Anteprima Chianti Classico 2012, gli assaggi alla Leopolda | Annata 2010

di Andrea Gori

Chianti Classico vendemmia 2010
Annata interessante, perché rivela alcuni territori più magri e con vini meno corposi al loro meglio. Escono bene i vini più fini e asciutti, “Gambelliani” per così dire, e meno bene quelli che puntano sul corpo. Tra i terroir, ottimi risultati a Castellina e Radda dove i produttori si sono mossi molto bene e per tempo; altrove risalta la maturazione eccessiva e la poca croccantezza. Lascia ben sperare per le riserve, ma l’annata regge benissimo e alimenta la fiducia, vitale in un territorio sempre molto grande dove ci sono giacenze importanti che fanno la fortuna di venditori all’ingrosso spericolati. Lo strombazzato ingresso di Antinori nel Consorzio dopo 38 anni cambierà la scena?

Badia a Coltibuono. Amarena e ciliegia, profondo chiantigiano, tannino crisp, molto indietro come evoluzione 85+
Bandini Villa Pomona. Ricco e profondo, confettura rossa e nera, un po’ di legno in eccesso 79
Barone Ricasoli Brolio. Intenso speziato, incenso e mirto, liquirizia e amarena, bocca di corpo ma non eccessivo. Ruffiano, ma fatto benissimo 86. I talebani direbbero 80 scarsi
Bibbiano. Gambelliano doc, arancio succoso e pronto, bocca semplice ma diretta, ottimo esempio di chianti classico beverino e accattivante 86. I talebani direbbero anche 88
Bibbiano Montornello. Ciliegia e pepe, tabacco appena, un poco cotto ma bocca discreta 79+
Bonacchi. Amarena, cardamomo lieve, alloro, bocca croccante 81
Carpineto. Minerale e floreale, pepato, bocca classica, tipica, bel finale 83
Casa Sola. Tipico della zona, goccia di dolcezza di bosco che non basta, resina e rosmarino bocca ottima, polposa 84
Castellare Di Castellina. Lezioso e floreale, delicato di lavanda e glicine, bocca sapida 85
Castellinnuzza e Piuca. Lamoliano doc, roccia e malva, appena di arancio, bocca fresca e di ribes rosso 88
Castello di Fonterutoli. Vaniglia e balsamo, molto avvolto nel legno e nella dolcezza, fedele a sé stesso ma stucchevole anche in bocca 78
Castello Monastero. Fiore di campo, gessoso, tocco di durone, bocca un poco scomposta 82
Castello Querceto. Naso non leggero, frutta in confettura, sottobosco e pepe, un poco scomposto in bocca 80
Castello San Donato in Perano. Lezioso e floreale, viola mammola, bocca affilata e bevibilissima 86
Castello di San Sano. Naso roccioso e minerale, tocco di amarena, croccante, bocca fragola e lampone 80
Castello di Selvole San Martino a Selvoli. Arioso e speziato, molto di quota, frutto appena surmaturo, finale lungo 85
Castello di Vicchiomaggio San Jacopo. Frutta matura rossa, fragola e rabarbaro, nota di sandalo, bocca più esile ma bel finale croccante 85
Casuccio Tarletti. Naso appena plasticoso, confettura di prugna, lieve pepe. Bocca semplice 77
Conca d’Oro. Floreale un poco coperto da nota appena gommosa, durone di menta, bocca meglio del naso, in discesa 81
Fattoria di Lamole Castello delle Stinche Grospoli. Minerale e roccioso con fiori sparsi, malva e melissa, bocca molto compressa ma darà soddisfazioni 89+
Fattoria Le Fonti. Amarena molto bella, fragola confettura, mirto e lavanda, bocca stupenda, ricca e sfaccettata 86
Fattoria San Giusto a Rentennano. Chiuso e complicato, da riprovare, non pronto.
Fattoria Viticcio. Arancio e liquirizia, bella combinazione, poi bocca più lieve del solito, semplice comunque 80
Felsina Berardenga. Campo di fiori, sottobosco, resina e miele di castagno, bocca verace, sapida e saporita 87
Gagliole Rubiolo. Naso stupendo, rubino anche nel profumo di lampone freschissimo, in bocca arancio e nota tabacco 88
I Sodi. Carnoso di fragola in confettura e ciliegia appena matura, spezia ed ebanisteria, bocca sapida molto croccante, vitale 87
Il Palagio Monia Piccini. Non pulitissimo, durone e fruttino zuegg, mela in confettura, bocca non lunghissima 78
Isole e Olena. Arioso poutpourry floreale, note di sottobosco, bocca umami e speziata, giocata sulle sfumature ma affascinante 90
La Madonnina dello Stento. Semplice e grevigiano, floreale, bocca succosa di more e lamponi, finale sapido 83
Le Miccine. Amarena e lavanda, non lievissimo, bocca corposa ma di soddisfazione 83
Montecalvi. Roccioso e floreale, arancio, bocca con bel tannino, profondo insospettabile 85
Monterotondo Vaggiolata. Liquirizia e menta, poi viola, lievi frutti, bocca di spessore fruttato pieno di amarena e tabacco 84
Montesecondo. Fruttino zuegg di mela rossa, buccia d’arancio, bocca sapida e minerale, sottile però 79
Podere Castellinuzza. Pieno e carnoso tra lampone e fragola in confettura, pepe, rose, non pulitissimo, bocca esile 78
Poggio Torselli. Bel floreale di campo misto ad alloro, frutta sotto spirito, bocca succosa un poco tagliente 81
Querceto di Castellina L’Aura. Lavanda e ciliegia fresca, tabacco, bocca amarognola 79
Querciabella. Intenso e profondo, soave e palpitante, grande frutto e speziatura fine, orientaleggiante, bocca stupenda, avvolgente e vitale, finale arioso, floreale, cangiante 93
Querciavalle. Tostato e con un filo di surmaturazione, bocca semplice 77
Rocca di Castagnoli. Squillante e deciso, un po’ di ceralacca e pomodoro, bocca che si riscatta con bella sapidità 81
Tenuta di Nozzole. Affumicato e cioccolatoso, mirtillo pieno, bocca piena molto matura, bel tannino ma stile di qualche anno fa 81
Terre di Perseto Albore. Fine di viola e fragola, bocca vivace e allegra, tocco di cabernet messo molto bene 85
Terreno. Alcol lieve a disturbare, frutta sotto spirito rossa e nera, bocca contrastata, ma classica 84
Vallone di Cecione. Un poco piatto, fruttato sottilmente surmaturo, pepe, bocca sapida non lunghissima 79
Villa Cerna. Castellina piuttosto tipico, roccioso e lavanda e mirto, bocca saporosa di fragola 83
Villa del Cigliano. Ampio floreale e quasi balsamico, resina, bocca freschissima e nervosa, finale aggrumato ed elegante 86
Villa Mangiacane. Ricco di frutta spezie e pepe, cugnà e cloro, bocca centrata anche se un poco seduta 79

