Ancora sul PIT toscano. Senza tener conto di esigenze sociali ed economiche non si va da nessuna parte

di Stefano Cinelli Colombini

Questa è la mia lettera sull’approvazione del PIT Toscano (pubblicata in sintesi sulla prima pagina del Corriere Fiorentino).

L’intervento del prof. Cartei sul Corriere Fiorentino e gli insulti sguaiati dell’ass. Marson in Consiglio Regionale sono illuminanti perché, involontariamente, mettono in evidenza i motivi per cui il PIT va rivisto. Cartei esprime l’opinione di chi lo ha scritto e dice che il PIT ha fatto bene a non tener conto degli interessi economici “per quanto visibili e influenti in alcune realtà territoriali”, perché altrimenti non avrebbe potuto assolvere alla sua funzione sociale e identitaria. Poi chiarisce il concetto affermando che la Toscana deve porre paesaggio e territorio quali “funzioni ordinanti” delle politiche regionali, perché questo sarebbe a vantaggio dell’interesse collettivo.

Sono affermazioni di facile gradimento e apparentemente sensate, ma basta un esame minimale per dimostrarne l’assurdità. Gli “interessi economici” non possono mai essere ritenuti secondari rispetto al paesaggio perché, parafrasando un celebre detto marxista, se un uomo muore di fame non ha modo di apprezzare una bella collina. E non è per niente “sociale” privarlo dei mezzi di sostentamento per salvaguardare un ideale estetico. Ambiente e paesaggio vanno difesi, e su questo noi agricoltori siamo assolutamente d’accordo, ma l’interesse primario di chi governa deve essere la vita e il benessere delle comunità che vivono in quel paesaggio. Va trovata una sintesi intelligente, anche perché noi Toscani viviamo tutti della bellezza che ci circonda per cui non possiamo né distruggerla né danneggiarla.

Va riconosciuto al presidente Rossi che molto è stato fatto, ma il testo era troppo lungo e intricato per poterlo rivedere completamente. Come se ne esce? Ora c’è un PIT pletorico, migliaia e migliaia di pagine molto letterarie e spesso in involuto “sessantottese” la cui applicazione sarà un incubo per i 280 Comuni Toscani. Oltre che un costo insostenibile, per le modifiche che sono tenuti a fare ai loro PS e RU.

Nessuno vuole contestare gli obiettivi di tutela del PIT, ma evitiamo l’eterogenesi dei fini. Quella norma è nata per essere un manifesto di intenti, e tale è. Poi occorre un chiarimento ufficiale sintetico e semplice che spieghi come andrà applicato, tenendo conto delle esigenze sociali e (di conseguenza) economiche delle singole comunità coinvolte. Perché la tutela non si fa con norme lunghe e complesse, ma con poche regole chiare, condivise e attentamente monitorate.

Altri articoli:
Piano di Indirizzo Territoriale (PIT) toscano e Brunello di Montalcino. Solo una domanda: perché?
Il Piano Integrato del Territorio toscano, ovvero come rovinare terribilmente una cosa aggiustata.

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Stefano Cinelli Colombini

Nato nel 1956 a Firenze da un'antica famiglia senese, è il titolare della Fattoria dei Barbi a Montalcino. Membro dell’Accademia Nazionale della Vite e del Vino e dell’Accademia dei Georgofili, è un grande appassionato di storia, arte e musica classica.

7 Commenti

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andrea

circa 9 anni fa - Link

Quando l' ideologia prevale sull' idea.

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Stefano Cinelli Colombini

circa 9 anni fa - Link

Vero, e basta leggere i commenti sul Manifesto e il discorso dell'assessore Marson per capirlo. Giusto per capire, il segretario regionale del PD toscano Parrini si è definito “esterrefatto” e ha detto “Assessore, con questo intervento lei ha fatto un capolavoro di stupidità politica“, "Una cosa mi rassicura: la sua solo parziale soddisfazione significa che probabilmente il piano è abbastanza buono. L’unica cosa positiva è che tra qualche settimana lei, come assessore, sarà solo un brutto ricordo”. Non ricordo di aver mai visto una norma votata più malvolentieri di questo PIT.

