Il Prosecco metodo classico di Silvano Follador non è più una sorpresa

di Alessandro Morichetti

Dire Prosecco e pensare vigne piantate in ogni cm² di terra emersa tra Conegliano, Valdobbiadene e oltre è un tutt’uno: l’uva rende, il brand spinge e la qualità latita. Trovare buone bottiglie nel trilione dei Prosecco da supermarket è impresa ardua. Rese abbondanti su terreni seviziati dalla chimica, vinificazioni protocollari che bananizzano la materia e importanti residui di zucchero consegnano al consumatore occasionale un prodotto abbordabile, dai profumini immediati e facili ma nulla di più. Questa è una parte importante della storia – quella dei fatturati milionari che conquistano nuovi mercati – ma per fortuna degli appassionati non l’unica.

In zona, il prosecco è un’articolata religione con ortodossie, eresie e profeti. Il cattolicesimo del caso sono autoclavi che prosecchizzano anche l’acqua ma ci sono produttori che vinificano le uve migliori per farne un vino senza bollicine da consumo quotidiano. Pochi altri privilegiano all’autoclave una seconda fermentazione in bottiglia e senza sboccatura. Il sur lie o col fondo è una sorta di metodo classico senza l’ultimo passaggio, un vino torbido che sublima il fascino semplice di un’uva generosa: molte versioni fatte in casa sono così e non manca l’enotecaro di turno che ti passa sottobanco un sur lie 2007 fatto dall’amico. Ne ho assaggiate versioni di 4-5 anni perfettamente e sorprendentemente integre e leggenda narra che un produttore di grande sapienza tecnica come Mario Pojer sia sobbalzato bevendo bottiglie ben più vecchie. Calma. Il Prosecco buono non è un vino da invecchiamento ma sa invecchiare e quando spira malamente dopo pochi mesi qualcosa non torna.

Andiamo oltre. Accanto a vino fermo (bevuto in zona e sconosciuto al di fuori, leggero e acidulo), spumante con metodo Martinotti e rifermentato in bottiglia senza sboccatura, c’è anche la versione metodo classico. Pochi gli esemplari validi, uno il mio “campione” di riferimento. Silvano Follador va per i 32 anni e da 10 produce Prosecco sulle vigne ereditate dal nonno. Vende tutte le 30.000 bottiglie che derivano dai suoi 4 ettari e negli anni in cui faceva viticoltura convenzionale comprava anche uva, tanta era la domanda. Poi la svolta di pensiero, il senso di vergogna per una conduzione agronomica tanto scellerata quanto usuale e l’avvicinamento alla biodinamica. Tre i vini prodotti oggi e accanto ai Valdobbiadene Superiore brut e Valdobbiadene Superiore di Cartizze brut ecco il méthode champenoise da prosecco che non ti aspetti. Il Metodo Classico Dosaggio Zero 2008 è una conferma di stile, pulizia e sapienza. 16 mesi sui lieviti articolano la fragranza di un vino dal frutto nitido: il metodo classico aggiunge mollica, pane fresco e vinosità floreale a pera e mela del prosecco. Il naso è semplice e affatto scontato, riconoscibile e pulito. Il sorso snello e asciutto offre scatto senza ammiccamenti, il finale citrino completa una bevuta davvero interessante. Un prosecco appagante che esalta la vocazione di un vino quotidiano che ci invidiano in tutto il mondo. Pagato 15,70 euro all’enoteca Mariga di Bassano del Grappa e 20 alla Tana degli Orsi di Pratovecchio (nella versione 2007). Trovarlo a 25 euro in carta al ristorante non è eresia ma solo un’ottima occasione per scoprire il sapore vero di un grande Prosecco.

avatar

Alessandro Morichetti

Tra i fondatori di Intravino, enotecario su Doyouwine.com e ghost writer @ Les Caves de Pyrene. Nato sul mare a Civitanova Marche, vive ad Alba nelle Langhe: dai moscioli agli agnolotti, dal Verdicchio al Barbaresco passando per mortadella, Parmigiano e Lambruschi.

26 Commenti

avatar

Francesco Fabbretti

circa 13 anni fa - Link

Caro autore del post.... proprio non ci riesce a scrivere rece di vini senza un bel "famolo strano" di sottofondo? ;-)

Rispondi
avatar

Alessandro Morichetti

circa 13 anni fa - Link

Tesorino, qui di sottofondo c'è solo "famolo bono" perché di strano, t'assicuro, non c'è nulla.

Rispondi
avatar

Luk

circa 13 anni fa - Link

Di strano ci sarebbe il Follafor del titolo :-) Luk

Rispondi
avatar

Fiorenzo Sartore

circa 13 anni fa - Link

fixato, thanx

Rispondi
avatar

Francesco Fabbretti

circa 13 anni fa - Link

Guarda che sul bono non ti contraddice nessuno. Solo che ogni volta che scrivi bene di uno devi per forza premettere che tutto intorno c'è quasi unicamente un mare de "merXa". Insomma, guarda che esistono anche prosecchisti di eccellenza che non siano coste piane, follador e lispida. Tanto per dire Bellenda, Val d'oca, Bisol, Nino Franco, Ruggeri .... basta non fermarsi alla produzione di livello più basso ma "alzare un po' gli occhi".

