Verticale Borgogno | In the name of Barolo

di Alessio Pietrobattista

Seriamente, guardatemi negli occhi: devo narrarvi davvero la storia di un’azienda-mito delle Langhe come Borgogno? C’è bisogno di dire cosa rappresenti nella tradizione di Barolo e del vino che porta il suo nome? Sarebbe più interessante un discorso accademico ricco di approfondimenti e dati analitici sulla mia recente scoperta dell’acqua calda (occhio che deposito il brevetto). Eviterò quindi di togliere ulteriore spazio al racconto dell’assaggio di una serie di bottiglie paurose.

Mi limiterò a dirvi che la famiglia Farinetti fa le cose per bene (come Locatelli), crede nel progetto Borgogno e nel mantenimento delle tradizioni, anzi nell’innovazione attraverso di esse. Niente è cambiato e niente cambierà della storica ricetta, se non la ricerca di una sempre maggiore naturalità espressiva dei vini, come ci ha spiegato Andrea, preparatissimo, appassionato e generoso rampollo della famiglia, presente alla serata con ben due bottiglie sotto braccio per arricchire la già prestigiosa line-up. Durante la degustazione ha dimostrato tutto il suo entusiasmo e l’immenso amore per un’azienda che merita davvero un ritorno in grande stile nell’Olimpo dei grandi; Borgogno non può vivere dell’eterna luce riflessa del glorioso passato e noi non possiamo rinunciare a gioielli come quelli bevuti.

Fateci ancora sognare.

Barolo Riserva 1955: è il primo di un terzetto di vecchietti terribili, in realtà l’ultimo per problemi numerici di bicchieri (più di 10 non ne avevamo e i vini erano qualcuno in più). Colore granato-aranciato, ambra intensa e luminosa. Olfatto incerto all’inizio ma che si sgranchisce dopo poco, ammaliando l’intero tavolo con l’indiscutibile fascino: bourbon, tabacco, scatola di cerini, spezie dolcissime, arancia candita, rosa. Stregato anche dal sorso, caldo, dolcissimo, setoso eppur potente. Ridefinisce il concetto di vino da meditazione. Per riflettere sulla vita. 95/100

Barolo Riserva 1958: un altro fuoriclasse. Colore simile al precedente, ancora più scarico se possibile. Profilo sinuoso, struggente, crepuscolare nella nitidezza di un’età mostrata con classe e fierezza: liquirizia dolce, foglie secche, pepe, florealissimo. Bocca eroica e perfettamente bilanciata nell’acidità, ancora sapida e succosa. Femminile. 94/100

Barolo Riserva 1961: irreale nella sua gioventù. Vino impressionante, icona dell’elogio dell’invecchiamento. Il libro di testo del Barolo che tutti prima o poi dovremmo leggere per poter capire quale sia la grandezza di questa denominazione. Colore vivo, granato scarico con l’unghia aranciata. Olfatto che non cede di un passo con tre ore di bicchiere, ed è stata una vera fatica tenerlo così a lungo: perché quando liquirizia, balsamicità, frutto ancora scuro, erbe aromatiche e tabacco invadono le tue narici e un sorso possente, ancora tannico e lunghissimo allaga la tua bocca, non scolare il bicchiere con ingordigia diventa davvero difficile. Della stirpe del clan MacLeod. 96/100

Barolo Riserva 1967: mi piace molto nel suo profilo mediterraneo, rilassato, da godere fino all’ultimo sorso. Il colore ancora tiene bene, il naso gioca su toni piacevolmente caldi di after eight che fanno molto Clos de Vougeot, con in più l’origano e qualche cenno fruttato scuro e dolcissimo. La bocca piena, tannino ancora presente ma minuto, sensazione di piacevole calore. Confortevole prontezza (e vivaddio!). 91/100

Barbaresco Riserva 1967: intruso nella serata, fuori programma e forse un po’ fuori contesto. Non lo votiamo per stima ma ha l’olfatto più bizzarro del lotto: un misto di rotella di liquirizia, zucchero di canna, caramella d’orzo e the nero. La bocca purtroppo amarognola anzichenò e piuttosto vuota. Meglio soprassedere e congedarlo con una strizzata d’occhio.

Barolo Riserva 1971: troppo brutto per essere vero.

Barolo Riserva 1974: altro passaggio a vuoto. Peccato ma con bottiglie di quest’età può succedere.

Barolo Riserva 1978: e quindi uscimmo a riveder le stelle. Sarà perché è la mia annata, sarà perché lo amo già prima di capire che sarà una festa, una vera giostra. Vino stratificato, per me naso della serata in maniera netta: arancia, pepe rosa, liquirizia, viola, ferroso, balsamico. Sembra di entrare in un Suk, tra spezie, frutta e profumi di terre lontane. La bocca è classe pura, sottile, con l’acidità ad allungare il sorso e il sapore. Voto di cuore ma anche di testa. 96/100

Barolo Riserva 1982: non è una delusione perché siamo sempre su ottimi livelli. Ho un problema con la ’82, o perlomeno mi sono fatto l’idea che con questa annata c’è voluto davvero un manico super e un’interpretazione magistrale. Perché? Spesso mi sono trovato vini duri come serci , irrisolti, senza un minimo spiraglio di piacevolezza gustativa. Segno di longevità o di illusoria grandezza? Per adesso legna arsa, erbe aromatiche, liquirizia scurissima e frutto altrettanto cupo dominano il naso, con qualche cenno caffettoso a sprazzi. Il sorso rimane contratto, con una tannicità ruggente che ne limita lo sviluppo. La materia c’è, il tempo per dissipare la matassa anche. Attendiamo fiduciosi, ad oggi non scalda il mio cuore ma è comunque un bel bicchiere. 90/100

Barolo Riserva 1985: altra annata buona/ottima con risultati per me altalenanti. Naso arioso, marino, con menta, the nero e liquirizia. Profilo fresco da cui poi ogni tanto, e sempre più spesso, fanno capolino cenni brodosi che non fanno prospettare un futuro radioso. O perlomeno al pari dei vecchietti terribili di cui sopra. In compenso la bocca oggi è godibilissima, maggiormente rilassata rispetto alla ’82 e di bella lunghezza. Anche lui 90/100.

