Annata 2013? Molto buona, grazie ai most(r)i concentrati

Annata 2013? Molto buona, grazie ai most(r)i concentrati

di Giovanni Corazzol

Se enologi del calibro di Riccardo Cotarella dichiarano su ogni media disponibile che la vendemmia 2013 sarà eccellente, l’atteggiamento generale potrà variare dal cauto ottimismo allo sfrenato entusiasmo, ma non potrà accettare voci dubbiose, pena il rischio letale di passare per Cassandra rompipalle. Però, se invece di ascoltare dichiarazioni trionfali, andiamo a cercare indizi tra le anse burocratiche di documenti formali apparentemente privi di interesse, si possono scoprire verità impermeabili alle accuse di disfattismo antienopatriottico. Verità, ad esempio, come quelle espresse nella Determinazione DH27/174 del 27 agosto 2013 emanata dalla Direzione politiche agricole e di sviluppo rurale, forestale, caccia e pesca, emigrazione (?) della Regione Abruzzo.

Oggetto: Autorizzazione, per le produzioni viticole della Regione Abruzzo, all’aumento del titolo alcolometrico volumico naturale dei vini senza DOP/IGP, dei vini varietali senza DOP/IGP, dei vini DOP, dei vini IGP e dei vini spumanti. Campagna vendemmiale 2013/2014.

Con questa Determinazione la Regione Abruzzo – ma la Regione Marche e molte altre regioni hanno deliberato in modo del tutto analogo – attesta che “lo stato dell’attività vegetativa della vite, lo stato di maturazione delle uve e l’evolversi dell’andamento climatico ad agosto, fanno supporre la necessità, dal punto di vista tecnico, di autorizzare l’aumento del titolo alcolometrico volumico naturale delle uve fresche, del mosto di uve, del mosto di uve parzialmente fermentato e del vino nuovo ancora in fermentazione fino ad un limite massimo di 1,5 % vol, utilizzando mosto di uve concentrato o mosto di uve concentrato e rettificato.”

In altre parole, in forza di un andamento climatico che non avrebbe portato le uve alla giusta maturazione, si autorizza l’aumento della gradazione alcolica con qualche “aiutino”, ovvero l’aggiunta di mosti concentrati e rettificati (un liquido zuccherino vischioso ottenuto da disidratazione del mosto d’uva). Ma come? Non era questa un’annata eccezionale? Perché aprire l’ombrello se fuori splende il sole?

In realtà mentre i produttori più attenti alla qualità hanno scelto di correre qualche rischio, e hanno atteso che l’uva in pianta raggiungesse la giusta gradazione zuccherina, molti altri invece, preoccupati da un ritardo di 15 giorni sulla maturazione del frutto – che peraltro riallinea l’epoca di vendemmia ai bei tempi passati – hanno preferito la via più sicura vendemmiando uve ancora acerbe, di qualità insoddisfacente, destinate a originare vini con acidità sbilanciate, verdi, tutt’altro che equilibrati. Insomma, bastava aspettare; ma perché dopo un’annata tanto tribolata si deve rischiare, quando sui media c’è chi si occupa di far girare voce sull’ennesima annata straordinaria e le istituzioni avallano il ricorso agli arricchimenti? Tanto mica si perde la DOC per aver utilizzato un additivo perfettamente legale. Sorge così il dubbio maligno che oltre ad assecondare i timori dei produttori, tutta ‘sta disinvoltura abbia a che fare con l’eccesso di produzione di uva (qualunque uva, prodotta in qualunque luogo) trasformabile nei mosti concentrati e rettificati (che per inciso costano il 75% in più dello zucchero utilizzato dai francesi per ottenere lo stesso risultato) così necessari al mercato. Cattiverie.

