Adesso basta chiacchiericcio. I veri numeri dell’Associazione Italiana Sommelier sono questi qui

di Alessandro Morichetti

In questi giorni stanno fioccando numeri di ogni genere sull’Associazione Italiana Sommelier. Supportati da qualcuno che potesse aiutarci a decrittare bilanci, note integrative più varie ed eventuali di sorta per avere una fotografia nitida e poco opinabile della situazione. L’analisi che segue offre, quindi, utili spunti di riflessione ai soci Ais che stanno per votare i nuovi organi direttivi, a partire dal ruolo di Presidente ora rivestito da Antonello Maietta.

Anzitutto, iniziamo con uno sguardo generale. La qualità della documentazione messa a disposizione dei soci è ampia ed esauriente: relazione sulla gestione chiara, nota integrativa esauriente, stato patrimoniale e conto economico completi. Veniamo al sodo.

Situazione soci
I numeri sono nella relazione sulla gestione a pag. 9 e parrebbero dar ragione a Maietta. Si mettono in relazione: Anno, Paganti e Nuovi Soci.

2003, 30660, 11985
2004, 30555, 9393
2005, 30501, 7902
2006, 31076, 7576
2007, 32598, 8639
2008, 31194, 7737
2009, 30296, 7249
2010, 29773, 7625
2011, 29300, 7893
2012, 28217, 6543
2013, 28134, 7807

Che i numeri siano corretti pare confermato dal dato dei ricavi delle quote associative (pag. 4 relazione): dai 2.146.000 euro del 2003 ai 2.211.560 euro del 2013.

Pare quindi potersi concludere che non via sia stato alcun crollo degli iscritti durante gli ultimi 4 anni e neppure durante gli ultimi 10. È vero che il turnover dei soci è molto alto (e forse qualche domanda l’associazione dovrebbe farsela sul punto) ma è così in maniera costante da dieci anni e non ha subito incrementi negli ultimi 4. I soci che non si sono reiscritti da un anno con l’altro sono sempre stati nel corso degli ultimi anni dai 7001 (anno 2006) ai 9378 (anno 2010) senza scostamenti significativi di anno in anno. La percentuale di turnover infatti oscilla da un minimo del 21.83% (anno 2007) a un massimo del 31.50 % (anno 2010).

Quindi, in conclusione, è vero che da 10 anni l’associazione perde ogni anno diverse migliaia di iscritti ma più o meno altrettanti ne riesce a conquistare, sostanzialmente per effetto dei nuovi iscritti ai corsi di primo livello che sono 6000/ 7000 ogni anno (dati precisi a pag. 8 della relazione).

Situazione soci Lazio
I numeri dei soci del Lazio (pag. 3 relazione) invece riservano delle sorprese. Pare che proprio nel Lazio nel corso degli ultimi 4 anni vi sia stato un sensibile decremento. I soci passano infatti dai 3091 del 2005 ai 3101 del 2006 ai 2975 del 2007 ai 3177 del 2008 ai 3226 del 2009 (massimo storico) per poi subire un drastico calo con i 2875 del 2010, i 2640 del 2011, i 2586 del 2012 e i 2381 del 2013 (minimo storico). La percentuale di chi rinnovava l’iscrizione passa dal 75/76% del 2006/2007 al 58% del 2013 con una perdita secca di 845 soci fra 2009 (numero soci 3226) e 2013 (numero soci 2381).

Rapporti AIS-Bibenda
Niente ha suscitato pruderie diffuse come i tanto discussi numeri che legavano AIS e Bibenda fino al 2013. Nel conto economico (pag. 3 e 4) questi numeri ci sono.
Ais ha speso (e si immagina Bibenda srl abbia incassato) 465.955 euro per Guida Bibenda (oltre a 90.528,40 euro per spese postali Guida Bibenda) ed Euro 232.162,53 per Rivista Bibenda (oltre a 122.773,25 euro per spese di spedizione Rivista Bibenda).
Di fatto, un quarto dei ricavi complessivi di AIS veniva “girato” a Bibenda srl. Chiunque si chiederebbe: non è che questi 911.418 euro che Bibenda incassava fino al 2013 (al lordo delle spese di spedizione) e che non sono più stati riconosciuti per il 2014 hanno avuto una qualche influenza sulla decisione di Ricci/Bibenda di uscire da AIS e fondare FIS?

Altri numeri
Esaminando il versante costi si può dire che nell’Associazione una vera spending rewiew non pare essere stata fatta. La struttura dell’associazione costa davvero molto. A parte i costi del personale dipendente (pari ad 393.084, 91 euro) Ais spende (pag. 3 conto economico) per “rimborsi organi sociali” (intendendosi per tali la giunta esecutiva nazionale, i consiglieri nazionali, commissioni varie, gettoni di presenza etc.) la bellezza di euro 246.217,28 euro: sono l’ equivalente delle quote versate da 3077 soci, per niente poco.
Colpiscono in particolare i costi relativi alle colazioni di lavoro: tra giunta esecutiva nazionale, consiglio nazionale e commissione statuto solo di colazioni si spende in un anno la cifra di 20.573 euro. Altre spese varie per pranzi e cene sono poi sparpagliate in ogni dove: 9.686 euro per ristoranti ed alberghi al Vinitaly, 4.546 euro per ristoranti ed alberghi al congresso nazionale etc. A ciò si devono poi aggiungere non meglio precisate “spese di rappresentanza” per 6.565 euro e “omaggi e regalie” per 17.254 euro.

Quello che poi colpisce sono le spese legali e notarili: 26.175 euro per consulenze legali e notarili, 6.643 euro per vertenze legali, ulteriori 12.181 euro per consulenze legali e notarili per complessivi 45.000 euro. È vero che nel 2013 è stato cambiato lo Statuto ed è iniziato il contenzioso con Ricci ma la scissione è di fine anno quindi anche le azioni giudiziarie erano appena iniziate. Il dato numerico sembra decisamente significativo.

Avanzo di gestione
Anche nel 2013 l’associazione ha avuto un avanzo di gestione significativo pari a 108.674 euro. Sempre negli ultimi 10 anni, con l’eccezione del 2008 in cui si è avuto un disavanzo di Euro – 260.697, l’associazione ha chiuso in attivo: da un massimo di + 271.389 del 2004 a un minimo di + 71.392 nel 2011 (dati pag. 6 della relazione). Ciò, insieme ai risultati di gestione degli anni precedenti, ha consentito all’associazione di avere un patrimonio immobiliare valutato nello stato immobiliare in 1.173.765 euro oltre ad altre immobilizzazioni che portano il totale ad 1.420.776 euro. a ciò si aggiungano disponibilità liquide (buoni di risparmio, conti correnti etc.) per complessivi 1.931.436 euro.

Trattandosi di associazione senza fine di lucro, niente male: tra immobili e liquidi più di 3 milioni di euro accumulati. Sarà il caso di pensare bene a cosa fare di tutte queste risorse che crescono di anno in anno.

Bene. Questi sono i numeri, adesso si può ragionare senza leggere fesserie messe in giro ad arte.

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Alessandro Morichetti

Tra i fondatori di Intravino, enotecario su Doyouwine.com e ghost writer @ Les Caves de Pyrene. Nato sul mare a Civitanova Marche, vive ad Alba nelle Langhe: dai moscioli agli agnolotti, dal Verdicchio al Barbaresco passando per mortadella, Parmigiano e Lambruschi.

