Milocca di Nino Barraco, l’ineffabile dolcezza. E molte altre cose
di Fiorenzo SartoreLe rassegne sul genere Vini di vignaioli, the day after, hanno due possibili esiti in termini di recensioni. Si possono elencare i molti, o moltissimi vini assaggiati e meritevoli di racconto – ho l’inevitabile moleskine apposita, ormai. Oppure, come in questo caso, si può giocare a tirare fuori una carta dal mazzo: ma non una a caso. Si estrae il jolly, e si scrive di un’etichetta, una sola, che è rimasta nel cuore e nella mente. Non esattamente il vincitore, e neppure, per una volta, la bottiglia col punteggio maggiore – per oggi lasciamo perdere i punteggi. Ecco, per far capire, è la bottiglia che mi sono comprato per me, da bere a casa la sera del ritorno. Milocca, di Nino Barraco, mi ha spiazzato. Conoscevo già alcuni dei suoi vini, ma questo mi mancava. I suoi bianchi, catarratto e grillo, sono fieri rappresentanti del vinoverismo. Anzi, la loro caratterizzazione ossidativa li costringe, temo, in un angolo nel quale prevale l’elemento soggettivo. Avete presente il genere: o piace molto, o dispiace del tutto. I rossi di Barraco, invece, mi sembrano meno irsuti. D’altra parte a Fornovo quei vini rappresentano lo standard, vini nei quali svettano volentieri elementi di durezza, di verticalità: acidità, tannini. I vini naturali sembrano prendersi una rivincita di stile sulle mollezze degli anni novanta, ricordate? Le estrazioni glicerinose, le possenti marmellate.
Milocca è spiazzante innanzitutto perché è dolce. Ma non di una dolcezza da passito meridionale. E’ un Nero d’Avola da uve surmaturate, figlio di una vinificazione, pare, non controllata. Questo lo rende, tecnicamente, un vino dolce. Eppure non è solo quello: olfattivamente mescola il timbro da china del Nero d’Avola alle sensazioni di frutta rossa disidratata, e poi si apre, ampiamente, con richiami di datteri e fichi secchi. L’elemento della dolcezza in bocca è presente eppure non preponderante. Dopo un paio di sorsi ho una curiosa sensazione di déjà-vu. E’ dolce ma non solo, perché è anche vinoso, e tannico. E’ mostruosamente glicerinoso per il grado alcolico, è masticabile ed intenso, più di qualsiasi vino-frutto rotomacerato mai assaggiato prima. Per descriverlo, evoco certi Amarone con un oltraggioso residuo zuccherino, quelli che, quando li assaggi, ti chiedi: a cosa lo abbino? All’improvviso si squaderna un’invereconda liaison dangereuse tra turbomodernismo veneto anni novanta e vinoverismo siciliano contemporaneo. E infatti lo abbinerò solo su formaggi piccanti e molto stagionati. Nonostante l’opulenza, resta il ricordo di una straordinaria facilità di beva; è un elemento territoriale che esce fuori? O lo stile esecutivo? Non saprei. Resta, soprattutto, l’impressione che Barraco, con questo vino, abbia preso il meglio di due mondi apparentemente distanti ed inconciliabili.
[Prezzo in fiera: sui 20 Euro, la bottiglia da 75. La vendemmia dichiarata è 2006, ma non è riportabile in etichetta in quanto vino da tavola. Per conoscere meglio il produttore, consiglio sempre questo bellissimo contributo di Mauro Mattei e Cecilia Maggio. Immagine: Stralcidivite.it]
15 Commenti
BRUNA FERRO
circa 12 anni fa - Link..eccolo uno dei miei produttori preferiti!!! Fiorenzo! Nino è uno spettacolo..come i suoi Vini!!
RispondiNic Marsèl
circa 12 anni fa - LinkFiorenzo, a me piacciono i bianchi di Barraco, ma questo rosso, proprio per la perfetta descrizione che ne fai nel tuo post, a me non è proprio piaciuto. Quando un vino è dolce perchè "è venuto così", come dobbiamo considerarlo? Un'annata particolare (se non piace) o un geniale errore enologico (se piace)? Tralatro tosticchia.
RispondiNic Marsèl
circa 12 anni fa - Link"tosticchia"? volevo dire "costicchia"
RispondiFiorenzo Sartore
circa 12 anni fa - Linke pensa che invece io l'ho amato perche', in fondo, e' un vino maroniano "a sua insaputa". mentre proprio i bianchi, che sono così ispidi, mi danno da pensare. nella migliore delle ipotesi direi che andrebbero aspettati (aperto recentemente il grillo 2009, durissimo). si vede che abbiamo gusti diversi, e questo è certamente un vino da dibattito. sul prezzo: se consideri che e' un'intera, 22-23 euro comprata direttamente non è poi malissimo. il problema è che un esercente come me, la paga almeno 25+iva da un distributore. fai il conto del prezzo finale in enoteca. vendo molte mezze di passiti nell'ordine dei venti euro, questa intera sotto i quaranta in definitiva sarebbe allineata. certo e' che, con questi passaggi, diventa un cifrone. infine e' interessante la cosa del "vino sbagliato". m'e' capitato di assaggiarne un altro, cosi', a fornovo, un bianco francese mirabolante: "quest'anno è venuto così" diceva il produttore. io ormai lo considero un aspetto tra l'inevitabile ed il folkloristico, nel mondo dei vini naturali. sinceramente, non mi spiace nemmeno.
