Bibenda Day | 5 rossi internazionali strepitosi con Armando Castagno

di Andrea Marchetti

Il Bibenda Day è un evento di livello internazionale che si svolge a Roma. L’edizione 2013 dell’8 marzo ha tenuto fede alle altissime aspettative con numeri da capogiro: “Abbiamo stappato 276 Bottiglie di vino che abbiamo acquistato per 135.000 Euro. Valore medio di ogni bottiglia 489 Euro. Ogni partecipante ha bevuto vino per 736 Euro, valore medio di ogni bicchiere 32 Euro”. Così disse Franco Maria Ricci, presidente di Ais Roma, uno che negli editoriali si sbizzarrisce parecchio.

Siamo al Rome Cavalieri, l’hotel più lussuoso di Roma, uno spettacolo. Fatevi un giro sul sito per sbavare senza pietà. La Sala dei Cavalieri nell’ex Hilton è molto bella, logisticamente funzionale e ben organizzata: ogni partecipante ha in dotazione un bel tavolo singolo, spazioso, 5 bicchieri (da sciacquare, l’odore iniziale non era buono), tre bottiglie di acqua, una generosa porzione di pane e grana, alcuni omaggi, tra cui la Guida Bibenda 2013.

Mi aspetta una degustazione fantastica ma per adesso punto il faro della memoria su una batteria che mi ha assolutamente rapito. 5 rossi internazionali strepitosi e memorabili raccontati da Armando Castagno: coinvolgente, preparato, colto ed appassionato. La comunicazione del vino come piace a me: voto 9,5.

Pétrus 1995 
Siamo sulla riva destra della Dordogna, a Pomerol, lontani dagli chateaux della rive gauche della Gironda; tutto è diverso, tanto le dimensioni quanto il terreno. Undici ettari e mezzo di argilla, perfetta per una varietà precoce come il merlot. 2.500 casse di un vino tra i più chiacchierati, costosi e meno bevuti del pianeta. Perchè di Pétrus si parla tanto, tutti lo conoscono ma quasi nessuno lo beve. Neanche io lo avevo mai bevuto, era il mio sogno romano dell’8 marzo. L’idea che si ha di Pétrus è un’idea di un vinone potente, merlottone, fruttolone, vino ingombrante, monocorde. E così non è, affatto. Multidimensionale, completo, fine ed elegante: non un vino di potenza ma un campione di classe ed eleganza.

Un’eleganza indiscutibile e discreta. Io l’ho trovato così: l’attacco è balsamico, finissimo, colpisce al naso per finezza e complessità, c’è ovviamente la frutta rossa, la liquirizia, poi tornano note balsamiche, eucalipto, mineralità fine, speziatura. E’ già fruibile con grande piacere ma al tempo stesso è molto giovane e fresco. In bocca, se possibile, è ancora meglio. Sia larga che dritta, tonda, non ha spigoli ma non manca di personalità. Fantastica per progressione, attacca delicata per proseguire con un crescendo irresistibile, il tannino è perfetto. Bocca fitta, potente, decisa, vibrante. Il finale è lunghissimo in una scia speziata-minerale. Buonissimo. 97
PS: Pétrus non è merlot in purezza, c’è anche un piccolo saldo di cabernet franc, che può essere il 5%, ma anche meno.

