Il gioco della torre | Di che rivista fare a meno?

di Fiorenzo Sartore

rivisteIeri un amico su Facebook mi ricordava l’imminente consegna del nuovo numero di Porthos agli abbonati. Ho realizzato in un attimo che quella è l’unica roba cartacea, sul vino, che leggo.

E le altre?

Nel tempo, senza fatica, ho fatto a meno di tutte, o quasi. Porthos invece lo aspetto, e con qualche impazienza. Non leggo più il Gambero, trascuro Spirito Divino. Il glorioso Ex Vinis ha la home ferma al 2005. Ricordo Civiltà del bere come una lettura del secolo scorso – in effetti, era proprio il secolo scorso. Sfoglio Il mio vino perché l’editore me ne fa omaggio (grazie).

La crisi dell’editoria, magari pure internet, minacciano la sopravvivenza delle riviste?

E voi, avete una roba cartacea italiana, legata al vino, della quale non fate a meno?

E a quale rinunciate volentieri?

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Fiorenzo Sartore

Vinaio. Pressoché da sempre nell'enomondo, offline e online.

36 Commenti

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Jacopo Cossater

circa 15 anni fa - Link

Da quando l'ho scoperta non posso fare a meno di Enogea. La rivista più geek del panorama ;) E le straniere, praticamente tutte le edicole ben fornite hanno sia wine spectator che decanter.

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Marco Grossi

circa 15 anni fa - Link

Ma, alla fine sono un peccatore, ho un grosso scheletro nell'armadio che risponde al nome di Bibenda. Si quella, mi piace, è impaginata benissimo, ci scrivono firme che leggo volentieri (tranne Vespa) ed un oggetto dal design raffinato e curatissimo. Inoltre non ha pubblicità (esplicita). Un piccolo feticcio che mi piace sfogliare e collezionare. Per il resto in Italia c'è solo junk press, e non ne compro più una. All'estero compro solo la grandissima RFV, forse l'unica rivista di vini seria. Decanter -mi spiace- ma a parte qualche columnist, è una pena totale.

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Franco Ziliani

circa 15 anni fa - Link

risposta semplicissima Fiorenzo. Rivista di cui fare tranquillamente a meno, anzi da ignorare (anni e anni fa mi proposero di collaborare e io risposi di no dicendo che disistimavo totalmente la testata), Civiltà del Bere. E poi aggiungerei Gambero rosso (perché esiste ancora?). Riviste cartacee da non perdere l'Enogea del Masna e direi,anche se a volte un po' con linguaggio e scelte da "impallinati", e Porthos. Direi anche Bibenda, talvolta, per gli articoli, che non deludono mai, di Armando Castagno e Giovanni Ascione @ Marco Definire Decanter "una pena totale" é giudizio di un pressapochismo che fa cadere le braccia. IMHO...

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Marco Grossi

circa 15 anni fa - Link

Mah, Franco, negli ultimi mesi a Londra l'ho comprata sempre e l'ho trovata noiosa e piuttosto scontata. Oltre che con una pesantissima confusione tra sponsor e contenuto editoriale. Inoltre, ma questo è un mio limite, copre abbondantemente i vini del nuovo mondo, che francamente non mi interessano. Poi ci sono delle cose se si salvano, e delle firme interessanti. Ma a mio avviso poco altro. E' "il mio vino" in Uk. Parlando di altre riviste UK, The World of Fine Wines (che dovresti conoscere...) è su un altro pianeta come qualità. Peccato costi a numero come una bottiglia di Barbaresco...

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Franco Ziliani

circa 15 anni fa - Link

Definire Decanter come l'equivalente de Il mio vino in UK é una delle più grosse assurdità che abbia sentito quest'anno. E poi l'editor Guy Woodward sta facendo una rivista della quale si può dire tutto, tranne che sia "noiosa e piuttosto scontata"... Comunque prendo atto del tuo punto di vista

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Giovanni Arcari

circa 15 anni fa - Link

Una su tutte "il mio vino" seguita a ruota dal gambero. Pubblicità che si intreccia troppo spesso con l'informazione. Troppi palesi conflitti d'interessi e poca informazione seria.

