Unterortl Castel Juval, le vigne rubate alla roccia

di Alessio Pietrobattista

Vini Castel Juval

La foto, frutto di un Art Attack degno del miglior Hannibal Lecter, rende pienamente l’idea di ciò che il bicchiere ha dichiarato senza indugio. D’altronde più di un sospetto potrebbe sorgere arrampicandosi – al massimo in seconda marcia – per la ripida salita che porta ad Unterortl, nel regno di Martin Aurich: rocce granitiche (il cosidetto Gneis) circondano le vigne in un caldo e sapido abbraccio, rubando spazio alla terra, sabbiosa e calcarea.Vigneto Riesling Castel Juval
Intorno un panorama mozzafiato nel suo essere aspro e al tempo stesso ricco di verde: l’incrocio della Val Senales con la Val Venosta, una fredda e selvaggia l’altra calda e ricca di coltivazioni, mele principalmente (ma va?!?). Sensazioni contrastanti, giochi di luce e esposizioni, vigneti con pendenze da capogiro e un uomo solo al comando, con l’aiuto indispensabile della sua famiglia.
Martin Aurich è vignaiolo di semplicità e concretezza disarmanti, con quattro ettari di vigneto che vive e cura in maniera attenta e appassionata sin dal 1992, quando prese in gestione l’azienda di proprietà di Reinhold Messner.
Dalla vigna alla cantina (dove domina l’acciaio e le botti sono usate “per non lasciare il sapore legnoso nei rossi”) regna la pulizia e la precisione, particolari che ricorrono nei vini di Castel Juval senza per questo risultare senz’anima; è evidente invece come la piena espressione territoriale emerga prepotente con sensazioni sapide e minerali sfacciate.
Per preservare queste caratteristiche Martin da anni ha adottato il tappo a vite, vincendo la ritrosia che naturalmente l’appassionato ha nei confronti delle chiusure alternative al sughero. La scelta è partita dai vini di punta e non dai base proprio per comunicare con forza e convinzione che questo sarebbe stata in futuro il metodo utilizzato e i risultati, secondo gli esperimenti condotti in azienda, sembrerebbero dar ragione alla scelta effettuata: i vini con il tappo a vite, oltre a necessitare di un apporto di solforosa inferiore del 15-20% rispetto al sughero, pare abbiano un invecchiamento più lento e graduale, con l’ovvia assenza di difettosità. Sono personalmente un sostenitore convinto di questa chiusura, soprattutto per i vini base, perché pratica e sicura per il consumatore. Sono un po’ scettico sui vini importanti, o forse sono troppo legato al misto di suspance e adrenalina che circonda la stappatura di una bottiglia importante.
Bando al cavatappi, si comincia.

Alto Adige Val Venosta DOC Müller Thurgau 2011:  un anfiteatro a 750 m slm che ospita un vigneto stupendo. Per un Müller un posto di tale bellezza? Certo, perchè è un vino nato per sovvertire ogni pronostico, ogni certezza riguardo alla semplicità dei vini prodotti con questa uva. Olfatto dai toni gialli di mela e pera, florealità insistita e accattivante. Nessuna nota verdolina, banalità tendente allo zero per un sorso di bella struttura, ricco di spinta sapida e chiusura persistente.

Alto Adige Val Venosta DOC Pinot Bianco 2011:  il vigneto è esposto a sud / sud-est tra i 750 e gli 850 m slm. Il clima secco e ventoso lo si ritrova tutto nel bicchiere, dove  a scansare gli iniziali toni lattici, ci pensano la pesca bianca, la salvia e una componente minerale nettissima. La bocca è piena, di notevole struttura, di impatto caldo ma percorsa da un’acidità succosa e nervosa.

Alto Adige Val Venosta DOC Riesling 2011:  è il collage di più vigneti tra i 650 e i 750 m slm, tra cui il mitico vigneto Windbichel da cui viene prelevato il secondo grappolo di ogni pianta. Naso inizialmente timido e introverso, sfoggia di lì a poco il suo bel corredo di albicocca, cedro, zafferano, tarassaco e erbe aromatiche. Il sorso è sapido, irrequieto, lungo, succoso. Uno dei Riesling che più si avvicinano al modello trocken teutonico, una vera certezza.

