15 modi per dire che il vino non è buono. Cioè: tutte le scuse del vino
di Andrea MarchettiL’ultima Etichetta Rossa di Giacosa stappata assomigliava più ad una brodaglia che ad un raffinato Barolo o Barbaresco? Quel Monfortino pagato 400€ non aveva la raffinatezza tannica di cui avete letto? Prima di trovare una bottiglia di Barbacarlo bevibile ne avete dovute aprire una dozzina affette da svariate imprecisioni e difetti? Il vostro produttore preferito nella categoria “biodinamico supernatural” ha sfornato l’ennesimo aceto brettato?
Calma e gesso, nessun problema. Eccovi il campionario aggiornato delle scuse più fantasiose -spesso improbabili- che pacificheranno la vostra coscienza.
15 modi per dire che il vino non è buono
1. È troppo giovane
Partiamo con quella più semplice, banale e che potrebbe anche avere un senso, ma di certo è ampiamente abusata…e poi diciamoci la verità: pur con tutte le limitazioni del caso, se un vino è buono lo si capisce anche in gioventù, io penso…
2. Se bevuto nella zona di origine è più buono
Ma certo, come dare torto a chi lo afferma. Infatti ho appena prenotato Reinhold Messner per bere con la massima soddisfazione il riesling di Castel Juval che si produce nel suo maso. Facile, no?
3. È un giorno radice
Direttamente dal calendario di Barbanera, l’ultimo trend del degustatore moderno: i giorni si suddividono -a seconda delle fasi lunari- in radice, foglia, fiore e frutto, elencati in successione crescente di attitudine del giorno stesso ad esaltare o viceversa mortificare la bontà del vino. Mah, alzo le mani.
4. È colpa del trasporto
Assolutamente vietato trasportare, durante la settimana precedente la degustazione, la bottiglia che vorreste bere, pena il totale disfacimento della tessitura del liquido, lo sprofondamento negli abissi delle proprietà olfattive, lo snaturamento completo del prodotto. Personalmente ho apprezzato appieno bottiglie trasportate per 200 Km su stradine tortuose e consumate con apertura espressa, ma sarà stato di certo un caso. Poi c’è vino e vino, chiaramente.
5. È in fase di chiusura
Questo è il jolly da giocare in qualunque momento. Il vino non è all’altezza? Ma diamine, sta attraversando una fase di chiusura… by the way! Quando esce fatemi un fischio, ok? ;-)
6. Purtroppo il palato si è assuefatto al gusto industriale
Entriamo adesso nel vivo delle bizzarre scuse addotte per lo più dai fanatici del naturale a tutti i costi, anche quello difettato. E cosa c’è di meglio che cominciare incolpando l’assuefazione del gusto ad un fantomatico modello industriale. Poi guarda cosa succede a portare un Tavernello in giro alla fiera dei vini naturali, porca paletta.
7. Il vino naturale deve avere dei difetti
Lo so, sembrerà assurdo, ma vi assicuro che c’è chi lo afferma, addirittura si dice che per entrare in certi club occorra forzatamente la presenza di qualche difetto, che poi ovviamente viene spacciato come garanzia di naturalità e genuinità. Vi confido un segreto, ma come tutti i segreti che tale rimanga: produrre vini naturali senza difetti è possibile, di certo non è facile, ma sicuramente è possibile; non essere in grado di farlo è tutt’altro discorso.
8. Il brett è territorio
Ma anche no… ed anche se fosse, consiglierei di lasciar perdere quel territorio. Vi confido pure un altro segreto: Chateau Latour, uno dei più grandi vini del mondo, generalmente è brettato (cit.).
9. Il vino non è stato contestualizzato
Effettivamente, bevendo alcuni vini in una stalla avremmo una contestualizzazione perfetta per parallelismo olfattivo.
10. Il degustatore non si è adattato al vino
Il degustatore moderno si deve evolvere e capire che il vino ha la sua identità e quindi è il degustatore stesso che si deve adattare al vino e non viceversa. Da qui, però purtroppo, il passo per sdoganare difetti ed imprecisioni è veramente breve.
11. Il vino sente l’ostilità del degustatore e si ritrae nel guscio
Entriamo ora nell’olimpo delle giustificazioni più improbabili e bizzarre: il vino performa in maniera penosa? La colpa non è certo del vino, ma di chi ci si sta approcciando in modo ostile. Questa, però, frase attribuibile ad un noto produttore. Niente nomi, per carità.
12. Il degustatore non ha gusti sufficientemente maschi
Vi servono nel bicchiere qualcosa che assomiglia più ad un blend di aceto e letame che ad un vino e addirittura non vi piace? Non avete che da vergognarvi, il vostro gusto non è sufficientemente maschio, femminucce che non siete altro!