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Fabio Italiano

circa 15 anni fa - Link

Dovendone buttare una dalla torre, opterei sicuramente per Il mio vino", una noia infinita. Solitamente leggo la rubrica la delusione, sono sempre curioso di sapere chi e' la vittima del mese. Poi tutti gli altri articoli sembrano publiredazionali a pagamento. A dire il vero anche Civilta del Bere non scherza. Ma si buttiamoli tutti e due!

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Giorgio

circa 15 anni fa - Link

E Slowfood? le ultime 30 pagine della rivista inviata ai soci sono dedicate al vino...

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Andrea Gori

circa 15 anni fa - Link

io salvo Spirito di Vino perchè è tanto glam ed Enogea e Porthos perchè sono da fighetti enosnob. Bibenda è una delle mie preferite e in assoluto la più didattica e utile se sei un sommelier AIS

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Alessandro Morichetti

circa 15 anni fa - Link

Civiltà del bere sà di vecchio fin dalla copertina, se poi lo sia non so, mi richiede troppo sforzo capirlo ;-) Tutti passano la fase "Il mio vino": un paio di rubriche interessanti e dissacranti ma poi la monotonia dilaga: del rapporto articoli-pubblicità è difficile parlare. Bibenda fà la patinata italiana: è lei la testa di serie Ais, la preoccupante assenza di una linea editoriale di DeVinis sconvolge un pò. Il Gambero è coloratissimo, peccato che ad un certo punto si finisca per leggere le pubblicità e saltare gli articoli. Spirito Divino.. foto splendide, qualche articolo niente male poi una certa quantità di "marchette" d'alto bordo che alla fine disturba, cioé servizi ad hoc su aziende alla fine dei quali ti chiedi "si, ok, e allora?". Non conosco granché Enogea, sorry. Porthos, beh, ci fosse un pelo di calviniana "leggerezza" in più sarebbe ancor più grandiosa. Comunque la aspetto anch'io, parecchio. @jacopo Tra le straniere: se proprio vuoi leggere british, passa a The World of Fine Wine. Vero, costa come un Barbaresco buono, però diciamolo: dura di più. E' una delle poche riviste che compri e puoi anche mettere lì, in libreria, per rileggere quando vuoi. Poco enocazzeggio, molto approfondimento e servizi su roba che noi umani, solitamente, non possiamo neanche immaginare. Eh vabbè, qualcuno dovrà pur parlare di certa roba: Hugh Johnson all'inizio e Michel Bettane alla fine.. sai comè ;-)

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Jacopo Cossater

circa 15 anni fa - Link

@Alessandro Hai perfettamente ragione. Dare però un'occhiata ogni tanto a riviste di larghisima diffusione come Wine Spectator rende l'idea su diverse tendenze globali, se mi passi il termine (a differenza del mercato italiano, dove nessuna testata è assoluto riferimento, sia in termini di credibilità che di vendite). E sono facili da trovare, appunto, anche in Italia. Quanto a The World of Fine Wine non mancherò. ;-)

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gianpaolo

circa 15 anni fa - Link

Enogea mi e' sempre piaciuta, infatti per me fu una perdita quando il Masna la interruppe per un paio di anni durante la sua permanenza alla guida dei vini dell'Espresso. Da notare, nonostante la ritrosia, il debutto su internet, anche se ancora non in stile blog (non sono permessi commenti diretti). Gli altri? Boh, ho smesso di comprarli tutti, quelli che mi arrivano a casa li sfoglio, ma raramente li leggo. Decanter. Lo compro qualche volta, ma e' ovviamente una rivista con un punto di vista lontano dal nostro, che poco si interessa di Italia, come del resto e' il caso per tutte le "all things Italian", a meno che non sia una gaffe di Berlusconi, che sempre trova spazio sulla stampa britannica. Puo' essere invece interessante proprio per il nuovo mondo, dove, forse non tutti lo sanno in Francia e Italia, si fanno anche vini seri in zone di grande vocazione.