RispondiNic Marsèl
circa 12 anni fa - LinkHo in cantina le ultime due bottiglie di Catarratto 2007. Il fatto è che non riesco a considerare questo nero d'avola come vino "dolce" o da dessert o da meditazione o ecc... Lo so che non è indispensabile inserirlo necessariamente in una categoria, tuttavia mi viene naturale considerarlo un vino rosso secco con un residuo zuccherino davvero eccessivo.
RispondiEnzo Pietrantonio
circa 12 anni fa - LinkHo assaggiato tutti i vini di questo piccolo grande viticoltore siciliano e sono rimasto molto colpito dalla "diversità" che li caratterizza. Se è vero che il grillo e il catarratto sono veri rappresentanti del più puro vinoverismo è anche vero che Nino Barraco fa un Nero d'Avola (secco) davvero eccezionale, fedele solo a quella che è la natura più autentica del vino stesso ma al contempo molto bevibile. Cosa che gli conferisce, a mio avviso, un particolare plusvalore.
RispondiElia Cucovaz
circa 12 anni fa - Linknon so se emerge il territorio. non ho assaggiato. ma infondo non saprei nemmeno riconoscerlo. senz'altro però emerge la Storia! da come ne parli, mi sembra tanto il vino della Magna Grecia! […] egli prese la tazza e bevendo il dolce vino con piacere indicibile, dell’altro ne chiedeva: dammene ancora, ti prego, e subito dimmi il tuo nome perché possa offrirti il dono degli ospiti, che, sono certo, ti farà felice. Anche ai ciclopi qui la terra fertile dà vino dai grappoli pesanti che la pioggia di Zeus feconda: ma è ambrosia questo, una vena di nettare. Omero, Odissea. nb: terra dei ciclopi = Sicilia. se uno crede alle storie. XAIPE, PHILOIS
RispondiFiorenzo Sartore
circa 12 anni fa - Linkah, però, bella citazione, complimenti.
RispondiElia Cucovaz
circa 12 anni fa - Linkera da anni che aspettavo di mettere a frutto i cinque anni di liceo classico. poi quando il momento arriva... per fortuna che c'è google! OT: Fiorenzo... in bocca al lupo! (#genova)
RispondiMarossi
circa 12 anni fa - LinkEcco, dopo cinque anni di liceo classico, e una citazione omerica, non si può poi buttare tutto in vacca dimenticandosi quasi completamente l'esistenza delle maiuscole.
RispondiElia Cucovaz
circa 12 anni fa - Linkebbene, Adimanto, non credi che anche le anime meglio dotate se ricevono un'educazione cattiva, divengono estremamente cattive? o credi che i grandi misfatti e la schietta perversità vengano da una natura mediocre, anziché da una migliore, rovinata dal sistema educativo? Platone, Repubblica, VI, 491e Farò più attenzione. e.
RispondiRuggero Romani
circa 12 anni fa - LinkOmero chiama il vino offerto da Odisseo al Ciclope "οἶνος Ἰσμαρικός" il che vuol dire che veniva dalla Tracia,e dunque nulla ha ache fare col terroir siculo.χαῖρε
Rispondizakk
circa 12 anni fa - Linknino è un grande!!!! Pur con le dovute differenze azzarderei un es/primitivo=milocca/nero d'avola=kurni/montepulciano la differenza è anche nel prezzo, oltre che nel vitigno.
RispondiFrancesco Fabbretti
circa 12 anni fa - LinkMi spiace dover amettere che l'involontario vino-frutto maroniano che ne esce non mi piace. In generale trovo i vini troppo polputi (per tacer del residuo zuccherino) di poco garbo per il mio palato, ma sottolineo che questo è il mio gusto. Quanto a Barraco grillo, catarratto, zibibbo, nero d'avola secoo Chapeau. Il perricone quest'anno ha avuto una noiosa rifermentazione in bottiglia (alemno la mia partita) che mi ha anche fatto un po' inc@xx@re, il milocca l'ho trovato eccessivo soprattutto se confrontato con lo stile pulitissimo e lineare dei suoi vini. Credo che la "Mano" del produttore, lo spirito che lo anima a produrre vino debba essere riconoscibile e il "m'è venuto così" stona un pochino, rischiando di sapere di menefreghismo in cantina più che di assecondare con naturalità il processo fermentativo. Un vino così Alex Dettori lo butta e non lo commercializza perchè non si riconosce il suo personale imprinting. Bell'argomento proposto anche perchè è uno di quelli sui quali sto riflettendo ultimamente in merito alle scelte dei prossimi vini da far entrare in carta.
RispondiPasquale
circa 12 anni fa - LinkDi Sabbia e Sudore – La Terra Trema meet Nino Barraco Spesso partiamo per andare a trovare i vignaioli e i piccoli produttori che partecipano a La Terra Trema. Sono viaggi importanti che assecondano la voglia di trovare il luogo di sapori e di profumi assaggiati, di narrazioni ascoltate. Sempre torniamo a casa sazi, nella pancia e nel cuore, pieni di immagini, accenti e sensazioni nuove. Il più delle volte, per raccontarle, ci hanno aiutato preziose fotografie. Questa volta il mezzo è mancato, certo con rammarico. Abbiamo dovuto fare uno passo in più, appuntare, trascrivere, ricordare. Nino Barraco, quindi, lo raccontiamo a parole. http://www.laterratrema.org/2009/09/di-sabbia-e-sudore-la-terra-trema-meet-nino-barraco/
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