54 Commenti

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Massimo Billetto

circa 10 anni fa - Link

Caro Alessandro, da quanto esprimi emerge una gestione che definire delinquenziale è un eufemismo. Per questo ce ne siamo andati. Un caro saluto, Massimo

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Angelo D.

circa 10 anni fa - Link

Sarebbe curioso sapere cosa accade a livello regionale e ' provinciale'. Chi tiene il carro in discesa in un momento critico come quello odierno. Senza entrare nelle questioni elettorali o indicare questo o quello sembra comunque palese una dispersione patrimoniale - in senso di iscritti e soci - incredibile, una incapacità a trattenere i nuovi iscritti che sembrerebbero 'scappare' magari appena sventolano il diplomino. Almeno una riflessione bisognerebbe farla.

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Ada

circa 10 anni fa - Link

I numeri certamente aiutano a fare le giuste considerazioni. Comunque credo che la decrescita del numero degli associati vada analizzata nell'ottica degli associati PAGANTI. A cosa serve avere un alto turnover se chi arriva non vuole restare?

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francesco

circa 10 anni fa - Link

cosa intendi per delinquenziale? dare un milione di euro all'anno a bibenda srl!? oppure, non arginare l'emorragia dei soci del Lazio, evidentemente scontenti della gestione?!

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massimiliano

circa 10 anni fa - Link

la dinamica di ingresso e uscita dei soci è molto chiara. 7/8000 sono i nuovi iscritti ogni anno al primo livello, ma sono anche i nuovi diplomati che, finito il corso non rinnovano più la loro quota. il che significa, di fatto che più di un terzo dei soci non sono veri soci, ma semplicemente gente che vuole fare un corso di sommelier e basta. più serio sarebbe che soci diventassero solo coloro che, al termine dei corsi, diventati sommelier, decidano di associarsi.

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Antonello Maietta

circa 10 anni fa - Link

Massimiliano, devono essere Soci fin dall'inizio poiché la nostra non è una società o un ente che eroga servizi ma un'Associazione che presta la propria opera a favore dei Soci. Le attività commerciali, limitate e consentite dalla legge come accessorie, hanno invece una procedura e una fiscalità differenti. Solo per questo occorre l'iscrizione fin dall'inizio.

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gp

circa 10 anni fa - Link

Ciò non toglie la possibilità di distinguere in modo esplicito ad esempio tra soci junior e soci senior, differenziando le quote e i relativi diritti. Questo renderebbe più chiaro per l'associazione stessa qual'è la propria platea di riferimento.

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Nobilone

circa 10 anni fa - Link

La distinzione esiste -o esisteva- almeno dal punto di vista nominale con la qualifica di "Aspirante Sommelier". Di fatto, scomparsa con il recente emendamento allo statuto anche la limitazione nel potere elettivo, l'unica distinzione dagli altri soci rimasta sembra consistere nel materiale della spilletta. Confesso che non mi è completamente chiaro se detti aspiranti sommelier sono eleggibili nelle cariche istituzionali. Ciò detto, dovrebbe essere abbastanza facile per chi ha l'accesso al database AIS isolare la quota di A.S. che non hanno rinnovato la carica a seguito del conseguimento del diploma (si badi che la tessera non viene sostituita: sono diventato Sommelier a febbraio, ma mi è rimasta la tessera da "aspirina" fino a dicembre, anzi, gennaio). Una considerazione, però: riservare agli aspiranti un trattamento differenziato, come una ridotta quota di iscrizione, per quanto auspicabile rischierebbe di incentivare ulteriormente la fuga dei neopromossi.

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Nicola

circa 10 anni fa - Link

Ma l'analisi più approfondita che andrebbe fatta (come tu hai appena accennato) sono proprio le cause del "turnover". Dal 2004 al 2013 si sono avute 78.364 nuove iscrizioni e se partiamo dai soci "paganti" del 2003 che erano 30.660, mi sarei aspettato nel 2013 di trovarmi circa 109.024 soci paganti..... ed invece ci ritroviamo addirittura con meno soci paganti rispetto al 2003. Anzi, il peggior periodo (numericamente parlando) di "soci paganti" è stato proprio il quadriennio dal 2010 al 2013 con dati sempre in continuo e progressivo ribasso. Quanti "potenziali" soci paganti abbiamo perso dal 2003 al 2013? Ben 80.890.... ovvero quasi tre volte il numero degli attuali soci paganti..... Questa è la riflessione che si deve fare per capire il perché di questa "costante" e statisticamente comprovata disaffezione. Non basta giustificarsi dicendo che "I soci che non si sono reiscritti da un anno con l’altro sono sempre stati nel corso degli ultimi anni dai 7001 ai 9378 senza scostamenti significativi di anno in anno" per poi consolarsi dicendo "ma l'Associazione sostanzialmente ne riesce a riconquistare più o meno altrettanti per effetto dei nuovi iscritti ai corsi di primo livello che sono 6000/ 7000 ogni anno". Magra soddisfazione,

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gp

circa 10 anni fa - Link

A proposito di soci: potete controllare se avete trascritto bene i numeri? Perché il vostro calcolo dei soci cessati è coerente con i totali riportati nell'articolo per il 2006 (7.001 è infatti uguale ai nuovi dell'anno meno la differenza tra il totale dell'anno e il totale dell'anno precedente, 7.001= 7.576-575), ma non per il 2010 (il vostro 9.378 è ben diverso dal dato calcolato come prima, 8.148=7.625+523). Comunque se i dati sono giusti la decrescita c'è stata, ed è ben visibile rispetto al massimo del 2007 (l'anno prima dell'inizio della crisi economica...). In particolare, alla stabilità del 2004-2005 è seguito un biennio di rapida crescita, che ha portato al picco del 2007. Fin dall'anno dopo però c'è stata un inversione che ha portato a perdere in un biennio tutto il terreno guadagnato, e di lì a scendere al livello attuale, inferiore di circa 4.500 unità alle 32.600 del 2007. Semmai si può dire che l'anno scorso il calo si è quasi arrestato, ma è presto per dire se si tratta di un'inversione di tendenza o di una pausa.

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francesco vettori

circa 10 anni fa - Link

Grazie dell'articolo. Grazie della chiarezza.

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Antonello Maietta

circa 10 anni fa - Link

Mi permetto di intervenire soltanto per evidenziare che quella del turnover è una criticità che abbiamo ben presente e sulla quale abbiamo fatto molte riflessioni e anche un sondaggio tra gli Associati. Il quadro di riferimento non è poi così negativo se rapportato ad associazioni o organizzazioni dalla struttura similare all'AIS, oppure anche di altri settori, che soffrono di turnover ben più preoccupanti. Senza trincerarsi nel "mal comune, mezzo gaudio", anche noi vorremmo fidelizzare ancor di più i nostri Soci. Non intendo certo con questo scaricare le colpe ad altri, ma quanto meno suddividere le responsabilità. La fidelizzazione infatti non passa in via esclusiva dalla sede nazionale o dagli organi centrali, che si occupano prevalentemente di coordinamento. Il Socio individua il valore dell'Associazione Italiana Sommelier dalla qualità che percepisce nella sua sede locale. Dove le cose funzionano bene c'è maggior fidelizzazione. Questo aspetto tuttavia non è legato soltanto alla qualità degli eventi, ma anche dai rapporti umani e dalle relazioni sociali che si instaurano. Il caso lampante è quello di Roma, dove il livello qualitativo degli eventi è sempre stato eccellente ma è dimostrato con i dati alla mano che la fidelizzazione è sempre stata bassissima.