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Franco Ziliani

circa 15 anni fa - Link

Gianpaolo non mi sembra proprio, e lo dico essendo abbonato da almeno dieci anni (oltre che collaboratore, non assiduo quanto vorrei... da 4), che Decanter "poco si interessa di Italia"... Certo la Francia continua ad avere la priorità, come pure il Nuovo Mondo, ma l'Italia, che pure potrebbe avere una copertura più ampia, soprattutto in certi articoli di colore o d'ambiente, come quello di Margaret Rand sulle 40 cose che ogni amante del vino dovrebbe fare, non é certo ignorata...

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gianpaolo

circa 15 anni fa - Link

diciamo che si interessa, ma potrebbe fare di piu'. Il problema non è Decanter, che segue i gusti e le conoscenze del mercato inglese, il problema è l'Inghilterra, che purtroppo non considera i vini italiani non dico i numeri uno al mondo, ma neanche i numeri due, o tre, o quattro. Lo dico con una puntina di amarezza, in quanto la mia famiglia e' mezza inglese, e speriamo che si possa fare meglio, in fondo dipende solo da noi, non è che loro abbiano un pregiudizio nei nostri confronti per punto preso.

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carlo piasentin

circa 15 anni fa - Link

beh, il panorama editoriale mi sembra, nel complesso, deludente. Non mi interessano: Il mio vino, Civiltà del Bere, Spirito Divino. Il Gambero Rosso è da tempo naufragata: mi sembra una gran perdita. Mi piace Enogea e sono un fan di Porthos, ma sono due testate troppo piccole e troppo impegnative per incidere sul grande pubblico. Trovo in discesa anche le guide ...

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Maria Rosellini

circa 15 anni fa - Link

Dirò una cosa scontata, ma l'editoria in generale è stanca, di più stanchissima. Sarà in virtù del fatto che i buoni prodotti ovviamente costano ed il momento non è dei più felici. Sarà che tanto è già stato scritto, sarà che i pubbliredazionali svuotano le riviste dei contenuti, sarà che alcuni prodotti sono stati concepiti in un’epoca che non esiste più, sarà che il troppo stroppia… Il fatto poi che chiunque si sia sentito in animo di dir/scriver la sua, di gridare al rogo! al rogo! ... Ah benedetta gavetta! Che bello quando s’incontra un professionista vero! Personalmente mi piace Porthos, indubbiamente radical-chic. Talvolta po' di leggerezza non gli guasterebbe. Butto dalla torre, senza sensi di colpa, Il Mio Vino.

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Giulia Fontana

circa 15 anni fa - Link

non mi vergogno a dirlo, le sfoglio tutte e di tutte mi piace qualcosa e di tutte qualcosa non mi piace. certo, Porthos è un'unica, è impegnativa, è come la terra che produce il vino, generosa ed avara insieme.la vorrei più morbida e meno "perfetta".più vicina alle persone... ma come dice Sangiorgi, vanno fatte delle scelte e non si può raggiungere tutti. W sempre e comunque la carta stampata e il suo profumo...

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Alessandro Morichetti

circa 15 anni fa - Link

Il profumo non ha prezzo. Sfoglio certe riviste e risento l'odore della mia gioventù. Qui nel Dissapore Network amiamo la libertà digitale e il senso di "comunità" che può creare. Che chiunque possa esprimersi e argomentare ha il suo porco fascino (2.0 ahahah)! Quindi.. teniamo solo la carta che ci piace. A ciascuno la sua.

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Giuseppe Trisciuzzi

circa 15 anni fa - Link

"Il mio Vino" se lo conosci lo eviti. Pothos e Decanter per motivi diversi i miei preferiti. Troppe marchette più o meno evidenziate su tutte le altre riviste.

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dante palombi

circa 15 anni fa - Link

L'unica rivista italiana che leggo sul vino è' PORTHOS! Ne sono sociol sostenitore ed amico dell'esimio Sandro. Per conoscere i vini il TOP è WORLD OF THE FINE WINE ( lì ho consociuto Franco Ziliani di cui mi onoro condividere facebook). Da Franco leggo il suo Blog e sono abbonato a quello di jancis, la MITICA!