Rispondi
avatar

Alessandro Morichetti

circa 13 anni fa - Link

In zona Prosecco il grosso dei vini è qualcosa che non berresti neanche sotto tortura e non credo mi contraddirai. Ci sono produttori da un milione di bottiglie che fanno buone selezioni ma trovo più interessante parlare di chi imposta tutta la produzione su alti livelli e senza compromessi, magari con prodotti senza residuo zuccherino o rifermentati in bottiglia. "Questo" poi che si mette a fare biodinamica dove la gente pianta vigne pure sull'asfalto...

Rispondi
avatar

roberto

circa 13 anni fa - Link

Non sono assolutamente d'accordo... Valdobbiadene ha una grande dignità invece...parla dei prezzi piuttosto

Rispondi
avatar

Francesco Fabbretti

circa 13 anni fa - Link

Alessandro, tu puoi avere tutte le preferenze che vuoi ma, visto che ci piace tanto parlare di rispetto della tradizione, il residuo zuccherino è proprio della caratterisca del prosecco, e della Storica "ombra de vin". 9 volte su dieci se offri un prosecco brut a un trevigiano dop te lo tira dietro. Qui dunque le cose son due: o pretendiamo il rispetto per una tradizione gustativa o parliamo di quello che ci piace. E a quel punto la tua scrittura, per quanto piacevole e sagace, non ha quella valenza oggettiva che ti permetta di dire "questo è OGGETTIVAMENTE buono, gli altri sono OGGETTIVAMENTE meXXa". Just for the records ti invito a leggere la seconda etichetta del prosecco di valdobbiadene DOC "uvaggio storico" della cantina produttori di Valdobbiadene (è un dry) http://valdoca.com/ita/dettagli_prodotto.html?cat=prodotti&cat_id=2&id=62

Rispondi
avatar

Alessandro Morichetti

circa 13 anni fa - Link

Il prosecco nasce fermo e poi colfondo (quindi secco), solo con il metodo Charmat inizia a presentarsi il residuo zuccherino. Ad oggi il prosecco più venduto al mondo è l'extra dry (generalmente 16/17 gr di zucchero residuo), il brut sta ri-prendendo piede ma la strada è lunga. Tirando le somme, il residuo zuccherino arriva con l'industrializzazione, quindi maneggerei con cura l'espressione "tradizione gustativa" :-).

Rispondi
avatar

Gianpaolo Giacobbo

circa 13 anni fa - Link

faccio difficoltà a pensare che il residuo zuccherino di un vino possa rappresentare la sua caratteristica. Se vogliamo trovare identità nel prosecco serve assolutamente andarla a cercare nel sur lie o nel fermo. Ma è possibile comunque trovare del prosecco spumantizzato in autoclave che sappia rappresentare le propria zona a patto che il produttore ci sia andato leggero con i lieviti utilizzando quelli più neutri possibile. Però ha ragione Ale il prosecco nasce fermo e quindi con il fondo. Poi le aziende che cita Fabbretti hanno dei prodotti interessanti citiamo uno su tutti Giustino B di Ruggeri. Produttori come Frozza, Spagnol, Follador, Marchiori sono meno in luce rispetto ad altri ma sanno relaizzare prodotti validissimi diciamo su tutta la gamma ecco questo è il punto...

Rispondi
avatar

Federica Milani

circa 3 anni fa - Link

Complimenti per due motivi: contenuto dell'articolo e stile di scrittura. Da buona trevigiana, molto vicina alle colline di Valdobbiadene, ritengo tu abbia colto il senso del fenomeno prosecco e delle eccellenze comunque presenti. Commento quasi 10 anni dopo con cognizione di causa Un saluto

Rispondi
avatar

Filippo

circa 13 anni fa - Link

Forse Lispida è un tantino più giù.. A Monselice PD, Colli Euganei! Solo per la precisione..

Rispondi
avatar

roberto

circa 13 anni fa - Link

Filippo, sai questi eno-guro pensano di conoscere molte cose poi confondono Lispida per uno di Valdobbiadene

Rispondi
avatar

Francesco Fabbretti

circa 13 anni fa - Link

corretta osservazione, i vitigni sono quelli ma la zona è altra (Prosecco Tondo, Bianchetta, Perera e Verdiso)

Rispondi
avatar

Francesco Fabbretti

circa 13 anni fa - Link

@ Filippo tranquillo non sono un eno-guru, solo uno che per lavoro beve tanti (troppi) vini

Rispondi
avatar

calacalatrinchetto

circa 13 anni fa - Link

col vetoraz,sant'eurosia,bortolin angelo....

Rispondi
avatar

roberto

circa 13 anni fa - Link

Che scoperta... l'acqua calda sai che esiste?

