Abbinamenti esotici in Israele

di Andrea Gori

A pensarci bene, con la cucina coreana giocavamo fuori casa e col tifo contro. Al confronto, Israele sa quasi di “casalinghitudine” (cit.) e di abbinamenti col cibo ce n’è per tutti i gusti. Spumanti dalle alture del Golan e rossi di notevole intensità non mancano, dai Rhone-style della Valle del Negev ai bordolesi di Galilea (sifapperdire, ovvio). Bene, ora che avete recepito il gancio territoriale, dimenticatelo. Noi lo famo strano e ci piace pure. Tranquilli, spiego. A tavola cercheremo l’offerta più Kosher possibile – cibi in linea con i dettami religiosi ebraici – ma coi vini pescheremo rigorosamente sù e giù per lo stivale.


Piccola parentesi sull’asseto gusto-olfattivo dei piatti Kosher made in Israele*: la varietà di sensazioni a disposizione è bella ampia, dal dolce allo speziato, dall’aspro al balsamico – il coriandolo è usato come il pane, diresti.
Tecnicamente, l’abbinamento perfetto è roba da professionisti. Prendiamo un grande classico come l’hummus – impasto di ceci conditi con sesamo arrostito, olio d’oliva, succo di limone, sale e aglio – ad esempio. Proposto come antipasto o aperitivo, va alla grande con un bel bianco aromatico e speziato o col sempreverde metodo classico, Franciacorta o Trento d.o.c. che sia. Accompagnato alle carni, invece – magari su un bel pollo arrosto – lo sposerei al carattere di un Marsiliana 2006 Maremma IGT di Principe Corsini – blend di cabernet, merlot, syrah, alicante e petit verdot, che inanella lussuosi riconoscimenti di macchia mediterranea.

A doppia personalità è anche il falafel, polpettina di ceci o fave insaporita con spezie e prezzemolo. In solitaria si sposa a meraviglia con un vino bianco marchigiano di buona struttura, ad esempio il Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Superiore “Vigna delle Oche ” di Fattoria San Lorenzo, mentre se diventa gregario di pietanze a base di agnello si può spaziare fino alla succulenta mineralità di un rosso etneo scelto tra i cru di Tenuta delle Terre Nere.

Nota: in alcuni piatti della tradizione può essere utilizzato lo zatar, misto di spezie tra cui timo, origano, maggiorana e sesamo oppure cumino e finocchio, che aumenta la complessità aromatica della preparazione e costringe a ricalibrare la scelta del vino. In tal caso, meglio optare per vini bianchi più corposi e profumati, magari uno Chardonnay in barrique come Bussiador di Aldo Conterno, e rossi più profondi, ad esempio un Aglianico del Vulture Camerlengo da vecchie vigne.

E anche in Israele ce la siamo cavata. Ma preparatevi, nel prossimo appuntamento ne vedrete delle belle.

*Non c’è una cucina israeliana propriamente detta; esiste invece una cucina ebraica che mescola tradizioni e abitudini alimentari(e culturali di ogni parte del mondo: dalla Russia alla Polonia, dagli Stati Uniti alla Francia, dal Marocco all’Iran.

Andrea Gori

Quarta generazione della famiglia Gori – ristoratori in Firenze dal 1901 – è il primo a occuparsi seriamente di vino. Biologo, ricercatore e genetista, inizia gli studi da sommelier nel 2004. Gli serviranno 4 anni per diventare vice campione europeo. In pubblico nega, ma crede nella supremazia della Toscana sulle altre regioni del vino, pur avendo un debole per Borgogna e Champagne. Per tutti è “il sommelier informatico”.

Nessun Commento

Commenta

Sii gentile, che ci piaci così. La tua mail non verrà pubblicata, fidati. Nei campi segnati con l'asterisco, però, qualcosa ce la devi scrivere. Grazie.