E il vino? A prescindere dalla valutazione etica o politica che si vuole trarre dall’utilizzo di questo tipo di pratiche, la domanda è: come saranno i vini prodotti con uve non mature e addizionati con questi mosti? Certo si può immaginare che dovranno essere disacidificati, non avranno probabilmente raggiunto la maturazione fenolica e pertanto non avranno sviluppato tutte le componenti organolettiche; saranno caratterizzati da una concentrazione proteica elevata che renderà quasi indispensabile una filtrazione pesante ed una faticosa chiarifica; sarà insomma un vino decisamente tecnico. Sarà il tratto distintivo dell’annata? Certo che no. Sarà un’annata straordinaria, come la precedente, quella prima ancora e via risalendo, come no?  La verità – udite, udite – è che sapremo dell’annata 2013 forse tra un anno, dopo un po’ di bottiglia e i soliti abbagli. Ma vaticinare della qualità di un’annata prima di avere quantomeno visto le uve in cantina, significa disinteressarsi del ciclo naturale della vite consapevoli della disponibilità di strumenti per la correzione dei difetti e della conseguente omologazione del gusto.

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Giovanni Corazzol

Membro del Partito del progresso moderato nei limiti della legge sostiene da tempo che il radicalismo è dannoso e che il sano progresso si può raggiungere solo nell'obbedienza.

42 Commenti

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maurizio gily

circa 10 anni fa - Link

fosse solo quest'anno sarebbe nulla: l'arricchimento viene largamente autorizzato tutti gli anni, anche i più caldi come il 2003 e il 2012 e quello sì che fu vero scandalo. Il dato saliente di quest'anno è la variabilità, si è tornati agli anni in cui i vini migliori si fanno nelle posizioni "migliori", e qui ci saranno sicuramente vini eccellenti. La maturità fenolica in questi casi è migliore che nelle annate calde, mentre il grado zuccherino è più basso ma più che sufficiente, ed entrambe le cose erano prevedibili. Acidificare di sicuro no, caso mai il contrario, se c'è una cosa che non manca è l'acidità.

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TanninoME

circa 10 anni fa - Link

Come dice Maurizio Gily l'arricchimento viene praticamente autorizzato tutti gli anni, quindi la Determina in questione non smentisce e non avvalora le dichiarazioni dell'enologo in questione. Purtroppo si tratta di questioni politiche e l'Italia è stata costretta ad allinearsi al volere degli altri Stati membri per non alterare la concorrenza. Ricordiamoci che girano anche fondi comunitari sulla misura di arricchimento vino. Tuttavia, per una volta facciamo un elogio al nostro Paese che non autorizza lo zuccheraggio come avviene in altri Stati e come accade talvolta anche in Francia con qualche deroga.

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Federico

circa 10 anni fa - Link

Ma che differenza c'è tra zuccheraggio e uso di mosti rettificati? Io l'unica differenza che vedo è che usando i mosti rettificati, al posto dello zucchero, dai da lavorare al tuo comparto agroalimentare (vite) al posto che darlo ad un altro (barbabietola). Tecnicamente e filosoficamente, per il resto, non vedo molta differenza tra i due, ma non sono esperto e quindi chiedo agli esperti se ce ne sono.

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TanninoME

circa 10 anni fa - Link

Ciao Federico, premesso che non sono un esperto, ci vorrebbe un tecnico per spiegazioni approfondite. La differenza è qualitativa. Il mosto concentrato è più naturale perchè si tratta di zucchero proveniente da uve e di conseguenza costoso. Mentre lo zuccheraggio da saccarosio proviene da barbabietola e si tratta di un metodo grezzo, invadente per l'uva, più potente e anche molto meno costoso. Tornando ai perchè sull'arricchimento vino, si mormora anche che sia un metodo per eliminare dal mercato sottoprodotti della vinificazione.

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antonio f.

circa 10 anni fa - Link

nessuna. anzi.... la demonizzazione a priori dello zuccheraggio mi fa sorridere. anche perchè i MCR vanno ad intaccare non poco il profilo organolettico del mosto di partenza (visto che qui si parla sempre di cru, di terroir, di eccellenza, sai), a questo punto benvenga lo zuccheraggio, almeno è limitato a fornire il solo substrato nutritivo dei lieviti. ciò ,almeno, nella nostra logica, per la quale vorremmo vini belli, buoni, puliti tutti gli anni consecutivamente. inutile fare polemiche: la scelta radicale e coerente "sarebbe" quella di lasciare fare alla natura il suo corso e di commercializzare i vini solo nelle annate buone (come ha fatto di recente Yquiem). ma immaginereste mai uno scenario tanto apocalittico, ovvero di annate commercializzate ad intermittenza??

