Coda della foce | La sottile linea rossa che divide il piacere dalla piacioneria

di Antonio Tomacelli

Liberi di aggrottare la fronte quanto vi pare — e vi verranno certe rughe che neanche il botox — ma io la recenza di questo taglio siculo-bordolese non me la perdo solo per accontentare il vostro furore alloctono. Anzi, guarda, vi sbatto subito in faccia le percentuali dei vitigni di questo Menfi doc 2007 Coda della Foce, così vi sfogate con qualcosa di serio: 40% nero d’Avola, 40% petit verdot e 20% di cabernet merlot. Marilena Barbera, la produttrice di questo gioiellino, mi ha spedito anche l’inzolia, il grillo e il nero d’Avola in purezza (tutti ottimi vini, per carità) ma è stato questo blend-di-dio ad avermi steso.

La materia è davvero tanta, scura e fitta come si addice a queste latitudini, ma il bicchiere va giù che è un piacere, grazie a quel tot di freschezza del nero d’Avola. In bocca è il classico vino tutti-frutti ma senza darlo a vedere e a tasso di dolcezza zero: il tannino, inoltre, sembra intessuto nel cachemire. Nella foga quasi dimenticavo le  “note olfattive”: ricordano la polvere di cacao, la ciliegia e una nota di timo, quasi origano, molto balsamico. Il Coda alla Foce, insomma, è piacere puro senza le piacionerie tipiche di certi tagli bordolesi fatti apposta per gli enogonzi e Marilena domina alla grande il frutto, senza lo sgradevole effetto “marmellata” di molti vini siculi. Niente di spalmabile, dunque, ma tanta grinta che spinge al riassaggio e, a pensarci, forse è questo il vino che più le somiglia: frutto, freschezza e occhi dritti che, ci giurerei, guardano fissi il mare.

Menfi d.o.c. Coda della Foce 2007 p. 87
prezzo sorgente euro 14,00

Cantine Barbera
Viticultori in Menfi
Contrada Torrenova S.P. 79
Menfi – Agrigento
+39.0925.570442
+39.0925.78248

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Antonio Tomacelli

Designer, gaudente, editore, ma solo una di queste attività gli riesce davvero bene. Fonda nel 2009 con Massimo Bernardi e Stefano Caffarri il blog Dissapore e, un anno dopo, Intravino e Spigoloso. Lascia il gruppo editoriale portandosi dietro Intravino e un manipolo di eroici bevitori. Classico esempio di migrante che, nato a Torino, va a cercar fortuna al sud, in Puglia. E il bello è che la trova.

11 Commenti

Marilena Barbera

circa 12 anni fa - Link

E pensa che la fronte l'aggrotteranno ancora di più quando preciserò (come sto per fare) che quel 10% di cabernet di cui scrivi è, invece, 20% di merlot. Il piccolo errore è scusabilissimo Antonio, se consideri che - è vero - di merlot il Coda della Foce non sa affatto. Sarà per i lieviti autoctoni, sarà per il mare, sarà che il merlot a Menfi viene bene, se non lo lasci comandare. Prima o poi ti manderò Azimut, così mi spiego meglio... Un abbraccio, e grazie. M.

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esperio

circa 12 anni fa - Link

Merlot? Petit Verdot? Ottima idea.Consiglerei anche una spalmata di nutella o una piccola aggiunta di sciroppo d'amarena fatto in casa; cosi da poterlo degustare anche a merenda.

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gp

circa 12 anni fa - Link

Dagli stessi vitigni si possono ottenere vini diversissimi a seconda della zona di produzione e dello stile del produttore, quindi non ha senso demonizzare un'uva o un'altra. Sentori di nutella e sciroppo di amarena si possono ottenere benissimo con la maggior parte dei vitigni autoctoni, magari surmaturandoli, ingrassandoli di glicerina e ""elevandoli"" in barrique di rovere americano. Un unico appunto alla produttrice: è da molto che non bevo il Coda alla Foce (ricordo un sorprendente 2003), ma stando alla breve descrizione di Tomacelli un descrittore tipicamente associato al Merlot c'è (la polvere di cacao). D'altronde mi sembra giusto che con il 20% di quota questa uva possa rivendicare un piccolo contributo aromatico, oltre a quello strutturale.

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Antonio Tomacelli

circa 12 anni fa - Link

Scusami, ho letto male la scheda tecnica. @ Esperio: eppure ho detto esattamente il contrario! Perchè non lo assaggi prima di giudicare?

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esperio

circa 12 anni fa - Link

Hai assolutamente ragione, il vino non lo conosco e dovrei assaggiarlo prima di dire la mia. Comunque io non intendevo ironizzare sul vino in se stesso ma sulla pratica, facilona di aggiungere quantita' di cab., mer., cha., etc..., allo scopo di rendere un vino bevibile e piacione. So benissimo che sono affari miei, ma queste miscele non mi interessano.

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suslov

circa 12 anni fa - Link

forse si puo' anche evitare di assaggiare ... merlot nero d avola petit verdot maperpiacereeeeeeeeeeeeeeeeeeee

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Marilena Barbera

circa 12 anni fa - Link

@gp: ti ringrazio molto per il tuo commento, e sono sorpresa che ricordi il Coda della Foce 2003: era la prima annata, e ne erano state prodotte pochissime bottiglie! La mia impressione è che il descrittore di cui parla Antonio (la polvere di cacao) si sviluppi principalmente con l’affinamento in botte – 15/18 mesi, slavonia, 25 e 30 ettolitri – anche perché si percepisce in maniera chiara nel vino solo dopo alcuni anni dalla vendemmia. Per quanto riguarda gli altri commenti che sono stati postati, di solito trovo poco interessante discutere di slogan o pre-giudizi, preferendo confrontarmi sull’esperienza diretta. E dal momento che non voglio convincere i nostri amabili censori ad “assaggiare” qualcosa che li fa inorridire già solo per sentito dire, mi trovo, purtroppo, sprovvista di argomenti. Anche perché, dopo che Tomacelli ha definito Coda della Foce addirittura un blend-di-dio, la mia giornata è già perfetta così.

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Olimarox

circa 12 anni fa - Link

Prezzo sorgente? E il prezzo calante? Mirabilia della neolingua progressista. Recensione convincente (a parte le deprecabili strizzate d’occhio al giovanlismo di termini come ‘recenza’, inspiegabili nella prosa di ultraottuagenario come Tomacelli).

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Antonio Tomacelli

circa 12 anni fa - Link

Ultraottuagenario a chi? Sono solo 75 e portati magnificamente!

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Olimarox

circa 12 anni fa - Link

Al macero.

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Olimarox

circa 12 anni fa - Link

Però onestamente non si può dire che tu sia antipatico, maledizione.

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