Lasciatemi affogare nel Pouilly Fumé 2007 di Alexandre Bain
di Mauro MatteiAlexandre Bain non è un matusa, s’è fatto le ossa in giro per cantine e dopo aver preso in affitto quasi 5 ettari di vigna a Tracy sur Loire, partendo dall’annata 2007, si è messo in gioco personalmente sbattendo sul mercato i suoi vini. È un interprete tosto Alexandre, lavora seguendo standard e certificazioni biologiche e biodinamiche, aiutandosi in cantina solo con piccole aggiunte di solforosa. Coltiva terreni difficilmente meccanizzabili, caratterizzati dalla presenza di calcare e marne ricche di fossili, componenti che incidono sul profilo dei vini che sforna. Insomma, questo vignaiolo, come spesso accade quando si hanno idee inamovibili, ha deciso di farsi un mazzo così e – meraviglia delle meraviglie – fra un corno letame e l’altro, servendo una tisana d’achillea alle vigne, trova pure il tempo per portare avanti il suo blog.
Non me lo immagino di certo in mezzo ai filari, con aratro e cavallo, mentre aggiorna tramite ipad la sua home page, ma sicuramente la rete deve esercitare un certo fascino su di lui e per noi amanti del genere è cosa buona e giusta. Insomma, mettendo da parte le considerazioni sghembe su web e vignaioli 2.0, non mi resta che parlare del vino, un Pouilly Fumé dal carattere particolarmente solare.
Il colore è carico, con riflessi che tendono all’oro. Limpido all’inizio, può diventare opaco man mano che lo si versa, visti i leggeri residui sul fondo della bottiglia. Da queste parti, la filtrazione non è di casa. Il naso è ricco e le sfumature olfattive sono incollate alla denominazione e al timbro classico del sauvignon. Eppure le note sassose, affumicate, addirittura idrocarburiche, fanno volentieri da contrappunto ad un frutto polputo che quasi non t’aspetteresti. Il fatto è che Bain fa della maturità delle uve il suo cavallo di battaglia e questo aspetto, una volta che il vino è finito nel bicchiere, non può andare in secondo piano. La bocca fa perno su sensazioni che si incastrano trovando equilibrio, il vino è sorretto da mineralità e cenni di grassezza. Un’entrata larga anticipa un finale teso, pulitissimo e succulento.
Eoni fa, qualcuno su queste pagine lanciava l’idea di valutare la piacevolezza di un vino con l’assegnazione di secchi, metafora rustica ma efficace. Ecco, 5 secchi meritati per questo sauvignon blanc che sprizza personalità da tutti i pori.
5 Commenti
Massimo Cattaneo
circa 14 anni fa - LinkMi hai fatto venire sete. Viene commercializzatro in Italia o devo rimanere con la sete ?
RispondiMauro Mattei
circa 14 anni fa - LinkIn Italia è distribuito da "Les caves de Pyrene". Listino da urlo. http://www.lescaves.co.uk/
RispondiMassimo Cattaneo
circa 14 anni fa - LinkIl prezzo non l'ho trovato ma non è importante perchè mi fido del tuo urlo, non posso permettermelo; però nelle descrizioni di questo vino ho trovato una cosa interessante che si riaggancia ad un post di qualche giorno fà.........mi riferisco ai solfiti. Scusami se sono andato fuori tema ma che bello leggere queste cose, ce la faremo mai in Italia ? Vinificazione: Vendemmia manuale. Nessun prodotto enologico. Nessuna correzione dell’acidità. Se necessaria, leggera solfitazione all’imbottigliamento. Chiarifica naturale per decantazione. Imbottigliamento a luna calante e alta pressione atmosferica. Solfiti: 15 milligrammi/litro all’imbottigliamento. Quantità media prodotta: 20.000 bottiglie. Tipo di bottiglia e chiusura: Borgognona, tappo in sughero. copyright Sarfati 2006
RispondiLido Vannucchi
circa 14 anni fa - LinkGrazie a Mauro per la segnalazione veramente un'ottimo vino come del resto tanti vini importati e distribuiti da Caves de Pyrenè , ma se Dio vuole abbiamo una sensibilità sempre più spiccata per questa tipologia di viticultura e di pratiche di cantina pure in italia, basti vedere listino Velier triple A o tutti gli aderenti la Reinnasance des Appelation Italia. Mauro questi vini li hai in carta alla Gazza Ladra ottima selezione spero di venire al più presto ciao lido
Rispondi