Carta delle birre | Due o tre cose che so di lei

di Manuele Colonna

Manuele Colonna spilla birre di professione. Gira voce che nel suo campo stia per diventare il migliore al mondo. Di sé ama dire “sono solo un alcolizzato”, in realtà è un genio. Nel tempo libero lo trovate su Intravino.

In molti si affacciano per la prima volta alla scoperta di una buona birra, e un buon gestore deve dare la possibilità al curioso avventore di turno di soddisfare ogni sua richiesta. Una buona carta delle birre (che sia alla spina o in bottiglia) dovrà avere il più ampio “range” gustativo possibile, partendo da una “profana” ma efficace divisione fra birre dolci, amare, secche, astringenti e così via.
Prima regola: mai chiedere la birra “per colore”. Purtroppo l’ondata degli Irish Pub di fine anni ottanta ha corrotto la nostra visione associando per lo più a quei tre noti marchi il colore chiaro, scuro o rosso. Ora, mettetevi nei miei panni. Chi mi chiede una “birra rossa”, accetterebbe di buon grado “visivo” una BiBock del Birrificio Italiano, una Schlenkerla affumicata, una Oerbier e persino una Cantillon Kriek? Uhm, ne dubito. Scegliendo per colore raggiungeremmo antipodi di gusto inaccettabili per alcuni o, al contrario, esplosivamente felici per altri – a patto che le opzioni siano guidate da una carta delle birre ben fatta.
Considerazioni apparentemente elementari, a patto però che la cultura di chi sta dietro al banco sia all’altezza della sempre più grande curiosità degli avventori.
Seconda regola: (quasi) tutte le strade della birra portano in Belgio. Se per il vino Italia e Francia custodiscono patrimoni incredibili, per il birraio nessun paese come il Belgio aiuta a comporre una carta delle birre ampia e intelligente. Non sono necessarie centinaia di referenze, ne bastano anche poche per ottenere una carta intelligente. Facciamo qualche nome. Basterebbe affidarsi ai grandi classici come Dupont – che con la sue Moinette Blond e l’immortale Saison Dupont, già soddisfa e colpisce i palati per l’eleganza – alle stravaganze di Kris Herteleer, genio birrario della De Dolle (le sue Oerbier, Arabier e la natalizia Stille Nacht sono dei must per ogni lista che si rispetti). Arrivare a produttori emergenti come De La Senne e Jandrain-Jandrenouille ci porta alla scoperta di un Belgio dedito all'”amaro”, con delle birre che magari stravolgono la visione “profana” di un paese dedito più alle birre dolci e pesantemente alcoliche.
Se vogliamo poi dedicarci alla moda degli appassionati del momento, andremo a scegliere quei prodotti che fanno del luppolo, in special modo quello americano, la loro bandiera: birrai come Mikkeller, Beer Here e i pochi americani fino ad ora importati in Italia, sono capaci di scioccare letteralmente il palato con i loro sentori micidialmente amari, accompagnati da note erbacee, resinose e agrumate, per poi finire sulle loro birre maturate in botte, le cui bottiglie si prestano ad invecchiamenti di anni nelle vostre cantine.
Anche l’Italia ci regala prodotti eccellenti, essendo ai vertici dell’artigianato birrario mondiale. Qui la scelta gustativa è ampissima, con prodotti sempre più “sperimentali” tra cui è impossibile non citare produttori come Montegioco, Birra Del Borgo, Birrificio Italiano, Baladin, Troll, Bi-Du, Orso Verde, Olmaia e tanti altri. Ognuno con la sua caratteristica che segue le “follie” del birraio di turno, nella speranza che anche qui la consapevolezza di cui sopra rompa l’associazione di idee Menabrea=birra artigianale.
Qualche anno fa, nell’introduzione a “Guida alle birre del mondo” di Michael Jackson (l’altro Michael Jackson, per intenderci), Marco Bolasco consigliava il libro agli appassionati che, arrivati al bancone, chiedevano genericamente “una birra”. Sante parole. E voi, avete iniziato a godervi la misteriosa bontà delle birre? No? E cosa aspettate?

a5619
Da qualche anno la birra di qualità è al centro dell’interesse crescente dei consumatori, affascinati dalle sue infinite capacità gustative. Siamo sinceri. La birra è un prodotto che tutti bevono ma pochi conoscono veramente e la sua esplosione nel mercato ha creato, soprattutto negli operatori del settore, informazioni e strategie commerciali non proprio corrette. Ne riparleremo, promesso.
In molti si affacciano per la prima volta alla scoperta di una buona birra e un buon gestore deve dare la possibilità al curioso avventore di soddisfare ogni sua richiesta. Una buona carta delle birre (alla spina o in bottiglia) dovrà avere il più ampio range gustativo possibile, partendo da una “profana” ma efficace divisione fra birre dolci, amare, secche, astringenti e così via. Dunque, andiamo per gradi cercando di fare un pò di chiarezza.

