Abbinamenti vino-cibo. Il ristorante Mulino a Vino di Davide Scabin spazzerà via il sommelier?

di Antonio Tomacelli

Le scene mute davanti al sommelier sono, da oggi, un ricordo del passato. Oddio, volendo anche il sommelier potrebbe diventare un arnese da archiviare nella soffitta polverosa, tra la vecchia bici e l’allegro chirurgo. Tutta colpa — o merito — di quel genio di Davide Scabin. La rivoluzione enogastronomica non avverrà nel suo ristorante Combal Zero di Rivoli ma qualche chilometro più in là, tra i grattacieli di New York. Qui Scabin sarà il dominus del ristorante Mulino a Vino che ha tra i suoi scopi umanitari l’affrancamento dalla schiavitù dell’abbinamento cibo-vino.

Niente più scene mute, dicevamo, e silenzi imbarazzati davanti al  sommelier che ti porge la sua personalissima “carta dei vini” che, per inciso è il modo in cui i sommelier chiamano quella specie di Enciclopedia Treccani in 12 volumi rilegati con la pelle dei clienti che hanno chiesto, meschini, una mezzina di vino sfuso da abbinare all’amatriciana.

Nel Mulino a Vino, invece, si ribalta tutto e si parte dal “menù dei vini” al quale sono abbinati dei piatti della tradizione italiana rivisitati con mano leggera da Scabin. King of Savoy’s Vitello Tonnato, Skyline insalata, Street-Style Spaghettoni, Polpo alla Luciana, Minestra verde & Verde minestra, Rack of Lamb alla Romanas: 18 portate in tutto tra antipasti e dolci e, ottima novità, si potrà scegliere tra le porzioni piccole, media e grande.

La risto-rivoluzione prevede anche il vino al bicchiere e poche, sceltissime bottiglie perlopiù italiane visto che il Mulino è di proprietà di Paolo Meregalli, italianissimo distributore di vino, che così chiarisce gli obiettivi della sua nuova impresa: “La prospettiva di fondo resta quella di un cliente locale, con i suoi dubbi e le sue aspettative: cosa si chiederebbe un “new yorker” che ha voglia di conoscere l’Italia, le sue uve, l’enogastronomia che si fa largo tra la concorrenza di brand esteri? La gente ha voglia di scoprire: io sto aprendo questo ristorante come un new yorker con spirito italiano – spiega Meregalli – In più, si dà la possibilità di personalizzare la propria esperienza con gli abbinamenti che fanno per sé”.

Volendo il format americano non sarebbe una novità, visto che qualcuno ci ha già provato a Parigi. Nel 2010, infatti, il sommelier campione del mondo Enrico Bernardo ha aperto nella capitale francese il ristorante “Il Vino” che, appunto, ribaltava il concetto di abbinamento cibo-vino.

Arriverà la rivoluzione anche in Italia o voi siete già a conoscenza di qualche ristorante ammazza-sommelier?

 

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Antonio Tomacelli

Designer, gaudente, editore, ma solo una di queste attività gli riesce davvero bene. Fonda nel 2009 con Massimo Bernardi e Stefano Caffarri il blog Dissapore e, un anno dopo, Intravino e Spigoloso. Lascia il gruppo editoriale portandosi dietro Intravino e un manipolo di eroici bevitori. Classico esempio di migrante che, nato a Torino, va a cercar fortuna al sud, in Puglia. E il bello è che la trova.

11 Commenti

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Liberanosamalo

circa 10 anni fa - Link

Spesso i sommelier si "ammazzano"da soli.......quindi forza Scabin/Meregalli......

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David

circa 10 anni fa - Link

Gia visto 5 anni fa a Parigi...Enrico Bernardo...Il vino restaurant...

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Armando Castagno

circa 10 anni fa - Link

Più che ammazzare il/la sommelier, questa soluzione lo/la esalta. Non vedo chi meglio di un sommelier possa gestire la cantina di un ristorante del genere, ed operare le molte e complesse scelte di abbinamento. A meno che non si prosegua a considerare sempre e comunque il sommelier come un inamidato mescitore di vino, nel qual caso il sommelier non è morto oggi, ma è ormai mineralizzato.

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Federico Graziani

circa 10 anni fa - Link

Se riesco a trovare la pagina del menù degustazione vini (Aimo e Nadia) ve la pubblicherò con grande piacere. Identico concetto su un menù degustazione in cui si parte da una degustazione vini a cui si abbinavano dei piatti suggeriti. Ovviamente era solo una parte della proposta del menù, datata 2004. Caspita son già passati 10 anni...

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Angelo D.

circa 10 anni fa - Link

Non ho capito, Mulino a Vino non avrà un Sommelier? Dove sta la rivoluzione? Mah...

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annix

circa 10 anni fa - Link

Con tutto il rispetto , ma se la rivoluzione parte da Meregalli.....mah !?!

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Eretico Enoico

circa 10 anni fa - Link

Una novità? No non lo è ne nel format ne come modus operandi ma basta che se ne parli ( per la gioia del distributore di vini proprietario del locale). Un locale che parte dal vino e' la celebrazione del sommelier( colui che si occupa del vino dalla selezione,acquisto,stoccaggio,valorizzazione ,presentazione ,servizio ed abbinamento)poi chiamatelo come volete. L'enogastroevento ha solo due trame quando si decide di viverlo .Valorizzo il piatto con un vino comprimario o al contrario scelgo il vino come protagonista e cerco un qualcosa da mangiare per accompagnarlo( sempre più spesso la trama e' questa) quindi il consulente enologico anche se non si vede in qualche fase del processo esiste ed opera. Ognuno può vivere il vino come ritiene più opportuno ma la boria di chi denigra una figura professionale senza avere idea degli ambiti di azione della medesima e' solo un sintomo di ignoranza.

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Antonio

circa 10 anni fa - Link

Ma non si faceva una cosa simile se non identica da Enocratia a Milano? È da un po' che hanno chiuso, distribuiscono solo vino adesso.

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antonio erba

circa 10 anni fa - Link

Confermo che a Milano da Enocratia, ormai chiuso, si faceva esattamente la stessa cosa: il menu era composto da calici di vino a cui era abbinato un piatto.

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Luigi Di Tullio

circa 10 anni fa - Link

Noi di ShopOnWine abbiamo voluto fare la stessa cosa invece partendo dai cibi per la scelta del vino migliore. In questo modo il consumatore avrà a disposizione una serie di vini abbinabili al cibo scelto Strizziamo l'occhio a Davide Scabin ;-)

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Graziano Cipriano

circa 10 anni fa - Link

Un locale che si chiama Mulino a Vino a NY, proprietà e vini Meregalli (ma non solo, si vedono cartoni di altre aziende sul link del locale), abbinamenti studiati con i piatti, gestione cantina, ecc... E come si fa a rinunciare ad un professionista del vino? Forse c'è chi preferisce chiamarlo in altro modo e non sommelier, ma la sostanza non credo cambi di molto.

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