Alto Adige Val Venosta DOC Riesling Windbichel 2009:  Windbichel o Riesling base? Maradona o Pelè? Se il “fratellino” sfoggia fattezze teutoniche, il Windbichel è l’anima alsaziana dell’azienda. Proviene dal singolo vigneto posto a 750 m slm ed è frutto del solo primo grappolo di ogni pianta, il più maturo e ricco. Un vino opulento ma che non cede in freschezza, sin dall’olfatto dove fanno capolino i primi cenni idrocarburici, salmastri e di erbe aromatiche. La frutta spazia dall’albicocca al mandarino, per poi arricchirsi di una speziatura che richiama decisamente Colmar e dintorni. La bocca, dietro sensazioni morbide, accoglienti e fruttate, cela acidità imponente che rende agile un vino di muscoli ben delineati e definiti.

Juval Gneis 2011:  il rosso base della famiglia Aurich, un vino fresco di montagna nato dall’incontro di più vitigni autoctoni: Zweigelt, St. Laurent, Garanoir, Gamaret e Pinot Nero. Un vino fresco, franco, vinoso e croccante nel frutto scuro selvatico di mora e gelso. Il sorso, agile e succoso, dal tannino minuto e dolce. Si beve senza troppi giri di parole e non annoia di certo.

Alto Adige Val Venosta DOC Pinot Nero 2010:  da vigne a 600-700 m sls è uno dei miei preferiti in territorio nazionale. Olfatto fresco di fruttini rossi, con lampone e mirtillo in evidenza, poi la rosa diventa protagonista con una florealità prorompente, contornata da cannella e chiodo di garofano. Bocca sottile, elegante, di bella progressione che sfuma verso una chiusura fruttata. Vino ancora giovane, giocato sulle sottigliezze e sui particolari.

Alto Adige Val Venosta DOC Pinot Nero 2009:  Certamente più in carne del fratellino, di cui ricalca i connotati ma in maniera più marcata, con un profilo generalmente più caldo e maturo. Lo stile è sempre quello e la ricerca della finezza è un compito ben riuscito anche qui. Il confronto delle annate fa capire come queste escano fuori in maniera netta nei vini, rendendoli perfettamente distinguibili seppur attraversati da un innegabile fil rouge. Chapeau.

Alto Adige Val Venosta DOC Müller Thurgau Vendemmia Tardiva Spielerei 2010:  il “giochino” da uve botritizzate di casa Juval, quest’anno da Müller Thurgau e non da Riesling come nelle due precedenti annate. Scorza di limone, mela annurca, florealità dolce all’olfatto, bocca in mirabile equilibrio tra zucchero e acidità, con il cedro che torna prepotente in chiusura. Un vino dolce delicato, succoso e mai stucchevole. Il formato giusto sarebbe la damigiana, la mezzo litro rischierebbe di non bastare.

17 Commenti

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Gabriele

circa 11 anni fa - Link

Una delle mie cantine preferite in assoluto. L'ultima bottiglia aperta è stata un pinot bianco '10 che, dopo un annetto di bottiglia è migliorato esponenzialmente. Elettrico e succoso, buonissimo.

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Alessio Pietrobattista

circa 11 anni fa - Link

Tipico dei bianchi 2010 questa elettricità e succosità. Generalizzo ovviamente ma è un tratto davvero distintivo, nei vini di Martin in particolare. :-)

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Carlo Cleri

circa 11 anni fa - Link

Ho avuto il piacere di parlare con Martin Aurich in occasione di un paio di manifestazioni enologiche. E' tanto modesto e pacato nei modi per quanto sono fini, eleganti e complessi i suoi vini. Chapeau.

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Alessio Pietrobattista

circa 11 anni fa - Link

Mi associo: modesto e pacato malgrado i suoi vini siano ai vertici da anni. Dietro questa apparenza bonaria si nascondono una grande determinazione e una estrema convinzione delle proprie idee e del proprio modo di intendere il vino.