13. Sì, vabbè, però ha personalità
Arriviamo al meglio, al top del top delle scuse del vino. Il vino è cotto e ossidato? Ridotto abbestia che neanche la bombola dell’ossigeno riuscirà mai a riprenderlo? Ci potete condire l’insalata oltre a sale ed olio? Sono assolutamente dei dettagli insignificanti davanti alla sua immane personalità. Senti, senti che carattere!
14. Questa boccia è sfigata
Ed eccolo qua, il jolly dei jolly, la scusa più utilizzata da sempre, l’evergreen per definizione. Il vino è imbevibile? Ovviamente trattasi di boccia sfigata e fine della discussione.
15. Il punteggio è riduttivo
Ultima raccomandazione: la boccia sfigata, ma dalla grossissima personalità, non va punteggiata. Sarebbe riduttivo..
Infine, nel caso in cui nessuna delle precedenti scuse potesse essere applicata, si può sempre tirare in ballo il formato: “Ah, l’ho bevuto in magnum, è proprio tutto un altro vino, te lo assicuro…”.
Amici, sono ben conscio che questi fattori, ora più ora meno, possano intervenire a contaminare l’assaggio dei nostri vini. Basta solo non abusarne e non nascondersi, talvolta, dietro un dito.
37 Commenti
gabriele succi
circa 10 anni fa - LinkPost della vita. Senza se e senza ma.
Rispondibrett brother
circa 10 anni fa - Linkbel post assolutamente... certo Gabriele che devi avere una vita complicata ;) non toccatemi il brett :D
RispondiAlessandro Sinibaldi
circa 10 anni fa - LinkSolo sul punto 5 ho qualche perplessità, ma chiedo lumi a chi ne sa più di me. Sappiamo tutti che il vino in bottiglia ha un'evoluzione organolettica e non solo. Molecole si combinano sparendo per formarne altre. Per quella che è la mia limitata esperienza, un vino in bottiglia attraversa addirittura più fasi di chiusura che coincidono probabilmente con determinati fenomeni chimici e può capitare benissimo di degustare un vino, ahimè, proprio durante una di queste fasi di chiusura. Questo non vuol dire che il vino non è buono, solo che bisogna aspettare. Ho constatato personalmente, soprattutto con dei Borgogna, questo fenomeno ma credo che valga in generale
RispondiFrancesco
circa 10 anni fa - LinkSono stato a bari per una manifestazione sui vignaioli.... Una pena!!! Su circa 30 assaggi fatti posso dire di aver bevuto 4 vini degni il resto non lo userei neanche per brillantare le pentole!!!! Un produttore dell'Emilia Romagna vista la mia faccia schifata dopo aver annusato il suo "intruglio" mi ha chiesto: "qualche problema?" Io: "da quanta volatile ha sta prendendo il volo" Lui: "si ma se questo vino non avesse la volatile non avrebbe avuto nessuna struttura"... Purtroppo questi pseudo produttori condizionano fortemente le persone sempre più disorientate in questo marasma di associazioni, etichette ecc.... spesso demonizzando aziende convenzionali fuori da questi schemi ma con una dote che in pochi hanno: la moralità!!!
Rispondisuslov
circa 10 anni fa - Linkmi sembra manchino anche il fondamentale "la temperatura di servizio non e' quella corretta" .... con corollari vari tipo "io un rosso cosi' lo metterei anche in frigo" o "un bianco di tale estrazione va bevuto a temperatura ambiente" e l'altrettanto multiuso "questo e' un vino non da degustazione ma da abbinare con il cibo" cui fare seguire pippone sui rossi con il pesce e bianchi con i formaggi che in francia si non come da noi
Rispondimm aka" pover semo"
circa 10 anni fa - Link11 tutta la vita, top! La 13 si potrebbe usare anche per giustificare un pene di piccola taglia, piccolo si ma dalla grande personalità. Anzi la faccio propria mia.
RispondiDavide (Sbrega)
circa 10 anni fa - LinkStampare e portare sempre con sè!
RispondiEnodreams
circa 10 anni fa - LinkIl punto 4 NO!!!! altrimenti le enoteche online come fanno :-D !!!!
Rispondihansen
circa 10 anni fa - Linkgrande complitation!...mi pare manchi pure la scusa : si ma quante ora prima l'hai stappato?....a ma no quello è un vino che va stappato almeno 22 ore prima
RispondiAlessandro Sinibaldi
circa 10 anni fa - Linka un corso AIS ci parlarono di un brunello Biondi Santi del 1898 (mi pare fosse questa l'annata) che appena aperto era (testuali parole) "una cloaca" e che dopo 10 giorni dall'apertura invece era immenso. Te lo riporto così come ci venne raccontato dal relatore, che l'aveva bevuto in America con Biondi Santi stesso
Rispondigabriele succi
circa 10 anni fa - LinkAh certo Hansen... per certi vini è addirittura indispensabile... :D
Rispondinico speranza
circa 10 anni fa - Linkil brett è territorio, ma il più delle volte anche nei bianchi evoluti il carattere PREMOX ...
