One day trip to Champagne | Louis Roederer e la sobrietà possibile

di Andrea Gori

Forse ha ragione Massimo Sagna quando dice che non esiste la ricetta dello Champagne migliore. Anche quando si tratta di Cristal, forse la cuvée più celebrata e conosciuta al mondo: è una regola che alla Maison Roederer conoscono benissimo. A questa regola potremmo affiancare il gattopardesco “affinché nulla cambi, deve cambiare tutto” ma mai tutto insieme. Si spiega così la nuova linea di imbottigliamento di Cristal 2011, sotto l’occhio vigile di Jean Baptiste Lecaillon, lo chef de cave che si distrae solo un attimo per un caloroso e veloce saluto dall’ipnotico vorticare di lieviti e vetro.

E soprattutto si spiegano i grandi tini di fermentazione in legno in rapido aumento, dapprima destinati solo al Cristal ma da oggi assegnati anche alla preparazione dei vini per il Brut Première e in generale a tutta la gamma, tra le più compatte e selettive della regione. Roederer, nonostante le dimensioni ragguardevoli (anche se non gigantesche, si parla di poco meno di 2 milioni di bottiglie), è ancora piuttosto artigianale e soprattutto indipendente, e non ha ancora ceduto a produrre ad esempio un Cristal Blanc de Blancs o un dosaggio zero.

Roederer si trova spesso a giocare una partita che non è la sua, a causa del posh che evoca Cristal ogni volta che appare. Guarda caso, sul jet in volo per Reims sfogliamo Grazia versione UK con una festa in barca con Tamara Ecclestone che ne stappa una bottiglia, giusto quattro pagine prima del report del party di Rihanna e Jay-Z  che per fortuna nel frattempo è passato al bling dell’Ace of Spades. Cristal, come molti sanno, in realtà è una cuvée molto particolare da appassionati che lo sanno leggere ed aspettare. Esce prestissimo, praticamente in fasce (4-5 anni prima delle altre cuvée de prestige come Dom Perignon) ma rimane non intelleggibile quasi mai prima di 5-6 anni dal degorgement. In pratica in questi giorni dovremmo bere dal 1990 al 2000, saltando l’eccezionale 1996, rimandando per il futuro annate come la 2002 e anche la sottovalutata 2004. Meno che mai pensare di bere oggi la corposa 2005.

Sempre parlando di posh e glam, prendi ad esempio il viaggio di ieri:

Apparentemente, una situazione tutta glam e fighetteria – avete presente, tartine e Champagne a fiumi sul jet privato da Milano a Reims – ma in realtà soprattutto un’occasione perfetta per mostrare l’aggiornamento stilistico delle cuvée che anche all’assaggio si rivelano, come sempre, complesse ricche e piene di sfaccettature. Sono vini che dopo il godimento immediato regalano soddisfazione e approfondimento ulteriore, che accontentano anche l’appassionato più attento alle nuove mode e ai gusti particolari.

Senza per questo sbandierara la biodinamica, la percentuale enorme di vigneti di proprietà (la più alta tra le grandi maison) e la quasi totale rinuncia al Pinot Meunier – che sappiamo benissimo a cosa serve in Champagne. Eppoi davvero niente fronzoli, niente esagerazioni, ville e case tranquille seppur eleganti, understatement, verrebbe da dire. Viaggio essenziale ma pregnante tra uno dei tre centri di pressatura (quello di Verzennay, dedicato al Pinot Nero grand cru e zone limitrofe), alla sede storica della maison con tutti i suoi locali (piccoli) di accoglienza e le chilometriche gallerie per l’affinamento e il riposo dei vin de reserve (qualcosa come l’equivalente di un milione di bottiglie stoccate in grandi botti per l’assemblaggio del Brut Première). E poi, gli assaggi.

Roederer Millesime Blanc de Blancs 2005
Puro, soffice, diretto ma delicato al naso, glicine, agrumi, nocciola, mirabelle, bocca soffice delicata ma con schiena dritta, molto deciso e rinfrescante , finale polposo. 88

Cristal 2002 (magnum)
Mandorle e arancio ma ovviamente è solo l’inizio: mirabelle, confettura di pesca, anice, liquirizia, calcare e gesso, rafano, lampone e ribes rosso, bocca tagliente e di una compattezza esemplari che si lasciano bere e godere ma si sente potenza del millesimo che scalpita, incredibilmente ingabbiata dallo stile Cristal. Se è vero che la gioventù non è mai un difetto allora questo vino è semplicemente perfetto.  99+