Prima regola: mai chiedere la birra “per colore”. Purtroppo l’ondata degli Irish Pub di fine anni Ottanta ha corrotto la nostra visione associando per lo più ai soliti tre marchi noti il colore chiaro, scuro o rosso. Ora, mettetevi nei miei panni. Chi mi chiede una “birra rossa”, accetterebbe allo stesso tempo una BiBock del Birrificio Italiano, una Schlenkerla affumicata, una Oerbier e persino una Cantillon Kriek? Uhm, ne dubito. Scegliendo per colore raggiungeremmo antipodi di gusto inaccettabili per alcuni o, al contrario, positivamente sorprendenti per altri – a patto però che le opzioni siano guidate da una carta delle birre ben fatta. Considerazioni apparentemente elementari, sempre che la cultura di chi sta dietro al banco sia all’altezza dell’insaziabile curiosità degli avventori.

Seconda regola: tutte le strade della birra portano in Belgio. Se per il vino Italia e Francia custodiscono patrimoni incredibili, per il birraio nessun paese come il Belgio aiuta a comporre una carta delle birre ampia e ben assortita. Servono poche referenze per comporre una carta intelligente. Facciamo qualche nome. Basterebbe affidarsi ai grandi classici come Dupont – che con la sue Moinette Blond e l’immortale Saison Dupont, già soddisfa e colpisce i palati per l’eleganza – alle stravaganze di Kris Herteleer, genio birrario della De Dolle (le sue Oerbier, Arabier e la natalizia Stille Nacht sono dei must per ogni lista che si rispetti). Arrivare a produttori emergenti come De La Senne e Jandrain-Jandrenouille ci porta alla scoperta di un Belgio dedito all'”amaro”, con delle birre che magari stravolgono la visione “profana” di un paese dedito più alle birre dolci e pesantemente alcoliche.

mickey_finns_beer_menuSe vogliamo poi dedicarci alla moda degli appassionati del momento, andremo a scegliere quei prodotti che fanno del luppolo, in special modo quello americano, la loro bandiera: birrai come Mikkeller, Beer Here e i pochi americani fino ad ora importati in Italia, sono capaci di scioccare letteralmente il palato con i loro sentori micidialmente amari, accompagnati da note erbacee, resinose e agrumate, per poi finire sulle loro birre maturate in botte, le cui bottiglie si prestano ad invecchiamenti di anni nelle vostre cantine

Anche l’Italia ci regala prodotti eccellenti, essendo ai vertici dell’artigianato birrario mondiale. Qui la scelta gustativa è ampissima, con prodotti sempre più “sperimentali” tra cui è impossibile non citare produttori come Montegioco, Birra Del Borgo, Birrificio Italiano, Baladin, Troll, Bi-Du, Orso Verde, Olmaia e tanti altri. Ognuno con la sua caratteristica che segue le “follie” del birraio di turno, nella speranza che anche qui la consapevolezza di cui sopra rompa l’associazione di idee Menabrea=birra artigianale.

Qualche anno fa, nell’introduzione a “Guida alle birre del mondo” di Michael Jackson (l’altro Michael Jackson, per intenderci), Marco Bolasco consigliava il libro agli appassionati che, arrivati al bancone, chiedevano genericamente “una birra”. Sante parole. E voi, avete iniziato a godervi la misteriosa bontà delle birre? No? E cosa aspettate?

18 Commenti

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Andrea Gori

circa 14 anni fa - Link

quindi a me che in Osteria Tornabuoni ho solo birre toscane (ben 15 referenze) cosa mi dici?

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Mauro Mattei

circa 14 anni fa - Link

che mi dici del birrificio di San Quirico d'Orcia? Ho dei campioni ma devo ancora testarli..