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TanninoME

circa 10 anni fa - Link

Siete già in due a dirlo (Antonio e Max) quindi sarà così. Mi chiedo semplicemente perchè mai l'Europa utilizzi i suoi fondi comunitari per incentivare l'utilizzo di una pratica che a detta dei tecnici è identica o addirittura meno qualitativa, ma soprattutto molto più costosa.

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antonio f.

circa 10 anni fa - Link

una mezza risposta te la sei già data nelle ultime 2 righe del tuo commento precedente ;)

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Andrea

circa 10 anni fa - Link

In provincia di Teramo il grosso della vendemmia è stato fatto la scorsa settimana, e Molti sono ancora in alto mare, i bianchi la settimana precedente, e come dice il Dr. Gily se a zuccheri siamo (un pelo ...nel mio caso) più bassi, l'uva è tutt'altro che acerba!

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Max

circa 10 anni fa - Link

Il discorso, visto con i paraocchi non fà una piega. Il reale problema è che non tutta la produzione di diverse regioni, ancora oggi non riesce, per diverse ragioni, ad essere valorizzata nel modo che meriterebbe. Quindi molti viticoltori per fare reddito puntano a produrre molta uva a discapito spesso della qualità. Non possiamo dargli addosso, bisogna anzi aiutare le aziende che si sforzano di invertire la rotta. Anche il vostro blog potrebbe maggiormente contribuire a questa giusta causa, lasciando ogni tanto da parte le polemiche ad effetto (anche se spesso condivisibili) e parlando di vini. Non di quelli blasonati naturalmente, ma quelli con ottimo rapporto qualità/prezzo. Aiutiamo le aziende a crescere, portiamole per mano, crediamoci. L'agricoltura tutta è uno dei settori italiani che ancora crea reddito ed occupazione, mettiamoci tutti del nostro per aiutarla. Con affetto

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Elisa Mazzavillani

circa 10 anni fa - Link

Mi scusi Max, ma il problema a mio avviso non sono i viticoltori, e glielo dico da vignaiola, da produttrice di vino, e anche da conferitrice in quanto non vinifico tutte le uve che produco. Ogni socio conferitore, all'interno di una cantina cooperativa aderisce ad un progetto che può essere o di quantità o di qualità, ora in quello di quantità alcune cooperative (ad esempio la mia ma credo sia così ovunque) ti danno il calendario e ti dicono: bene, da questa data a questa data si raccoglie questo e questi sono gli euri al quintale, ma se mi fai la raccolta anticipata (verde) ti viene riconosciuto un premio X, vedi voce incentivo per l'arricchimento.

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Max

circa 10 anni fa - Link

Qualitativamente parlando, lo zuccheraggio è di gran lunga migliore rispetto all'uso di mosto concentrato rettificato e ancor di più rispetto al mosto concentrato. Da tecnico

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Alessandro Morichetti

circa 10 anni fa - Link

"Potrebbe essere una bellissima annata, sia per i bianchi che per i rossi"
(Riccardo Cotarella, Ansa, 16 agosto 2013)

"Quando si sente parlare di annate miracolose ad agosto, ecco diffidate o quantomeno considerate che soltanto chi non è addentro, chi non capisce nulla di viticoltura può fare queste affermazioni"
(Riccardo Cotarella, Decanter, 8 ottobre 2013)

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Federico

circa 10 anni fa - Link

Che genio!

