La signora in giallo

di Alessandro Morichetti

cavalleri-brut-saSe ne stava lì coricato ben bene prima che qualcuno mi invitasse sul luogo del delitto, il mio caro Blanc de Blancs Brut s.a. di Cavalleri, esatta via di mezzo tra un buon prosecco e bollicine che iniziano a farsi impegnative, costose e talvolta sin troppo ambiziose. L’ora consacrata a Jessica Fletcher vuole il suo cadavere.

Franciacorta in bottiglia trasparente ed elegante, semplice e d’impatto, paglierino carico e bolle sottili, naso riconoscibile e tipico da metodo classico lumbard, pan brioche, scorza d’arancio e pesca gialla. Non debordante a intensità, in bocca mantiene le promesse. Tirato il giusto (un paio d’anni sui lieviti, a spumantizzare), dosato quanto basta senza calcare la mano, la carbonica è integrata ma pungente. Il mio gusto personale preferirebbe un residuo zuccherino più esiguo ma la beva c’è tutta e vale in pieno il prezzo. 83 centesimi mi sembrano il punteggio giusto. Sui crudi di pesce viaggia pericolosamente veloce quanto Michael Schumacher.

Il posto dove NON comprarlo è Peck a Milano, causa un prezzo di 35 euro quasi doppio rispetto ad enoteche normali per persone normali.*
In enoteca e su internet, sui 20 euro senza rimpianti.

*distrazione dell’autore: il prezzo indicato inizialmente non riguarda il vino descritto bensì il Cavalleri Brut Collezione millesimato (2001, in questo caso), peraltro abbastanza allineato ad altre enoteche. A parziale discolpa va detto che fuorvianti sono state le informazioni contenute nella scheda dell’enoteca Peck, corrispondenti al Cavalleri s.a. tanto per i minimo 24 mesi sui lieviti quanto per i 2 degorgement. Insomma, una descrizione sbagliata del vino giusto, o viceversa.


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Alessandro Morichetti

Tra i fondatori di Intravino, enotecario su Doyouwine.com e ghost writer @ Les Caves de Pyrene. Nato sul mare a Civitanova Marche, vive ad Alba nelle Langhe: dai moscioli agli agnolotti, dal Verdicchio al Barbaresco passando per mortadella, Parmigiano e Lambruschi.

19 Commenti

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Franco Ziliani

circa 15 anni fa - Link

chissà come gradirà Giulia Cavalleri e come gradiranno in Franciacorta questa stravagante, spericolata definizione dell'eccellente Blanc de Blancs brut s.a. di Cavalleri, come "esatta via di mezzo tra un buon prosecco e bollicine che iniziano a farsi impegnative"! Va bene essere originali, allegri, frizzanti, estivi, signori di Intravino, ma avvicinare un eccellente Franciacorta Docg ad un Prosecco, mi sembra davvero poco congruo sia da un punto di vista enologico che dal punto di vista di una corretta definizione del vino in oggetto... :)

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Luca Amodeo

circa 15 anni fa - Link

... il Franco tiratore ha colpito ancora.

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Giovanni Arcari

circa 15 anni fa - Link

Mi spiegate, cortesemente, cosa voglia dire "esatta via di mezzo tra un buon prosecco e bollicine"?

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Alessandro Morichetti

circa 15 anni fa - Link

Il Franciacorta in oggetto è stato accostato ad un prosecco non meno che a un millesimato di Krug. Questo il senso dell'espressione "esatta via di mezzo tra un buon prosecco e bollicine che iniziano a farsi impegnative": non è prosecco (vino che, a quanto pare, quasi tutti i commentatori di questo blog amano, tengono in frigo e forse pure sul comodino) ma neanche la bollicina del secolo sebbene prodotto godibile, come scritto chiaramente. Per robe del genere vi suggerisco di leggere i tanti consigli qui. Suvvia, non era poi così difficile da intendere ;-) ps: caro Franco, da buon "tiratore" mi insegni che la recensione deve essere eventualmente utile a chi legge e compra, non al produttore di turno (che purtroppo non ho il piacere di conoscere). La signora Giulia avrà voci ben più competenti da ascoltare.. per sua fortuna! :-)

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Franco Ziliani

circa 15 anni fa - Link

Morichetti, trovo incongruo e scarsamente dotato di senso il suo post che battezza il Blanc de Blancs Brut di Cavalleri come “esatta via di mezzo tra un buon prosecco e bollicine che iniziano a farsi impegnative”! non perché non compiaccia il produttore (e chi se ne frega dico io, é una vita che scrivo per il consumatore ed il lettore e non per compiacere i produttori, soprattutto i più potenti e influenti..) ma perché non c'é un solo motivo valido per definire quel vino, che mi piace molto, in quel modo.E poi ancora a dare punteggi, ossignur!, su un blog del vino... E poi, per favore, ci risparmi, anche se ci fanno bene con il caldo che impazza, freddure tipo "Il territorio conta, di certo, ma nella spumantistica meno che altrove". Sono prive di senso logico, magari vorrebbero essere delle boutade, ma sono facilmente e prontamente smentibili come annota bene il mio amico - che lavora anche in Franciacorta - Giovanni Arcari... Consigli per il suo bene, Morichetti, non per ergermi a maestrino dalla penna rossa e blu...

