I 4 dell’oca selvaggia

di Francesco Fabbretti

La fortuna di avere una zia marchigiana è che quando viene a trovarti si fa accompagnare da un’oca ruspante. Non paga, te la cucina al forno coi sacri crismi e tu puoi solo invitare 5 fedelissimi – tra cui qualcuno in astinenza da vino quotidiano pur di stappare saltuariamente bottiglie importanti. Prendi 4 Champagne cintura nera, 4 calici ciascuno e inizia la cena delle meraviglie.
Egly-Ouriet Blanc de Noirs vieille vigne “Les Crayeres” Grand Cru, 100% pinot nero, 130 euro in enoteca
Brillante giallo dorato con un perlage finissimo e consistente, si affaccia al naso di prepotenza sfoggiando un ventaglio di profumi che stordise: chinotto, cognac e humus su tutti. E’ uno Champagne che ti “guarda in faccia” quando lo bevi. Il palato è in perfetta corrispondeza con un’ampiezza dilagante e con una spina acida che tiene in perfetto equilibrio la struttura. L’abbinamento con l’oca è stato il migliore: grassezza della bestia e fondo di cottura trovano perfetto riscontro in un’ampiezza palatale su toni scuri e caldi, mentre l’acidità in secondo piano pulisce la bocca preparando ad un nuovo boccone. Vino 96/100, abbinamento 94/100

Jacques Selosse Blanc de Noirs “Contraste” Gran Cru, 100% pinot nero, 190 euro in enoteca
Più che uno Champagne, un esercizio di altissimo stile, indagine filosofica esasperata sulle potenzialità del pinot nero. Colore giallo dorato con perlage molto fitto e persistente. Al naso è incisivo, più intenso che complesso: toni scuri di tartufo, porcino, sottobosco pennellate di liquirizia e richiami salmastri. In bocca è cremoso all’inverosimile. La spuma si dilata andando ad occupare tutta la bocca: non c’è millimetro di palato che non “senta” il vino, l’acidità con finale ammandorlato stupisce. Non il mio Champagne preferito ma annovera molti fan. L’ossessiva ricerca dei toni scuri nel vino surclassa i gusti dell’oca. In più, il finale ammandorlato non chiude bene sulla tendenza dolce della carne, cui sarebbe servita meno sapidità e più acidità “pura”. Vino 91/100, abbinamento 88/100

Bollinger Grande Année 2000, 80% pinot nero 20% chardonnay, 115 euro in enoteca
Colore giallo paglierino con riflessi verdolini, perlage finissimo e persistente. Pesca e albicocca  sullo sfondo di una crosta di pane da manuale. La bocca fresca e fruttata è davvero gustosa, la persistenza giocata su note eleganti e sottili. L’esaltazione del lato fresco e della mineralità del pinot nero ne fanno un campione di purezza. L’abbinamento non risulta adeguato per via di questa attitudine ad esaltare la leggerezza più che la matericità di un vitigno già di per sé leggiadro. L’acidità pulisce bene la bocca ma il vino complessivamente difetta di polpa laddove l’oca deborda. Vino 92/100, abbinamento 85/100

André Beaufort Ambonnay Millesime 1996 Grand Cru, 80 euro in enoteca
Biodinamico per eccellenza, Beaufort stordisce col fascino e la ricchezza di sentori mai scontati. Fermi restando i richiami fruttati quasi canditi, lo spettro aromatico si arricchisce di richiami ematici e ferrosi, con vaghe pennellate di miele, cipolla di Tropea e humus. Al palato si distende, arricchendo il corredo per via retrolfattiva con sentori di menta e liquirizia. Degustarlo è un vero godimento per le papille anche se, incredibile dictu, purtroppo la lunghezza non è da primato. Quest’aspetto lo si nota proprio nell’abbinamento: l’equilibrio iniziale tra carne e vino è fantastico ma svanisce piuttosto velocemente, lasciando l’intensità del fondo di cottura protagonista del palato. Peccato. Vino 93/100, abbinamento 89/100
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1 Commento

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SilviaGoi

circa 11 anni fa - Link

Più che altro mi intriga il commento per virtù letteraria...sentivo già sfrigolare l'oca arrosto e scivolarmi giù con quei vinelli....ma io non me ne intendo tanto, anche se come forchetta resto abbagliata...

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