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Paolo Carlo

circa 10 anni fa - Link

:-)

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Paolo Marchi

circa 10 anni fa - Link

Sostanzialmente ai fini dell'aumento del grado alcolico potenziale saccarosio e MCR consentono di ottenere gli stessi risultati, cambia il prezzo per l'azienda. Concordo con chi dice che se da un lato l'MCR potrebbe sembrare un prodotto più naturale e in sintonia con il processo, dall'altro, parlando di terroir, eleganza, tipicità e qualità dei vini, queste caratteristiche potrebbero esserne alterate con un mosto di altra provenienza. Riguardo alla concorrenza, come mai ancora oggi alcuni Paesi produttori europei possono zuccherare ed altri no? Tuttavia la qualità non la fa il grado alcolico di un vino (o non solo) e le annate rimarranno "minori" con e senza arricchimento.

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Cristiana Lauro

circa 10 anni fa - Link

Che l'arricchimento sia incentivato con fondi europei è scandaloso. Viene praticato spesso e non certo di fronte a calamità naturali. Si vede che c'è tanta uva con la quale non sappiamo che cacchio farci. Lo zuccheraggio è più neutro rispetto all'aggiunta di mosti. E poi, come dice Giovanni Corazzol, non capisco perchè il vino arricchito sia ugualmente Doc. Tutta questa roba danneggia chi fa vini artigianali. Personalmente amo anche un vino meno riuscito a causa di un'annata poco felice. È figlio di quell'annata e va bene così.

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TanninoME

circa 10 anni fa - Link

In ogni caso ho saputo che da quest'anno non si pagherà più come misura ;-)

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Nic Marsél

circa 10 anni fa - Link

Come dico sempre: che lo si scriva in etichetta, obbligatoriamente.

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Rossano Ferrazzano

circa 10 anni fa - Link

Ma di che stiamo a parlare? Ma se persino i vini del Domaine de la Romanée-Conti sono zuccherati! p.s. : venisse mai il dubbio, la mia è una provocazione, non qualunquismo/benaltrismo. p.p.s. : quanto agli effetti organolettici sui mosti (nonché sui vini finiti, cosa diversa), si è sentito dire tutto e il contrario di tutto; sarebbe perciò utile che un tecnico indicasse brevemente quali sono le sostanze contenute nel MCR diverse dal saccarosio di cui è fatto lo zucchero di barbabietola, e che impatto organolettico hanno sui mosti (oltre a quanto dipende dall'innalzamento del grado alcolico, ovviamente)

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Vittorio Merlo

circa 10 anni fa - Link

Il così tanto odiato MCR, ovvero mosto concentrato e rettificato, non è altro che una soluzione molto concentrata di glucosio e fruttosio che sono di fatto gli zuccheri presenti nell'uva. La concentrazione varia dai 700 g/l fino anche a 850 g/l di zuccheri totali, oltre agli zuccheri di fatto non contiene altro. Niente acidi, niente aromi, niente ioni, pochissimi polifenoli. In questo senso non altera la composizione del vino trattato e quindi da un punto di vista sensoriale non apporta nessun cambiamento (a parte il grado alcolico ovviamente). Altro aspetto positivo consiste nel fatto che si aggiungono zuccheri che sono subito assimilati dai lieviti, mentre con il saccarosio il lievito deve prima idrolizzarlo e poi può assimilarlo per la fermentazione. Gli aspetti negativi sono i costi elevati, può costare 3-3,5€ al grado brix/100l, e un possibile effetto diluizione di tutta la massa. Non a caso i regolamenti europei indicano che non si può verificare un aumento di volume superiore al 6.5% della massa totale trattata.

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Giovanni Corazzol

circa 10 anni fa - Link

Infatti Vittorio il tema - almeno in questa sede - non è cosa c'è dentro l'MCR, ma perché ogni anno se ne autorizza l'uso a prescindere dalla reale necessità. Sulle modalità di produzione del MCR, con quale uva venga prodotto, sul costo che ha, sulle agevolazioni all'uso, sul fatto che addizionarlo sia indifferente rispetto alla concessione della DOC, questi sono altri temi, molto importanti, che magari avremo modo di affrontare.