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Francesco Fabbretti

circa 15 anni fa - Link

Caro Franco, scusa la domanda, ma visto che hai risposto ti chiedo il parere: sei convinto anche tu che “Il territorio conta, di certo, ma nella spumantistica meno che altrove"? Non credo sia così ma mi farebbe piacere leggerlo dalle tue parole, visto che ritengo l'affermazione una castroneria sesquipedale per quanto attiene a l'intera produzione spumantistica metodo classico o champenoise. Se non sei d'accordo bacchettami pure, tanto oramai c'ho fatto il callo... ahahah se non ho modo di incrociare prima le penne con tem ti auguro buone vacanze. Francesco Fabbretti p.s. anche per quanto riguarda lo charmat-martinotti provate a chiedere ai veri proprietari dei terreni della collina di Cartizze se il territorio fa o meno una grossa differenza...

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Giovanni Arcari

circa 15 anni fa - Link

Complimenti per l'accostamento, ma continua a mancare il senso logico. Guardi, il fatto che in tutti e tre quei prodotti vi sia CO2, non significa che si possa accostarli... e poi per dire cosa??? Tre territori, tre vini, due territori condividono un metodo... e allora? Quindi potrebbe essere che i vini rossi vengano paragonati tra loro proprio in quanto rossi, a prescindere dal territorio? E' davvero difficile da intendere e non credo per colpe a me attribuibili. ;-)

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Mauro Mattei

circa 15 anni fa - Link

..beh sicuramente Alessandro con questa definizione un pò spinta si è infilato in un bel ginepraio..complice il caldo? ;-) Senza volere essere irriguardosi nei confronti di una delle Maison storiche franciacortine bisogna però dire che il buon Morichetti voleva essere il più possibile diretto esplicativo e veloce..lo stile è quello del Web? No mezzi termini.. Comunque a me Cavalleri ME piace..

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Dan Lerner

circa 15 anni fa - Link

Gli è, caro Morichetti, che i franciacortini sono una genìa permalosa assai. Molto hanno investito nel nome e molto lo difendono. Con successo, d'altronde. E meritato più che spesso. I risultati danno loro ragione, ma una cosa non condivido -nemmeno come strategia di marketing-: il volersi presentare come un prodotto altro, da non confrontarsi con bolle diverse, vicine e lontane. La concorrenza si vince battendosi sullo stesso terreno, penso, non allontanandosene. Scrive più sopra Arcari: "Quindi potrebbe essere che i vini rossi vengano paragonati tra loro proprio in quanto rossi, a prescindere dal territorio?. Beh, perchè no, a volte, se di godibilità, di bevibilità si tratta e non di degustazione tecnica tra "pari"? Perchè non stappare assieme uno champagne, un prosecco e un franciacorta, lasciarli al libero autoservizio di un gruppo di casalinghe di Voghera e vedere qual è la bottiglia che finisce prima? Spesso, anche tra bevitori tecnici, è questo un metro di giudizio usato e condiviso: la bottiglia che finisce prima è la più buona. Tutto ciò premesso devo dire che i vini di Cavalleri sono tra quelli che mi piacciono, hanno tra l'altro un rapporto qualità prezzo molto centrato rispetto a tanti franciacorta economicamente sopravvalutati (altri ce n'è con le medesime qualità e valore, ma non è qui il luogo per liste che inevitabilmente farebbero degli scontenti tra i dimenticati). Giulia Cavalleri ci mette poi infinita passione, e questo aggiunge valore, per me. Nota finale: mi intrigano moltissimo le ultime due righe del tuo post Il posto dove NON comprarlo è Peck a Milano, causa un prezzo di 35 euro quasi doppio rispetto ad enoteche normali per persone normali. Da proseguire... Rubrica Gli errori e gli orrori? I prezzi più scentrati che si trovano in giro? La delazione del ricarico ladro o del locale che non ha aggiornato la wine-list dal '97... Io per esempio ho stappato a 30 € una magnum di Terre Brune vecchia assai in una simil-pizzeria che la teneva come bel decoro in piedi tra gadgets vari...

