Al Mercato dei Vini dei Vignaioli Indipendenti, tutti assieme appassionatamente

di Giovanni Corazzol

Allora si parla del Mercato dei Vini dei Vignaioli Indipendenti tenutosi a Piacenza, organizzato dalla F.I.V.I., pur con qualche giorno di ritardo rispetto all’evento. Colpa mia, che posso dire? Generoso come Alberigo detto Chicco detto Bubu Evani, sincero e fedele come Wanda Nara, mi ero sporto presso la direzione offrendomi quale redattore del pezzo sulla bella manifestazione organizzata dalla Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti. Poi, di fronte all’orrido foglio bianco, le intuizioni si sono mostrate ingenue e la spavalderia ha lasciato spazio al senso di inadeguatezza.

Sì perché su questa manifestazione, su quel che rappresenta, sui vignaioli, sulle persone, sull’atmosfera che vi si respira, non è semplice esprimersi senza il rischio di scivolare in forme pre-natalizie di julieandrewsismo stucchevole; ed anche se “Tutti assieme appassionatamente” rimane inattaccabile uno dei riferimenti culturali più alti nella poetica del bravo redattore, qui non è concesso indulgere in struggimenti autoriali, pena risultare altro se non mediocri affabulatori di emozioni. Già perché il rischio dello scialacquo aggettivale è consistente se lo sguardo sensibile si volge verso giovani vignaioli con pochi ettari che si confrontano con grandi produttori come Leonildo Pieropan; oppure se si notano bimbi col naso in un bicchiere di Barbera Asinoi di Carussin esclamare “ciliegia!” rivolti a babbi orgogliosi più che per un bel voto in tabelline; o ancora se mentre si assaggia la prima annata prodotta di Barolo di Anna Maria Abbona non si è costretti ad allontanarsi per evitare un gruppo di ragazzotti alla ricerca di sballo low cost, ma si fa invece parola con giovani ometti, orientati al dialogo affrancante dalla Vodka RedBull.

Così, mentre sull’orrido foglio bianco si animavano disordinatamente tutta una serie di personaggi, di storielle, di suggestioni che sviluppate avrebbero solo alimentato un’altra volta la retorica un po’ stanca del buon vignaiolo, da un angolo montavano, seriose et razionali, speculazioni sull’ultima nata tra le manifestazioni enoiche di un certo peso (terza edizione, 240 vignaioli presenti, 1000 vini in mescita) e sulla consistenza di un’azione in sospetto di ridondanza rispetto a quelle già consolidate di altre associazioni e delle relative manifestazioni.

Per quanto riguarda la F.I.V.I., stando a quanto riportato nel sito e rileggendo l’intervista fatta da Jacopo Cossater al presidente Matilde Poggi, la missione sarebbe in primo luogo rappresentare le istanze dei vignaioli intesi come azienda agricola che coltiva le proprie vigne, imbottiglia il proprio vino, vende tutto o parte del proprio raccolto in bottiglia e con la propria etichetta. Questo ruolo rappresentativo lo esercita in particolare per aprire un confronto con le istituzioni verso cui fare lobby, in particolare sui temi della de-burocratizzazione (vedi il Dossier burocrazia consegnato al Ministro De Girolamo).

A differenza quindi di altre associazioni come Vinnatur o il Consorzio Vini Veri, l’obiettivo principale non sarebbe quello di definire modalità più o meno stringenti di coltivazione e vinificazione, quanto piuttosto quello di rappresentare le istanze di una categoria di produttori a cui, per quanto riguarda la produzione, si raccomanderebbe blandamente di limitare l’uso di “additivi inutili e costosi” favorendo la produzione di uve sane che non abbiano bisogno di “maquillage di cantina”.

Riducendo insomma tutto a chiacchiera da bar, la F.I.V.I., nell’immaginario di chi non sa o non vuole cogliere le sfumature (hand up), diventa l’associazione dei vignaioli che fanno attenzione alla produzione sì, ma senza i radicalismi turbonaturalisti di Vinnatur e con una capacità di aggregazione e di rapporto con le istituzioni ben più articolata e robusta di quella di Vini Veri. Nessuna ridondanza evidente quindi ?

E questa differenza, comunque la si intenda, la si percepisce chiaramente entrando al Mercato dei Vini dei Vignaioli Indipendenti; manifestazione che offre una articolazione ed una varietà difficili da trovare altrove e risulta di molto fruibile sia per gli appassionati che per gli operatori. Negli ambienti fieristici del Piacenza Expo infatti, si possono trovare assieme piccoli vignaioli con produzioni di nicchia in regime biologico/biodinamico/lotta integrata (il 59% degli ettari di vigneto degli associati) e produttori con numeri più importanti, magari condotti in convenzionale (il 41%). L’effetto generale è piacevole, rilassato, efficace, fruibile, eclettico.

A questo vanno ad aggiungersi dei plus come il biglietto d’ingresso a quindici euri (non i 90,00 di Merano, tra l’altro per nulla utili a respingere folla e molesti), la possibilità di acquistare i vini al banchetto e di riporli nei comodi carrelli da supermercato, una densità per metro quadro ampiamente sostenibile – che anche nelle ore di punta non ha mai reso difficile l’accesso ai banchetti – parcheggi semplici, bagni raggiungibili, cibo ottimo, gente simpatica, meteo favorevole (ok, mi ha preso un po’ la mano). Insomma in centesimi siamo sui 90 punti; per superarli, al solito – facendo la tara all’editor con numerosa famiglia al seguito – quel dannato servizio di baby parking per cui pagherei in dobloni d’oro.

