Autochtona 2012: io, lettore di Intravino, c’ero

di Intravino

Il lettore Stefano De Santis ci ha inviato la sua cronaca dalla Fiera Autochtona. Noi riceviamo e, molto volentieri, pubblichiamo.
Ho visitato in lungo e in largo Autochtona e Tasting Lagrein, una bella manifestazione sui vitigni autoctoni con l’interessante appendice di un’esaustiva (o quasi) batteria di Lagrein, grazie all’invito di Intravino. Comincio col dire che mi sono divertito molto e forse questo è il dato più importante, al di là delle note di degustazione, dei punteggi, delle delusioni o delle scoperte, perché se il vino non ci desse (anche) gioia, allora sarebbe meglio cambiare hobby/lavoro/passione. Inizio subito con una piccola panoramica di aziende e vini che conoscevo poco o nulla e che mi hanno favorevolmente colpito. Non credo che fosse l’occasione per una degustazione professionale, ci sarà tempo per un riassaggio più approfondito. Qui solo le mie personalissime e imperfette impressioni.

Bollicine metodo classico: Fongaro, Durella (DOC Durello), uva — lo dice il nome — dura, acida, non facile, ma compito svolto egregiamente. Il Brut base (100% Durella) è quello che mi è piaciuto meno: acidità a mille e un po’ amaro nel finale, un po’ troppo scorbutico, meglio la Cuvée Durella+Chardonnay con quest’ultimo che ammorbidisce e rende il tutto più elegante. Paradossalmente mi sono piaciuti di più i due Pas Dosè 100% Durella. Il 30 mesi è una bella bolla dritta, sapida e asciutta, il 60 mesi è più rotondo ma è messa al bando la piacioneria.

Cambiamo tutto: Cirelli, Abruzzo, Trebbiano in anfora. Di solito anfora è sinonimo di macerazioni prolungate, ossidazioni spinte, bianchi tannici, colori carichi… niente di tutto questo. Il Trebbiano di Cirelli sembra quasi vinificato in acciaio: nessuna ossidazione, nessuna colorazione eccessiva (4 giorni di macerazione), nessuna pesantezza, si beve e si ribeve con gran piacere, una scoperta.

Grosjean Fumin: la Vallée ci regala davvero un bel vino, spezie, frutta e tannini da domare con la frusta, ma il tempo ed il vino faranno il loro corso.

Ed ora in Sardegna per un incontro intrigante: Seiann-a, Moscato di Calasetta (80%) e Nasco (20%) passito secco della cantina Tanca Gioia Carloforte: tutti i profumi di un passito (datteri, frutta secca, uva passa) senza gli zuccheri residui. La sua freschezza ti rapisce e ti porta sul molo di Carloforte a respirare salsedine. Troppo poetico?

E poi c’è Claudio Alario, con la barbera succosa ed acida il giusto e i due Barolo di classe (da Verduno e Serralunga) e lui è proprio simpatico e questo vale più di qualsiasi considerazione sui vini.

Passiamo ora al Tasting Lagrein un vino che a me fa tornare in mente la mia “iniziazione” vinicola che è avvenuta (anche) grazie ad un Lagrein. Lo ricordo ancora con piacere e nostalgia, per il tempo passato, per il luogo, per le persone con cui ero, per l’atmosfera. In quel caso si trattò del Lagrein Urban della Cantina Termeno (Tramin) non presente al Tasting Lagrein come altre grandi cooperative ed aziende. Mi è dispiaciuto però notare un’altra assenza, importante ai miei occhi, quella di Heinrich Mayr (Nusserhof) e del suo Lagrein Riserva. Peccato.

Del Lagrein ormai sapete tutto: vitigno autoctono del Sud Tirolo, un po’ scorbutico ma, come un country gentleman, sopra gli stivali infangati può sfoggiare un elegante completo di tweed. Nessuno miracolo enologico, si intende, ma qualcosa di interessante l’ho trovato.

Eccovi qualche nota un po’ più approfondita:

Lagrein 2011 Obermoser
Marasca, balsamico, una bella viola. Buona la freschezza, tannino dolce. Un vino giocato più sull’eleganza che sulla forza, non complessissimo ma molto piacevole.

Lagrein Ris. Mirrel 2010 Weingut Ansitz Waldgries
Al naso una bella mora, carne affumicata. Un tannino più vivace rispetto al precedente con l’alcool che si sente un po’. Buona lunghezza nel finale.

Lagrein Ris. 2010 Thurnhof
Quello che mi è piaciuto di più. Fruttini rossi, note balsamiche, un po’ di fumè. Molto fresco e una bella sapidità. Tannino leggiadro. La lunghezza c’è, l’eleganza pure. Buono!

Lagrein Gran Lareyn Ris. 2009 Tenute Loacker
Subito frutta sotto spirito, marmellata di more, un’oliva schiacciata (forse) e poi la nota balsamica. Tannino morbido, rotondissimo in bocca, ma con una certa sapidità. Un bel vino piacione. Non proprio nelle mie corde, ma per niente cattivo.

Lagrein Ris. 2009 Josephus Mayr Untergazner
Chiusissimo all’inizio, ci vuole un bel po’ per farlo aprire, poi vengon fuori il sottobosco e i fruttini rossi, si intuiscono il cuoio e la carne affumicata. Il tannino forse è un po’ aggressivo, probabilmente ha bisogno ancora di stare in bottiglia. Il produttore è di tutto rispetto, concediamogli un po’ di tempo. Ad oggi berrei più volentieri Thurnhof ed Obermoser, tra due anni non so.

Stefano De Santis

4 Commenti

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suslov

circa 11 anni fa - Link

non vedo menzione del sommo degli autoctoni, il rossese di dolceacqua ...

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SirPanzy

circa 11 anni fa - Link

Bravo Stefano. Bella lettura, veloce e scorrevole. Ottimo lavoro!

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Stefano

circa 11 anni fa - Link

Grazie per i complimenti, è stata un'esperienza molto piacevole :-)

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Massimo

circa 11 anni fa - Link

E' piaciuta tanto anche a me :D

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