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Antonello Maietta

circa 10 anni fa - Link

Scusate un'altra piccola cosa riguardo ai numeri. Potrebbero esserci delle lievi discrepanze, nell'ordine di qualche centinaio in più o in meno, nei dati che talvolta vengono diffusi anche nelle comunicazioni ufficiali dell'AIS. Mi spiego meglio, giusto per evitare altre contestazioni sui numeri. Facciamo il caso di un Socio che si iscrive nel mese di ottobre e versa la quota di iscrizione, la sua quota viene registrata nell'anno di versamento ma vale anche per tutto l'anno successivo. Quindi c'è un pagamento unico ma nelle statistiche risulta essere Socio per l'anno di iscrizione ma anche per quello successivo. Ripeto, si tratta di entità minime che certamente non rientrano nelle discrepanze dei 10.000/15.000 Soci di cui ho letto in questi giorni.

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Daniele

circa 10 anni fa - Link

Se posso permettermi il punto è proprio perchè una volta finiti i corsi dovrei continuare a rimanere iscritto e pagare la quota annuale? Se ho la fortuna di essere a Milano, Roma (prima della scissione almeno) e un paio di altre grandi città la cosa puà avere un suo senso perchè ci sono delle degustazioni e dei corsi aggiuntivi molto belli, ma tutti gli altri? E' un fondo perduto la quota annuale, se poi magari faccio il sommelier di mestiere e quindi presumibilmente lavoro la sera weekend inclusi l'utilità dell'associazione per me è zero, in cosa mi aiuta una volta terminati i corsi? Secondo me su questo qualche riflessione andrebbe fatta

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Nobilone

circa 10 anni fa - Link

Il tuo commento testimonia la difficoltà che ha avuto l'AIS -senza altra accezione di luogo (cit.)- nel definire la propria immagine in questi ultimi anni. Agli occhi dei più è una scuola, che al massimo ogni tanto organizza piacevoli rimpatriate tra ex alunni. Non a caso molti degli attacchi livorosi da parte di chi nell'AIS non ci è voluto mai entrare partono dalla critica dell'"inutile pezzo di carta" o delle "noiosissime e nozionistiche lezioni". Un'associazione dovrebbe essere qualcosa di diverso, dove la formazione è importante, ma non centrale: posso dirti che in alcune regioni, pur senza la grandeur ricciana, questo avviene; probabilmente non abbastanza. L'AIS dovrebbe in primis tutelare gli associati NON sommelier che vi si iscrivono per passione, che non hanno intenzione di seguire i corsi o di mettersi il tastevin, e che se magari un giorno sceglieranno di seguire la formazione lo dovranno proprio alla qualità delle attività e delle iniziative dedicate a loro. Viceversa, questo turnover è destinato a persistere e, a lungo termine, a travolgere l'associazione stessa che, ridotta a mera scuola semiprofessionale, soccomberebbe di fronte a scuole internazionali di maggior richiamo e financo consistenza. Tra le righe dei comunicati di alcuni candidati questa intenzione mi è sembrata di leggerla, ma se non c'è una consistente spinta da parte degli associati stessi, non si andrà oltre le promesse elettorali.

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Daniele

circa 10 anni fa - Link

Infatti io sono il primo a non capirlo, l'Associazione Italiana Sommelier per me deve raggruppare i sommelier ed essergli di aiuto nella loro vita professionale, il fatto che esistano soci non sommelier per me è già cosa curiosa. Non ho mai visto un non cuoco nella FIC piuttosto e via così. Per cui cosa vuole effettivamente essere AIS? Questo è un po' il punto

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Enox

circa 10 anni fa - Link

Infatti, lo spinoff da AIS di ASPI è stato fatto anche (e proprio) per questo. Magari quelli di ASPI è vero che si considerano il meglio del meglio e sono supponenti: ma almeno so che ho a che fare con sommelier di professione, cioè gente che di lavoro fa solo questo. Io di lavoro calcolo strutture in CA: pertanto apprezzo di più un sommelier vero (ASPI) che uno che parla solo per hobby o poco di più (AIS), altrimenti la gente andrebbe dal capocantiere a farsi calcolare le travi e non dall'ingegnere strutturista

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Daniele

circa 10 anni fa - Link

Eh si, anche io la vedo sostanzialmente così. Per me l'AIS dovrebbe ricomprendere coloro che lavorano nel mondo del vino. Posso ancora capire che vi rientrino coloro che hanno fatto i tre livelli ma di professione fanno altro ma tutti gli altri? Servono solo a fare cassa? Bho

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Enzo Piet

circa 10 anni fa - Link

Come già detto in diverse occasioni torno a dire che, a me personalmente, l'Ais ha dato, con il suo percorso formativo, un'ottima chiave di lettura. Senza di essa, molto probabilmente non mi sarei mai appassionato al fantastico mondo del vino. Sono tra quelli che non reputano affatto "noiosissime e nozionistiche" le lezioni dei corsi. Anzi ho avuto relatori decisamente simpatici ed altri molto, ma molto, preparati tra cui l'ottimo Enzo Scivetti. Persona che, guarda caso, ora non è più in Ais. L'articolo di Alessandro evidenzia però come l'Associazione perde, costantemente, anno dopo anno soci rimpiazzati solo dai nuovi iscritti. Questo accade perché, come precisato dal Pres. Maietta, un aspirante sommelier deve essere socio per poter frequentare i corsi. Ergo mi permetto di dire, sempre a mio avviso, che se il numero dei nuovi iscritti non cala non sarà dovuto solo al fatto che il coso da sommelier fa figo. Resta da capire come, quasi per magia, molti sommelier, specie quelli che non prestano servizio o non ambiscono a proseguire il percorso formativo fuggono. Certo è che 80€ annui per una guida e qualche sporadico sconticino possono sembrare molti. Personalmente non ho preso le distanze per una questione economica e oggi non mi tessererei nemmeno fosse gratis. E non credo di essere l'unico, almeno qui in Puglia, ad aver lasciato per motivi diversi da quelli economici. Ma all'Ais la fuga dei soci non importa. Non interessa capire nè tantomeno interessa mettere al centro dell'associazione le persone prima dei sommelier. E questa, mi dispiace dirlo, non è e non sarà una delle sue priorità, a prescindere da chi la guiderà. Almeno fino a quando i nuovi "entusiasti" rimpiazzeranno i "vecchi" delusi. Colgo l'occasione per chiedere al pres. Maietta cosa pensa in merito al fatto che alcuni delegati regionali ricoprono la carica da diversi mandati e continuano a ricandidarsi?