Rispondi
avatar

Antoine

circa 13 anni fa - Link

Qualcuno conosce le cantine Bortolotti? Lo ordino sempre e mi piace, grazie per un consiglio.

Rispondi
avatar

Massimo Cattaneo

circa 13 anni fa - Link

20 / 25 euro per un prosecco è esagerato anche se sur lie o colfondo che sia. Una tendenza modaiola per diversificarsi dalla massa soprattutto nei prezzi. Il prosecco è sinonimo di buona beva, freschezza, linpidezza un vino a tutto pasto...Per meditare, non solo dopo aver pagato, si deve bere altro.

Rispondi
avatar

kenray

circa 13 anni fa - Link

non fate la guerra al prosecco che vi stermino come le blatte. se c'è uno spumante bevibile a prezzi abbordabili è proprio questo. che poi ci siano i soliti furbi che per aumentare la produzione irrorano chimicamente il pianeta denunciateli se avete coraggio. io mi rifornisco da 2/3 produttori che reputo dignitosi. bepin de eto adami e prossimamente follador visto anche al fenomenale moricchia piace. comunque se i miei due vignaioli sono enodelinquenti non lo so. a me il loro frizz wine piace parecchio.

Rispondi
avatar

ALAN

circa 13 anni fa - Link

è come un lambrusco bianco....

Rispondi
avatar

kenray

circa 13 anni fa - Link

mi faccia il piacere mi faccia.....

Rispondi
avatar

etrusco1969

circa 13 anni fa - Link

Salve ha tutti mi sto avvicinando a questo meraviglioso nettare e sto facendo anche un corso, non conosco Follador e saro curioso di apprezzarlo, ma come dice il Fabbretti apprezzo il Bellenda e sono rimasto entusiasta del Borgo Molino di Ormelle era un extradry veramente eccezionale con catenella di bollicine, rotondo e schietto e poi in una manifestazione della mia zona mi è molto piaciuto uno spumante con vinificazione di Incrocio Manzoni ma non ne ricordo il nome se qualcuno di voi mi può aiutare mi dia qualche nome sul Manzoni. Grazie

Rispondi
avatar

marco

circa 13 anni fa - Link

salve, percepisco un gran bagaglio di ignoranza (e intendo mancanza di conoscenza) circa i produttori e i prodotti di qualità che si possono trovare nella zona di VALDOBBIADENE. Ci sono taluni produttori che ancora hanno il coraggio di lavorare con passione vigneti in colline particolarmente vocate (il buon glera non viene affatto bene sull'asfalto) faticando a tenere il passo a grossi produttori della "bassa"; quindi a mio avviso non si può chiamare prosecco (rectius valdobbiadene superiore) vino proveniente da ormelle perchè per quanto possa essere ben spumantizzato peccherà sempre nella qualità della materia prima. Quindi il mio consiglio è di cercare, visitare i luoghi, toccare con mano il lavoro dei produttori seri (e vi assicuro che ci sono). Mi permetto di dare dei nomi: miotto walter, frozza, spagnol orazio, scandolera, bortolin angelo, perlage, tanorè. Se vogliamo parlare di "Prosecchi" dobbiamo partire da qui.

Rispondi
avatar

Alessandro P

circa 10 anni fa - Link

Ho Conosciuto 18 anni fa Silvano, casualmente, capitando nella casa di famiglia in una domenica primaverile. Mi accolse il padre e, insieme a Silvano, ci accompagnarono in cantina. Di domenica pomeriggio... Il ricordo che ho avuto, e tuttora è impresso, è stata la percezione dell'amore delle loro radici. Chi studia e insegna storia all'università non può pretendere di produrre vino per far "schei". Qui si produce vino perché i nonni e i bisnonni lo facevano, perché è cultura del territorio e perché è un piacere capire la propria terra, rispettarla e carpirne le qualità. In sintesi, il vino Follador l'ho colto come rispetto per la terra e i suoi frutti, rispetto per la famiglia che dedizione, sacrifici ed amore nei decenni ha dato. Ho colto l'innamoramento verso il vino, non l'occasione di fare i miliardi esportando bottiglie. Mi chiesero di assaggiare il prosecco e solo dopo il Cartizze. Il nettare. L'azienda "Il Cardo" entrò nel mio immaginario di cosa volesse dire vinificare, innestare, sentire il vino. Scusate il romanticismo, ma la semplicità della famiglia Follador, padre e figlio, regalò a me e mio padre un pomeriggio di cultura enologica incredibile. Bravo Silvano!

Rispondi
avatar

Federica Milani

circa 3 anni fa - Link

Complimenti per due motivi: contenuto dell'articolo e stile di scrittura. Da buona trevigiana, molto vicina alle colline di Valdobbiadene, ritengo tu abbia colto il senso del fenomeno prosecco e delle eccellenze comunque presenti. Commento quasi 10 anni dopo con cognizione di causa Un saluto

Rispondi

Commenta

Sii gentile, che ci piaci così. La tua mail non verrà pubblicata, fidati. Nei campi segnati con l'asterisco, però, qualcosa ce la devi scrivere. Grazie.