Roederer Millesime 1997 (Magnum)
Anice e camomilla, menta e nocciola, pesca, ginestra e mela golden, fieno in un pomeriggio primaverile, bocca fine delicata con rimandi al burro, cedro candito, finale ricco e deciso, struttura, bevibilità con solo un piccolo cedimento sul corpo e centro bocca. Ma ha una vitalità impressionante e curiosa che ti invita a scoprirlo in tanti momenti diversi. 87

Rosè Vintage 2007
Da saignèe: calcare e lilla, lampone mora e quasi mirtillo, confetto e mandorle, ribes rosso, gelso e rabarbaro, bocca polposa ricca e appena nervosa ma piccante di zenzero e pepe nero, finale d’arancio, sanguinella e melograno, decisamente giovanissimo. 91

Chateau Du Pez 2006 Saint Estèphe (Medoc)
Succo di mirtillo, buccia di banana verde, ribes rosso e nero, cuoio e tabacco dolce, bocca dal tannino straordinario, fine e delicato nonostante l’alcol, dall’equilibrio fine e carnoso, pepato e con il peperone in sottofondo; grande eleganza. 93

Ramos Pinto Porto Quinta de Bom Retiro 20 ans
Caffè, marasca, resina, china, tabacco, miele di castagno, prugna in confettura, bocca fine che non tradisce i 19,5% di alcol, coccolante con le sue note di cacao tostato, liquirizia e frutta sotto spirito che invadono il palato ma che lo lasciano con un finale stimolante; servito fresco è il perfetto complemento per un Modigliani Toscano invecchiato 6 mesi (sfacciatamente fumato in mezzo al salone da thè dell’Hotel Particulaire). 88

Se consideriamo anche le altre proprietà sparse nel mondo (oltre Ramos Pinto in Portogallo, tra le altre in Francia c’è Domaine Ott in Provenza e Pichon Longueville Comtesse de Lalande, e la Roederer Estate in California) si tratta di una casa indipendente attenta alla realtà che lavora senza dogmatismi e senza lasciarsi trascinare dal profitto immediato, preferendo conquiste graduali e pacate. Una calma e una pace che trasmettono i loro vini e che riconciliano con il mondo, permettendosi anche di avere vini dai prezzi non impossibili. Anche se, ovviamente, sempre di lusso stiamo parlando.

Alla fine torniamo con i piedi per terra: ecco le chioccioline che vivono sulle radici del pinot nero di Verzenay Grand Cru.

Andrea Gori

Quarta generazione della famiglia Gori – ristoratori in Firenze dal 1901 – è il primo a occuparsi seriamente di vino. Biologo, ricercatore e genetista, inizia gli studi da sommelier nel 2004. Gli serviranno 4 anni per diventare vice campione europeo. In pubblico nega, ma crede nella supremazia della Toscana sulle altre regioni del vino, pur avendo un debole per Borgogna e Champagne. Per tutti è “il sommelier informatico”.

29 Commenti

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Francesco Amodeo

circa 12 anni fa - Link

Guarda caso ho avuto la possibilità di assaggiare proprio Cristal 2002 l'altro ieri. Purtroppo non è stato apprezzato da nessuno al tavolo e, personalmente, l'ho trovato molto dosato, banalotto e anche un po'legnoso. Peccato, esperti della zona dicono che si tratti della migliore annata di Cristal dal 1990 ad oggi. Forse adesso non è ancora intelleggibile (o intelligibile?), e forse avremmo dovuto rimandare di qualche anno la stappatura; certo è che Clos des Goisses pari annata ci è piaciuto immensamente di più.

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Andrea Gori

circa 12 anni fa - Link

Clos des Goisses è grandissimo ma ha un clima tutto particolare e un carattere tutto suo che fa spesso storia a sè. Il Cristal gioca sempre di potenza in gioventù e acquisisce classe ed eleganza con gli anni, in un'annata potente come la 2002 è ovvio che reagisca così nel bicchiere e capisco benissimo che non sia piaciuto a molti dei tuoi commensali infanticidi...;-)

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Andrea D'Agostino

circa 12 anni fa - Link

Sì, ma... una cosa è piacere o non piacere, e ci può stare con qualsiasi vino. Qui si tratta di: "Mandorle e arancio ma ovviamente è solo l’inizio: mirabelle, confettura di pesca, anice, liquirizia, calcare e gesso, rafano, lampone e ribes rosso, bocca tagliente e di una compattezza esemplari" vs. "molto dosato, banalotto e anche un po' legnoso" ti assicuro che nel Cristal 2002 di martedì sera di arancio, calcare, lampone non ce n'erano, e la bocca era tutto tranne che tagliente. Era un vino ruffiano, morbidoso, piacione, con una discreta florealità sovrastata dal dosaggio e da una discreta dose di legno. A parte il Clos de Goisses che era fuori scala, abbiamo anche bevuto Bollinger GA, Billion, Diebolt-Vallois Fleur de Passion, Corbon.... e altri, tutti 2002. Il Cristal non stava giocando lo stesso campionato. Bottiglia sfortunata? Può anche essere ma non c'erano difetti evidenti, non era ossidato, non era sporco. Era solo un super Ca' del Bosco.....

