Viaggio nella Champagne | Veuve Fourny a Vertus e il parossismo della mineralità

di Andrea Gori

Di tutti i luoghi non luoghi della Champagne, la Côte des Blancs è forse quello più elusivo. Si snoda per chilometri in verticale come una piccola Borgogna, dovunque vai è quasi tutto chardonnay, piantato in ogni posto e in ogni situazione possibile. Non ci sono castelli a parte i soliti noti, ma ci sono terroir a profusione, che fissano i descrittori: gli agrumi piuttosto che i fiori o le nocciole e i diversi gradi di mineralità a scandire il tuo passo, e quello dei vini nei bicchieri. E’ così che quasi senza accorgermi arrivo alla sua estrema appendice sud, il village quasi grand cru di Vertus, dove gli chardonnay bizzosi, tropicaleggianti e mineralissimi danno una componente ineffabile ma determinante a tantissime cuvée blasonate. Incontro qui la splendida maison Veuve Fourny dei giovani fratelli Charles-Henry ed Emmanuel, che orgogliosi mi guidano nella cantina appena inaugurata.

Benché mi trovi a Vertus, la maggior parte degli ettari aziendali sono praticamente in zona Mesnil, e per di più alcuni bellissimi vigneti sono a varie altitudini sul Mont Ferrés – monte per modo di dire come sempre qui in Champagne – ma abbastanza alto da dare respiro e note molto diverse alle uve che siano posizionate verso la sommità, vicino al bosco (più ricche e fruttate a causa della maggior presenza di argilla), a mezza costa (più saline e minerali) oppure a fondovalle (floreali e delicate). Qui è il regno dell’acciaio e dell’acidità tagliente e anche i rossi assaggiati (pinot nero da Bergères affinato in botti di Borgogna) sono talmente taglienti da sembrare basi spumanti.

Ma le armi a disposizione dei fratelli Fourny – soprattutto Emmanuel, l’enologo di famiglia formatosi in Borgogna – sono tante a cominciare dalla possibilità di scegliere tra numerose basi e vin de reserve con malolattica svolta oppure no, con le prime che fungono da dosaggio in molte cuvée, quasi tutte non dosate in una ricerca della freschezza tagliente fino al parossismo. Oltre a questo, c’è la naturale diversità di Vertus, con le vigne a sud su gesso puro affiorante (come anche nel piccolo Clos aziendale da dove nasce la Cuvée Notre Dame), e la parte ovest con più ciottoli e più suolo prima della craie. Anche l’esposizione conta molto con sud, sud est sul Mont Ferrés, Bareilles a metà costa e decine di altre combinazioni che assaggiamo direttamente dall’acciaio o dalle botti.

2011 da Mont Ferrés – Fruttato più alto, un ettaro, più dolce e rotondo, talco, tiglio e biancospino, bocca quasi da bere, notevole equilibrio, citrino forte ma saporoso, lunghissimo in bocca, largo, farà malolattica per  preservare la mineralità.

2011 Chardonnay Coteaux Bareilles a mezzacosta – Gesso e minerale più evidente, tagliente, agrumatissimo, acidità enorme; assai profondo, meno esuberante, ideale per i millesimati.

2011 Chardonnay Mont De Vroyes – Più vicino al bosco, è tropicale e fruttato, fiore di vite, pera, acidità (tantissima) ma anche esuberanza, bel corpo, non lunghissimo. Non farà malolattica, bello se lasciato così. Raccolto il 3 settembre.

2010 vin Reserve – Sembra legno ma in realtà è inox: naso esplosivo e candito, miele e zenzero, floreale al solo, bocca limonosa ma carnosa e succulenta, persistenza notevole.

Pinot nero 2006 da Vertus – Dalla botte, usato per il rosè: fine e appuntito, mirtillo e ciliegia e mela rossa, tocco di tabacco, bocca di soddisfazione nonostante l’ acidità ancora altissima, finale lunghissimo ed elegante. Maturità fenolica notevole.

L’uso del legno è molto alto ma non tanto per le note aromatiche quanto per separare il più possibile i vari lotti ed avere una base ampia di vini con i quali fare i blend, con vini in acciaio più dritti e freschie e quelli più tondi in botte.

Dopo il giro delle basi e della cantina, ecco che scendiamo nella cave di famiglia, sul banco storico di legno per gli assaggi degli Champagne della gamma con qualche chicca del passato.

Brut nature Blanc de Blancs
Dai vigneti in pianura, 122 mt slm, 50 anni di vigneto, suolo alto su gesso, inox più 40% Reserve, 25% senza malolattica; 2,5 anni invecchiamento, dosage 2 gr/l, basato su annate 2006-7-8. Floreale delicato, nota salina curiosa, gesso e melone bianco, pan brioche, noisette. Bocca freschissima, pura, pompelmo e lime, lunghissimo. Per gli amanti del genere, un cult movie. 86

Cuvée R
Da vigne a mezzacosta, 140mt, 40 anni, poco suolo su gesso, 90% chardonnay10% pinot noir, da 3 a 8 anni in botti, 4 anni invecchiamento, 4 gr/lt. Fruttato bianco e giallo, melone dolce, miele di eucalipto, legno nobile, fiore della vite, gesso molto netto; da scaraffare, bocca fantastica con agrumi arancio e limone, mirabelle e mallo di noce, tartufo quasi; cremosissimo, finale entusiasmante, candito, da foie gras. 91 (a 30 euro,  uno spettacolo).