Richebourg 1998, Domaine de la Romanée-Conti
Grazia e nerbo, pinot nero, nobiltà, potenza senza peso, frutto rosso trasfigurato in una purezza cristallina trasparente, bianca mineralità. Richebourg è una delle parcelle più famose di Borgogna e del pianeta, confina con La Romanée, Romanée-Conti e Romanée Saint-Vivant. Cru di 7 ettari, per metà posseduto da DRC. Tutto il resto è molto frammentato.
Proprio in questo momento, nello stesso giorno in cui concretizzo il sogno di bere Pétrus, realizzo anche quello che sarà il mio prossimo sogno enoico. Avevo sentito parlare di vigne DRC pre-fillossera, di bottiglie del XX secolo ancora circolanti, fatte con tali viti, ma non avevo le idee molto chiare e non me ne ero interessato più di tanto.
Tra l’altro pensavo fossero solo vigne di Romané-Conti e non anche di Richebourg.
Invece le ultime vigne francesi pre-fillossera a piede franco ad essere espiantate (se si escludono i microvigneti da cui si ottiene il Vieilles Vignes Françaises di Bollinger), spiega Armando Castagno, furono 1,2 ettari di Richebourg di DRC nel 1946. Queste viti hanno prodotto uva fino al 1946 ed alcune avevano 400 anni di vita. Ancor più incredibile è che esistano in giro per il mondo bottiglie di almeno tre annate del ‘900 provenienti dalla vinificazione separata delle vecchie vigne pre-fillossera a piede franco. Annata simbolo: 1937. In etichetta compare : Vigne Originelle Française Non Reconstituée oppure Vieux Cépages. Stupore, applauso, commozione, voglio berlo. Si, vabbè, avanti un altro…

Passiamo al 1998 post-fillossera, nouveaux cépages. Naso ipnotico, fantastico, clamoroso, spezie, incenso, brividi, freschissimo, puro, ammaliante, non riesco a staccare il naso dal bicchiere, se non lo provi non ci credi, a mettere insieme questo naso con la bocca di Pétrus ’95 verrebbe fuori un vino da 110 punti. Profilo ancora estremamente giovanile nonostante i 15 anni dalla vendemmia. La bocca è solidissima, rigorosa, ha corpo, struttura e dinamica gustativa. Gran bel mix di finezza, potenza garbata e bevibilità; chiude e ci saluta con ritorni di fruttini rossi e geranio. Applausi. Vigne in regime biodinamico. Almeno 96.

Château Ausone 2007
Il nome è dovuto al poeta di epoca romana Ausonio (IV sec. dc) che nacque da queste parti e sempre da queste parti al tempo fu possidente di una vigna. Siamo a Saint-Émilion, sempre riva destra della Dordogna. Le vigne di Château Ausone crescono su terreni calcarei che danno al vino grande freschezza e mineralità. 7 ettari, 2.000 casse di produzione totale tra primo e secondo vino, terreno con un po’ di pendenza. Il naso è freschissimo, attacca con un mix danzante di caffè, alloro, ciliegia e ribes rosso per poi passare ad un registro di speziatura, pepe, grafite; è complesso, mobile nel bicchiere, continua alternando con grazia e disinvoltura un fruttato rosso fine ed una speziatura-tostatura di gran classe. Il sorso è carezzevole e chiude con un finale di sensazioni slanciate e vibranti. Che eleganza. 95

Pingus 2010
È una bella bestia questo spagnolino, un’etichetta sul mercato da neanche 20 anni ma subito salita nell’olimpo enologico grazie alla recensione entusiastica, fin dalla prima uscita (1995), di Robert Parker. Il prezzo balza ancor più alle stelle quando, nell’ottobre 1997, l’intera assegnazione (75 casse) per il mercato USA cola a picco nell’Atlantico. Azienda fondata da un danese che si innamora di due vigne vecchie (70 anni circa), per un totale di 4 ettari, piantate a tinto fino (tempranillo), sulle quali non erano mai stati eseguiti trattamenti con fertilizzanti o pesticidi, dal 2000 in regime biodinamico, resa di 12 hl per ettaro (!), produzione di 500 casse all’anno. Vino culto.
Siamo in Ribera del Duero, Spagna centro-settentrionale, dove terreni ed escursione termica donano profumi e freschezza. Nel suo intervento, Armando Castagno definisce la biodinamica ed il rispetto per il territorio una santa cosa, una forma di rispetto per le generazioni future. A buon intenditor, poche parole.
Il vino è giovanissimo, in fasce. Ha un olfatto molto fresco, nonostante la grande concentrazione, gioca sulla frutta rossa croccante, ma anche in confettura; poi arrivano ciliegia sotto spirito, cioccolato, balsamico, oliva, prugna, macchia mediterranea.
In bocca è pulito, di grande corpo e struttura, dal tannino denso e rotondo; il sorso ben pennellato chiude con finale speziato. 94