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colonna

circa 14 anni fa - Link

Ottima scelta, lavorare sul e con il territorio è sempre cosa buona e giusta! Conosco molto bene i birrifici toscani e la tua mi sembra una scelta sicuramente consapevole, da preferire senza dubbio a tanti ristoratori che propongono birre senza criterio...e senza conoscenza ;-) Trovo infatti svilente che tanti ristoratori propongano menu straordinariamente curati (soprattutto per competenza) su cibo e vino, accompagnati da una carta delle birre di cui spesso e volentieri non se ne conosce nemmeno la provenienza, lista creata solo perchè la moda del momento la esige...Lo trovo svilente non solo per la Birra, ma soprattutto credo possa avere un effetto boomerang sul ristoratore stesso... Nel tuo caso solo complimenti!!!

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simone e zeta

circa 14 anni fa - Link

Sono molto invidioso, sulle birre non ci capisco nulla!!!

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Il Fermentatore

circa 14 anni fa - Link

Grande Manuele, ottimi consigli ma soprattutto una scelta infinita nel tuo locale. Appena passo da Roma faccio un salto.

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Daniela di Senza Panna

circa 14 anni fa - Link

Bravissimo Manuele, è una garanzia. Appassionato e competente.

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Daniela di Senza Panna

circa 14 anni fa - Link

Prima regola: mai chiedere la birra “per colore”. Io chiedo sempre una Blanche, come la mettiamo? la prossima volta mi cacci da B&F? ;) (PS: grazie delle spiegazioni che mi hai dato il 20, è sempre un piacere ascoltarti e c'è molto da imparare).

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colonna

circa 14 anni fa - Link

Daniela...A riceverne di richieste così!!! La blanche è uno stile e ne avrei di cosette da farti assaggiare in merito (il primo che dice Hoegaarden lo mannamo al locale di fronte ;-))...A presto!!!

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Daniela di Senza Panna

circa 14 anni fa - Link

Allora ripasserò presto!! :)

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cristina

circa 14 anni fa - Link

Bell'articolo Manuele! Per le persone come me che si sono affacciate al mondo della birra da poco, è un articolo davvero utile. Inutile, invece, è sottolineare che da te ci sono grandi birre e persone competenti che ti aiutano a capire prima e dugustare poi tra i migliori prodotti di nicchia disponibili. Complimenti!

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La linea dell'inutile (Mauro)

circa 14 anni fa - Link

Post interessante davvero ... mi piacciono le artigianali italiane, imbattibili le belghe (Duvel, anche se commerciale) e concordo che un po' di cultura in piu' sulla birra non guasterebbe. Spero solo non si arrivi agli eccessi snob tipici di alcuni ambienti vinaioli.

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colonna

circa 14 anni fa - Link

Quanto ci sarebbe da parlare di questo...Gli "eccessi" purtroppo nella Birra sono all'ordine del giorno, da un paio d'anni almeno se ne sentono e fanno di tutti i colori...E ne parleremo... Mai far perdere alla Birra il suo carattere popolare!!!

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francorugby

circa 14 anni fa - Link

Da giocatore di Rugby di birre ne hò passate,ma il Belgio è decisamente grande. Bel post e molto interessante, però,veramente,non vorrei che la birra diventasse una bevuta da fighetti. Complimenti e auguri.

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marco

circa 14 anni fa - Link

Benarrivato su Intravino! E finalmente aggiungerei, così son finite le castronerie birrarie!

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francorugby

circa 14 anni fa - Link

In fiamme la fabbrica della Guinness?

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colonna

circa 14 anni fa - Link

...Si vede che servivano i soldi dell'assicurazione...

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Emanu

circa 14 anni fa - Link

Grand bell'articolo Basta stare qualche minuto al bancone del mitico locale del Colonna per sentire arrivare ragazzetti che fanno: - "che ce dai na birra?" - "che birra vuoi?" - "una doppio malto! ahahah risate infinite la scena più bella che mi è capitata li sono due ragazzi che entrano e chiedono - "due amari" - "no guarda qui vendiamo solo birra" - "ah ok, allora due Ichnusa" - "no guarda qui vendiamo solo birra" Diffondere la cultura birasicola non basta mai. Mai più gente che chiede una birra, una doppio malto, una rossa, una scura ecc. Meglio entrare e fare: "fai tu!", "Qualche cosa di nuovo" e poi dopo chiedere che cosa ci è stato servito, quali sono le sue particolarità, imparare a conoscere il prodotto e le sue qualità

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