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Enox

circa 10 anni fa - Link

Senza pretesa di costituire una statistica, io e altri come me non siamo più AIS (chi diplomati chi solo I livello) ma ONAV per il semplice motivo che AIS è troppo ingessata (tutta questa mania per il "servizio", le divise, i simboli, le liturgie, la posso comprendere in un ristorante stellato, ma in altre situazioni è abbastanza ridicolo), le serate costano troppo, si parla troppo di grandi vini/cantine e pochissimo di vino locale/piccole cantine. E poi ONAV approfondisce molto l'aspetto tecnico (enologico e agronomico): a noi, francamente, delle vendemmia 1972 di Antinori non ci interessa un bel nulla, tenuto conto che il relatore AIS che ce le spiega non sa neppure cosa sia la filtrazione tangenziale o non sa distinguere il casarsa dal sylvoz. E poi tanta gente in AIS parla, parla ma solo perché sa cosa sta assaggiando e sa che è un grande vino/produttore. Quando questi li piazzi davanti ad un misero IGT da 1,80 €/l di cui non sanno nulla o balbettano o dicono banalità o non sanno che dire. Per non parlare di quando neppure sentono il brett o il feccino dopo 10 minuti che girano il bicchiere e annusano (e "proclamano")

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Giovanni Solaroli

circa 10 anni fa - Link

Perdonami Enox, ma AIS significa Associazione Italiana Sommeliers mentre ONAV vuol dire Organizzazione Nazionale Assaggiatori Vino. La mania per il servizio ecc. come dici tu mi pare naturale. Sarebbe come iscriversi al Moto Club e lamentarsi poi della troppa attenzione alle motociclette. Un saluto.

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Enox

circa 10 anni fa - Link

Ok, hai ragione, in astratto. Però, la stragrande maggioranza degli iscritti AIS si occupa di altro nella vita: a noi cosa interessa tutta sto menata sul servizio? Invece, quando vado in un ristorante stellato l'ottimo servizio di un sommelier (AIS o anche ASPI che non è che sono di meno in questo tema, anzi...) lo apprezzo molto come cliente, Ma come socio non me ne frega nulla: non abbiamo studiato una vita e acquisita una posizione per andare a servire il vino nelle manifestazioni, con tutto il rispetto per chi lo fa per lavoro. Approfitto per sottolineare un'altra cosa. Quando uno diventa assaggiatore ONAV riceve il libretto ove si registra obbligatoriamente la partecipazione agli eventi, ai corsi, alle serate. Solo chi dimostra con questo strumento che si è tenuto aggiornato e ha partecipato alle degustazioni può accedere al II liv. Io conoscono diplomati AIS che non sono più andati a nessuna serata AIS, hanno ristudiato a memoria il libro, scrivono velocissimo, e sono diventati degustatori ufficiali? Ma si può? I relatori ONAV sono nella gran parte o agronomi o enologi: parlano con cognizione di causa del vino. Certo, non discettano degli chateaux o dei clos come fanno quelli di AIS, però una degustazione tecnica di un vino ordinario la sanno fare e te la sanno insegnare. Quelli di AIS, a parte quelli che lo fanno per mestiere, sono tutti addestrati per tirar fuori paroloni (sui vini da 70 € in su) ma prendono sbandate paurose quando gli dai da bere il vinello della cantina sociale. E poi basta, basta sentirli dire che charmat, prosecco, lambrusco e moscato sono delle schifezze, con la puzza sotto il naso! Ma se insieme fanno il 90% del vino acquistato, cosa sono gli italiani? delle bestie? Perché ONAV raccoglie tesserati tra gli enologi e i piccoli produttori, mentre AIS "è gradita" alle cantine che stanno nelle guide?

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Luka B.

circa 10 anni fa - Link

Caro Enox, non faciamo di tutta l'erba un fascio. Anch'io conosco sommelier che non mi convincono... ma anche altri che sono eccellenti. Idem per chi è degustatore ONAV... E sul fatto che alle degustazioni AIS si beva solo vini da 70€, per quanto riguarda il FVG questo non è assolutamente vero! Ci sono state serate con Champagne e altre cose di un certo livello, ma anche molte altre (molte di più) organizzate con viticultori locali, da chi fa 5000 bottiglie a chi ne fa 500.000 mila con prezzi che vanno dai 5 ai 15 EUR la bottiglia. Qualche volta per fare un paragone è spuntata anche qualche bottiglia da 3 Eur del supermercato e le posso assicurare che i relatori non balbettavano davanti ai vini che non conoscevano. Quindi, non è proprio come dice lei. Mi sono reso però conto che il tutto è molto legato alla delegazione di turno e alle persone che la compongono. Ovvero, la sezione AIS di Milano o altre in Toscana mi sembra (da quello che leggo ogni tanto su internet) viaggino a gonfie vele con gente competente e che ha voglia di fare. Ove queste premesse non ci siano, il tutto si sgretola e si arriva alle situazioni che lei ha descritto. Cosa può fare la sede centrale per ovviare a questi dislivelli di qualità tra le varie delegazioni?? Dovrebbe fare dei questionari anonimi, forse, e non è detto che sia la soluzione migliore. P.S. aggiungo che i miei relatori durante i 3 livelli AIS fatti a Trieste mi hanno più volte detto questo: 1. quando conseguite il titolo di Sommelier siete Sommelier. BRAVI sommelier si diventa dopo, con il tempo, con lo studio e con l'esperienza. E ricordate di essere sempre umili (non so se questo lo insegnano in tutta Italia) 2. nessuno ha mai sputtanato il lambrusco, charmat eccetera. Specialmente se presi nel contesto di quella regione e con i cibi tipici 3. durante le serate pubbliche qualche problema con i vini ci sono stati (diciamo odori non proprio gradevoli...), ma elegantemente durante la degustazione guidata hanno cercato di non farlo troppo notare. Bravissimi. Cosa dovevano dire di fronte al pubblico in una serta pubblica? Questo vino fa cagare ?? A fine serata tra l'altro un viticoltore si è alzato è ha ringraziato per l'organizzazionie eccetare e dicendo grazie anche per quello che NON è stato detto. Chi in sala era sommelier ha capito a cosa si riferiva...

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Enox

circa 10 anni fa - Link

Ma certo, avrò fatto delle generalizzazioni, in un senso e nell'altro, però qualche dato fattuale che ho riportato ha o non ha un po' di riscontro? Ci sono più soci tra piccoli produttori, tecnici, consorzi, commissioni varie in AIS o in ONAV? Invece, è vero o non è vero che la statistica si inverte quando ragioniamo di cantine blasonate (a livello di nome, di qualità di prodotto poi è un'altra cosa, per non parlare di livello di qualità/prezzo). E più approfondito, a livello tecnico, il corso/libro di AIS (I liv.) o quello di ONAV? Ma certo che ogni tanto in qualche serata AIS c'è anche il vino "normale": però la gara è sempre per fare eventi per il grande territorio francese, per la grande denominazione, per il grande produttore, con prezzi pazzeschi degli eventi stessi. Poi, forse gli enosnob di AIS li avrà conosciuti solo io, ma frasi come "ma si, è uno charmat...", "meglio la coca cola del prosecco (o del lambrusco o del moscato)" o simili, possibile che le senta solo io? Poi intendiamoci: in AIS ci sono fior fiore di divulgatori e di gente strapreparata e, a volte, ONAV pecca di un po' superficialità in cose di enografia ed enolegislazione. Però, con 15 € di serate, 1 o 2 al mese, si bevono almeno 6 vini e si conosce molto bene il territorio locale, anche le denominazioni/indicazioni infime che AIS non tratta. E comunque: per diventare maestri assaggiatori devi dimostrare (timbri sul libretto alla mano) che ti sei fatto 2 anni di approfondimenti e aggiornamenti dopo il diploma di assaggiatore. Questo in AIS non succede: non c'è la registrazione obbligatoria del percorso post diploma? O no?