Andrea Gori

Quarta generazione della famiglia Gori – ristoratori in Firenze dal 1901 – è il primo a occuparsi seriamente di vino. Biologo, ricercatore e genetista, inizia gli studi da sommelier nel 2004. Gli serviranno 4 anni per diventare vice campione europeo. In pubblico nega, ma crede nella supremazia della Toscana sulle altre regioni del vino, pur avendo un debole per Borgogna e Champagne. Per tutti è “il sommelier informatico”.

17 Commenti

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Edoardo

circa 12 anni fa - Link

Aspettiamo con impazienza i responsi sul 2009 e le riserve 2008, che mi son sembrate di grande livello... Correggi il lapsus freudiano su Castello di " Broglio" :) Ciao

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she-wolf naughty girl

circa 12 anni fa - Link

In effetti Castello di Broglio può essere deviante e non se lo merita

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Francesco Fabbretti

circa 12 anni fa - Link

Non mi permetto di parlar di chianti con un toscano ma non capisco il tuo cappello iniziale. secondo il tuo ragionamento i terroir più "gambelliani" sono Gaiole interna e Castelnuovo versante orientale... perchè hai citato Radda e Castellina che, notoriamente esprimono più corpo e che avrebbero, sempre in linea teorica, dovuto soffrire un pelino di più il caldo a cui fai riferimento? A evincere da quel che scrivi sembrerebbe che Radda e Castellina hanno azzeccato il momento della vendemmia ma la curiosità mi resta: tutti gli intelligenti là e tutti i grulli dove, teoricamente, ci sarebbero state le condizioni migliori?

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Andrea Gori

circa 12 anni fa - Link

Forse ho scritto poco chiaro, "gambelliani" l'ho usato per indicare i vini che si basano su acidità sferzante mineralità e poco su frutto e rotondità varia. Come terroir invece gli unici gambelliani sono Castellina, Radda e Barberino Val d'Elsa quindi le due cose sono scisse. A Radda e Castellina sono privilegiati in certe annate, ma in quelle calde bisogna esser bravi ad azzeccare il momento della vendemmia. Altre zone più pesanti e potenti direi sono Greve e Panzano (zona fiorentina)

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Armando Castagno

circa 12 anni fa - Link

Andrea, scusami: non ho capito e mi interessa molto capire. Allora: i terroir gambelliani sono quelli dove Gambelli ha effettivamente lavorato (Radda, Castellina), oppure quelli in cui escono tendenzialmente fuori vini con acidità sferzanti e che si basano poco sulla dolcezza del frutto? Io non trovo né poco frutto né acidità sferzante nei vini classici di Case Basse, Montevertine, Poggio di Sotto e Villa Rosa, per questo chiedo. In ultimo, due cose: 1) che significa "bocca umami" (Isole e Olena)? 2) Dove parli di Gaiole "interna" e quale zona si intende?