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Il consumatore

circa 11 anni fa - Link

Splendidi vini e quando si stappano, non si puo' non ricordare quella vista meravigliosa sulla val Venosta, sull'Adige, sui meleti.

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Angelo Cantù

circa 11 anni fa - Link

Condivido in pieno la scelta del tappo a vite e spero che diventi presto uso comune per tutti i vini non destinati a lunghi invecchiamenti. Sono stato di recente in Austria nella Wachau, regione e vini bianchi splendidi (meritano il viaggio), quasi tutti rigorosamente chiusi con il tappo a vite. Va bene l'emozione e la suspense della stappatura old style, ma vuoi mettere l'incazzatura e la delusione quando scopri che il tuo gioiellino è irrimediabilmente rovinato da un tappo traditore?

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Alessio Pietrobattista

circa 11 anni fa - Link

Il problema del tappo a vite è che c'è chi è pronto a giurare che modifichi il profilo del vino imbalsamandolo, vista la chiusura ermetica. Purtroppo non ho prove comparative che dimostrino il contrario, Martin sì e mi ha assicurato che i vini con tappo a vite risultano mediamente più freschi e in forma degli stessi con il sughero. Ci vorrebbe uno storico adeguato per poter affermare che il sughero può essere "pensionato"... :-)

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armin kobler

circa 11 anni fa - Link

la chiusura con la capsula a vite NON è ermetica.

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Alessio Pietrobattista

circa 11 anni fa - Link

Chiedo scusa per l' imprecisione, se può darci qualche info in più sull'interazione della capsula a vite con il vino e il raffronto con il sughero, ci darebbe sicuramente delle informazioni interessanti. Gli interventi dei produttori sono sempre ben accetti. :-)

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armin kobler

circa 11 anni fa - Link

scusate la mia impazienza ma mi continuo a meravigliare quanto longeve siano le legende metropolitane che dicono "la capsula provoca una chiusura ermetica" e "il vino deve respirare". sono affermazioni che nella grande maggioranza dei casi non hanno fondamenta e nel caso che siano vere, vengono generalizzate per tutte le combinazioni capsula/vino. ma vengono ripetute, ripetute, ripetute... solo perchè mi è stato chiesto mi permetto di consigliare la lettura di questa serie di post: http://www.kobler-margreid.com/blog/2012/04/30/screw-cap-1-ich-mache-qualitaetswein_io-produco-vino-di-quali/ buona sera e forse anche buona lettura!

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Alessio Pietrobattista

circa 11 anni fa - Link

Lette tutte le puntate, grazie!

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Marco De Tomasi

circa 11 anni fa - Link

Le chiusure a vite sono talmente ermetiche che gli scotch che un mio amico tiene nell'armadio da 40 anni (senza mai averle aperte) sono evaporate per metà.

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Alessio Pietrobattista

circa 11 anni fa - Link

Ho scritto evidentemente una castroneria. Per la serie "le parole sono importanti", ho scritto "chiusura ermetica" pensando comunque ad un ingresso di ossigeno molto trascurabile e di molto inferiore al tappo di sughero (ho notato anche io abbassamenti di livello delle bottiglie con tale chiusura, quindi ermetica non è). Avrei sbagliato comunque in base a quanto letto sui link postati da Armin. :-)

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armin kobler

circa 11 anni fa - Link

attenzione però, sono di parte. comunque mi piacerebbe sentire e vedere che i divulgatori della cultura enoica passassero ai loro allievi notizie e dati aggiornati in merito alle chiusure.

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utente certificato

circa 11 anni fa - Link

si trova ancora sul podcast di radio 24 una puntata della trasmissione di Davide Paolini dedicata ai tappi. http://www.radio24.ilsole24ore.com/main.php?articolo=tappo-sughero-silicone-bottoglia-vino-qualita-enologo

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andrea terraneo

circa 11 anni fa - Link

ieri ero al Maso da Martin .. era impegnato a preparare le castagne per il suo distillato. Oltre ai vini, per me è anche un bravo distillatore... su tutti i suoi distillati per me quello di albicocche! andrea

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Alessio Pietrobattista

circa 11 anni fa - Link

Buonissimo il distillato di albicocche!

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