Les Clos | Lo Champagne anticonformista di Laherte Frères
di Mauro MatteiLaherte Frères è una maison bifronte. 70.000 bottiglie prodotte, un’unica mission qualitativa ma due diverse volontà produttive. Da un lato, i “senior” della famiglia conservano un profilo più convenzionale, riversando la loro vena stilistica in parte dei vini prodotti (esempio fra tutti il “Millésimé Prestige”, di cui noi abbiamo assaggiato una buona versione 2004, appena segnata dal legno). Dall’altro, la nuova generazione – incarnata dal giovane Aurélien – gioca un ruolo iconoclasta, puntando su ecosostenibilità e ricerca.
Legislativamente considerati negocìants (NM), i Laherte sono dei recoltant (RM) in pectore: la piccola parte di vigne in affitto viene infatti seguita nei minimi dettagli e l’approccio agronomico non si discosta da quello utilizzato negli appezzamenti di proprietà. Tutta la gamma produttiva è degna di nota (una menzione particolare va al fantastico Rosé de Saignèe, realizzato da uve pinot meunier in purezza provenienti da una vigna vecchia) ma la nostra attenzione è stata catalizzata dal particolarissimo Les Clos.
Champagne “antico”, insieme a pochi altri prodotti è parte di una ristrettissima schiera che va a collocarsi fuori dagli schemi varietali consueti. Gerbais, Dufour (che realizzano Champagne da uve pinot bianco al 100%) Aubry, Drappier e Laherte stesso sono alcuni nomi di produttori che esplorano possibilità espressive al di fuori della triade chardonnay-pinot nero-pinot meunier.
Le Clos è una cuvée in cui, accanto alle uve classiche, trova spazio un melange di varietà desuete: arbanne, fromenteau (un antenato del pinot grigio) e petit meslier (un incrocio di gouais blanc e savagnin). Il quadro è rifinito da scelte interessanti: lieviti non selezionati, utilizzo delle barrique, maturazione sur lies dei vini base, metodo solera. Il risultato nel bicchiere è quanto mai curioso e piacevole: il naso è estremamente variegato e riesce ad alternare note acute e grasse a sensazioni sassose. I riconoscimenti olfattivi rimbalzano piacevolmente e nulla sembra già sentito: frutta gialla, uva spina, ricordi erbacei, ginestra, succo di agrumi e una vena leggermente balsamica in chiusura. La bocca è maschile, connotata da un’acidità profonda (non viene svolta la malolattica), mai domata dal dosaggio irrilevante (4 grammi per litro).
Insomma, uno Champagne che riesce a colpire, affascinando anche i palati più smaliziati. Il suo incedere altalenante gli permette di concedersi senza piacionerie, mostrandosi e ritraendosi per poi esplodere grazie ad una chiusura succulenta. Un vino che per le sue caratteristiche di freschezza e bevibilità, sfoggia un appeal particolarmente gastronomico: un valore aggiunto al bicchiere e alla tavola.
6 Commenti
fabrizio pagliardi
circa 13 anni fa - LinkLa mia attenzione invece è stata fortemente catalizzata dal "Beaudiers" il rosè macerato uno dei migliori della tipologia che mi sia capitato di assaggiare. E dal Brut Tradition per il prezzo. Les Clos l'ho trovato molto interessante ma un po' sbilanciato sulla durezza.
RispondiMarino
circa 13 anni fa - LinkCompletamente daccordo.E' quello che avrei scritto io se non lo avessi fatto tu. I prezzi sono tutti abbastanza economici! :)
RispondiMauro Mattei
circa 13 anni fa - LinkQuoto al 100%, il Saignèe da Pinot Meunier è da panico e il brut Tradition lo sbicchiero al ristorante con grande soddisfazione. La durezza del Le Clos, invece, mi gusta assai. Uno Champagne "arcigno", caspita :D
RispondiMassimiliano Montes
circa 13 anni fa - Link"La bocca è maschile, connotata da un’acidità profonda" ... mi preoccupi
RispondiStefano
circa 13 anni fa - LinkHo provato il Blanc de Blancs Brut Nature è l'ho trovato veramente delizioso, non sono un esperto di champagne (ho pochi assaggi) ma mi ha colpito molto, così minerale.... mi incuriosisce molto il Rosé de Saignée, oltre a questo Les Clos.
RispondiGiovanni Corazzol
circa 13 anni fa - LinkNon lo conosco. mentre la cantina ribocca del blanc de blancs e di saignée. i prezzi in azienda poi sono uno spasso.
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