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Francesco Fabbretti

circa 12 anni fa - Link

Armando, Gaiole interna l'ho scritto io... intendevo la parte di Gaiole centro occidentale. Per meglio dire, idelamente congiunte con un righello Coltibuono, Gaiole, Osteria della Passera, S. Regolo e S. Giusto a Rentennano, la parte a sinistra della riga tracciata.

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Armando Castagno

circa 12 anni fa - Link

Ok.

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Michele Braganti

circa 12 anni fa - Link

Monti....nn il presidente dracula.....la zona in questione si chiama Monti....zona vocatissima dove tra le tante aziende segnalate c'e' anche podere Il Palazzino...con il grosso sanese...che mi sento di consigliare vivamente..!!!!!!

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Francesco Fabbretti

circa 12 anni fa - Link

grazie per la segnalazione... ma io ho già prenotato il 2010 assaggiando la '09 qualche mese fa nonostante la mancata recensa del Di-vino Andrea. Tra l'altro la zona in questione, non si chiama interamente Monti in Chianti (tra l'altro divisa in Monti e Monti di Sotto), che correttamente rappresenta la parte terminale del tragitto da me indicato. Ma un po' di studio no, prima di sparare m.nchi..e ad alzo zero? Bussa alla porta di castello di Ama e quando ti aprono digli "salve! la vostra sottozona non si chia Ama ma Monti! Lo sapevate? Sapevatelo!!! (su rieducational channel)"

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Nelle Nuvole

circa 12 anni fa - Link

Meno male che non sono la sola ad avere perplessità nel decifrare "bocca umami", termine che già tempo fa mi aveva creato non pochi dubbi. Ringrazio Andrea Gori della dettagliata descrizione, la trovo più focalizzata rispetto all'anno scorso, nonostante le sottigliezze che gli sono state rilevate da esperti, espertoni, espertissimi. Un aspetto mi fa piacere, i punteggi a "braccino corto" i quali non vogliono affatto dire che i vini non sono buoni, basta leggere le note che li precedono. Dobbiamo abituarci a considerare vini al di sotto della fatidica "soglia 90" come ottimi, acquistabili e bevibili senza troppe ossessioni.

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Andrea Pagliantini

circa 12 anni fa - Link

Un pò di antani non guastano.

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Nelle Nuvole

circa 12 anni fa - Link

Vorrei aggiungere un altro appunto prima che sia troppo tardi o che si provochi un accapigliamento generazionale. Ora che, ahimé, Giulio Gambelli non è più in grado di controbattere o smentire, la sua persona viene tirata per la giacchetta anche quando si tratta di semplificare qualche dissertazione. Mi sembra di leggere nei commenti che mi hanno preceduto un malinteso relativo alla definizione "gambelliano". Andrea Gori lo lega ad uno stile di Sangiovese "con acidità sferzante, mineralità e poco frutto e rotondità". Armando Castagno, giustamente per me, lo ripende. Ora, come si dice sulla riva sinistra del Tevere, "famose a capi'". Una cosa è addentare un'amarena matura, masticare una foglia di menta, farsi una passeggiata in un campo di erbe balsamiche. Un'altra mangiarsi cucchiaiate di marmellata di amarene, succhiare una caramella di menta, inalarsi un soffumigio antiraffredore. La leggenda che i vini nati anche dalla consulenza di Giulio Gambelli siano privi di frutto e rotondità, solo sferzanti come fruste e lineari come un'highway americana, è, appunto una leggenda. Tutto dipende dalla misura e dall'equilibrio. Perchè non tralasciate di utilizzare il nome "Gambelli" per definire uno stile? Così si evita di far venire il mal di cuore a chi l'ha conosciuto e di confondere le idee a chi l'ha solo immaginato.

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Andrea Pagliantini

circa 12 anni fa - Link

Forse è meglio se il Maestro viene lasciato degustare in pace e non tirato in ballo ogni cinque minuti da ovunque (ora) fa comodo tirarlo. Non è una tirata a lei signora Nelle Nuvole ma un discorso in generale. Quali siano le vere aziende in cui ha messo mano è risaputo, il resto lascia il tempo che trova.

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Burde

circa 12 anni fa - Link

Non piace tanto neanche a me usare il termine "gambelliano" ma è diventato tra clienti e appassionati un sinonimo di "classico", "fine", "non forzato" e in genere dotati di più freschezza che frutto e corpo, sono vini equilibrati già dalla nascita. Quanto a "umami" intendo quella saporosità speciale che riempie la bocca e dona volume al gusto, lo stesso effetto dei semi di pomodoro, le alghe nori e il nostro parmigiano.

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Giovanni Solaroli

circa 12 anni fa - Link

e il dado star

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Quaglia

circa 12 anni fa - Link

..il mondo è bello, perchè è vario!... A me Fonterutoli era piaciuto molto (86), mentre I sodi non sono neanche riuscito a definirlo (troppo immaturo!)

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