Clos Notre Dame 2000
Gesso puro, 110 mt slm, 40 anni, 1 anno botte, 10 anni affinamento, 2-3 zucchero. Naso tartufato e tostato, brioche e lieviti e agrumi, melone, bocca giovane impressionante per quanto fresca ma all’assaggio è anche gioia e dolcezza appena accennate; è lungo, ha tutto quanto uno Champagne dovrebbe avere:  evoluzione e terziario ed una vitalità incredibile. 94

Fourny Vintage Grand millesime 1996
Iodato e salino, fine e insinuante, fiori di campo, mirabelle, caffè, bocca incredibile, fresca e compressa da svilupparsi ancora per intero. Finale con speziatura ricca e profondità. 88

Rosè d’assemblaggio base 2007 poi riserva ’06 e ’05. Gessoso; lampone, rosa acqua e ribes, bocca ricca, sfaccettata, si sente Vertus: è molto ampio, e ha un ottimo equilibrio, meno lungo di altri ma da tavola perfetto. 86

Rosè d’assemblaggio base 2008 poi riserva ’07 e ’06. Rosso acceso, ciliegia e amarena dolci, tabacco e sandalo, prugna , bocca cremosa e sfaccettata, giovane e scalpitante, da tavola e da festa. Ma dosato pochissimo, attenzione. 87

Veuve Fourny rappresenta un astro nascente della Champagne, non solo per le sue dimensioni ideali – né troppo piccola né troppo grande – ma per l’elevato livello qualitativo medio, e per avere a disposizione una grande esperienza su due fattori chiave dello Champagne di qualità del futuro: grandi uve di chardonnay (sempre più rare in futuro con una sempre maggior prevalenza di impianti a pinot nero) e grande tecnica nel lavorare i pas dosè e i dosaggi minimi. Se anche oggi Geoffroy (chef de cave per Dom Pérignon) nel presentare la sua grande cuvée dice di non voler farsi imprigionare nella trappola della discussione sul dosaggio, significa che i dosaggi minimi o zero sono davvero la prossima arma di mercato per le cuvée di Champagne, almeno per il ramo degli intenditori cui farà seguito la grande massa dei bevitori anche esperti della tipologia. L’impressione è stata straordinariamente positiva per la coerenza stilistica, la purezza e la trasparenza delle cuvée verso il territorio con qualche limite in questa ricerca estrema della mineralità e freschezza: difficile al primo assaggio distinguere il Brut Nature da una delle basi appena assaggiate.

Ciò ne fa dei prodotti tendenzialmente hard core, ma quando il rigore e la forza di Vertus sono sapientemente calibrati con i vin de reserve, e un tocco di grande pinot nero, il capolavoro è dietro l’angolo, e si resta abbagliati da come i fratelli Fourny sappiano dosare le aspettative del palato e coglierti di sorpresa con quel goccio di dolcezza che il palato cerca avidamente. Emozioni e tensioni continue in un crescendo che pare non interrompersi mai fino all’acuto improvviso, emozioni che vorremo trovare più spesso nei bicchieri. Come nella vita.

[Puntate precedenti del nostro viaggio: Ruinart, Union DevauxDrappierLaherteLe Mesnil]

Andrea Gori

Quarta generazione della famiglia Gori – ristoratori in Firenze dal 1901 – è il primo a occuparsi seriamente di vino. Biologo, ricercatore e genetista, inizia gli studi da sommelier nel 2004. Gli serviranno 4 anni per diventare vice campione europeo. In pubblico nega, ma crede nella supremazia della Toscana sulle altre regioni del vino, pur avendo un debole per Borgogna e Champagne. Per tutti è “il sommelier informatico”.

9 Commenti

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Fabio Cagnetti

circa 12 anni fa - Link

Vini che mi piacciono moltissimo, lo stile è quello che va oggi, Chardonnay da vecchie vigne bio, tagliente, definitissimo, sapido e secco. Mi convincono meno i rosè, resto della gamma davvero impeccabile, cuvée R certamente il vino da mettersi in cantina visto il prezzo del Clos Notre Dame, da cui non è qualitativamente così distante. Belle cose.

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Francesco Annibali

circa 12 anni fa - Link

M'hai fatto venì 'na sete, kettepozzino! importatore?

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Burde

circa 12 anni fa - Link

È questo il bello! Erano ad un passo dall'accordo con Cecchi poi non se n'è fatto di nulla, quindi se hai idee...

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Fabio Cagnetti

circa 12 anni fa - Link

io sapevo che erano con Sun Import che poi è fallita, e li ha presi un'enoteca di Pistoia, Il chicco d'uva. Sono rimasto indietro?

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GiacomoPevere

circa 12 anni fa - Link

Direi di no, sempre che non sia rimasto indietro anche io...

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Burde

circa 12 anni fa - Link

Si per il Chicco d'Uva ma cercavano un distributore nazionale più grande, fatevi sotto ;-)

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apalmero

circa 12 anni fa - Link

Infatti, i rose' non sono certo impressionanti, i base senza troppa personalita mentre il Cuvee R e' molto valido. A mio modesto parere, e abitando in Belgio vado in Champagne almeno due volte all'anno, ci sono maisons molto piu sorprendenti...

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Domenico

circa 12 anni fa - Link

caro apalmero, io vivo in Lussemburgo e mi piacerebb tanto condividere con te le Maison molto piu sorprendenti, ti va ti citarne alcune correlate ad alcuni champagne che ti hanno particolarmente colpito di queste Maison.

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Katy

circa 10 anni fa - Link

Ho avuto la fortuna di assaggiare quasi tutta la gamma di questi interessantissimi champagne, proprio non lontano da me infatti vi è' l'importatore. Si chiama Longoni vini e' a Seregno -mb- Facilissimo da trovare e i prezzi sono ottimi . E' un distributore e ha anche tante ottime altre etichette!! Vi lascio la mail Info@longonivini.it Ciao katiuscia

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