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Mattia

circa 10 anni fa - Link

Sono ancora un principiante ma durante il primo livello ho assaggiato grandi vini e prove di botte con serate AIS a prezzo molto più che accettabile. E non capisco qual è sia problema nel vedere un pensionato che si è fatto il corso per diletto e si sbaglia di fronte a un IGT (cosa che tra l'altro non vuol dire nulla visto che ci sono IGT per scelta e sono grandi vini). Al massimo è un problema organizzativo ma non vedo cosa centri con la qualità degli insegnanti o con insinuazioni sulla gestione. E' uno stile. Non piace? Si segue la propria strada. Non è certo necessario tentare di trasformare opinioni personali in giudizi universali. Io non sono un fan dell'etichetta a tutti i costi. Ma so che una divisa aiuta quando c'è tanta gente e so bene che in alcune occasioni rispettare troppo le forme può persino mettere a disagio. Ma conoscere le modalità del servizio non vuol dire avere una pistola alla testa e alcuni passaggi aiutano in ogni caso a capire i propri gesti e quando questi possono essere fastidiosi a tavola. Inoltre il servizio e il rigore insegnano un po' di umiltà così come il servizio incorpora una responsabilità nell'essere socio. Pensi che leggendo i commenti mi è addirittura balenata in testa l'idea che in alcune delegazioni la partecipazione cali proprio perché gli eventi non vengono presi sottogamba. Per il resto delle varie meccaniche associative so poco. So che prima di scegliere l'AIS ho seguito la presentazione di tre associazioni (ONAV inclusa) per ben due volte. E ho scelto AIS pur non sapendo minimamente dove arriverò nel percorso di conoscenza nel vino. Questo perché ho percepito, nella specifica delegazione in cui mi trovo, il ritmo giusto e un rispetto tanto del vino appena imbottigliato (gusti personali di questo o quel sommelier a parte) quanto dei vini più blasonati che, me ne rendo conto anche io nella mia estrema ignoranza, i loro pregi ce li hanno e richiamano a quella golosità che per me un amante del vino deve avere. In ogni caso in questi mesi non ho visto nessun rappresentante dell'AIS accostare la parola cantina e la parola infimo. Ho conosciuto dei produttori medi e piccoli molto contenti del rapporto con l'associazione. Non mi sono state svelate le informazioni con il contagocce. E, con grande piacere, ho sentito parlare in molto sereno e affettuoso delle varie divisioni e delle altre associazioni ed è questa la cosa che mi ha spinto a rispondere in questa sede. Gli altri mi sembrano tutti problemi organizzativi e di sensibilità personale. Sono sicuro che c'è qualche produttore che è stato trascurato. Sono sicuro che alcuni giudizi non rendono giustizia a un vino e altri ne rendono fin troppa. E posso anche immaginare che ci siano ingerenze di qualche tipo ma lo immagino per ogni associazione di dimensioni ragguardevoli. Non limito queste considerazioni all'associazione che, guardacaso, mi sta meno simpatica dell'altra.

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Mattia

circa 10 anni fa - Link

Nella fretta ho ovviamente sbagliato. "Prove di cantina" non "prove di botte"

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Claudio Giacomini

circa 10 anni fa - Link

Ciao, Alessandro, grazie per la tua puntuale e precisa analisi sui numeri dell’Ais poiché da modo a tutti gli interessati di conoscere la situazione della gestione passata. Ho visto che i primi commenti, a parte quelli di reazione che lasciano il tempo che trovano, vertono principalmente sul turnover dei soci e sulle dispersioni patrimoniali, è proprio su questi due punti che vorrei anch’io intervenire e fare la mia personale analisi. Per quanto attiene il turnover, quelli come me, che lavorano da sempre nell’Associazione a livello periferico, ne conoscono benissimo il motivo: la maggior parte delle persone si iscrivono all’AIS solo perché “costrette” poiché, diversamente, non potrebbero partecipare al corso che è considerato senza dubbio, il migliore per quanto riguarda il vino, ma che, in realtà, non hanno nessun interesse associativo, infatti non partecipano mai agli eventi proposti, sia locali che nazionali, e che, una volta completato il corso, non hanno nessuna attrattiva a rinnovare la tessera e sono ben lieti di non pagare la quota. Ma il vero problema è rappresentato dall’utilizzo degli introiti provenienti dalle quote associative!!!!!!!!! Risolto il cancro bibenda, che dovrebbe ridurre i costi di produzione della guida e della rivista, sarebbe opportuno investire su quello che l’Ais ha di più prezioso, cioè sui relatori e sulla didattica. Purtroppo oggi si continua a voler far cassa con questa preziosa risorsa, quando invece sarebbe opportuno e doveroso motivare ed incrementare gli operatori didattici con sussidi e aggiornamenti gratuiti. Ma questo è un altro problema. Infine ritengo auspicabile un maggior controllo su tutti i costi e, come dici tu, si potrebbe attuare una spending rewiew.

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Enox

circa 10 anni fa - Link

"...al corso che è considerato senza dubbio, il migliore per quanto riguarda il vino...". Scusi: ma chi avrebbe emanato codesta sentenza? Un organismo di certificazione? La MC Kinsey? No, perché, quando io parlo con cantinieri, tecnici dei consorzi, piccoli produttori, o l'assoenologi a me dicono esattamente il contrario. Poi, se la sentenza proviene da qualche responsabile accoglienze di qualche cantina con 3 bicchieri o roba del genere, allora ci credo.

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Luka B.

circa 10 anni fa - Link

io invece ho parlato con molta altra gente, chi ancora associato AIS, chi no, che invece mi han detto, che il corso AIS con tutte le varie pecche, ti dà assolutamente un validissimo metodo per la degustazione di un vino, che nel tempo potrai solo che completare con l'esperienza, ma la base rimarrà per sempre. Tra chi mi ha detto questo c'è gente di Intravino, viticultori che hanno fatto il corso e sommelier professionisti che lavorano in risotranti. Purtroppo anche qui c'è sempre lo zampino di CHI è il relatore e torniamo alle cose che ho scritto sopra, sempre rispondendo a Lei

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Patrick

circa 10 anni fa - Link

Possiamo dire che ognuno tira l'acqua al suo mulino? E che cantinieri, enologi fanno un altra cosa, hanno un altro ruolo e spesso vivono in un altro mondo?