Rispondidavide G
circa 10 anni fa - Linkbellissimo articolo. mi permetto di aggiungerne: 16 - i vini biologici appena aperti puzzano ma dopo 48 ore sono buonissimi (è un dogma...) 17 - le annate vecchie erano migliori (sempre riferito ai biologici, dove nelle annate vecchie c'erano quintalate di diserbante) 18- il vino rispecchia l'anima del produttore (da dirsi in presenza di bioproduttori poco avvezzi all'igiene personale)
RispondiCarlo Tabarrini
circa 10 anni fa - LinkForse hai erroneamente confuso i vini biologici con alcuni cosidetti naturali (non che non possano coincidere), però non è che i diserbanti non facciano puzzare i vini, forse intendevi i solfiti.... insomma, diciamo che volevi fare il bacchettone verso qualche estremo ma in realtà hai dimostrato che le tue idee sono abbastanza confuse...
RispondiAdriano Aiello
circa 10 anni fa - LinkApplauso al Tabarrini
RispondiDavide G.
circa 10 anni fa - Linkle mie idee sono chiarissime, ma rispetto le tue idee
Rispondiandrea
circa 10 anni fa - Linkma con chi bevete voi??? Mai sentito giustificare vini difettosi, magari apprezzare vini rustici sì, ma... Andrea, mi pare un po' benpensante tutto ciò...
RispondiL'agendina@wordpress
circa 10 anni fa - LinkTi sbagli: non è benpensante è che l'articolo è ancora un po' chiuso..
Rispondiandrea
circa 10 anni fa - Link:)
RispondiPietro Palma
circa 10 anni fa - LinkPer il punto 5 ormai ho sviluppato una risposta standard. Quando mi sento dire "questo vino è ridotto" rispondo sempre: "si, lo sento, è ridotto male!"
RispondiDaniele Geo
circa 10 anni fa - LinkBell'articolo sig. Marchetti
Rispondialessandro bocchetti
circa 10 anni fa - Linkbravo Andrea, molto divertente... ;) ciao A
Rispondispanna o il tenero giacomo
circa 10 anni fa - LinkNon ce la faccio, proprio non ce la faccio a dirgli che il suo vino non si può bere e allora, vilmente, mi rifugio in un:" non è il mio genere".
RispondiMarch
circa 10 anni fa - LinkCi sarebbe anche il caso, riferito non alla singola boccia ma al vino, che quando lo bevi e lo trovi triste ti senti dire "si ma l'annata migliore è quella successiva (o quella precedente)". Qualunque annata tu beva.
RispondiJacopo Armani
circa 10 anni fa - LinkVorrei rispondere al commento di Francesco, anche se non sono sicuro che sia la cosa giusta da fare. Volevo solo dire due cose : la prima è che prima di mettere in commercio il vino, lo assaggiamo, SEMPRE. Probabilmente gli studi enologici ti hanno portato via molto tempo e capisco che il tempo per fare assaggi,nel corso della tua vita, si sia molto ridotto. Non disperare, vedrai che nel corso degli anni potrai certamente recuperare!! A proposito di moralità..... Sono andato a vedere su wikipedia il significato esatto della parola, ma non ho ben capito il senso che gli hai voluto dare nel tuo commento. Ti posso dire che noi lavoriamo con la moralità che intende wikipedia, abbiamo delle regole e cerchiamo di rispettarle. Sicuramente diverse dalle tue, si capisce, ma con questo non vuol dire che non ce ne siano.... La seconda cosa che voglio dirti, che tra l'altro è quella che mi fa più incazzare, è che le persone che vengono ad assaggiare ai nostri tavoli, sono persone anche disinteressate e curiose, che assaggiano per conoscere e se sono proprio incuriosite da qualcosa che non gli è chiaro, vengono a trovarci in azienda. Ambiente sicuramente più indicato per affrontare certi discorsi. Lo stesso Andrea Marchetti può confermarti che è la verità, lui stesso l'ha fatto, è venuto a trovarci e abbiamo parlato di brett, volatili e quant'altro. Con questo chiudo e spero che tu possa capire che è meglio fare delle domande a noi stessi quando assaggiamo i vini di altri, prima di farle a loro, piuttosto che fare provocazioni da primo della classe al corso di enologia....( e questa è proprio riferita alla stabilità proteica di cui parlavi a Bari ). P.s. Ricorda che dietro a una bottiglia, ci va il lavoro di un anno....o magari, a volte, anche di più. Saluti a tutti.