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Andrea Gori

circa 12 anni fa - Link

sicuramente una bottiglia sfortunata...morbidoso e piacione forse sì ma dosaggio e legno non si sentivano per niente nel mio. Anche se era una magnum una differenza del genere non è immaginabile!

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claudioT

circa 12 anni fa - Link

...Prestige

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Rossano Ferrazzano

circa 12 anni fa - Link

Io credo che si debba dare il giusto peso al contesto. Robert Parker, che piaccia o no è il padre della moderna (e sottolineo moderna) critica del vino, e che piaccia o no ha fatto della coerenza degustativa ed editoriale due punti di forza granitici, ha sempre distinto rigorosamente fra i voti ufficiali frutto di degustazioni tecniche, poi pubblicati su The Wine Advocate, e quelli occasionali dell'Hedonist's Gazette, rispetto ai quali il lettore era messo sull'avviso riguardo alle possibili distorsioni date dal contesto in cui si erano svolti gli assaggi. Mi pare che Andrea Gori abbia qui seguito lo stesso indirizzo, dandoci la possibilità di contestualizzare in maniera trasparente e dettagliatissima questi suoi assaggi, cosa che mi pare molto seria.

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Andrea Gori

circa 12 anni fa - Link

ti ringrazio Rossano! ma ti assicuro che Cristal 2002 è pura gioia per il palato a prescindere da dove lo si assaggia...se vi capita qualche bottiglia per le mani visto che fa così schifo a tutti, che me le mandino qui!!! ;-)

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Fabrizio pagliardi

circa 12 anni fa - Link

Io condivido pienamente Gori. Uno champagne importante che sicuramente manca di immediatezza, per ora il miglior cristal del XXI secolo, per finezza, eleganza e prospettive.

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Rossano Ferrazzano

circa 12 anni fa - Link

Fabrizio, come ti è parso il dosaggio? E' possibile che a causa di questo elemento il Cristal 2002 rimarrà sempre penalizzato rispetto ad altri Champagne di alto livello nella valutazione di chi apprezza maggiormente trasparenza, incisività, leggiadria, dinamicità?

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davide

circa 12 anni fa - Link

Francesco Amodeo non so se hai visto il video, ma da quello che intuisco io, il cristal che hanno fatto bere a Gori è ben diverso da quello che si trova normalmente in circolazione.

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Andrea Gori

circa 12 anni fa - Link

davide il "mio" Cristal era semplicemente in magnum...di diverso rispetto a quello che si trova in ITalia solo il copri capsula con il simbolo del vino francese (obbligatorio per i vini francesi prodotti per il mercato francese) a meno che non dosino diversamente per i vari mercati...ma allora in teoria dovrebbe essere meno dosato per l'Italia...

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Gianni Pasolini

circa 12 anni fa - Link

Wow! Bel video Andrea, complimenti!

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Fabrizio pagliardi

circa 12 anni fa - Link

A cosa serve il P. M. In champagne?

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Francesco Amodeo

circa 12 anni fa - Link

Forse a fare la G.C. di Krug? :D

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Paolo

circa 12 anni fa - Link

forse a fare anche il 2000?

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Andrea Gori

circa 12 anni fa - Link

in teoria la risposta politica di Roederer è quella che recita "serve a fare volume". Non mancano le sane e buone eccezioni ma per una maison come Roederer è normale che rivesta poca importanza visto la grande qualità ed equilibrio che hanno le cuvèe anche senza. Nella Grand Cuvèe di Krug credo sia essenziale per moderare potenza e incisività dei vini base di cui dispongono. Sul Financial Times lo scorso anno fecero un paginone per dire che c'era la rinascita del Pinot Meunier in Champagne ma sinceramente è in realtà una sorta di passepartout che dipende tanto da cosa ne vuoi fare...e anche secondo me le rondini di Egly Ouriet o certi exploit nella Champagne del sud non lo mettono certo a ruota degli altri due vitigni. Nella nostra gaudente spedizione in jet abbiamo pensato che lo usassero come carburante per l'aereo...

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Fabrizio pagliardi

circa 12 anni fa - Link

Panaiotis di Ruinart lo ritiene fondamentale per la Struttura e l'equilibrio di uno champagne, tanto da averne aumentata la percentuale e di volerla aumentare ulteriormente in futuro. Sono opinioni, per quanto autorevoli soltanto opinioni.