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Giuseppe Butera

circa 10 anni fa - Link

Devo, purtroppo, fare anche qui un paio di puntualizzazioni: intanto ci si sente risollevati a vedere con quanta solerzia l'attuale presidente ais intervenga laddove ci sia da fare qualche puntualizzazione - fatta, peraltro, con la chiarezza e la correttezza che ormai abbiamo imparato a conoscergli, quella stessa di vicende come wsa; Cappellini; assunzioni semestrali di responsabili organizzativi regionali che nessuna esperienza al riguardo abbiano mai maturato; cene post riunioni di "ri-fondazione" con numero di convitati non esattamente giustificato; appoggio di candidature bulgare alla presidenza regionale che possono dirsi quantomeno "riciclate" (giacché figure in prima linea già nel precedente regime che lo generò) e relativo rifiuto di candidati meno “controllabili” con sistemi che apparirebbero reazionari anche ad un redivivo Ignazio di Loyola; "distrazioni" circa alcune “licenze” ad operare, diciamo, “in proprio” concesse a soci che potremmo definire illustri e, al contempo, negate ad altri che ne avevano di minori ma che non erano parimenti “illustri” (dunque “esibiti” con fierezza alle riunioni quali delegati che “erano rimasti di qua” e adesso, stranamente, fuori); altre “distrazioni” circa le telefonate minatorie del maresciallo piazzato a Roma intese a far cancellare post semplicemente spiritosi da FB all'allievo di turno; un programma elettorale in cui, al di là di quel che si sosterrebbe di aver fatto e di essere in procinto di fare, si scrive su carta intestata ais e lo si spedisce servendosi di un servizio, mailup che, a proposito di “controllo della spesa”, sarebbe assai interessante sapere chi paga (anche qui anticipiamo subito che, quand'anche si trattasse di un servizio a canone fisso ed invii illimitati, sarebbe sempre importante - sotto il profilo morale ma non solo, perdoni maietta se mi ostino a tediare con questa parola che egli evidentemente misconosce - capire come mai il “commerciante di vino” candidato alle prossime elezioni se ne possa servire. Egli, di certo, avrà fatto deliberare all'associazione il rimborso degli oneri ai quali saranno soggetti gli altri candidati alla carica per avere il medesimo servizio, non importa se si tratti di dieci, cento o mille euri: con la correttezza che sbandiera ai quattro venti non potrebbe sicuramente essere incorso in una simile leggerezza!) ; e si potrebbe certo continuare con amenità varie di cui il c.v. dell'eroe in esame abbonda oltre ogni ragionevole misura. Certo è che, oltre a quanto di presuntamente “fisiologico” vi sia nel cd. Turnover dei soci, un'associazione come la nostra, che dovrebbe muovere dalla valorizzazione - sotto il doppio profilo, culturale ed emozionale - di una comune passione, dovrebbe essere improntata alle peculiarità della medesima e, quindi, solo per fare degli esempi, chi vi giunge, anche se con il solo fine di “prendere il pezzo di carta”, dovrebbe trovarvi un contesto virtuoso rispetto a detta passione che lo invogli a proseguire nella vita associativa. E non voglio dilungarmi circa gli “eventucci” o i “corsetti” più “ricchi premi e cotillons” a Roma o a Milano che non a Matera ché, intanto, dovrebb'essere evidente a tutti coloro che abbiano un minimo di vita associativa alle spalle, come proprio nelle città indicate come maggiormente “à la page” si siano consumati - e si stiano tuttora consumando - i peggiori tradimenti di quello che un'associazione POTREBBE essere, forse prima ancora del DOVREBBE, bensì affermare che, se si genera un circolo minimamente virtuoso, si valorizzano per esempio all'interno delle singole realtà - per come esse stesse realtà lo permettono - i migliori elementi, facendo poi in modo che questi forniscano gli stimoli e magari aumentando il più possibile le connessioni a livello nazionale, forse vien fuori un contesto associativo all'interno del quale ti vien voglia di restare perché percepisci che quello che ha da darti INIZIA dopo i corsi, piuttosto che finire (tanto per fare esempi a caso, un Sommelier che sia un vero appassionato, viva esso nel più ridente angolo di Langa o nel meno felice Molise, si da da fare per esplorare al massimo le realtà viciniori e ad esse legarsi e, sempre per “revisioni di spesa”, se come ho fatto notare nelle riunioni della “rinascita romana”, iniziassimo a mettere in discussione la necessità dell'albergo “di un certo livello” come sede, si potrebbe utilizzare i denari risparmiati derivanti dall'utilizzo di qualche decorosissima sede magari un po' più economica per dare la possibilità di giornate partecipative con tali varie realtà locali, cosa che da sola sarebbe assai più appagante e formativa di tante altre che la linea del tristo frangente ricci-medri-ricci-maietta-ricci-ricci ha sempre preferito). Purtroppo però - e qui rimango, ribadendo che si tratta solo di UN ESEMPIO e che tantissimi altri potrebbero farsene - in ais si è fatto altro: si è puntato a diminuire progressivamente d'importanza perfino quell'unico strumento di qualificazione interna ch'era la distinzione tra Professionisti e non; si è eliminata ogni possibilità di “discutere” a qualsiasi livello, abolendo organi di controllo e garanzia e diminuendo progressivamente l'importanza riconosciuta alle figure dei delegati; l'Assemblea dei Soci ha valore come l'U.F.O; si dice che si fa una rivista “nuova” e, a parte i commenti di qualche simpatizzante-per-politiche-deviate, la verità è sotto gli occhi di tutti; laddove vi siano regioni che possono beneficiare di una politica “congiunta” insieme ai produttori locali per promuovere al meglio la conoscenza di territori un po' “meno sotto i riflettori”, i nuovi buoni ti prendono un bel parlatore di lusso e organizzano una degustazione di sette vini laziali a VENTI euri (e qui anticipo ogni obiezione affermando che conosco assai meglio di costoro la realtà laziale, so per certo che facendo un attento lavoro programmatico i produttori stessi ti sarebbero a fianco per evitare COMUNQUE, se anche ne avessero, richieste che, in questo momento giustifichino cifre del genere e, ANCOR PIÙ COMUNQUE, se pure ci arrivassimo, una corretta politica “pro” vini locali imporrebbe che, in questa fase del lavoro, si aggiungano cinque euri in più al prezzo di una bella verticale di Vigneto Bucerchiale onde farne pagare cinque in meno quella dei laziali, scegliendo, se del caso, perfino di fare una completa comunicazione della strategia economica seguita). Anche qui devo arrestarmi, perché purtroppo le cose da dire sarebbero infinite: spero solo di aver ingenerato in chi ancora non ne avesse fatte, il principio di alcune considerazioni sulla via delle quali proseguire per proprio conto per comprendere, realmente, con chi abbiamo a che fare. Ribadisco, non avendolo fin qui detto, a beneficio di chiunque si chiedesse a che titolo scrivo quanto affermato, di essere un Sommelier Professionista AIS (https://www.facebook.com/giuseppebuterapresidenteregionaleaislazio), formato ed attivo a Roma, da diversi anni in polemica con il capobastone precedente e costretto, ob torto collo, a fare alfin notare a chi blatera di volerne emendare le malefatte, di starsi muovendo esattamente nella medesima direzione.

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oste

circa 10 anni fa - Link

"All’inizio del mio mandato, nel 2010, eravamo 27.671, nel 2011 eravamo 28.053, nel 2012 eravamo 28.160, nel 2013 siamo saliti a 29.768. Alla data del 18 giugno 2014 abbiamo raggiunto il ragguardevole numero di 36.414, quindi con un bel 22% in più rispetto allo scorso anno". Ecco il testo della mail appena spedita ai soci dal Pres./Vice Pres./Componente G.E.N./Pres. Comm.ne statuto/Fondatore WSA Maietta (insomma è tutto lui!!) Ma che credibilità avete voi e lui? Adesso ve lo chiedo seriamente...prima date dei numeri, poi altri, poi date ragione a Maietta (parrebbero dar ragione a Maietta) e lui da altri numeri.... Tutto ciò E PENOSO!!