Rispondisandro maselli
circa 10 anni fa - Linksarei curioso di sapere quali sono le 4 bottiglie che rientrano nelle grazie di Francesco
RispondiDamiano
circa 10 anni fa - Linkla volatile può servire ad integrare, ma non è il punto. il punto è dove metti a fuoco, troppo zoom e vedi solo il particolare, manca l'insieme. poi DEGUSTIBUS. ...a me i vini di Jacopo & co piacciono assai, ma lui non me ne vuole vendere. ps saluti a tutti ;) Damiano bg
RispondiEmanuele
circa 10 anni fa - LinkA proposito di moralità (e aggiungiamo una categoria desueta: l'onestà intellettuale. E ancora un'altra: l'educazione. E giù con una quarta: la capacità dialettica): il tacciare un produttore di immoralità, ridurlo a pseudo-produttore e bollare come "intruglio" il suo vino non è critica ma denigrazione. Nessun vino deve piacere a nessuno per forza o per moda: qualsiasi vino è criticabile, ma dove acrimonia, presunzione e autoreferenzialità (il pretendere che il proprio sia l'unico gusto possibile e insindacabile) saturano le giunzioni sinaptiche esautorando intelligenza e curiosità, parlare di moralità è un controsenso.
Rispondinico speranza
circa 10 anni fa - LinkCitando: "l'uomo di gusto" è chiaramente un individuo in cui per armonia prestabilita il piacere personale coincide con il bere supremo. Ti ricordi quello slogan di Carlo Petrini "buono, pulito e giusto"; sicuramente rivendico un senso critico libero da ogni interessi. Il buono è OGGETTIVO è a causa di interessi che diventa soggettivo. L'onesta intellettuale, l'educazione al bere, la capacità dialettica sono doti che tutti quanti vorremo fossero nostre e che personalmente aspirerei ad avere come produttore.
RispondiSir Panzy
circa 10 anni fa - LinkBellissimo pezzo Andrea!! la 14 è il mio rifugio confortevole ;) Il "problema" è che 4 o 5 delle scuse sopraelencate sono continuamente usate dai talebani del naturale, che non sono quasi mai i produttori di vino, ma personaggi fanatici di corollario che riempono blog di cavolate. Alcuni di questi fanno poi (si) fanno dei film :D
RispondiGiovanni Solaroli
circa 10 anni fa - LinkSposo l'autore che riesce a strappare una risata guardando al piccolo mondo autoreferenziale con sguardo ironico. Che di questi tempi è un valore assoluto!
RispondiEmanuele
circa 10 anni fa - LinkIl pezzo è bello e spiritoso, bravo Andrea.
RispondiCristiana Lauro
circa 10 anni fa - LinkAttendibilissimo e molto, molto divertente. Il punto n. 11 mi incuriosisce assai ;-) e comunque questo elenco per punti é tanto vero quanto dilagante. Serpeggia ovunque.
RispondiAdriano Aiello
circa 10 anni fa - Link- Naso chiuso/morto: è un bianco che va bevuto a 14 gradi - Megavino sulla carta totalmente anonimo nella sostanza: purtroppo degusto dall'altro ieri ininterrottamente non sento più niente
RispondiLuca Miraglia
circa 10 anni fa - LinkAnche io ero a Bari, ed anche io ho provato vini piu' o meno gradevoli. Sicuramente ho trovato persone vere, appassionate, con cui ho trascorso ore indimenticabili e molto arricchenti. Non a caso l' evento si chiamava "Parlano i vignaioli", perche' sono loro, e non i direttori marketing, il motore dell' universo enoico nella sua migliore accezione. @ Francesco: se non hai capito questo, fatti un' overdose di Vinitaly.
Rispondijack vincennes
circa 8 anni fa - Linksarebbe anche corretto spiegare che qs voler giustificare a tutti i costi generalmente nasce dalla presunzione di chi non è capace di correlare un determinato riflesso organolettico a una specifica pratica di vigna o di cantina: si trova così ad apprezzare un certo insieme di comportamenti olfattivi o tattili , o ancora , gustativi solo perché corrispondono all’estetica corrente, senza sapere che quei rilievi non sono altro che l’effetto di un errore in cantina o in vigna. Nasce così la famosa complessità, che per l’appunto è una invenzione di coloro che presumono
RispondiMaurizio Gily
circa 8 anni fa - Linkmancherebbe "questo vino va spiegato" anche se in effetti può rientrare nel punto 9
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