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Vittorio Merlo

circa 10 anni fa - Link

Avevo ben capito. Rispondevo semplicemente alla domanda di Rossano. Cmq ogni anno si autorizza la possibilità di usare i mosti concentrati perchè non è così facile prevedere come sarà l'andamento della maturazione, quante piogge ci saranno le ultime settimane prima della vendemmia e così via. Infatti le Regioni di solito deliberano a fine estate, o cmq in tempi molto lontani dalla raccolta. Poi ogni azienda, ogni vigneto, ogni varietà hanno la propria storia/caratteristiche e quindi magari arricchire il mosto può risultare necessario anche in annate che vengono classificate "eccezionali".

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Cristiana Lauro

circa 10 anni fa - Link

Il tema non è se sia meglio aggiungere zucchero da barbabietola (meno costoso) o zucchero di canna (di solito utilizzato per i grandi champagne) o i mosti concentrati. Poco importa, fuori dalla prima colazione, di quale dei tre sia più buono e più neutro, Si discute sul perché ricorrere all'arricchimento quando non strettamente necessario, considerando che l'aggiunta di mosti concentrati viene fatta su uve acerbe che, necessariamente, una volta arricchite, richiedono interventi di disacidificazione (ad esempio col bicarbonato) e di filtrazione dovuta al fatto che le uve acerbe sono molto più proteiche e che non hanno raggiunto la maturazione fenolica. Insomma raccogliamo uve sulle quali bisogna intervenire parecchio. E non son forse gli interventi eccessivi e immotivati ci fanno inorridire? O mi sbaglio? Sennò continuiamo a raccontare balle in pubblico sul vino che si fa in vigna quando poi facciamo di tutto per mettere mano in cantina.

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Vittorio Merlo

circa 10 anni fa - Link

Non è mica detto che il MCR si aggiunge solo su uve acerbe che daranno vini poi talmente acidi che dovranno essere disacidificati. Spesso si aggiunge solo per aumentare di 0.5% il grado alcolico, in modo poi da dare un miglior equilibrio al vino finale. Perchè visto che il vino si fa in vigna, talvolta si è costretti a vendemmiare 4/5 giorni in anticipo a causa di piogge impreviste, perdendo magari zuccheri preziosi. Ad esempio a Bordeaux e frequente l'uso di saccarosio proprio per questo motivo, dove il Cabernet è spesso vendemmiato ad ottobre inoltrato e sotto una pioggia fine ma costante.

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antonio f.

circa 10 anni fa - Link

però oggetto dell'autorizzazione riportata in articolo sono sia i MCR che i mosti concentrati (nel mio precedente commento ho erroneamente citato il MCR, ma mi riferivo ai MC) peraltro ordinariamente previsti in molti disciplinari DOC a prescindere dalle misure eccezionali stagionali come quella abruzzese . ed i mosti concentrati, per fare cenno alla parentesi precedente, tanto neutri non sono, a differenza del rettificato.

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Federico

circa 10 anni fa - Link

Di quanto letto finora, la cosa che più mi ha colpito, sono le ultime righe del commento di Elisa Mazzavillani, sul comportamento delle cantine cooperative che dicono ai conferitori che "se mi fai la raccolta anticipata (verde) ti viene riconosciuto un premio X." Un incentivo ad abbassare la qualità della materia prima conferita. Ho capito bene?

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Elisa Mazzavillani

circa 10 anni fa - Link

Federico, ho fatto l'esempio di ciò che accade nella mia zona, ci sono gruppi cooperativi che seguono splendidi percorsi di qualità facendo ottimi vini, altri che seguono sia l’una che l’altra strada, vino prezzi assurdi alla GDO li vediamo tutti i giorni con i nostri occhi, finché si permette l’arricchimento in tutte le annate come quella dello scorso anno dove ci sono stati picchi di accumulo di zuccheri da far tremare..non c’è rimedio.