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Andrea Gori

circa 12 anni fa - Link

Panaiotis è un piccolo genio e come tale la sua opinione pesa tanto quanto quella di Lecaillon. Più che opinioni però come sempre credo sia questioni di equilibrio. Non è solo retorica quando si dice che nella cuvèe la somma vale più delle singole parti e quindi il Pinot Meunier in sè potrà anche essere un'uva minore, nel senso che da solo non dà mai prodotti di assoluta eccellenza, ma in certe cuvèe e certi modi di costruire uno Champagne è un mattone fondamentale. Roederer si trova benissimo usandolo come rincalzo e lo limita al "base" mentre altri lo usano in ruoli più importanti ma entrambi hanno ragione mi sa

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zakk

circa 12 anni fa - Link

Ruinart e Roederer, due maison che non amo. Di Roederer preferisco la linea "base", mentre Cristal lo trovo semplicemente sopravvalutatissimo, funziona come cala mutande e stop. Di Ruinart adoro il Dom Ruinart, ma non riesco a capire come una maison che per l'appunto fa Dom Ruinart possa mettere sul mercato il resto della gamma. Un po' come Moet, dom Perignon molto buono (anche se non mi ha mai sconvolto), ma il resto lo ritenete presentabile? Tutta la vita Philipponnat come completezza di gamma e come punta di diamante.

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Fabrizio pagliardi

circa 12 anni fa - Link

Pensa che per me invece philipponnat é solo il Clos per il resto gamma poco interessante. ruinart invece migliora di anno in anno tutta la gamma e mi piace sempre di più. Parlo di gusto e consumi personali edonistici e non di giudizi tecnici.

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giulo

circa 12 anni fa - Link

il Pinot meunier rappresenta un terzo della superficie vitata in Champagne, a qualcosa servirà... a cominciare dal fatto che è il vitigno più resistente alle gelate tardive

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Andrea Gori

circa 12 anni fa - Link

su questo siamo d'accordo giulo! volume e garanzia di risultato anche in annate sfigate stavamo ragionando su a cosa serve nelle cuvèe de prestige o comunque sugli champagne di alta gamma

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giulo

circa 12 anni fa - Link

sulle selezioni particolari può servire effettivamente poco o nulla, perché delle tre varietà principali è quella con la curva evolutiva più corta e rapida, almeno sulla carta... però parlando con molti produttori e tecnici della regione non l'ho mai sentito considerato una varietà di serie B come invece si ritiene qui da noi.

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Fabrizio pagliardi

circa 12 anni fa - Link

Ha una curva evolutiva rapida, nella media, ma ci sono eccezioni eccezionali di P.M. In particolare nella valle della marna occidentale sulla riva destra questo vitigno da risultatati importanti, tanto é vero che harvé justine ex chef di Duval leroy in pensione ci si é comprato un Clos coltivato malamente a C, lo ha spiantato e pare voglia fare un 100% PM.

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giulo

circa 12 anni fa - Link

se una regola non avesse eccezioni, che regola sarebbe? ;-) in ogni caso sono d'accordo, è quanto affermavo dicendo che il PM non è così negletto come siamo abituati a pensare... PS: se ti capita di incrociare Hervé Jestin salutamelo!

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Fabrizio pagliardi

circa 12 anni fa - Link

Hai avuto molto tatto a correggere la mia storpiatura del nome con la finezza dell'invio dei tuoi saluti ti ringrazio, ma mi cospargo da solo il capo e mi espongo al pubblico ludibrio Hervé Jestin....

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Gianni Ruggiero

circa 12 anni fa - Link

Intanto volevo complimentarmi con Andrea Gori per avermi ricordato un mondo dove personaggi come Sagna e nel mio caso,romano,Luciano Salvini hanno raccontato e fatto vivere momenti stupendi di conoscienza del vino quando ancora posti come Intravino erano fantascienza.Non so' se Luciano frequenta la rete,i pomeriggi che mi ha dedicato per raccontarmi la Francia lo Champagne con le mappe sulla sua scrivania sono ancora un vivo ricordo,perdonami Andrea se ho divagato ma il tuo post...forse sto' invecchiando e cominciano i ricordi.Ora mi stappo una bottiglia di Roederer e brindo con tutti voi!

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Andrea Gori

circa 12 anni fa - Link

Gianni grazie mille! avresti dovuto vedere Massimo con i lucciconi agli occhi quando Michel Janneau diceva a tavola che al mondo non è importante avere bravi distributori ma grandi amici come lui...momento toccante e bellissimo e persone come Massimo davvero ne ispirano! Non conosco Luciano ma immagino sia persona della stessa pasta!

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Gianni Ruggiero

circa 12 anni fa - Link

Bella pasta!ho già finita la bottiglia e devo dire che non era niente male un saluto affettuoso!

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