Enoturista per caso | 5 dolci per una volta

di Stefano Caffarri

Se prendi la strada dell’enomania, non puoi non rimare abbagliato dai primi vini dolci che incontri: quei passiti mielosi, quei Moscato spumeggianti, quelle sensazioni così profonde e stordenti. Poi pare quasi tappa obbligata, li releghi per un attimo alle bevute di meditazione, forse perchè l’età afflligge il fegato di troppe laute libagioni e il fine pasto non regge più l’impatto di un vino zuccherino. Infine il ritorno: dolci-non-dolci, più asciutti e ritirati, più comunicativi, i vini dolci da adulti restano una tappa irresistibile ai più.

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Eccolo dunque: il Sauternes non è un vino, è un capogiro. Sinuoso come l’oro fuso, arrampicato sul cristallo senza posa, appeso senza esitazione. Quasi ustionante l’intensità degli aromi di frutta secca e conservata, dei burrismi, delle nocciuole tostate, un racconto dalle sfumature che si fanno infinite al prolungarsi dell’indagine, al variare della temperatura nella catena dei ricordi. Brilla il sorso zuccherino, distillato di frutta denso e opulento. Irretisce in dolcezza e si fa smisurato verso il termine, schiatta di forza e seduce d’eleganza: il Chateau Suduirat 2002 migliorerà ancora.

Oppure, un paio di mille chilometri più in là assaggia la lunghissima vita del (unico e vero) Tokaji 1993 di Vinarium Hungaricum. Ambrato brillante, caldissimo e spesso sul vetro, assai pigro e morbido. Frutta cotte e candite, caramellate, addirittura flambè i colori più riconoscibili all’odorato, e poi un sorso complesso, dolcissimo, ma attraversato da un alito ancora fresco d’acidità inarrestabile ma mai grosso.

Ma ci vuole un personaggio come Michele Moschioni con la sua preziosa riserva di Picolit per portare nell’empireo dei dolci: un reperto rigoroso del COF Picolit 2001 DOC vibrante nelle sfumature calde con riflessi vagamente rossicci, come quelli del tabacco conciato. Teso come corda d’arco ha trama ricca, voluminosa, in contrasto con il naso mobilissimo di fichi secchi e buccia di zucca al forno. Presa immediata per il sorso, subito nettare mieloso a occupare il palato con forza selvaggia e profondità recondita e misteriosa. Antico e bello anche nel finale insistito.

Sicurezze dalla Valpolicella, con il Recioto Classico DOC della Cantina Valpolicella con il suo viola rubino sanguigno, consistente. Botta di marmellate rosse al naso con seguito di sugo d’uva, di mosto di giornata. Progressivo alla bocca senza essere travolgente, anzi ammaccato da tannini un po’ infeltriti. Lungo anche alla chiusura sebbene non così incisivo.

In chiusura un vino fortificato, il Dolomiti Vino Liquoroso Pojer e Sandri “Merlino” ottenuto da blend di brandy 1993 e lagrein 2007. Bicchiere assai curioso, adattissimo ad un bel cioccolato 85%, in cui le fruttosità rosse trovano un giusto equilibrio con la netta riga alcoolica del brandy. Assaggio ben orientato, con il sorso marcato da note di cioccolato nero; magari non vince in eleganza, ma vive della forza dei suoi 19°.

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