Coppo a Canelli | Avere cent’anni, e dimostrarlo nel modo migliore possibile

di Leonardo Romanelli

Quando si superano i cento anni, ogni occasione è buona per festeggiare: se poi si tratta di un’azienda vinicola, ancora più facile stappare bottiglie, che permettano di capire il senso di una vita enologica. La famiglia Coppo, originaria di Canelli, ha superato di slancio il traguardo ed ha deciso di metersi a confrontare i suoi vini, con gli anni che passano, considerando i loro punti di forza e le loro debolezze. La zona è rinomata per tutt’altri vitigni rispetto al Nebbiolo, dove sembra giocoforza produrre i famosi “vini quotidiani”, quelli dal buon rapporto qualità/prezzo, beverini insomma – la produzione che poco interessa l’iperappassionato. Invece i quattro fratelli Coppo, Piero, Gianni, Paolo e Roberto, nipoti del fondatore Piero, coadiuvati oggi dall’ultima generazione di figli Massimiliano ed Edoardo, accettano la sfida e si muovono su due direzioni: vitigni internazionali come chardonnay e cabernet sauvignon, o pinot nero utilizzato per fare lo spumante, ma anche un nuovo modo di produrre freisa, e barbera, in grado di sopportare invecchiamento nel tempo in maniera inusitata. Poi, che c’entra, una produzione di Barolo la si arriva a fare, ed anche spumante nell’Oltrepò Pavese, il Gavi in zona, ma quello che li caratterizza è proprio la scelta di lavorare con qualcosa di inusuale . La degustazione ha riguardato 4 vini:spumante Riserva Coppo Brut, a base di pinot nero 80% e chardonnay 20%, Monteriolo chardonnay 100%, Mondaccione freisa 10% e Pomorosso barbera 100% con circa vent’anni tra le varie annate. Degustazione divertente e vivace.

BRUT RISERVA COPPO 1989 Sboccatura 1995
Si veleggia sull’ambrato leggero come colore, peccato che al naso faccia capolino un lieve sentore non consono, forse tappo, forse no… peccato perché la resina e i fiori secchi sono ben avvertibili, le albicocche secche dominano il finale, con un miele imperioso a concludere. Molto salino in bocca, di una sapidità appetitosa, mineralitàche si ritrova nel retrogusto. 82, per il sentore da comprendere.

BRUT RISERVA COPPO 2006
Alla vista è di un dorato allegro e leggero, incisivo. Così come al naso i fiori gialli (ginestra soprattutto) fanno da battistrada alla vaniglia ancora imperiosa, ad una burrosità avvolgente, ad un frutto come la pesca, ben avvertibile. Al gusto è largo, morbido, accattivante, in crescendo sul finale, regalando qualche nota di erbe aromatiche. 86

MONTERIOLO 1989
Si gioca sul limite tra oro e ambra al colore, mentre il naso viene colpito a fasi alterne, da sentori tostati che si legano alla nocciola, si potrebbe dire alla scatola di legno del tabacco se non sembrasse pretenzioso. Certo che il caffè sul finire non guasta. Ingresso in bocca rilassato, suadente, note minerali che affiorano senza strafare , freschezza che allunga e prolunga la beva. 88

MONTERIOLO 2008
Bel colore dorato lieve. Poi intrigante all’olfatto: agrumi ben definiti come arancia o limone, poi cenni floreali variegati, una punta di miele, la camomilla in evidenza. Divertente al gusto, con bella vitalità e freschezza imperante, succoso; il finale lo trova molto teso, avrà modo e tempo di rilassarsi. 87

MONDACCIONE 1988
Granato lo è senza dubbio, e di una limpidezza disarmante. Fa pensare al naso, poiché si alternano eucalipto, cuoio, confettura di ribes, ma poi dà modo al tabacco di venir fuori, se non facessero ridere si direbbe cassapanca, ovvero legno antico, e poi termina con erbe aromatiche. Riesce ad essere ancora vitale in bocca, i tannini presenti sono finissimi, lievi, appena asciuganti ma insomma… bella prova! 90

MONDACCIONE 2007
Bello vivo alla vista, di un porpora assoluto. Fatica dapprima ad esprimersi, ci sono i frutti di bosco freschi, come la fragola o il ribes, ma anche qualche nota floreale. Strano al gusto, il tannino è ruvido, un po’ sgraziato, ma comunque il corpo è avvincente, c’è una bella freschezza. Il finale è godibile. 83

POMOROSSO 1989 (da una 6 litri)
Colore rosso granato, ma di una vivezza scintillante. Lo si definirebbe austero al naso, dove si impatta subito sulla grafite, poi la confettura di mirtillo, quindi la ciliegia matura e via andare su basi eteree. Bello l’attacco in bocca, caldo e succoso, ampio, con tannini fusi alla componente alcolica. Finisce davvero lungo. 90

POMOROSSO 2008
Siamo sul porpora vivace, poi si esalta al naso per le spezie come la cannella, i chiodi di garofano, le ciliege sciroppate ma anche dei sentori di viola. Corpo integro, ricco, da distendersi, gustoso, molto potente, tannino ben integrato, senza rovinare il palato, finale appetitoso. 88

[Immagine: Panoramio.com]

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Leonardo Romanelli

“Una vita con le gambe sotto al tavolo”: critico gastronomico in pianta stabile, lascia una promettente carriera di marciatore per darsi all’enogastronomia in tutte le sfaccettature. Insegnante alla scuola alberghiera e all’università, sommelier, scrittore, commediografo, attore, si diletta nell’organizzazione di eventi gastronomici. Mescolare i generi fino a confonderli è lo sport che preferisce.

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