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Angelo D.

circa 10 anni fa - Link

Il vero disastro di quest'anno sarà pagare le uve a 30gg. Marciranno sulla pianta e si scateneranno grandi affari a prezzi stracciati. La vita là fuori, è tutta n'altra cosa ;-)

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alberto

circa 10 anni fa - Link

ormai nel settore c'è il business dei prodotti enologici nei quali gli enologi sono dentro, come gli agronomi con i fitofarmaci e come i dottori con gli informatori medici..

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armin kobler

circa 10 anni fa - Link

"saranno caratterizzati da una concentrazione proteica elevata che renderà quasi indispensabile una filtrazione pesante ed una faticosa chiarifica;": questa mi è nuova. il contenuto proteico in vini di uve meno mature è infatti normalmente più basso in quanto durante la maturazione procede la condensazione degli aminoacidi a peptidi, polipeptidi e poi a proteine. così uve meno mature contengono più aminoacidi e per questo tra l'altro danno mosti che più fermentescibili. le annate "grandi" sono in genere più impegnative in cantina che quelle modeste. infine un eventuale contenuto più alto in proteine non comporta maggior filtrazioni. i bianchi avranno bisogno di qualche decina di più grammi di bentonite (che non fa niente al vino), tutto lì.

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Cristiana Lauro

circa 10 anni fa - Link

Mi stavo giusto chiedendo: ma perchè non vendemmiamo a fine luglio? Ma che bisogno c'è di correre tutti 'sti rischi quando si può evitare la stagione che si guasta e ricorrere di gran lena all'arricchimento coi mosti concentrati? Bell'intervento scientifico. E i pochi agricoltori rimasti devono essere veramente una manica di coglioni. Ma con tutta quest'industria che mette le mani ovunque, dal bio ai senzasolfiti e via dicendo, perché ci diamo tanta pena a difendere gli artigiani? Avrai ragione tu, sai?

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armin kobler

circa 10 anni fa - Link

cara cristiana, non voglio difendere le vendemmie anticipate. io stesso vendemmio normalmente a maturazioni talmente spinte che ho piuttosto problemi con qualche consumatore che legge sull'etichetta valori di alcol (non derivanti da arricchimento) troppo alti per i suoi gusti. ci tenevo solo a precisare che vendemmie tardive presentano in generale contenuti proteici più alti, non viceversa come aveva scritto l'autore. tornando all'argomento centrale: arricchimenti in via eccezionale per me vanno anche bene perché non abbiamo mai in mano l'andamento meteorologico. strano che però nessuno parla dell'autoarricchimento.

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Giovanni Corazzol

circa 10 anni fa - Link

Caro Armin, perdona se non ti ho risposto subito; premesso che la mia personale vocazione al martirio non contempla il capitolo "mettersi a discutere con vignaioli/enologi bravi e sapienti di cose di cui non si detiene paragonabile competenza" voglio puntualizzare che quando ho scritto quel passaggio avrei volutamente semplificato evitando il riferimento puntuale alle proteine PR che - leggo dai sacri testi - seguono uno schema di sintesi e di accumulo differente; e sono loro ad aumentare i rischi di instabilità e torbidezza del vino; ma al di là di questo passaggio converrai che la chiarifica si renderà tanto più necessaria quanto il legame tra tannini e proteine sarà condizionato dallo stato di maturazione fenolica. Con uve non completamente mature avremo sempre vini più torbidi. Sul fatto poi che la bentonite non faccia nulla al vino non mi risulta ci sia opinione così uniforme: molti ritengono che privi ad ogni modo il vino di sostanze organolettiche determinanti.