[Immagine: Mauro Fermariello

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Giovanni Corazzol

Membro del Partito del progresso moderato nei limiti della legge sostiene da tempo che il radicalismo è dannoso e che il sano progresso si può raggiungere solo nell'obbedienza.

15 Commenti

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Paolo Carlo

circa 10 anni fa - Link

Il mercato dei vignaioli FIVI è un appuntamento al quale vale la pena esserci, sia da una che dall'altra parte del banchetto.. Quest'anno ho potuto girare ben poco data la continua e cospicua affluenza, tuttavia sono riuscito a scambiare egregie bottiglie con colleghi e avere la soddisfazione di incontrare innumerevoli belle persone disposte ad ascoltare un calice dei miei vini e, cosa non da poco, ad acquistarne qualche bottiglia. Il mercato è solo un appuntamento fra i tanti impegni che la FIVI porta avanti con successo, la punta di un iceberg che funziona, galleggiando e sostenendo noi tutti nell'oceano della malaburocrazia. PS: Credo di sapere per certo cosa c'è in quel calice ;-)

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Stefano

circa 10 anni fa - Link

Fantastico. Il modello è chiaramente quello dei vignerons indépendants francesi (http://www.vigneron-independant.com/) e dei loro saloni, che sono dei punti di riferimento imprescindibili da questa parte delle Alpi. Mi auguro il successo sia lo stesso e soprattutto spero di vedere prima o poi vignaioli indipendenti italiani ai saloni francesi (in particolare a Lille, visto che ci vado ogni anno). Stefano, Bruxelles

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Maria Grazia

circa 10 anni fa - Link

A differenza dei colleghi francesi, i vignaioli FIVI possono acquistare oltre il 40% delle uve e non vi sono limiti nell'estensione aziendale, anche in termini di ettari. Basta essere un'azienda agricola e non avere un " commerciale". Regole più stringenti aiuterebbero a riconoscere e apprezzare maggiormente la dimensione " artigianale". Tutti insieme appassionatamente? Sì. ma fino ad un certo punto. Ottima manifestazione, con qualche limite nell'organizzazione a servizio del visitatore, come ho già avuto modo di scrivere.

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Paolo Carlo

circa 10 anni fa - Link

E' un discorso da approfondire, mi ha fatto molto piacere rivederti ! Ciao, Paolo

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Stefano Menti

circa 10 anni fa - Link

Completamente d'accordo con te Maria Grazia. Noi lavoriamo 7,5 ettari e riusciamo a produrre al massimo 50.000 bottiglie. Stando alle regole vigenti, potrei comperare vino o uva in quantità tale da raddoppiare la produzione.

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Giovanni Corazzol

circa 10 anni fa - Link

Il punto e' interessante, perché secondo voi le maglie sono tenute così larghe?

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Stefano Menti

circa 10 anni fa - Link

@Giovanni. Non so dirti, comunque penso siano lobby. Lobby di grosse aziende agricole che magari appartengono ad industriali. Pensa ad un'azienda agricola di 100 ha che produce 1.000.000 di bottiglie e può imbottigliarne altrettante.

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Il chiaro

circa 10 anni fa - Link

Cosa significa "non avere un commerciale"?

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armin kobler

circa 10 anni fa - Link

maria grazia: la seconda azienda del mio racconto ha sulle sue bottiglie tanto di logo "Vignerons indépendants de France". http://www.kobler-margreid.com/blog/2013/11/30/normalitaet_normalita/ solo per per far vedere che la francia non è più restrittiva.

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Il chiaro

circa 10 anni fa - Link

Peccato non si comprenda anche il lunedi per favorire gli operatori.

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Stefano Menti

circa 10 anni fa - Link

Ciao Marco, sono d'accordo anche con te.

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Il chiaro

circa 10 anni fa - Link

Ciao Stefano, ho qualche cliente che si è lamentato della vendita diretta, senza neanche sapere a che prezzi è stata fatta. Ho qualche amico che si è lamentato che certe aziende vendevano a prezzo da enoteca. Insomma, tutti contenti non si riesce :-)

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Stefano Menti

circa 10 anni fa - Link

Infatti Marco, poi c'è anche qualche azienda che non vende e allora... che mercato è?

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Nic Marsél

circa 10 anni fa - Link

I prezzi da enoteca (che ho riscontrato negli anni scorsi) sono la media tra quelli che applicano prezzo di cantina e quelli che hanno prezzi da ristorazione. Pero' quest'anno non ho potuto verificare avendo preferito la concomitante bolgia de La Terra Trema. OT, @Il Chiaro, ma al Corte del Noce, quest'anno, niente?

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Il chiaro

circa 10 anni fa - Link

In primavera, ma probabilmente in Franciacorta, da gennaio scorso seguo due province e dalle mie parti si dice "en po' per ü en brass a la mama". Comunque comodo anche per chi deve fare un po' più di strada, vicino al casello di Rovato se tutto va ok. In ogni caso se i produttori che contatto aderiscono sarà anche meglio dello scorso anno.

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