Cascina delle Rose | Barbaresco e l’austera gentilezza del nebbiolo

di Jacopo Cossater

Ci sono posti che fatichi ad andare via. Sarà perché le finestre sono dei piccoli capolavori che ritraggono paesaggi che rimarresti ore a guardarli. O forse l’accoglienza dei padroni di casa, che dopo pochi minuti sembra di essere i benvenuti. Ecco, magari la combinazione delle due cose. Cascina delle Rose è un posto così. Dalla finestra la torre di Barbaresco è proprio lì sulla destra, ti sembra di afferrarla. Il Roero di fronte, ma quando l’aria è limpida diventa tutto il mondo. Ed Alba subito sotto.

Ce ne eravamo accorti durante l’ultima edizione di Vino Vino Vino, a Cerea. Era un Barbaresco, il loro, dal sapore didascalico e definitivo. Non ci sbagliavamo. Tutti i vini di Cascina delle Rose raccontano da una parte uno stile produtivo chiaro e definito, dall’altra sono specchio fedele del territorio che li vede nascere, anno dopo anno. Le varietà coltivate sono le più classiche. Il Dolcetto si caratterizza per la straordinaria tipicità, con quel frutto definito e fragrante, pronto ad essere colto. La Barbera, fine come capita di rado ma in grado di aggrapparsi e di rimanere ben impressa nella memoria dell’assaggio. E poi il Barbaresco, qui declinato in due cru, o menzioni. Rio Sordo da una parte, Tre Stelle dall’altra.

Il Rio Sordo, in particolare, è Barbaresco netto, che non fa sconti. La potenza però è altrove, che qui la partita si gioca su un terreno fatto di eleganze. I profumi sono delicati ma profondi. Quando lo assaggi è nebbiolo che ti trascina altrove. Ha un’anima che rimane lì, sospesa, anche dopo aver finito il bicchiere. Barbareschi bellissimi, piccoli gioielli. “Il Barbaresco è uno stato d’animo: nostalgia della terra e forza delle mani”, diceva a Cerea Giovanna Rizzolio. Con questa splendida definizione ci allontaniamo da Cascina delle Rose consapevoli però che ci sono posti che è un vero peccato lasciarsi alle spalle, ma che forse ci porteremo nel cuore per sempre. Credo, spero.

Cascina delle Rose (cantina, ma anche agriturismo)
Strada Rio Sordo, 58
Loc. Tre Stelle, Barbaresco (Cn)
tel. +39 0173 638292
Twitter. @cascina_d_rose

Nella foto, i vigneti di Rio Sordo, visti da Cascina delle Rose

Jacopo Cossater

Docente di marketing del vino e di giornalismo enogastronomico, è specializzato nel racconto del vino e appassionato delle sue ripercussioni sociali. Tra gli altri, ha realizzato i podcast Vino sul Divano e La Retroetichetta, collabora con l'inserto Cibo del quotidiano Domani e ha cofondato il magazine cartaceo Verticale. Qui su Intravino dal 2009.

6 Commenti

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Fabio Cagnetti

circa 14 anni fa - Link

Azienda scoperta l'anno passato al Marriott con lo stupefacente "Monopole de facto" Tre Stelle, che anche nel 2007 non ha deluso, risultando uno dei migliori assaggi di NP. Strano peraltro, perché i vini aziendali hanno bisogno di tempo nel bicchiere per distendersi e quindi possono risultare penalizzati in una cieca in cui il tempo che si dedica a ciascun assaggio è relativo. Invece quest'anno si è intuito subito che il Tre Stelle fosse un Barbaresco autentico, schietto, con una materia qualitativamente grande, fresco e succoso al tempo stesso. Da rivedere invece il Rio Sordo 2007, un po' troppo spigoloso e penalizzato dall'amarezza del tannino.

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Kapakkio

circa 14 anni fa - Link

Di questa stessa azienda qualche settimana fa bevvi con molta soddisfazione e poca spesa la barbera d'Alba donna Elena al Ratanà di Milano.

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Danilo Ingannamorte

circa 14 anni fa - Link

I vini di Italo e Giovanna (e dei loro due figli, ormai attivi a pieno titolo in azienda) li ho conosciuti grazie a Alessandro Franceschini di Lavinium, uno dei primi a segnalarli sul web. Tutti i vini sono estremamente eleganti e puliti, si sente una mano ferma e gentile. Il dolcetto incanta davvero con quel frutto. Sono contento che è stato citato il Donna Elena. Qui al Ratanà si è già formato un fan club: è una barbera davvero originale con un carattere minerale spiccatissimo. L'ottimo rapporto qualità-prezzo ci ha permesso di mettere in mescita anche il Barbaresco. L'unico a non convincermi ancora è il nebbiolo fatto solo in acciaio (un omaggio all'uva), secondo me sconta un po' uno squilibrio sulle durezze, pur avendo un naso molto pulito. Ne ho preso un po' e messo a riposare in cantina: sono convinto che si esprimerà bene con il giusto tempo. Sono davvero una realtà da valorizzare e non solo per la qualità dei vini.

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Roberto Giuliani

circa 14 anni fa - Link

Ci torniamo spesso da Italo e Giovanna (e Davide, il futuro dell'azienda). Sono persone deliziose, sempre disponibili, ospitali, Giovanna fra l'altro cucina moooolto bene! I loro vini li ho conosciuti tramite Alba Wines Exhibition (ora Nebbiolo Prima) se non sbaglio nel 2007, l'anno dopo proposi ad Alessandro di andare insieme a visitare l'azienda. L'articolo poi lo ha scritto lui (ci dividiamo sempre i compiti). Riassaggiato tutto l'assaggiabile da vasche e botti prima del Vinitaly, ti segnalo anche, oltre alla già citata Barbera, dei fantastici Dolcetto 2008 e 2009.

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carolina

circa 14 anni fa - Link

dio santo che buoni che sono sti vini, peccato averli bavuti poco a Cerea... se stai dall'altra parte del banchetto hai poco tempo... ma mi rifarò!! :) grazie Jacopo di questo bell'articolo!!

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