La collina dei desideri | Nussberg e il vino di Vienna per i nostri palati terroiristi

di Andrea Gori

In tutti i testi per i sommelier si legge che Vienna è una delle pochissime città al mondo ad avere un vigneto all’interno della città. Ma uno non si immagina che una città di due milioni di abitanti possa davvero avere una vigna, ai piedi della quale arrivi col tram. Meno che mai ti puoi aspettare che il vino che produce sia buono, anzi buonissimo. In realtà di vigneti urbani Vienna ne ha più di uno (per quasi 600 ettari e 300 vignaioli!) ma quello in cui ci siamo trovati coinvolti in una fest incredibile, contadina e lussuosa allo stesso tempo, è stato quello di Nussberg durante l’ultimo VieVinum 2012 opsiti di Wieninger. Domenica sera , quasi calduccio in città, ci mettiamo il maglioncino e prendiamo il bus poi un piccolo shuttle che si inerpica per 5 minuti, e curva dopo curva rivela a destra e sinistra squarci della città imperiale asburgica. E poi pian piano le luci del Prater, dei grattacieli e di tante case ordinate lungo il Ring e il resto della città. In mezzo ad un’aia tappezzata di corteccia di pino ecco la griglia accesa, l’affumicatore per il prosciutto locale, le salse calde per il Kaiserschmarrn, l’apfelstrudel da affettare.

Eppoi birra, ovviamente, ma soprattutto i vini prodotti ad un metro da noi distesi tra i filari.

Wieininger è il più grande e affermato produttore viennese (35 ettari a biodinamica) ed è capace di fare vini che strizzano l’occhio al mercato come lo Chardonnay o il Pinot Nero (90+ punti pesanti su Parker, per noi un poco ingenui nell’uso del legno) e prezzi da Cote des Nuits “alta”, ma soprattutto vini territoriali  magici come i Gemischter Satz. Sono i vini prodotti con l’antica tecnica viennese che usa uve da vigne miste (fino a 11 diverse varietà) ma con raccolta e coltivazione unica in modo da mediare risultati e rese. Una tecnica che fino a pochi anni fa era gestita in maniera semplificata e portava a vini carini, e ottimi da consumare nelle Heuriger viennesi insieme a wurstel e specialità locali, ma che solo di recente si è dimostrata capace di fare grandi vini di qualità.

Durante la festa di Gemischter Satz abbiamo assaggiato il cosidetto “base” (ottenuto con tutti e 11 i vitigni diversi) e già le note particolari di rosa, gelsomino e lampone ci avevano stregato insieme al prezzo molto invitante.

Ma soprattutto sono stati i due Nussberg da vigne vecchie (Alte Reben) prodotte in quantità limitata a stregarci.

Il Nussberg Alte Reben 2011 ( da uve Pinot Bianco, Neuburger, Welschriesling, Gruner Veltliner, Sylvaner, Ziefrandler, Rotgipfler e ovviamente Riesling) che esibisceun’etichetta (gialla) d’altri tempi ma una magia moderna che parla al cuore di chi è innamorato del terroir e delle cose uniche. Ha un profumo dove domina (da giovane almeno) il pinot bianco con la sua rotondità e grassezza sempre però stemperata dalle note rosse e balsamiche del gruner veltliner, l’autoctono che ha reso la Wachau e tutta l’Austria una superstar del mercato. Prepotente anche la mineralità che racconta il suolo di sabbia, calcare e loess. Speziatura orientaleggiante che rievoca il melting pot viennese, porta d’Oriente e ultimo baluardo per secoli dell’Occidente cristiano. Il 2011 rimane in bocca incompiuto perchè sale un poco di alcol e la lunghezza è solo appena percepita ma l’assaggio di annate più vecchie anche solo di un paio di anni ci rincuora.

Presente anche il Rosengartl 2011 (Gruner Veltliner, Pinot Bianco, Neuburger, Traminer), da una ulteriore piccola porzione del Nussberg e qui si fa addirittura un altro passo avanti con menta e incenso, una bocca tra vino bianco e rosso con finale di lampone e mirtillo e anche una sensazione tannica ben percebibile.

Vini che rinchiudono nel loro cuore tutta una storia di secoli e di modi di vivere e che esemplificano l’idea di marketing e di produzione che vuole i vini rispettosi della tradizione, legati al terroir ma anche e soprattutto corretti, buoni, saporiti ed equilibrati. Mentalità moderna e storia plurisecolare, dove avevamo già sentito questi concetti?

Andrea Gori

Quarta generazione della famiglia Gori – ristoratori in Firenze dal 1901 – è il primo a occuparsi seriamente di vino. Biologo, ricercatore e genetista, inizia gli studi da sommelier nel 2004. Gli serviranno 4 anni per diventare vice campione europeo. In pubblico nega, ma crede nella supremazia della Toscana sulle altre regioni del vino, pur avendo un debole per Borgogna e Champagne. Per tutti è “il sommelier informatico”.

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