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Alessandro Morichetti

circa 15 anni fa - Link

Rubrica interessante, da meditare: stavolta l'ho battezzata io stesso con un "errore" ;-)

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Alessandro Morichetti

circa 15 anni fa - Link

Certo, nel mondo dei 98 points che sbancano capisco che un 83 possa far snasare. Non me o un maturando di ottime speranze, anzi ;-) Per gli inglesi equivale a 13/20, nient'affatto male cioé "buono, ma privo di elementi di straordinarietà". In linea con la mia analisi, almeno il punteggio. Dunque, siamo nel capitolo spumanti. Ci sono prosecchi 3, 6 e anche 12 mesi sui lieviti in autoclave, alcuni sur lie quindi propriamente nella categoria "metodo classico" con rifermentazione in bottiglia e senza sboccatura, altri con sboccatura tradizionale; poi ci sono i metodo classico più riconoscibili (tra cui i Franciacorta e non solo: you know mr Giulio Ferrari, of course) rifermentati in bottiglia con sboccatura dopo 12, 18, 24 mesi e più, fino a 80 e oltre i limiti della fantasia... Il territorio conta, di certo, ma nella spumantistica meno che altrove. Non a caso si parla (specialmente per le cuvee senza annata, come in questo caso) di vin d'assemblage piuttosto che vin de terroir. In una ideale scala di bollicine che vanno dalle più semplici, immediate e beverine a quelle complesse, opulente e profonde, ho collocato il Cavalleri nel mezzo e senza andarci troppo per il sottile. Quando qualcuno in enoteca chiede uno spumante, senza specificare, solitamente gli viene proposto un metodo charmat, magari lungo, un metodo classico base e poi magari uno per "farsi male". @Lerner come si permette di associare la bevibilità e/o godibilità di un Franciacorta a qualsiasi altro spumante dell'orbe terracqueo??? Si contenga, cribbio! ;-)

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Giovanni Arcari

circa 15 anni fa - Link

Un salto indietro di 10 anni. Come raggiungervi senza macchina del tempo??? @ Morichetti: non penserà che non abbia dormito perchè lei ha dato un 83 al vino di Giulia, vero??? Non è così presuntuoso, vero??? Bene, la mastodontica fesseria che il territorio conta meno nel metodo classico posso smentirla in ogni istante con i fatti e non a parole. Visione arcaica del vino. Venga in Franciacorta.

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Renzo

circa 15 anni fa - Link

Il territorio sugli Champagne conta decisamente molto poco... Infatti... :-)

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Francesco Fabbretti

circa 15 anni fa - Link

@ Alessandro, gli 83 punti sono oggettivamente un po' pochini per un prodotto che costa al pubblico intorno ai 20 euro o giù di lì, nè ci si può nascondere dietro il fatto che il 13,5 Britannico abbia una valenza differente. Detto questo, se ritieni di volerne parlare in modo diffuso fallo pure, ma è naturale che ci si attiri gli strali. Come si dice: "Quisque Faber Fortunae Suae". L'unico aspetto su cui dissento in modo totale è la tua idea secondo cui "Il territorio conta, di certo, ma nella spumantistica meno che altrove". La dimostrazione che porti non è attinente in quanto sai bene che in certi casi è la cuvèe che con la sua multiformità da una fotografia completa del terroir (se vuoi vai a reims e vedi con i tuoi occhi come i concetti di assemblage e terroir convivano in modo naturale). p.s. già che ci sono, cmq, mi sbilancio e ti do ragione, anche io sopra gli 83/84 punti non vado. (Tanto io non conto nulla, non sono presuntuoso, non disturberò il sonno a nessuno ;-)

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Giovanni Arcari

circa 15 anni fa - Link

Scusate, il problema è che in un metodo classico è più facile creare l'identità di un prodotto, in quanto si possono utilizzare annate diverse, liqueur diverse ecc. ma i grandi champagne, quelli davvero grandi, portano in loro la caratteristica unica di quei suoli, così come chi in Franciacorta ha deciso di lavorare per esprimere le peculiarità di quei suoli così diversi da comune in comune. Ad ottobre organizzerò una degustazione di sole bottiglie "in punta" ancora da sboccare, se qualcuno volesse togliersi una curiosità e capire davvero che un metodo classico deve essere un territorio, come un qualunque altro vino, mi chiami.