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maurizio gily

circa 15 anni fa - Link

Voglio bene a Sandro Sangiorgi ma a volte Porthos davvero è troppo ideologico e autocelebrativo(siamo noi i soli puri e duri)e la lunghezza di certe interviste è indigeribile. Una cosa voglio dirla a proposito di Mio Vino e "grande delusione": mi piacerebbe vedere un elenco di grandi delusioni che sono anche sponsor de Il Mio VIno... mi sa tanto che è un elenco vuoto. facile sputtanare chi non ti foraggia.

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Andrea Scanzi

circa 15 anni fa - Link

Tema interessante. Dico - da salvare - Porthos (anche se è dichiaratamente enosnob) ed Enogea del Masna. Spirito DiVino ha qualcosa di buono, in un mare di spottoni. Bibenda alti e bassi. Il resto: mah.

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Franco Ziliani

circa 15 anni fa - Link

mi piacerebbe che chi ha definito "enosnob" Portos, mi riferisco ad Andrea Scanzi, che stimo e rispetto (del punto di vista di altri non mi curo), spiegasse le motivazioni di questa definizione che mi sembra piuttosto riduttiva...

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maurizio gily

circa 15 anni fa - Link

Sandro si è amareggiato per il mio commento e mi dispiace. Gli ho chiesto scusa privatamente e lo faccio nuovamente qui per essere stato ingeneroso, più che altro perchè le mie osservazioni andavano spiegate. In sostanza io credo che Porthos sia così perchè è la traduzione in impresa giornalsitica di una grande esperienza didattica, quella appunto di Sandro. E' normale in fondo che un "maestro" esprima una linea di pensiero e non solo un programma editoriale. Ed anche sulla lunghezza dei testi, uno non si lamenta se un testo su cui prepara un esame all'università è troppo lungo, mentre quando legge una rivista si aspetta di solito qualcosa di diverso. Ma l'importante è saperlo. Di certo Porthos rimane tra le prime da salvare sulla torre e un'esperienza pressochè unica anche a livello internazionale.

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Andrea Scanzi

circa 15 anni fa - Link

Bah, Franco. Detto che ricambio (e rilancio) la stima, non c'è nulla di "riduttivo" in quello che fugacemente ho scritto: più che altro è un dato di fatto. Porthos è un po' "enosnob" per scelta. Ama il famolostranismo e sa di saperne più degli altri. Non è una critica: è una constatazione. Difende vini diversi, sa di essere minoranza (e un po' se ne compiace), produce la migliore pubblicazione di vino mai vista in Italia (ma non tutti hanno gli strumenti per leggerla). E' la MicroMega di Enolandia, e - badate bene - io sono una delle firme di MicroMega. Io adoro MicroMega. Quindi non critico affatto Porthos (figurarsi, in Elogio ne ho tessuto le lodi in lungo e in largo). La contestualizzo. E' un po' enosnob, lo sa e (gli) va bene così. E' scritta da Dio, meravigliosa ed eroica. Come ho scritto in Elogio e detto a Sangiorgi, l'unico limite (forse inevitabile) è il fatto di essere una rivista di nicchia. E di avere (un po') la puzza al naso a prescindere nei confronti di tutto ciò che è o sembra "mainstream". Questo latente khomeinismo non mi piace, mi sa di sinistra radicale velleitaria, anche se io stesso mi ritengo senz'altro vicino - notoriamente - ai vinoveristi. Credo solo che un po' di ironia, e meno assolutismo, aiuterebbero. Nessuno ha la verità (assoluta) in tasca. Detto questo, ripeto e rinnovo i miei più totali complimenti a quella che è una pubblicazione monumentale (ma non per questo intoccabile). Mi spiace poi che manchi una pubblicazione più "nazionalpopolare" capace di unire e convincere tutti gli appassionati. Benissimo Porthos, lunga vita, canti e laudi, ma essa stessa è la reazione - estrema - a un vuoto editoriale. In un certo senso, la bellezza di Porthos sancisce al tempo stesso i limiti del settore (fatte salve le debite eccezioni, ricordate nel precedente post). Scusate il disturbo, ho partecipato alla discussione - via facebook - solo perché tirato per la giacchetta dei tag da Morichetti. Non disturberò ancora, più che altro per mancanza di tempo. Un saluto a tutti e complimenti per quello che fate, per la passione e la competenza. andrea scanzi