Barolo Riserva 1988: ancora chiuso, primario nel suo profilo. Frutto scuro, liquirizia, camino spento sono da libro di testo però non ha la complessità che vorrei. La bocca ha un’acidità tagliente, leggermente sopra le righe per la tipologia, pur essendo supportata da un’ottima sapidità. Si beve alla fine eh?!? – Per uno come me che con i primi caldi vivrebbe di Champagne e riesling crucchi, qualche grammo/litro di acidità in più non mi spaventa ma non vorrei sia un inizio di scollamento dal resto del corpo. Per quella bottiglia ovviamente, ricordiamoci che tutto va contestualizzato. Sono stato noiosamente salomonico in questa fase: 90/100.

Barolo Riserva 1989: ecco il pischello del gruppo, un infante che s’è svegliato bruscamente da un sonno giusto e necessario. Addirittura idrocarburi al naso inizialmente (vedete che i crucchi tornano?) ma poi cerca di farmi intravedere un po’ di spezie scure, chiodo di garofano in primis. Quando decide finalmente di rilassarsi un pochino concede menta, viola e cenere a profusione. E’ davvero un giovinetto e lo è anche la bocca, pur nella perfetta misura tra acidità, tannini e i necessari muscoletti per affrontare degnamente il tempo. Impossibile per me non fare un link mentale con la ’78. Baldanzoso, a petto in fuori. 94/100

[Crediti | Immagini di Andrea Federici e Borgogno. Qui la stessa degustazione sul blog di Andrea]

11 Commenti

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antonio boco

circa 12 anni fa - Link

Come sono d'accordo amico mio... http://www.tipicamente.it/index.php/vini-ever-green-barolo-borgogno-1961/

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Alessio Pietrobattista

circa 12 anni fa - Link

Come sono contento di essere d'accordo con te amico mio... ;-)

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antonio boco

circa 12 anni fa - Link

Che sdolcinatezze... Che te sei bevuto ieri un Recioto?

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Alessio Pietrobattista

circa 12 anni fa - Link

chessevede? :-D

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il marchese

circa 12 anni fa - Link

Borgogno non può vivere dell’eterna luce riflessa del glorioso passato e noi non possiamo rinunciare a gioielli come quelli bevuti. Fateci ancora sognare. alessio è questa la triste verità. Mi piacerebbe bere qualcosa di nuovo che mi faccia sentire di nuovo le farfalle nella pancia.

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Vignadelmar

circa 12 anni fa - Link

Onestamente a me son piaciute molto anche le annate recenti di Borgogno. . Ciao

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Luca Cravanzola

circa 12 anni fa - Link

Condivido!

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Costanzo D'Angelo

circa 12 anni fa - Link

C'è un dinamismo certamente più congeniale al tempo moderno, e idee nuove per dare valore aggiunto alla tradizione, innovando, senza stravolgere. Poi si vedrà, però quella Barbera 2009 m'è piaciuta un sacco, il No Name pure. I Barolo fanno storia a se, quelli dei giorni nostri avranno tempo per esprimersi al meglio, certe vecchie annate invece sono inarrivabili.

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Alessio Pietrobattista

circa 12 anni fa - Link

Rispondo solo ora. La mia più che una preoccupazione o un analisi dell'attuale produzione, è un incitamento ad Andrea, perchè in lui ho visto un entusiasmo vero e sincero. L'azienda ha una storia con un peso specifico enorme, in grado di schiacciare un ragazzo giovane come lui, tanto da fargli pensare: "ma chi me lo fa fa' ???". Questo non deve accadere, come non deve accadere che il marchio storico rappresenti una coperta di Linus a cui ricorrere alla bisogna. Impegno e tanta passione, quella che ho visto in lui, sarà l'input per un'azienda che deve tornare protagonista assoluta della sua strepitosa terra. Per me ce la farà, il ragazzo promette bene. :-) PS: se poi in futuro continuassero ad uscire vini del livello dello strepitoso Liste 2005, ogni minimo pensiero verrebbe spazzato via in un baleno.

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Costanzo D'Angelo

circa 12 anni fa - Link

Il 15 Giugno a Capri, con Ugo Alciati a quattromani col nostro Andrea. E poi il loro Andrea. Nel mezzo quel '78, quell'85 e qualcosa d'altro... :-) http://larcante.wordpress.com/2012/04/07/la-dolce-vite-del-ristorante-lolivo-del-capri-palace-hotel-tutti-gli-appuntamenti-del-2012/ :-)

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paolo

circa 7 anni fa - Link

Salve, ho trovato in cantina uno di queste riserve, ma del 1947.. l'aveva vinta mia nonna tanti anni fa..
Per curiosità, quanto puo' valere? Che tipo di mercato ha? e infine, conviene tenerla li' e attendere altri 2 decenni o non conta nulla?

Grazie mille per i vostri preziosi consigli..

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