Birrifici | Prossima fermata: IsarBräu

di Tommaso Farina

A qualche mese dalle vecchie scorribande monacensi di giugno, mi vien voglia di raccontare altre piccole storie di birra. Possibilmente artigiana, a piccola scala. A sud di Monaco, come si raccontava in un commento, di piccoli birrifici non ne sono rimasti molti. Alcuni hanno smesso di far birra e servono birra altrui. Altri hanno semplicemente abbassato la saracinesca. Altri ancora resistono, e con onore. Andate a Pullach, paesino a un passo dal fiume Isar e dalla foresta di Grünwald (dai, provate a immaginare tutto questo verde nei dintorni di Milano, anche in quelli agricoli). Potete arrivarci comodissimamente da Monaco centro tramite il trenino della linea S7. E non avrete nemmeno da sbattervi troppo per fare ricerche birrarie: scendete alla fermata di Grosshesselohe (o Großhesselohe, secondo la vecchia grafia), e cercate con lo sguardo il fabbricato della vecchia stazione della linea. E’ lì che c’è IsarBräu.
Un birrificio ricavato dalla stazione in disuso, con tanto di possibilità (in estate) di bersi qualcosa vicino ai binari, o sull’ombreggiata piazzetta. Pure l’interno, dove spicca il bell’impianto a vista, non è male: malgrado la fondazione del complesso risalga soltanto al 1988, nella sala si sono già formati gli stammtisch, ossia i tavoli che da una cert’ora ospitano i clienti abituali, sempre quelli e sempre nello stesso momento.

A metà pomeriggio, ai primi di giugno, non c’è quasi nessuno, tranne un paio di coppie sedute fuori. Io mi siedo dentro, vicino alle finestre. Parlicchiando in (poco) tedesco e inglese, appuro che l’uomo che si occupa di me è italiano: Michele, di Campobasso, ex paracadutista, da anni qui in Germania. E’ stupito del fatto che ci sia un italiano venuto apposta per provare la birra, che dal bell’impianto luccicante di rame esce in circa 2mila ettolitri annui (dato aggiornato al 2006, ma a giudicare da quel che ho visto, deve essere ancora così), che vengono interamente serviti a questi tavoli. C’è da dire comunque che le birre autoprodotte non sono le sole che si possano bere qui: le spine fanno sgorgare pure alcune produzioni della Hofbräuhaus di Traunstein, uno dei tanti birrifici bavaresi più o meno legati a principi e nobili del posto (questa fu fondata nel 1612 dal principe elettore Massimiliano I, poi passò svariate volte di mano), di cui ho provato una Zwickel, discreta ma senza particolare storia. Attualmente le due birrerie, stando a quanto mi hanno detto nel locale, hanno un rapporto di partenariato commerciale.

Come che sia, la birra che si beve qui, quella fatta qui, è fondamentalmente una, a cui si aggiungono campioni stagionali. E’ la Stationsweizen. Una weizen. Una birra di frumento. Ad alcuni appassionati la birra di frumento evoca, non del tutto a torto, scenari noiosi, propiziati dall’acquosità, dal grigiore, dalla banalità che caratterizza tante e tante versioni di questa birra, purtroppo anche in Baviera. Qui alla stazione, stufi di tanta mediocrità, hanno voluto fare una weizen decisamente tradizionale, senza rincorrere il fantasma dell’evanescenza, che alcuni scellerati confondono con la bevibilità. Questa weizen è beverina eccome. Non è tuttavia evanescente: il colore è arancio decisamente scuro, torbido come da copione per la tipologia. Tra naso e bocca emerge quella “croccantezza” (perdonami Stefano Ricci, ma credo che questa sinestesia esprima al meglio il carattere di una concretezza quasi masticabile) che una weizen dovrebbe possedere sempre per ricevere considerazione. Oltretutto, la luppolatura è insolitamente intensa, e si sposa in maniera accattivante col carattere cerealoso del tutto.

A inizio giugno, quando sono venuto io, era disponibile anche una birra stagionale. Di solito le bock primaverili si bevono a maggio: io sono proprio arrivato agli sgoccioli. Comunque qui la frühlings bock è anch’essa di frumento, una weizenbock dunque. Il nome, Kühle Blonde (bionda fredda) direi che dice tutto: è una birra di colore molto chiaro, sensibilmente più gialla rispetto alla weizen di base. I profumi sono diversi: agli esteri della precedente tendono a sostituirsi calde fragranze di nocciola, noce e fico secco. In bocca è sferzante, ma anche ampia, tendente al dolce, porta bene il grado alcolico di 6,5°. Una bella birra anche questa, ricca di personalità.