Beaune Grèves Vigne de l’Enfant Jésus 1998, Bouchard Père&Fils
Vino della Côte de Beaune, pinot nero del sud della Borgogna, più caldo e carnale di quello della Côte de Nuits, senza però rinunciare al suo lato “aereo”. La Vigne de l’Enfant Jésus fa parte del premier cru Beaune Grèves e nonostante la denominazione inferiore rispetto ai Grand Cru che Bouchard possiede e vinifica, viene presentato per ultimo nelle presentazioni alla stampa in segno di rispetto per questo appezzamento, “nazionalizzato” durante la rivoluzione francese ed acquistato all’asta pochi anni dopo proprio da Bouchard Père&Fils.
L’annata 1998 è partita in sordina ma sta venendo fuori bene alla distanza; caratterizzata da pioggia nella seconda parte di agosto e un settembre non bello, ma con tempo in vendemmia perfetto.
Il profilo è giovanile, ma un filo meno del coetaneo Richebourg. Naso con richiami selvatici, geranio, spezie, pepe, profilo floreale, frutto rosso fresco e pulito, alcune note di frutta matura, ma non surmatura, buon compromesso tra carnalità e cerebralità, come in bocca gioca con un buon equilibrio tra calore e freschezza.
È comunque un gradino inferiore rispetto ai grandi fino ad ora descritti. 87

18 Commenti

avatar

Nelle Nuvole

circa 11 anni fa - Link

Quando la combinazione Maestro + Allievo funziona egregiamente. Quando le parole scritte sanno raccontare senza strafare. Quando il vino assume un profilo tridimensionale. Quando il piacere di leggere consola del fatto di non aver partecipato alla degustazione. Un bellissimo regalo per celebrare l'arrivo della Primavera.

Rispondi
avatar

Andrea Marchetti

circa 11 anni fa - Link

Raffaella, grazie mille per queste belle parole, davvero..!

Rispondi
avatar

alessandro

circa 11 anni fa - Link

Quanto costava partecipare alla serata? Ma l AIS, dove li piglia i soldi? Chiedo per mera curiosità.

Rispondi
avatar

nico aka tenente Drogo

circa 11 anni fa - Link

la partecipazione costava 350 euro :( 736-350 = 386 l'AIS ci rimette quasi 400 euro a partecipante solo di vino, e pii bisogna aggiungere le spese per l'affitto della sala, l'allestimento, il compenso ai collaboratori, ecc. ecc. evidentemente è un evento con un impatto mediatico e promozionale talmente alto che l'AIS di Roma è disposta a rimetterci in cambio della pubblicità e del ritorno di immagine che ne ricava

Rispondi
avatar

bruno

circa 11 anni fa - Link

Credo che i costi che l'AIS sostiene vadano considerati nel loro complesso. C'è un'iscrizione annuale da parte dei soci e un'attività di degustazione e promozione di cantine nazionali e non oltre a serate a tema durante tutto l'anno, inoltre l'attività editoriale con la pubblicazione delle guide ma sopratutto i 3 livelli del corso Sommelier e degli altri corsi (olio, barman, ecc.).

Rispondi
avatar

Alessandro Bandini

circa 11 anni fa - Link

Oppure qualcuno non ce la racconta giusta(è solo un'ipotesi eh...e sono in orario di pausa pranzo)

Rispondi
avatar

Armando Castagno

circa 11 anni fa - Link

Non la racconta giusta chi dice che il Bibenda Day è organizzato dall'AIS; molto semplice. Non è così.

Rispondi
avatar

Hamlet

circa 11 anni fa - Link

se non dall'ais, da chi sarebbe organizzato (occultamente) ??

Rispondi
avatar

Armando Castagno

circa 11 anni fa - Link

Mille grazie, comunque, sono riconoscimenti che fanno piacere e danno coraggio, e che vanno estesi all'intera squadra dei colleghi di Roma, cioè nell'ordine Massimo Billetto, Daniela Scrobogna, Paolo Lauciani e Daniele Maestri, oltre ovviamente agli organizzatori. Io lassù avevo oggettivamente il compito più facile, sostenuto com'ero nel lavoro di comunicazione dalla qualità palmare di vini eccelsi, come Andrea rilevava.