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marziano

circa 9 anni fa - Link

"Perché la tutela non si fa con norme lunghe e complesse, ma con poche regole chiare, condivise e attentamente monitorate." copierò incollero questa elementare verità in ogni dove. intanto a pasqua mi bevo un fattoria di barbi!

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Simone

circa 9 anni fa - Link

Salve a tutti. Ho letto articoli e articoli riguardo a questo tema, ma sto cercando disperatamente una copia dell'ultimo testo votato. Devo capire se devo consegnare le chiavi della mia azienda al comune oppure se sarò destinato a spengermi lentamente consumato dall'usura senza poter sviluppare... So che non è ancora pubblicato sul burt. Potreste darmi una mano?

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Stefano Cinelli Colombini

circa 9 anni fa - Link

Anche io ho solo appunti, le bozze sono state riviste così tante volte che per ora non abbiamo un testo certo. Quanto al futuro delle nostre aziende, dipende dalla risposta a una domanda; le criticità sono obbligatorie oppure no? Durante le trattative in Regione hanno sempre detto di no, ma hanno cassato il comma che le declassava a suggerimento tecnico e nel dibattito la Marson le ha proclamate "cardine" del PIT. Se sono obbligatorie è un bel casino, basta leggersele per capire che lo sviluppo ce lo possiamo scordare.

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Paolo

circa 9 anni fa - Link

A entrambi suggerisco sommessamente un esercizio di pazienza: aspettare, vedere. non disperare. Sommessamente, perché non vivo la situazione sulla mia pelle, perché avete molta più esperienza di me. Eppure, avendo vissuto in passato l'esperienza di un piano paesistico regionale (altra regione), mi sono poi "fatto convinto" che la declinazione locale, la gestione quotidiana sul territorio (comune, ambito territoriale, parco) prende strade singolari, ben differenti da quanto progettato dagli autori, ben diverse da quanto paventato dagli interessati. Quando si definisce una legge quadro così complessa già nella sua formulazione, si finisce con tabelle e implementazioni pratiche che arrivano a modificare profondamente, se non a contraddire, alcuni enunciati di principio della legge. Fa parte della complessità intrinseca della normativa. Onestamente, che in sede di dibattito una persona dichiari che uno specifico comma è "cardine della normativa" oppure "scelta opzionale", ha peso e rilievo davvero nullo nel momento in cui ci si trova nella scala comunale, in mezzo ad altri diecimila commi e combinati-disposti della normativa. Il dramma dei tecnici che fanno un altro mestiere (i politici e la sintesi del bene pubblico, secondo la definizione aristotelica) è tutto qui, ben descritto nelle parole di Cinelli Colombini: definizione di un quadro rispetto ad un proprio modello astratto, che non ha riscontro nel mondo reale; e nel contempo, il mondo reale che prende altre strade, altri sviluppi, che il tecnico nel suo modello astratto non era in grado di vedere e prevedere.

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Stefano Cinelli Colombini

circa 9 anni fa - Link

Parole sagge, e assolutamente vere. La sconfinata enormità della terra non è assoggettabile alle bizze dell'uomo, ma quelli che vivono nell'illusione di cambiate il mondo non se ne rendono conto. Mai. Producono chilometri di carta scritta, congiurano, brigano e poi? Alla fine tutto il loro fervore ebbro finirà nel nulla per un fatto banale, che loro ignorano; nessuna nuova norma che non sia già accettata e rispettata volontariamente dalla larghissima maggioranza dei soggetti può funzionare. Per cui hai ragione e il PIT farà la fine della Marson; tra un anno nessuno se la ricorderà più.

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