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oste

circa 10 anni fa - Link

che cosa si fa per una poltrona...

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oste

circa 10 anni fa - Link

ah, un altra cosa di grazia: ma questa "relazione sulla gestione" dove si trova? ho provato a cercarla in tutti i modi ma niente... mi potresti dire dov'è pubblicata?

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Fabrizio pagliardi

circa 10 anni fa - Link

È un allegato che fa parte del bilancio.

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oste

circa 10 anni fa - Link

e il bilancio dove si trova? potrebbe gentilmente fornirmi un link?

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Fabrizio pagliardi

circa 10 anni fa - Link

Chiedilo alla camera di commercio è un atto pubblico depositato.

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oste

circa 10 anni fa - Link

Quindi nell' era di internet io devo andare alla camera di commercio per vedere il bilancio? non sarebbe molto più semplice (ma sopratutto TRASPARENTE) pubblicarlo on line? Devo ringraziare l'autore dell' articolo altrimenti non avrei mai saputo niente, ci rendiamo conto? E questa sarebbe la famosa trasparenza di Maietta? Ma per piacere su... Altra domanda: ma questi soldi per Regalie, colazioni di lavoro ecc.ecc. come sono rendicontati?

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Fabrizio pagliardi

circa 10 anni fa - Link

Ebbene si !! Pensa nell'era di Internet devi andare alla camera di commercio !!! Incredibile che indecenza. E la cosa indecente veramente è che è così per il 96% dei bilanci che uno vorrebbe consultare. Ommmmmmiodio !!!, grazie mi avete aperto un mondo!!! Ci rendiamo conto in Italia le aziende e le associazioni non pubblicano il bilancio su internet (che potrebbe tranquillamente essere falso), ma bensì lo depositano presso un organo a garanzia che lo rilascia a richiesta certificato come conforme. ogni anno e uno si deve andare ad informare, terribile questa cosa, sono veramente colpito !!!!

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Eretico Enoico

circa 10 anni fa - Link

Les Italiens ...direbbero oltrealpe e purtroppo e' sconfortante vedere i fiumi di parole spesi su questo argomento( in modo ricorrente )che il sito spesso propone. In assoluta buona fede e da ignorante mi chiedo se Morrichetti o altri abbiano incarichi o interessi associativi ufficiali vista la attenta e ripetuta ricerca di peli nel bicchiere. Sono associazioni private molto simili a circoli sportivi con scopi didattico culturali e di lucro ( non è una parolaccia ne e' illegale) che a quanto mi risulta pagano le tasse secondo quanto dovuto e seppur in modo perfettibile sostengono un settore importante come quello della vitivinicoltura ( con le debite sbavature per carità), se si hanno dubbi o semplicemente non ci si trova più a proprio agio basta non rinnovare . Andando in libreria si acquista un autore ,lo si legge e se non piace non si finisce ne tantomeno non si riacquista. Sbaglierò e certamente qualche "professore " che scrive in questa testata mi bacchetterà, ignorando il mio assoluto senso di democratica libertà , ma cosa caspita ( per non dire altro) significa tutto ciò in una testate giornalistica che si descrive con UN ALTRO VINO E' POSSIBILE... neanche sul sito ufficiale AIS ( regionale nazionale locale) si perde tempo cn queste querelle e fa sorridere vedere come il primo articolo partisse lancia e carica mentre questo cambia tono con " ... Vedete lo dicevo ,tutto chiaro" Con affetto masochistico un saluto

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Andrea Z

circa 10 anni fa - Link

Considerazioni Banali sul turnover. All'associato "medio" non interessa nulla dell'utile o del bilancio, ma vorrebbe: - ricevere proposte di formazione accessibili (economicamente), originali e costanti; - sentirsi parte di una realtà viva e operante; - essere coinvolto attivamente. Tuttavia, l'associato "medio" fatica a capire che: - l'A.I.S. è principalmente un'agenzia di formazione che vende corsi; - l'A.I.S. non ha come obiettivo principale creare intrattenimento per i sommelier diplomati; - non deve riporre aspettative oltre il termine del corso. La formazione che ho comprato è stata di qualità e corrispondente alle aspettative ma certamente non sufficiente, il mondo del vino è un universo completamente diverso da quello che ho studiato sui libri A.I.S. . L'A.I.S non ha il compito e le capacità di fare scoprire il mondo delle cantine,dei vignaioli e dei vigneti. Con la conclusione dei 3 livelli finisce l'obbligo di studiare e comincia il diritto di sapere... ecco perchè dopo un pò non si fa più vedere.

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Daniele

circa 10 anni fa - Link

Quindi sostanzialmente stai dicendo che finiti i corsi non ha senso rimanere iscritti ad AIS

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oste

circa 10 anni fa - Link

Dai Fabrizio fai il serio, per favore...oggi esistono degli strumenti nuovi, uno dei quali si chiama internet, te ne servi per scrivere e commentare con me le notizie del mondo...hai presente? Bene, il fatto che una associazione importante come l' AIS, diretta da persone che "Escono dagli incubi (cit.)" non pubblichi il proprio bilancio on line è SCANDALOSO, a maggior ragione quando si parla di TRASPARENZA. Ora non sono tenuti dalla legge, non commettono nessun reato, ci mancherebbe, ma sarebbe OPPORTUNO. Dopodiché ti informo che la maggior parte delle associazioni, persino in italia, pubblicano il proprio bilancio on line, la Pubblica Amministrazione mette i bilanci on line, i politici (solo alcuni a dire la verita) pubblicano le loro spese. Ti rendi conto che sarebbe per lo meno UTILE fare una cosa del genere? Chi non ha niente da nascondere "è limpido come l'acqua (cit.)" p.s. Pubblicare un bilancio falsificando i dati, quello si che è reato, non credo che qualcuno sarebbe cosi scemo da fare una cosa del genere.

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Fabrizio Pagliardi

circa 10 anni fa - Link

Non c'è niente di scandaloso è solo una argomentazione strumentale. Non mi informare, sono informato e ho anche il collegamento al cerved e i bilanci li posso richiedere quando mi pare. Il 96% non è un numero messo a caso ... Informati.

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oste

circa 10 anni fa - Link

non c'è niente di scandaloso? è solo una argomentazione strumentale?...ok se lo dici tu che sei cosi informato allora me ne farò una ragione. Ma allora dimmi cosa ne pensi tu (eliminando leggi, elezioni, cerved, eliminando TUTTO) cioè, secondo te, sarebbe utile/opportuno pubblicare on line il bilancio AIS, permettendone una maggiore visibilità?

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Fabrizio Pagliardi

circa 10 anni fa - Link

Potrebbe essere utile ? Si certo È scandaloso che non sia così ? No non è per niente scandaloso. È la normalità.