Rispondi
avatar

Davide Gallia

circa 11 anni fa - Link

sul volantino pero' c'e' scritto che e' organizzato dall'AIS http://www.bibenda.it/download/bibenda-day-2013.pdf

Rispondi
avatar

Alessandro Morichetti

circa 11 anni fa - Link

Io leggo Associazione Italiana Sommelier Roma, dove la parola importante è "Roma".

Rispondi
avatar

Armando Castagno

circa 11 anni fa - Link

Esatto. E' una iniziativa della sola delegazione di Roma. L'AIS nazionale ha peraltro fornito il contributo economico necessario per abbassare in modo cospicuo il prezzo del biglietto d'ingresso. Un contributo quindi molto importante.

Rispondi
avatar

Motown

circa 11 anni fa - Link

Totò direbbe "alla faccia del bicarbonato di sodio", io dico "alla faccia del bisolfito di sodio e del diossido di zolfo" ;-)! Solo vinelli da tutti i giorni, eh? Di tutti ho avuto il piacere di provare soltanto l’Enfant Jésus. Il Pingus non mi ha mai attirato, ma gli altri 3 sono miei sogni di consumo. One day, maybe. Complimenti per la narrazione.

Rispondi
avatar

Andrea Marchetti

circa 11 anni fa - Link

Motown, ti assicuro che anche Pingus è un grande vino, ha molta materia fruttata, ma è freschissimo, è molto nitido e ghiotto in bocca, con un finale speziato da manuale, da provare assolutamente.. ;-) Poi questi erano solo 5 dei vini in degu, in totale erano 23...! Quasi tutti di elevatissimo livello..! Grazie per i complimenti..

Rispondi
avatar

Andrea Marchetti

circa 11 anni fa - Link

Più che “chi organizza” o “quanto ha speso per farlo”, trovo più interessante sottolineare l’eccezionale carrellata di grandissimi vini, 23 in totale; la degustazione è durata più di 5 ore, ma a me il tempo è letteralmente volato, rapito com’ero dal fascino irresistibile di ciò che stavo bevendo.

Rispondi
avatar

Manuela Monteforte

circa 11 anni fa - Link

Mi chiedo per quale motivo ogni volta che c'è un bell'evento dal grande impatto mediatico si deve sempre fare "il conto della serva" e capire chi ha speso quanto....solo per morbosa curiosità deduco. Ma cosa vi importa? parlate del vino, dell'organizzazione, di tutto ciò che concerne l'evento in se, ma perchè ridurre tutto a una sterile polemica che riguarda la moneta!

Rispondi
avatar

Olimpia

circa 11 anni fa - Link

Avete presente la classica frase che di solito fa schiattare d'invidia ......IO C ' ERO... Giornata meravigliosa vini meravigliosi , Castagno insieme ai colleghi meraviglioso, Che dire? Mi sono emozionata mi sono emozionata per tutto , per i vini , per come sono stati raccontati , per i sogni che si avverrano ( Petrus, Richebourg ) per i ricordi di persone che non ci sono più ma che sono sempre nei nostri bicchiere (il Bepi) per aver potuto bere un vino del 1944 con la sua storia triste ma di rinascita , che dire ancora? Si potrebbe scriver i un libro su quel fatidico e indimenticabile 8 marzo romano, grazie Bibenda, grazie di cuore per avermi fatto fatto sognare...... Ancora sto volando ........ Olimpia sommelier Lucca

Rispondi
avatar

Vito

circa 11 anni fa - Link

Perché evadono le tasse e sono palesemente purciari Manuela. Allora è giusto l'argomento "moneta". Mi fanno (L'AIS) sempre ricordare quanto sia facile fare il finocchio col sedere degli altri.

Rispondi

Commenta

Sii gentile, che ci piaci così. La tua mail non verrà pubblicata, fidati. Nei campi segnati con l'asterisco, però, qualcosa ce la devi scrivere. Grazie.