Anteprima Amarone 2015. Il Consorzio Valpolicella risponde a Helmut O. Knall

di Antonio Tomacelli

Dopo i rilievi critici mossi da Helmut O. Knall pubblicati qui qualche giorno fa, è arrivata la replica del Consorzio Tutela Vini Valpolicella che, volentieri, pubblichiamo.

Spettabile Redazione,

a seguito del post “Anteprima Amarone 2015. Dieci punti critici rilevati da Helmut O. Knall” apparso il 19 marzo sul vostro sito Intravino.com, vogliamo esprimere il nostro totale rispetto per l’analisi proposta sull’evento Anteprima Amarone 2011. Siamo aperti, infatti, al confronto e alle critiche costruttive che di volta in volta ci spronano a migliorarci in primis come Consorzio e non solo in qualità di organizzatori di Anteprima Amarone.

Tuttavia, con questo messaggio – che speriamo possa trovare seguito sul vostro sito – vogliamo evidenziare come la realtà Amarone e di tutto il suo territorio non sia solo moderna o tradizionale. Al suo interno, infatti, vivono ‘anime diverse’ e altrettanti modi di intendere questo vino alla ricerca di un’identità comune pur mantenendo un’interpretazione personale e intoccabile.

E non è un caso se esattamente un mese dopo Anteprima Amarone, Alfonso Cevola titolava ‘l’Amarone a un bivio’. Il post dell’autore, disponibile a questo link propone una sua visione, come Knall, dell’Amarone e di Anteprima Amarone attraverso i protagonisti, vecchi e nuovi, che gravitano attorno a questo vino.

In pochi punti, di cui riportiamo alcuni estratti, Cevola traccia e mette a nudo cinque profili di cantine, vignaioli e imprenditori che seguendo quella personale interpretazione dell’Amarone, lo producono e lo esportano. Si va da “La grande azienda familiare” a “Le Startup”, dai vignaioli “di seconda carriera” alle aziende ‘Controcorrente’ passando per le cantine definite ‘Ibride’.

La grande azienda familiare “…si identifica in una famiglia ben organizzata e benestante…” e per questa realtà “…l’esportazione è critica, visto che il Veneto non può sostenere queste cifre nella fascia più alta. Ma i produttori in Valpolicella sono da lungo tempo protagonisti del mondo dell’esportazione”. Ma “…la gamma dei suoi vini, dai meno lavorati al Ripasso e all’Amarone, è stata considerata tutta per il suo contributo all’identità del marchio della cantina di famiglia”. Sulla scena, poi, irrompono ‘Le Startup’ mosse da “…l’orgoglio che hanno per la loro uva, il loro desiderio di essere capitani del proprio destino, insieme a forse un pizzico di invidia nei confronti dei loro vicini che hanno riscosso successo con ciò che un tempo veniva considerato soltanto un comportamento rischioso”.

Per questa radicata laboriosità, Cevola sostiene che “Il Veneto è una delle regioni più produttive del paese; io lo chiamo il Giappone d’Italia”

Ma ci sono – e non solo nel mondo dell’Amarone e della Valpolicella – “Quelli della “seconda carriera”: “Qualcuno, di solito un uomo, fa un sacco di soldi ed è annoiato dalla cosa che gli ha permesso di fare tutto quel denaro. Quindi investe milioni in una cantina, che essenzialmente è il suo hobby”. Generalmente “E’ estraneo al mondo del vino e prende le decisioni in base alla propria prospettiva. Spesso i vini vengono fatti da un enologo, un consulente. Questi vini sembrano fatti per attirare la folla: perché molte volte sono massicci e iper-fruttati”.

“Voglio dire, il multimilionario vive in un mondo a parte. E fa dei vini, in modo consapevole o meno, per persone come lui”

I più facili da riconoscere, secondo Alfonso Cevola, sono “Quelli che vanno controcorrente” perché il loro scopo “…non è sempre quello di produrre il miglior Amarone, quanto piuttosto quello di fare il miglior vino rosso a livello di quelli della Borgogna o del Piemonte. Trovo che alcune di queste cantine producano vini incantevoli, deliziosi”. Spesso guidate da una persona carismatica, queste realtà “Danno una prospettiva al margine, come se dicessero: guarda dove stiamo andando noi. Chissà cosa troveremo”.

“Gli ibridi”, infine, chiudono la carrellata di ‘figure’ descritte nel post di Cevola. Questa la storia da lui immaginata per le aziende ibride: “Può darsi che tale operazione sia iniziata come una startup per poi diventare una cantina di tipo Controcorrente. O forse la loro attività si è ampliata e sono diventati più il tipo di azienda famigliare. Ad ogni modo, hanno impiegato un po’ più tempo a svilupparsi, magari iniziando alla fine degli anni Ottanta. Si avverte una certa maturità in quel loro esordio imprenditoriale, allora così rischioso. I loro vini sono concreti. Hanno consolidato una reputazione positiva a livello internazionale”.

“Comunque l’Amarone si trova ad un bivio e guarda indietro alla strada che ha percorso e in avanti cercando di tratteggiare un percorso futuro. Sta ancora cercando una propria identità, più grande in casa propria ed oltre i suoi confini”. 

E’ un’esortazione che accogliamo, così come accettiamo le analisi e le critiche. Noi come Consorzio di Tutela abbiamo la volontà di unire questi spunti a una rete solida e variegata di produttori, per trovare – come detto da Cevola – un’identità grande che esca da suoi confini.

Il Consorzio Tutela Vini Valpolicella

Verona, 20 marzo 2015

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Antonio Tomacelli

Designer, gaudente, editore, ma solo una di queste attività gli riesce davvero bene. Fonda nel 2009 con Massimo Bernardi e Stefano Caffarri il blog Dissapore e, un anno dopo, Intravino e Spigoloso. Lascia il gruppo editoriale portandosi dietro Intravino e un manipolo di eroici bevitori. Classico esempio di migrante che, nato a Torino, va a cercar fortuna al sud, in Puglia. E il bello è che la trova.

4 Commenti

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antonio f.

circa 9 anni fa - Link

per la serie: viva la DC!

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Rondinella

circa 9 anni fa - Link

e quelli delle Famiglie dell'Amarone che ne pensano? ;-)

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Helmut O. Knall

circa 9 anni fa - Link

Io sono un po 'confuso. le risposte Consorzio non ai miei punti in mio articolo. No, hanno scritto una lettera quotare un articolo di Alfonso Cevola, che conosco e piace. Ma ha il suo punto di vista della cose, io ho il mio. Vive negli Stati Uniti, io sono il tuo vicino. quasi. E la vista di un americano, anche se è nato in Italia, è molto diversa. Per me questo è un segno di non essere disposti a capire quello che sto dicendo. E so, l'ho detto dieci anni fa. Per rispondere con un articolo di un collega è quasi un affronto. Parla con me. Sarò a Verona. Lunedi. btw. Alfonso non dice molto diverso, se si legge l'intero articolo e non si solleva alcune frasi. E almeno uno dei ricchi ragazzi che hanno acquistato il loro "hobby" fa abbastanza bene, Amarone piccante, salva terra, ricostruisce le vecchie case e dà lavoro a un sacco di gente. E i consulenti sono normali nella maggior parte delle cantine, che non solo di proprietà di ricchi ragazzi.

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Helmut O. Knall

circa 9 anni fa - Link

infine. Ho avuto un incontro con il Consorzio al Vinitaly e abbiamo avuto insieme una buona discussione. E tornerò Prima vendemmia, forse possiamo trovare alcune soluzioni per giovani viticoltori - e degustatori. Grazie.

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