè studi scientifici dimostrano che l'alcool assunto in dosi moderate ha addirittura effetto benefico sulla salute. Ma non mi limeterei all'aspetto medicale del vino, assolutamente fuori luogo e discutibile dal punto di vista concettuale, quanto all'aspetto ludico/culturale/tradizionale del concetto di vino, come del berealto in generale, Chi ha cultura del berealto , non ha cultura dell'abuso, vero nemico da sconfiggere, così come della cultura dello sballo. Ma non solo nel campo enologico, chiaramente , anche nell'abuso alimentare in generale o di tutto ciò che si introduce nell'organismo. Per non entrare in uno scontato cul de sac, vorrei portare qualche analogia in altri campi "della tradizione" dove la grande competenza o cutura specifica porta al controllo dell'azione personale, mai sfociante nell'abuso : - I grandi cultori della birra o dei distillati : non c'è solo il vino , come veicolo di assunzione alcoolica. Non ho mai conosciuto un grande cultore di queste soluzioni idroalcooliche abusare nella sua ricerca di emozioni e sensazioni. Mai. - I "grandi fumatori di sigari e pipa" : tempi sempre lunghi e slow, mai abuso, sempre grande concentrazione sulle sensazioni provate - ecc, ecc , ecc ...perchè non voglio fermarmi al cibo dove l'abuso, purtroppo, è molto più frequentato e non certo latente, oltre che più tollerato. Ma ogni sostanza alimentare, singola, è un potenziale veleno ed andrebbe regolamentato per legge ... ... e concludo con la scontata banalità su cui è facile cadere, quando si discette di questo argomento: partendo dal presupposto, quindi, che ogni abuso è deleterio, è sulla cultura che bisogna lavorare, non su un becero proibizionismo di facciata ...

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Paolo Carlo

circa 9 anni fa - Link

Brividi solo a pensarci, il vino ha salvato l'umanità dall'estinzione (imho)

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