Carpenè Malvolti | Non tutto il marketing viene per nuocere

di Andrea Gori

Operazioni come “L’arte spumantistica” di Carpenè Malvolti suonano troppo studiate a tavolino e ben confezionate per appassionare l’enostrippato. Al contrario, secondo me sono a cavallo tra il divertissement per palati fini e la trovata commerciale capace di stuzzicare i consumatori in cerca della novità. Non nego che all’inizio sia sembrata un’abile trovata di marketing e nulla più, però quando la qualità è questa conviene dargli una seconda possibilità. Ho assaggiato 4 dei 7 vini che compongono la collezione e non sono niente male.

Petit Manseng
Naso da prosecco amaro, pompelmo e lemonsoda, lieve nota gessosa, bocca simpatica, non banale, dolce solo in apparenza, chiude fra il succo di pompelmo, ananas e aranciata amara. Non male ma solo su preparazioni dolciastre.

Cerszegi
Naso amarognolo e accattivante di pera, tiglio, rosa gialla. Bocca floreale di pesca bianca, bella persistenza citrina e finale di pompelmo rosa.

Kerner
Note gessose, minerali e tropicali misurate, pompelmo, accenno benzenico da babbo riesling e ribes rosso da mamma schiava, bocca freschissima citrina e aranciata, finale asciutto e con poche smancerie, diretto.

Rosè (pinot nero e raboso)
Incantevole per colore e nuances allegre e stuzzicanti, al naso è giustamente dolce e intrigante con note di rosa, frutta di bosco (lamponi e fragoline) poi mela golden e melograno maturo e succoso, in bocca ha un agrumato da arancia inzuppata nel Martini Rosso e speziatura delicata mista alla sapidità del finale. Tocco rustico del raboso che chiude benissimo l’esperienza.

Questi vini sono pericolosamente vicini alla “bibita alcolica” e il rischio è che vengano un po’ sottovalutati, però consentono la scoperta delle qualità spumantistiche di uve in genere non vinificate così. Carpenè, oltre a questi “giochetti” è attiva sui social network, dimostrando sensibilità e attenzione da incoraggiare, specie per un brand di massa come questo. Ecco qui Facebook, Twitter, Youtube: anche se 3 video e UN tweet in 3 mesi non sono proprio numeri da investimento serio.

Andrea Gori

Quarta generazione della famiglia Gori – ristoratori in Firenze dal 1901 – è il primo a occuparsi seriamente di vino. Biologo, ricercatore e genetista, inizia gli studi da sommelier nel 2004. Gli serviranno 4 anni per diventare vice campione europeo. In pubblico nega, ma crede nella supremazia della Toscana sulle altre regioni del vino, pur avendo un debole per Borgogna e Champagne. Per tutti è “il sommelier informatico”.

Nessun Commento

Commenta

Sii gentile, che ci piaci così. La tua mail non verrà pubblicata, fidati. Nei campi segnati con l'asterisco, però, qualcosa ce la devi scrivere. Grazie.