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armin kobler

circa 10 anni fa - Link

sembra proprio che io abbi capito male le tue conclusioni, scusa. te parli, se adesso ho capito bene, di vini rossi, mentre io, leggendo proteine, ho subito pensato ai bianchi in quanto sono loro ad avere la necessità di una stabillizzazione nei confronti delle proteine termolabili. certo, nei rossi il ruolo deproteinizzante viene svolto dai tannini, e più ci sono, più avranno anche un'azione chiarificante. su questo siamo concordi. a proposito della bentonite sui bianchi nella mia vita precedente abbiamo fatto prove con risultati anche pubblicati, cito l'abstract: "L'élimination des protéines thermolabiles des vins par la bentonite n'a jamais porté préjudice à leur qualité. Les composés chimiques des vins qui ont été dosés n'ont pas été modifiés de manière significative par la clarification des moûts ou leur stabilisation par traitement à la bentonite." lo stesso vale anche per le filtrazioni: dopo qualche mese nessuno dei degustatori è riuscito a distinguere i vini di cabernet non filtrati da quelli filtrati addirittura in maniera sterile.

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maurizio gily

circa 10 anni fa - Link

lascerei perdere le questioni tecniche di composizione dei mosti da uve più o meno mature, che sono complicate e fuori tema. Il tema è politico. L'arricchimento con mcr (la cui autorizzazione quest'anno è giustificata, direi volta prima in dieci anni) non è più finanziato (non so se già quest'anno o dal prossimo). Siccome il mcr costa molto più dello zucchero, questo da un lato è positivo, perché incoraggia le cantine a pagare di meno le uve a bassa gradazione e quindi i viticoltori a lavorare meglio e produrre meno, dall'altro però mette l'italia in condizioni di inferiorità con Francia e Germania che possono usare il saccarosio. E anche il discorso del clima diverso è un falso problema, perché in climi più freddi si mettono vitigni più precoci, se poi vuoi fare il Nero d'Avola in Lussemburgo sono cazzi tua. La soluzione migliore sarebbe forse quella di tassare il saccarosio per arricchimento per farlo costare tanto come il mcr e con un rigido sistema di controlli, visto che a usare il mcr i galli non ci pensano proprio. Sulla qualità del mcr, depende: il saccarosio è sempre neutro, il mcr lo è solo se è fatto bene, e non sempre succede.

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armin kobler

circa 10 anni fa - Link

... o liberalizzare l'uso del saccarosio in tutta la comunità. così si può fare anche a meno dei controlli sulla tassazione ecc. non piacerà ai produttori di uva destinata al mcr, ma finora era un settore erroneamente protetto.

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maurizio gily

circa 10 anni fa - Link

e' un'altra ipotesi, Armin, molto più semplice ma anche molto rischiosa: perché se arricchire costa poco o nulla, e a chi compra uva o vino sfuso interessa più il prezzo della qualità, come nei fatti succede, si crea una spirale perversa.

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Nic Marsél

circa 10 anni fa - Link

Fate come volete, ma indicatelo in etichetta (lo so, sono monotematico). Vedere MCR (o saccarosio) scritto in etichetta direbbe più di un'annata che non mille proclami, fornirebbe indicazioni interessanti sul modo di lavorare di un'azienda e aiuterebbe a spiegare le differenze tra una bottiglia da 3 euro e una da 30.

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Alessandro

circa 10 anni fa - Link

MC é mosto, uva.... Nulla di così drammatico... E e non é di certo quello che fa la differenza sul prezzo.

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Nic Marsél

circa 10 anni fa - Link

Se per caso ti stai riferendo al mio commento, allora non hai capito niente :-( ma non importa

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claudia

circa 10 anni fa - Link

Il testo citato della regione Abruzzo non è altro che la circolare relativa agli arricchimenti che esce regolarmente tutti gli anni. Vi ricordo solo che i contributi per gli arricchimenti sono finiti e quindi chi vuole/ deve arricchire non riceve piu' alcun contributo. C'è da interrgogarsi come tutti gli anni sull'idiozia delle previsioni vendemmiali. cordialità claudia

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Paolo Carlo

circa 10 anni fa - Link

Ricorrere all'arricchimento dei mosti equivale a barare e non ha senso.. un vino di bassa gradazione, se fatto bene, ha pari dignità di un suo omologo di alta gradazione. Io poi guardo alla maturazione che da me è spesso direttamente proporzionale ad alto grado. Ogni tanto vorrei riuscire a fare un vino sotto i 14 gradi, così, tanto per...

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