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Alessandro Morichetti

circa 15 anni fa - Link

@giovanni nessuno ha messo in discussione che il terroir conti ma possiamo convenire che la creazione d'identità in un metodo classico si avvalga di pratiche di cantina (come quelle indicate) centrali nel disegnare la fisionomia di uno spumante. Non invadenti né omologanti, ci mancherebbe. Importanti, si. In questo la spumantistica si differenzia sostanzialmente dalla produzione di altre tipologie: le uve di partenza, ciascuna col proprio corredo di profumi e “valori enologici” intraprendono un percorso che ne muta la natura e in cui la tecnica enologica risulta fondante. La scelta di rappresentare un cru è poi interessante quanto quella di assemblare partite diverse per ottenere il prodotto migliore partendo da una variegata composizione di tessere del mosaico: filosofie produttive differenti con pari dignità, secondo me. @franco basta intendersi sul significato delle parole. Ho cercato di chiarire il senso attribuito all'espressione usata nonché la connotazione per me assolutamente positiva (poiché amo le bollicine in genere, adoro il prosecco e sogno di notte “bollicine ambiziose” a 2 0 3 zeri). Si può non condividere entrambi ma almeno rispettiamoci sui gusti. Per me “esatta via di mezzo tra un buon prosecco e bollicine che iniziano a farsi impegnative” esprime sincero gradimento, per altri risulta essere un giro di parole irrispettoso e quasi degradante. Mai scritto né pensato niente del genere. Come non ho mai detto che il vino in oggetto sia “quasi” o “simile” a un prosecco (o a Dom Perignon): ha una sua peculiarità che lo caratterizza distinguendolo, per ragioni diverse, da entrambi i “modelli” indicati. E scoprire che chi non apprezza il prosecco ama invece la passerina picena è una felice e inaspettata sorpresa. Sui punteggi in questo blog abbiamo già detto e sarebbe noioso ripetersi, favorevoli o contrari. @francesco sulla “castroneria sesquipedale” alias “mastodontica fesseria”. Dicendo che “Il territorio conta, di certo, ma nella spumantistica meno che altrove” intendevo solo parafrase la peculiarità delle cuvee, vin d'assemblage più che vin de terroir, laddove il terroir rappresenta l'interazione vigna-vitigno-millesimo-uomo mentre l'assemblage focalizza il modo in cui una maison interpreta il prodotto finale partendo da vigna e vitigno a prescindere dal millesimo: lo stile aziendale, appunto. @lerner mia mamma non è casalinga né di Voghera e di vino ne capisce come io di origami. Però ancora mi chiedo perché il Franciacorta l'abbia lasciato lì e il Prosecco se lo sia scolato con certa violenza: “profumato, semplice, leggero, ruffiano, fresco e irresistibile”, risultato di flagrante violazione della privacy familiare. Lo so, il mio panel non è attendibile e ammetto egoisticamente di lasciarle l'ultimo dito, sempre e di qualsiasi bottiglia, anche pregiata, per sentire che dice. Ora come glielo spiego che la Franciacorta è fascinosa lo stesso nonché patria di ottimi vini?

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Giovanni Arcari

circa 15 anni fa - Link

Alessandro, hai ragione ma è necessario fare dei "distinguo" ben precisi, altrimenti il consumatore farà di tutta l'erba un fascio. L'identità di un metodo classico può dipendere anche e solo dal territorio, dalle caratteristiche dei suoli. Dipende dalla strada che un'azienda vuole percorrere. Il metodo classico è innanzi tutto vino e come tale dev'essere (per me) interpretato. Pensa a quanti champagne o franciacorta o trento, dopo 12 mesi dalla sboccatura sono "vini morti". Il tempo non è amico del vino, del grande vino? Bene, noi (e parlo dei miei Contadini) produciamo Vino con metodo classico e lo facciamo in maniera che possa esprimere, anche nel tempo, tutte quelle peculiarità che un determinato suolo conferisce alle uve, perchè quel suolo è solo nostro! Usiamo una sola annata e l'attenzione nella tempistica di raccolta delle uve è maniacale. Le liquer sono fatte solo con del vino e riportiamo giorno, mese e anno della data di sboccatura perchè vogliamo dimostrare come possa emozionare anche dopo molti anni. Per questi e altri motivi non è possibile affermare con totale certezza cos'è un metodo classico e cosa dia allo stesso l'identità. Ti rinnovo l'invito per venirmi a trovare.

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Francesco Fabbretti

circa 15 anni fa - Link

Chiedo scusa ma tra prosecchi, terroir, assemblage e "distinguo" vari, in cui anche io mi ci sono impelagato abbondantemente, mi sono perso il nocciolo della questione, quindi lo chiedo a voi: questo Cavalleri Brut di cui sopra quanto vale? E soprattutto, ce le spendereste circa 20 euro per questo prodotto?

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Alessandro Morichetti

circa 15 anni fa - Link

Prezzo corretto per un bel metodo classico. Parlando di gusti, con vari euro in meno scialo di Prosecco, con vari euro in più cresce anche l'emozione, che sia Franciacorta, Champagne, Trento o varie ed eventuali. Ma basta parlare di spumanti, d'estate fanno venire dannatamente troooppa sete!!! ;-)

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