Ambedue si abbinano alla grande con l’Obazda. Di che si tratta? E’ un tipico spuntino bavarese costituito da una crema ottenuta frullando e battendo insieme un po’ di formaggio cremoso spalmabile con altro formaggio di tipo Brie o Camembert (in Baviera in ogni caso è invalso l’uso di adoperare formaggio industriale di questo tipo, non certo quello a latte crudo), e aggiungendo paprika. Si mangia con cipolla affettata e pane nero. Qui al pub di IsarBräu lo preparano benissimo (e la cucina offre anche tanti altri stuzzichini e piatti locali, che non ho provato), e lo servono con lo spettacolare pane scuro panificato con le trebbie residuali della loro produzione brassicola: con queste birre, è la morte sua.

12 Commenti

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Esp

circa 13 anni fa - Link

Ci andrò senz' altro per provare il carpaccio di lago al pesto LACHSCARPACCIO mit Pesto und Limonenvinaigrette ...e forse forse per dirgli che il "limonenvinaigrette" si chiama citronette. Comunque, a vedere i prezzi, c'è veramente da piangere, confrontati con i nostri...

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Tommaso Farina

circa 13 anni fa - Link

Hhaha ma perché "carpaccio di lago", lachs vuol dire salmone!

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Esp

circa 13 anni fa - Link

verissimo...mi son fatto fregare da un "falso amico".

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Esp

circa 13 anni fa - Link

P.S. In effetti so benissimo (almeno questo) che "lago" si traduce con "see", se non altro per aver fatto qualche gita in battello, quelli con le ruote laterali...

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Tommaso Farina

circa 13 anni fa - Link

Non c'è problema, mica ti volevo dare lezioni! ;)

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Esp

circa 13 anni fa - Link

A Sud di Monaco ricordo una birreria a Bernau dove ho gustato una gulashsuppe strepitosa...

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Tommaso Farina

circa 13 anni fa - Link

Uno dei tipici piatti che si trovano in queste istituzioni. Immancabile pure la leberknodelsuppe, di cui sono adoratore. A sud di Monaco purtroppo la maggioranza delle birrerie serve boccali delle fabbriche grandi bavaresi, però la cucina, come noti tu, è quasi sempre poco costosa e anche gustosa.

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Esp

circa 13 anni fa - Link

Non amo gli knodel: ricordo ancora il forte odore emanante da u n piatto di knodel al fegato all' Hofbrauhaus (o forse era un' altra birreria? eravamo in periodo Oktoberfest, quindi è possibile che sbagli). I miei amici bavaresi ci rimasero un pò male, ma proprio non ce la feci neppure ad assaggiarli. Era il 1979, e la ristorazione a Monaco era appannaggio di cucine straniere, per lo più ristoranti italiani. Ricordo con piacere un ristorante che serviva solo stinchi, di maiale o vitello, e un ristorante dal nome K und K (chissà se c'è ancora) dove gustai, fra l' altro, un ottimo filetto di lepre. Un giorno siamo andati in un monastero, abbastanza lontano da Monaco, dove i bravi frati producevano solo birra scura (scurissima). Come cibo, però, pollo arrosto, salsicce o formaggio. Prima o poi ci devo tornare, in Baviera

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Tommaso Farina

circa 13 anni fa - Link

Forse il monastero cui alludi è Andechs: la birra più famosa fatta dai monaci è la Doppelbock Dunkel, anche se non l'unica. A me il knodel di fegato piace perché piace anche il fegato, di cui ha il caratteristico afrore. Per lo stinco, a Monaco oggi come oggi Haxnbauer è un'ottima scelta: stinchi cotti oltre tre ore, diventano un burro. Se anziché la versione "dimezzata" vuoi quella intera, hai la facoltà di sceglierti il tuo stincone tra i numerosi in cottura. Tornaci in Baviera. Io ne sono malato.

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Esp

circa 13 anni fa - Link

Il fegato piace anche a me, ma, quello non era afrore...era proprio puzza:(. Sì...ci voglio tornare. A cavallo fra i 70 e gli 80 ci andavo spessissimo, sempre per l' Oktoberfest e il Fashing, ma non solo, poi...ho perso il giro. I miei amici stavano in Nederlingenstrasse, vicino al Castello. A quell' epoca mi ci trovavo benissimo, era tutto così...pulito, tranquillo. E' ancora così?

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Monty

circa 13 anni fa - Link

A me Farina ricorda il Sig. Creosoto. Non so perché.

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Tommaso Farina

circa 13 anni fa - Link

Hahahah Gianfranco Lo Cascio conferma!

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