Fontalloro Felsina | Una verticale di annate difficili svela un sangiovese facile da amare
di Gionni BonistalliIl Chianti Classico è una zona abbastanza ampia. Si estende lungo le colline che da Firenze portano verso Siena, attraverso un paesaggio tipicamente toscano: boschi, olivi e tante vigne ad avvolgere le case coloniche in pietra che da ogni parte del mondo ci invidiano. Prima che il territorio cambi drasticamente, ed offra al turista lo spettacolo delle Crete senesi, arriviamo a Castelnuovo Berardenga, vera e propria terra di frontiera che guarda all’orizzonte le altre patrie del sangiovese, ovvero Montalcino e più a sud Montepulciano.
Felsina è un’azienda di dimensioni importanti proprio al confine sud del disciplinare. La produzione è incentrata in larga parte sul Chianti Classico e sulla Riserva, ma da alcune vigne specifiche di sangiovese a cavallo del confine viene prodotto il vino di punta aziendale, il Fontalloro. Dopo la vinificazione in acciaio, serve un affinamento di quasi due anni in barrique nuove o di secondo passaggio per avere un vino abbastanza carico in gioventù, che col tempo riesce a trovare il giusto equilibrio tra corpo e bevibilità. Ci siamo regalati una verticale di annate “diverse” per metterlo alla prova.
1997 – Avevamo ragione a pensare che sarebbe stata la bottiglia più difficile. L’annata non dà scampo nemmeno a questo, pur ben fatto, Fontalloro. Il colore scarico non ci preoccupa, anche se forse è un po’ troppo spento. I profumi, prima giustamente chiusi, poi accennano qualcosa: terziari terrosi e frutta rossa molto matura, quasi cotta. Comunque sensazioni stanche, per niente brillanti. Bocca leggermente scomposta con acidità ancora evidente, ma non supportata dal corpo a centro bocca. Il tannino ci sarebbe, il finale anche, ma siamo già in fase calante. Non sempre col tempo si migliora.
1998 – L’annata più snobbata del fine secolo scorso è quella che adesso sta dando le maggiori sorprese in positivo. Anche in questo caso il colore è scarico, ma il tono è brillante e i riflessi granati ci piacciono. Profumi non molto netti, quasi spolverati di cipria. Col tempo si affacciano cenni di piccoli frutti neri, ribes e mirtillo, e note floreali di genziana e lavanda. In bocca il vino è aggressivo, vivo e ruggente. Il tannino ruvido si fa sentire, il corpo è ben bilanciato e ha un ottima sapidità. Scivola sul palato come velluto e lascia tracce della sua presenza a lungo anche dopo l’assaggio. Il brutto anatroccolo è diventato un bel cigno.
1999 – Il re è caduto! Il malvagio tappo ha avuto la meglio. Peccato perché in bocca aveva grinta da vendere!
2000 – Annata calda che non sempre ha dato buoni risultati. Questa bottiglia però si è rivelata di spessore e ce la siamo proprio goduta. Il colore era pieno, quasi impenetrabile, i riflessi granati vividi. Al naso spiccano la ciliegia marasca (finalmente!), la rosa appassita e note mentolate. Tabacco da pipa e sandalo in sottofondo. In bocca ha un’ottima bevibilità e coerenza. Il tannino è ancora un po’ crudo, ma non stona. Acidità e sapidità passeggiano a braccetto su un corpo pulito e snello. Finale non lunghissimo, retrogusto leggermente ferroso, ma di una piacevolezza spiccata. La vendetta dei piccoli.
2003 – Altra annata calda e altra bella sorpresa. Quando le aspettative non sono tante, le soddisfazioni sono maggiori. Il colore è tipico, rubino scarico. Nel bicchiere si trovano sentori ben definiti di amarena, muschio e sottobosco. La viola spicca al secondo passaggio e anche le note balsamiche si esaltano. In bocca l’acidità non svetta, ma ha un ottima sapidità. L’assaggio è verticale, con tannini fitti fitti e una buona fluidità. Il sorso scende lentamente, lasciando belle note di mora e ciliegia. Finale lungo e persistente. Bevibilità batte struttura due a zero.
2007 – In realtà sarebbe stata la bottiglia di scorta, destinata ad essere rimessa in cantina insieme alle sorelline giovani se le altre non avessero avuto problemi. La disdetta del ’99 l’ha fatta entrare in scena e devo dire che l’abbiamo apprezzata molto anche se l’esuberanza di questa bottiglia è evidente. I profumi sono molto accesi e vari, vaniglia e smalto inizialmente, poi crostata di fragole, arancia rossa, papavero e glicine. Mischiati e un po’ disordinati. In bocca l’alcolicità si fa sentire, assieme ad una morbidezza che prevale sul resto. Tannini dolci e rotondi. L’assaggio non è carente di acidità, ma è una sfumatura rispetto al corpo e alla struttura. Il finale è veramente lungo, con note amaricanti e sentori di ciliegia sotto spirito. Qui il tempo sarà necessario.
In conclusione, quando le vendemmie cosiddette piccole portano a questi risultati, siamo di fronte ad un produttore che conosce bene il suo mestiere. Chissà come usciranno le annate definite grandi che ancora riposano in cantina. Chi beve sangiovese campa cent’anni, aspetteremo.
Fattoria di Felsina
Via del Chianti, 101
53019 – Castelnuovo Berardenga ( Si )
www.felsina.it
8 Commenti
GiacomoPevere
circa 12 anni fa - LinkBella verticale, un paio di anni fà in una serata simile la '97 fù quella che più mi emozionò. Un sangiovese che dona felicità ai sensi e sollievo alle tasche.
Rispondigionni1979
circa 12 anni fa - LinkHai ragione Giacomo, il prezzo è un altro aspetto molto positivo...
RispondiGiampaolo Venica
circa 12 anni fa - LinkFontalloro è sempre un gran vino!
RispondiGiacomoPevere
circa 12 anni fa - LinkAnche il tuo!
RispondiOlimarox
circa 12 anni fa - LinkFontalloro vs Pergole?
RispondiGionni Bonistalli
circa 12 anni fa - LinkConfronto difficile... Territori diversi, ma anche impostazione diversa.... Sono entrambi grandi espressioni del sangiovese chiantigiano. Ma le Pergole rimangono le Pergole....
RispondiGiacomoPevere
circa 12 anni fa - LinkL'unico dubbio possibile è quale dei due bere per primo...
RispondiLALLA
circa 11 anni fa - LinkAvevato visto la videodegustazione del Fontalloro by Massimo Castellani http://www.vinievino.com/video/degustazione-massimo-castellani/091186624333/degustazione-fontalloro-2008-di-felsina.html
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