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Massimo Bernardi

circa 15 anni fa - Link

Andrea, ci ha fatto molto piacere leggere i tuoi interventi. Detto fra noi, speriamo capiti di nuovo.

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Filippo Ronco

circa 15 anni fa - Link

Caro Andrea, mi riconosco esattamente nelle tue parole su Porthos. E' un'impresa che stimo e apprezzo ma da lontano. Mi coinvolgono moltissimo lo stile di scrittura, il livello di approfondimento, la personalità graffiante di alcune penne (adoro in particolare il velato sarcasmo dell'amico Damiano Raschellà in arte Tristam) ma mi allontanano al contempo alcuni atteggiamenti che hai ben definito di autocompiacimento e di nudismo e purismo quasi forzato all'estremo e per ciò solo ingiustificato. Non che io sia una persona dal facile compromesso ma credo che quando le cose sono ben definite e trasparenti e il lettore sia messo in grado di valutare, una convivenza tra pubblicità (tabellare) e contenuti sia possibile e non rappresenti il sacrilegio. In quanto concessionario della pubblicità per il sito ho più volte avuto modo di confrontarmi con "la ciurma" di porthos su questi temi e nella loro rigidità da me non del tutto condivisa, devo almeno riconoscere un'estrema coerenza. Un caro saluto. Fil.

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angelo

circa 15 anni fa - Link

Da buttare dalla torre? Senza dubbio "Il mio vino". Sono stato abbonato anche alla Civiltà del Bere; ho resistito 2 anni poi ho rinunciato. Una delusione! Alla fine, fra quelle di più facile reperibiltà salvo Bibenda e, nonostante succeda sempre meno frequentmente, do ancora una apertura di credito al Gambero... A Portos mi abbonerò in autunno, non l'ho mai letta e voglio capire perchè ne parlete con tanto ineteresse.. Ciao

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Paolo Cianferoni

circa 15 anni fa - Link

Facciamo la guida alle riviste del vino.... Senza dubbio l'affollamento è eccessivo. Troppe riviste, troppi finti articoli (che in realtà sono articoli redazionali a pagamento), troppe finte guide a pagamento anche. Qualcuno dice che il mercato farà la selezione, io credo che la selezione la devono fare gli eno-appassionati scrivendo le critiche sulle riviste più ridicole.

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Giulia Fontana

circa 15 anni fa - Link

Buongiorno, condivido i commenti di Andrea Scanzi e Filippo Ronco, quest'ultimo fino a quando non parla di pubblicità tabellari...non credo sia facile produrre una rivista cosi preziosa e rimanere fuori dal mondo enologico markettaro.E' una coerenza quasi eroica e magari andrebbe riconosciuta di tanto in tanto..altrimenti si diventa come animali in via di estinzione,dal di fuori ci guardano con attenzione e curiosità ma, infine, quando non si è "massa" ed omologazione l'attenzione scèma automaticamente. Porthos và "degustata e centellinata" fino all'ultima parola... ma... Sandro Sangiorgi se ci sei batti un colpo!!! mi farebbe piacere, come sostenitice di Porthos e come partecipante attiva alle tue preziose degustazioni,leggerti qui e partecipare con NOI al dialogo. un saluto a tutti da g.a.f./ l.i.c.d.v.e.c. giulia angela fontana / libera indipendente consumatrice di vino e cibo

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tristram

circa 15 anni fa - Link

...fighetti enosnob, famolostranismo, nudi e puri, autocelebrativi, persino khomeinisti. Ancora qualcosa e ci compra Farinetti, per esporci nel suo parco. Ciao

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