Ogni volta che ripenso agli inizi sorrido come un bambino felice. Armata Brancaleone a raccolta da Burde per pianificare una specie di sbarco sulla Luna in pulmino, tra i grandi: era il 5 giugno 2009. Tanti signor nessuno (qualcuno un po’ meno degli altri) vogliosi di affrontare il vino con levità, linguaggio semplice, zero autocompiacimento e tanto divertimento. Col senno di poi, ci stiamo riuscendo e – gonfiando un po’ il petto – direi che lo abbiamo fatto oltre le aspettative.

Oggi Intravino compie 3 anni (avanti con gli auguri tutti insieme, coraggio!) e ogni candelina in più sulla torta è il momento buono per una riflessione: da dove veniamo, dove andiamo, chi c’è a bordo, robe così. Tipo quando alla festa di compleanno sbevazzi così tanto che poi ti siedi in un angolo e diventi repentinamente introspettivo al limite del sadismo. La colonnina dei Mi piace è più popolata di quella Non mi piace ma entrambe vanno articolate e ogni tassello è prezioso. Comincio io e voi mi seguite, ok?

Mi piace: il senso diffuso di libertà e protezione, l’operosità, il pensiero laico. Da tempo vado riflettendo che se io lettore/produttore/consumatore avessi da denunciare qualcosa, lo farei qui, perché autorevolezza e credibilità miste a traffico sono una risorsa del quarto potere e Intravino c’è dentro. Ci sono senso della rete e competenza tecnica, cura editoriale, titoli a prova di acchiappo e una redazione diffusa che non la vedi ma c’è, funziona, a volte sbotta ma tiene e detta il ritmo. La competenza tecnica media è discreta poi ognuno si ritaglia un profilo degli autori che preferisce, è normale. Quando prendo in mano certe riviste e sfoglio distrattamente il copincolla patinato di certi comunicati stampa mi prende la depressione e capisco perché a un certo punto son stato orgoglioso di scrivere su Intravino. E’ una semplificazione, devo precisarlo? E poi mi piace da morire che dall’oggi al domani il commentatore possa diventare autore: si scoprono persone e talenti meravigliosi.

Non mi piace: il post riempitivo che fa tanto relax diluisce un po’ la sostanza, qualche disattenzione editoriale, il delirio di assolutismo che ci prende talvolta. Dovevamo cambiare il mondo ma il piatto piange. Avrà mica ragione Jamie Goode quando dice che il wine blogging è morto? Ad ogni modo, non mi piace del tutto il sistema dei commenti: ci vorrebbe una via per premiare quelli intelligenti mettendo in minoranza gli altri, anche per facilitare chi arriva tardi su un post e vorrebbe leggere solo quel che vale la pena leggere. E poi non mi piace la difficoltà di trovare una sostenibilità economica: ma ehi, ci stiamo provando in tutti.

Dimentico una quantità di roba ma confido nel buon cuore dei nostri cari lettori. Anzi, invito quelli più timidi, che leggono sempre silenziosi, a farci un buffetto di compleanno: anche qualche critica, noi recepiamo. Son cose che fanno piacere da bestia, io ve lo dico. Grazie degli auguri, in anticipo! E ora, tutti a festeggiare nella stanza cablata.