Nebbiolo Prima 2018 | Roero 2015 e Roero Riserva 2014: la musica sta cambiando (in meglio)

Nebbiolo Prima 2018 | Roero 2015 e Roero Riserva 2014: la musica sta cambiando (in meglio)

di Francesco Oddenino

Nebbiolo Prima 2018, secondo giorno di assaggi in orizzontale dedicati alla sponda sinistra del fiume Tanaro. Due anni fa, dopo l’assaggio di Roero 2013 e Riserva 2012, scrivevo “Cari produttori del Roero (rosso), sarà ora di fare un esame di coscienza?“. Ne discutemmo a lungo e confrontarsi è sempre utile. Quest’anno, ho trovato ben altra musica.

Buona prestazione complessiva per i Roero 2015, annata abbastanza semplice in vigna: equilibrata, di tendenza calda, dolce ma con adeguata acidità. L’alcool è tenuto abbastanza sotto controllo, i profumi sono chiari, le morbidezze presenti con tannini dolci. I vini risultano equilibrati e bevibili, godibili da subito o da bere nel medio periodo.

All’opposto la 2014, annata di cui abbiamo assaggiato i vini Riserva, millesimo freddo e piovosa, perfetto per far ammattire i produttori. Proprio per questo tanti produttori credo abbiano fatto una superselezione dei grappoli, spingendo poco poi in vinificazione per paura di sovraestrarre tannini. Questo secondo me ha pagato: molte riserve sono rigorose, sanno di nebbiolo, i tannini sono belli vivi e non sabbiosi, i vini coniugano la golosità dei base con la complessità che solo il nebbiolo raccolto tardi sa dare. Sempre presenti alcune esagerazioni di legno e sovraestrazioni, ma la media vede vini più equilibrati e meno pacioccati in cantina.

Ecco i vini più interessanti della giornata, scelti tra i 24 Roero 2015 e i 9 Riserva 2014.

   Careglio Pierangelo, Roero 2015:  da uno dei produttori più affidabili per qualità e costanza della denominazione un vero nebbiolo dal frutto chiaro, salino, non intensissimo ma comunque profondo. Tannino presente, saporito di lunghezza coerente. Venato da una leggera riduzione che va via in fretta.

   Marco Porello, Roero Torretta 2015: naso con personalità e profondità, venato di vegetale, spezie, financo pepato. Bella bocca equilibrata, acida, scorrevole, lunga, salina nel tannino arrotondato di corredo.

   Costa Catterina, Roero 2015: floreale aperto, leggero sbuffo alcolico, frutta matura senza passare oltre, bocca acida con tannino presente, non lunghissimo ma molto scorrevole. Bevibilità al top per la denominazione, peccato che la bottiglia vuota pesi 2 chili e non faciliti la mescita del vino.

  Morra Stefanino, Roero 2015: riduzione, poi petali di rosa, fruttini piccoli, nebbiolo del Roero ben fatto e tipico. Bocca sufficientemente acida con tannino presente. Buona lunghezza.

  Giovanni Almondo, Roero Bric Valdiana 2015: vinificazione più spinta ma entro i confini della complessità: floreale fresco, spezie dolci, salino che sfora nel piccante. Frutta matura. Tannino molto fine ma presente, media lunghezza. Grande compagno della cucina piemontese classica.

  Negro Angelo e Figli, Roero Prachiosso 2015: spezie dolci, accenni di vaniglia e legno dolce, ma anche frutta chiara, rosmarino, lavanda. Bocca tonda in equilibrio, lunga. Tornano le spezie a retronaso ma il vino ha una quadra, spostata su una vinificazione del nebbiolo più moderna.

  Malabaila di Canale, Roero Castelletto Riserva 2014: la vera sorpresa della giornata, naso da nebbiolo freddo, fiori, vegetale, accenni di clorofilla, molto molto minerale, quasi inusuale per la denominazione. Olfatto ammaliante e cangiante, sconta solo una leggera riduzione iniziale. Bocca acida, piena e fruttata, tannino risolto, lungo. Tornano le spezie. Sul sito aziendale ho visto che è affinato in barrique. Deduco di molti passaggi, altrimenti chapeau.

  Federico Destefanis, Roero Riserva 2014: naso fruttato quasi da pinot nero, interessante sebbene non intenso. Riservato, in bocca il tannino è presente ma rimane sferico e di buona lunghezza. Acidità ripulente, torna il vegetale al fondo.

  Malvirà, Roero Vigna Renesio Riserva 2014: intenso floreale, frutta molto matura e spezie dolci. Naso ficcante e potente. Bocca piena, saporita, lunga, golosa.

Nota a margine: nella presentazione delle denominazioni ci hanno spiegato che da quest’anno il Roero Arneis si potrà chiamare anche semplicemente Roero per un cambiamento del disciplinare; anche se per il rappresentante del Consorzio probabilmente nessuno userà questa possibilità (??).

Ci veniva spiegato che nel mondo anche altri grandi comprensori vitivinicoli fanno lo stesso, primo tra tutti la Borgogna.

In Borgogna, però, l’unica appellation dove bianco e rosso hanno lo stesso nome è il Bourgogne “base”, a meno di sporadiche e puntuali produzioni legate al pinot blanc o appellation non primarie tipo Rully, Santenay o Chassagne. Quindi confrontare una DOGC che cerca maggiore visibilità e “nobiltà”, con una appelation base-base rende il discorso decisamente riduttivo. A meno che il confronto non si riferisse al Musigny (blanc) di De Vogue o al Clos de Mouches di Drouhin, i due unici introvabili vini di peso con lo stesso nome sia bianchi che rossi. Ma ne dubito.

Mi chiedo se abbia senso cambiare già il disciplinare per una denominazione così giovane.

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