Tormaresca e il vizio della barrique

di Antonio Tomacelli

La domenica di cantine aperte è toccata anche a me, e così per non soffrire troppo ho pilotato gli amici verso Tormaresca, tenuta pugliese della famiglia Antinori ai piedi della Murgia barese. La cantina è lì, in cima alla collina. Per arrivarci devi scavallare tra i vigneti pettinati a festa e ti ci vogliono cinque minuti buoni di macchina per finire la strada. Sembra un’antica masseria pugliese ma, a guardarla meglio, ti accorgi che è fresca di fabbrica. È sobria però, e piuttosto centrata nello stile e si becca il mio lasciapassare, nonostante invada un po’ il paesaggio.

Il tempo di acquistare il calice (ma gli euro finiscono in beneficenza) e si parte con l’assaggio del Fiano Roycello, un IGT Salento niente male, di buon naso e bella beva. Guardo le bottiglie affilate sul tavolo e mi faccio ammaliare dal colore del rosato, per niente carico e tendente all’arancio. Sarà una delusione mi dico, è invece è il miglior rosè degli ultimi mesi: rosa, agrumi leggeri e un assaggio che più Puglia non c’è. Bene, mi dico, fanno sul serio questi toscani e fanno tipicità. Cerco conferme e riassaggio due vini ormai classici, il Masseria Maime, negroamaro del Salento croccante e fruttato, e poi un breve tuffo nel Torcicoda, che si conferma Primitivo di grande spessore e bevibilità. Tutto bene, almeno fino a qui, solo ottime conferme.

Chiedo a questo punto l’assaggio del Bocca di Lupo, l’Aglianico Castel del Monte doc, ma il gioiello di famiglia si beve giù nella bottaia, al termine della visita agli impianti. Entriamo in gruppo nel cuore della cantina e, surprise, nella bottaia troviamo ad attenderci il suono dell’arpa, suonata live da una ragazza attrezzata per le fredde temperature dei sotterranei. Pochi secondi per tornare alla realtà, e il Bocca di Lupo viene finalmente versato. A differenza degli altri, questo Aglianico nasce a pochi metri da qui, nelle campagne che guardano il castello di Federico II. Due sniffate però e la tipicità tanto attesa va a farsi benedire: cos’è ‘sto profumo di incenso da processione domenicale? Curioso, non c’è frutto o viola o freschezza in questo bicchiere, nulla che ricordi il vitigno di provenienza.

L’assaggio è pesante, ritorna l’incenso a coprire una materia che si intuisce eccezionale, ma che anni di barrique hanno seppellito nel legno e nelle spezie. Bicchiere tutto sommato corretto, ma esageratamente “tecnico” e artificioso, difficile da bere e a dirla tutta esagerato. È la classica bottiglia che non finirai ma che, ci spiegano, si vende tantissimo all’estero. Non entro nel merito delle scelte aziendali, ci mancherebbe, ma l’aglianico Tormaresca lo ricordavo parecchio diverso e molto meno legnoso. Lascio la cantina con questo pensiero fastidioso appiccicato addosso, risalendo la collina e i vigneti. So per certo che tra quei filari c’è del Nero di Troia che prima o poi finirà in bottiglia e che prima o poi assaggerò. Spero di riconoscerlo, quando verrà il momento, e spero non lo stiano già affogando in barrique.

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Antonio Tomacelli

Designer, gaudente, editore, ma solo una di queste attività gli riesce davvero bene. Fonda nel 2009 con Massimo Bernardi e Stefano Caffarri il blog Dissapore e, un anno dopo, Intravino e Spigoloso. Lascia il gruppo editoriale portandosi dietro Intravino e un manipolo di eroici bevitori. Classico esempio di migrante che, nato a Torino, va a cercar fortuna al sud, in Puglia. E il bello è che la trova.

11 Commenti

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carolina

circa 14 anni fa - Link

echeppalle ste barriques messe dappertutto!

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Vignadelmar

circa 14 anni fa - Link

Vero, non capisco perchè non smettano di usarle anche a Bordeaux ed in Borgogna......... Ciao .

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Antonio Tomacelli

circa 14 anni fa - Link

Forse perchè in Francia hanno cent'anni di esperienza. Noi cent'anni di solitudine :-)

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Vignadelmar

circa 14 anni fa - Link

E dopo cent'anni sti ca@@o di Francesi non hanno ancora capito quello che noi italiani abbiamo capito da un pezzo: basta di utilizzare le barrique......e poi dicono di fare i vini buoni, ma come si permettono ??? . Ciao

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Antonio Tomacelli

circa 14 anni fa - Link

E chi ti dice che io sia contrario alla barrique? Masseria Maime e Torcicoda ne fanno di legno, ma il Bocca di Lupo è proprio “ammobiliato” :-)

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Vitruvio

circa 14 anni fa - Link

Caro Antonio, ma che annata ti hanno fatto degustare?

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Antonio Tomacelli

circa 14 anni fa - Link

L'ultima in commercio, dovrebbe essere la 2007.

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Vitruvio

circa 14 anni fa - Link

Ti saprò dire........

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Giulio Cantatore

circa 14 anni fa - Link

Antonio, premetto che da un bel pò non ho vini in carta di Tormaresca,però in base alle esperienze di quasi vent'anni in questo settore, ed anche ripercorrendo alle sensazioni della mia ultima degustazione a Febbraio di quest'anno in azienda ad Alba da Ceretto,volevo esprimerti questo mio pensiero... Le basse temperature di cantina almeno per i vini rossi importanti come un Barolo ,Amarone ,Brunello ecc.ecc. non aiutano di certo ad una degustazione organolettica ed approfondita dei vini in botte,sai perfettamente e meglio di me che e importante l'affinamento in bottiglia,infatti anche se ho provato tutti i cru in botte di Ceretto,i vini delle ultime annate ancora in barrique,erano naturalmente diversi dalle bottiglie che normalmente stappo,dove hanno sulle spalle qualche anno in vetro,e poi aperte e servite alla giusta temperatura,con bicchieri adeguati. In conclusione ti invito a riassaggiare quando senz'altro ti capiterà in futuro il Bocca di Lupo 07,magari fra un paio d'anni e sono convinto che sentirai un vino completamente diverso da quello sentito da te in azienda. Con stima e arrivederci a presto. Giulio Cantatore.

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Antonio Tomacelli

circa 14 anni fa - Link

Forse non s'è capito che tormaresca è a 15 chilometri da casa mia ed è una delle realtà che conosco meglio. Il bocca di lupo non ha mai avuto certe pesantezze, pur con tutte le tare del caso. Dubito che tutto quel legno sparirà negli anni. P.s.: anche il torcicoda e il Masseria Maime vanno in barrique, ma l'effetto è completamente diverso.

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