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Caronte

circa 10 anni fa - Link

L'hanno già detto altri sopra: AIS non è né carne né pesce. E' l'unica associazione delle 3 (FISAR neppure la considero) che non prevede la registrazione delle attività associative post diploma per il socio. Se si vuole il sommelier (servizio, abbinamento, cultura) vero, quello che fa lo per mestiere e fa solo questo, c'è ASPI. Qui il cerimoniale è addirittura la mission dell'associazione. Se si vuole l'assaggiatore cioè quello che gli interessa unicamente la degustazione e la conoscenza del vino, c'è ONAV. Qui non c'è cerimoniale alcuno, anzi. Quello che sta in mezzo, AIS, non fa bene né l'uno né l'altro perché, appunto, è un fritto misto. Quando uno, ottenuto l'attestato, studia, approfondisce, conosce, parla, discute, se ne accorge e fa una scelta di campo. Oppure lascia. Oppure prosegue, appunto, perché non approfondisce.

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Lucky

circa 10 anni fa - Link

Innanzitutto standing ovation ad Eretico Erotico, non se ne può più con questi numeri e sigle. Una delle rarissime cose giuste proferite fin qui da F(M)R è stata quando (non ricordo dove o quando) chiese quale fosse l'attività principale dei "commentatori" di blog enologici, considerati il volume e frequenza di certi interventi. A proposito, @Giuseppe Butera, un punto e a capo ogni tanto magari ci allevierebbe l'impatto visivo dinanzi a quel mattone che sono i tuoi interventi e la tua crociata. Due maroni! Ed infine tornando di FIS, no comment a riguardo del sassolino ("delinquenziale") scagliato in apertura dal Billetto, nascondendo lesto la mano nel grembiulino e indossando la faccetta da alunno diligente... Buon divertimento,

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Giuseppe Butera

circa 10 anni fa - Link

Eccolo, finalmente, anche "qui" l'eroe che riesce a meritarsi una risposta "ad personam" rubando tempo da destinare ad affari di sicura maggiore rilevanza - tipo quelli che lui chiama crociate! Allora: il punto, per solito, quando scrivo è situato dov'è opportuno che sia, non già dove apprezzerebbe vederlo uno che legge "erotico" per "enoico" (e, poi, per inciso, non mi pare di aver visto o sentito da alcuna parte vi siano obblighi di sorta a leggere quel che scrivo. Semplicemente, registro un qualche interesse - data la serietà della/ questione/i generalmente affrontate, ad opera di alcuni "nome e cognome", laddove invece qualche sparuto "creativo" che inizi ad esserlo proprio dal nome - come il suo - se ne lagna. Suggerirei con fermo garbo il proverbiale “pascolare” e, circa le relative ragioni, gliele offro fuor di parentesi). Direi infatti che, sempre a causa del fatto che Giuseppe Butera abbia un nome e un cognome - lei e i tanti par suo certo vorranno scusarlo di una simile banalità - non risulti difficile racimolare qualche informazione su di lui, peraltro da “qualche tempo” Sommelier Professionista “proprio” AIS, e desumerne abbia già la propria, pur piccola, “storia di vita e vino” in cui poco o nulla possono aggiungere o togliere le abiezioni morali da manuale di franco moira ricci prima e i “mafiettismi” di adesso (unitamente al coro di fiancheggiatori dell'uno e dell'altro, di chi prima era di là e adesso è di qua): dunque, a parte la miopia necessaria a non rendersi conto dell'oggettività di quel che segnalo, occorre anche qualcosa che odori parecchio di malafede per non comprender che le “crociate” - come le chiama lei - che non portino alcun beneficio concreto, forse sono portate avanti proprio in nome di valori, quegli stessi che evidentemente O ignora O vuol fingere di farlo. Purtroppo però, a parte il “fatto” che il suo atteggiamento rappresenta, fatti ancor più gravi sono quelli dai quali in pochi - ma indubbiamente, se non “buoni”, almeno “meno peggiori” - vorremmo mettere al riparo quel che riguarda una passione nostra, dei tanti amici con i quali la coltiviamo fuori, oggi, da sodalizi all'interno dei quali pure la condividemmo e di tutti i “nuovi” i quali, avvicinandovisi, non credo immaginino di dovervi trovare cotanto lerciume (e se fa un “giretto” grammaticale, magari comprende anche esattamente perché mi servo deliberatamente del “cotanto” rispondendole). Buona fortuna ad un'ironia la cui eleganza e convenienza ben s'addicono alle argomentazioni cui s'accompagna!

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Caronte

circa 10 anni fa - Link

Una proposta a Intravino. Dato che a me (e, probabilmente a tanti altri) della disputa sulle elezioni dell'AIS (a proposito: si tengono tra poco anche quelle dei grandi elettori di ONAV che nel 2015 voteranno la nuova presidenza), sulle beghe interne, sull'inconsistenza di WSA (lo sanno tutti che è ASI il vero network delle associazioni nazionali dei sommelier), etc. non interessa praticamente nulla, perché invece non fare un articolo su pregi e difetti delle diverse associazioni, ma dal punto di vista dell'iscritto, della didattica, delle degustazioni, della vita associativa, della rappresentazione, della formazione, dei costi: insomma di cose importanti, per chi ama il vino? Per chi ama il vino, e basta, tutta questa disputa tra candidati, correnti, scissionisti, non interessa nulla essendo la solita zuffa per le poltrone e la visibilità. Io e tanti altri, che amano molto il vino ma nella vita fanno un altro mestiere e soprattutto non sono interessati a fare "carriera associativa" né alle sue logiche di potere, fanno i corsi e si diplomano in sequenza con le 2 principali già citate. E poi vanno indifferentemente e contemporaneamente alle degustazioni di queste 2. E quindi pregi e difetti di ciascuna ci sono ben presenti. Perché non parliamo di questo e non delle miserie sui numeri, sui ricorsi, sugli atti, etc.?

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Patrick

circa 10 anni fa - Link

Certo che sarebbe interessante, Caronte, ma se già si polemizza in questi commenti cosa succederebbe?

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Caronte

circa 10 anni fa - Link

Succederebbe che ognuno dice la sua, e poi ci si fa un'idea leggendo le valutazioni di tutti. Lo si capisce abbastanza velocemente quando un commento è pacato, circostanziato, il più possibile oggettivo e basato su esperienze ed evidenze e quando, invece, è basato su sentenze autorefenziali, polemiche, visioni unilaterali e poco informate. Comunque, speriamo di essere ascoltati dall'illustre direzione.

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Eretico Enoico

circa 10 anni fa - Link

Concordo ed ho cercato anche con ironia per quello che conta di suggerire di non indugiare su certe tematiche. Caronte fai attenzione a nominare " la direzione" o invocarla perché io mi sono ,sempre con ironia, appellato ad un cantiniere capo e non fu capita ne la battuta ne il tono. Mi si fece notare che non esiste un coordinamento editoriale ne una linea editoriale,ben inteso democratica e libera seppur organizzata non mi sembrava un offesa di stampo giornalistico dittatoriale.

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Sistoiv

circa 10 anni fa - Link

Sostengo questa proposta, è quello che mi interessa, il resto sono veramente miserie. Tra pregi e difetti (anch'io conoscono bene tutte e 2 le associazioni, ONAV e AIS intendo), però bisognerà anche pur parlare di questo fondamentale tema: chi esamina gli esaminatori? Che esami sostengono costoro? E quali sono i requisiti, le competenze, le conoscenze, la qualifica di codesti esaminatori. Perché non ci si affida a organismi di parte 3a indipendenti? Ultimo: perché non si pubblicano i risultati di gradimento/soddisfazione dei corsisti? Se si farà un articolo, dirò la mia.

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