Anteprima Amarone 2008 o della possibilità di prevedere il terremoto prossimo venturo

di Elia Cucovaz

Amarone significa due cose: un grande vino ed un grande business. Non saprei dire se è più grande il vino o il business, però so che sin troppo spesso queste due dimensioni si trovano in rapporto di proporzionalità inversa. Ad Anteprima Amarone 08 si è parlato dell’uno e dell’altro, o meglio: prima dell’altro, e poi anche dell’uno. E così cominciamo male. Ammetto la mia avversione per il pairing eno-economico. Ma che bisogno c’era di aprire una manifestazione zavorrata in partenza da tante perplessità rinfrescandoci la memoria sui numeri dell’amaronizzazione della Valpolicella?

Le cifre bene o male erano note: dal 2000 al 2010 l’Amarone balza da 5 a 12 milioni di bottiglie, il Ripasso tocca quota 20 milioni (più che triplicando dal 2007), ed il Val-pulcinella cala da 50 a 25 milioni, il tutto per un giro d’affari cresciuto da 160 a 300 milioni di euri. Nessuno, credo, sentiva il bisogno di un’altra esibizione di muscoli su un tema così controverso, ma non mi stupirei se questa provocazione abbia voluto sviare l’attenzione dalle fratture che invece cominciano a far scricchiolare il colosso Amarone. Succede come nella parabola: quelli che hanno cominciato a lavorare per primi la vigna e che si son fatti il mazzo tanto, non hanno preso bene il fatto di dover spartire i guadagni alla pari con gli ultimi arrivati. Ma qui non c’è un padreterno che sistema tutto, c’è il mercato e c’è un contesto di sovrapproduzione conclamata. La maretta nel gruppo dei produttori si sente, eccome. Se gli zeri delle cifre pesano, infatti, anche le assenze non sono leggere: quelle dei più grandi e blasonati come quelle dei più piccoli (e interessanti). Chiamatele, se volete, divergenze di visione. Sono piccole crepe che dimostrano però che la Valpolicella si sta caricando d’energia. La domanda ora è: si possono prevedere i terremoti? La domanda è tanto più pressante quanto più la piramide produttiva della denominazione erode la sua base e si amplia al vertice, con le conseguenze che potete ben immaginare sul suo equilibrio.

Si, noi possiamo. Sembra essere questa la risposta che ti danno quelli dell’Amarone quando ti sguinzagliano il professore di economia che spiega il sofisticato sistema di market-analisys che stanno congegnando per sapere per primi chi vuole l’Amarone, dove lo vuole, e già che ci siamo anche come lo vuole. Il prof ci tiene a farci sapere che l’indagine di mercato sarà condotta anche su Internet! Con dei forum!!! Ma si.. non ve li ricordate?! Vabbè… Comunque la ricerca non interesserà i mercati emergenti. Cina… Brasile… No. Lì il mercato è ancora in fase di formazione, e dunque non vale la pena di lambiccarsi troppo il cervello (lasciamo andare avanti i francesi. Così poi possiamo fargli la pernacchia alle spalle!). Beh insomma, scherzi a parte, io questa non l’ho capita. A che servivano tante chiacchiere per presentare una cosa che sarà anche un carroarmato di market-driven-management, ma perché me lo devi sbattere in faccia? State parlando agli appassionati o ai finanziatori? Sia quel che sia. Sta di fatto che alla fine casca un po’ tutto il palco quando il prof postilla la sua presentazione sottolineando che il risultato di questo sforzo “avrà carattere non prescrittivo”. Cioè: noi inseriamo i dati nella macchina, ma poi sono affari vostri. Perché i mercati non sono sistemi deterministici nello stesso senso in cui lo è un frullatore. Sono più simili al tempo atmosferico. O ai terremoti.

Poi si è arrivati a parlare di Amarone, stavolta nella sua accezione enologica. Cominciando da una valutazione complessiva dell’annata che è un piccolo gioiello di sofistica: “se la 2007 è stata buona, allora la 2008 è stata ottima”. Ecco perché han detto che abbiamo a che fare con un vino dallo “stile filosofale” (sic!). Oppure sarà perché anche le condizioni meteo erano un po’ da prendere con filosofia: pioggia, sole, poi ancora pioggia… Volendo andare oltre al sempre attuale “meglio in collina”, diciamo che l’andamento climatico ha privilegiato le aziende che hanno pompato di più all’inizio per prevenire malanni, che sono intervenute con irrigazioni d’emergenza in estate, e che hanno acceso l’aria condizionata in fruttaio per evitare che l’umidità eccessiva potesse mandare tutto a quel paese. Insomma un’annata in cui per portare l’Amarone in cantina lo si è dovuto andare a tirare per i capelli. Questo è un fattore che pesa non poco a mio avviso su una valutazione complessiva. Poi si può anche aggiungere che Amarone 2008 è mediamente acido, un po’ più zuccherino, e meno tannico delle annate precedenti – per quanto valore possa avere una statistica. Si può stare a degustare alla cieca fin quando il gioco ha senso e trovarsi nel bicchiere vini non particolarmente espressivi (salvo aggiungere poi che questo è naturale, dato che sono ancora non pronti). E si potrebbero anche azzardare previsioni sull’evoluzione – esercizio che lascio a voi aruspici del vino.

Per concludere in bellezza, parliamo della novità dell’anno: della caratterizzazione dei diversi crus dell’Amarone. Ammetto di non esser stato in grado di riconoscere alla cieca la “personalità raffinata” di Marano da quella “austera” di Fumane. Il confronto tecnico fra i profili organolettici dei differenti terroir era basato su un diagramma a ragnatela composto di 19 differenti variabili: un lavoro che aveva tutta l’apparenza di essere molto curato e che avrebbe meritato a mio avviso un tempo maggiore per essere spiegato. Ma il politico e l’economista avevano probabilmente sforato i tempi, e quindi è toccato all’enologo salvare la situazione, mettendo il turbo – del resto questo è il loro mestiere, no?
Solo un’impressione: sembra che questa scoperta del terroir arrivi in Valpolicella proprio a fagiolo (un po’ come le “Rive” a Valdobbiadene – che coincidenza). Ovvero nel momento in cui l’immagine dell’Amarone, fino ad ora costruita tutta sul metodo, inizia a non essere più sufficiente per contrastare l’erosione provocata dai prodotti “amaroneggianti”, da un-appassimento-e-via, che oggi indubbiamente tirano. Se il territorio possiede in nuce le carte per esprimere diversità apprezzabili, sarà bene che i produttori le scoprano e le valorizzino. Facendo anche un po’ di “lavoro di squadra” per farle capire anche a noi comuni mortali.

L’anno prossimo ritornerò volentieri a Verona per Anteprima 2009. Ma arrivando, cercherò con lo sguardo le uscite di emergenza. Non si sa mai.

Ah, dei 35 campioni che ho assaggiato, quello che mi è rimasto più impresso è stato il n° 11: Amarone della Valpolicella Classico Salvaterra – un campione da botte che mi ha colpito con una complessità opulenta ed oscura, non svolta, cangiante. Un ricordo di mora, surmatura, nel sottobosco. Caldo, elegante, sapido, amaricato nel finale. Una bottiglia che vorrei dimenticare in cantina per ritrovarla in una pensierosa serata invernale. Ma questo non è un consiglio per gli acquisti.

P.s.: questa settimana la più celebre Business School del Nordest terrà un focus sull’Amarone.

7 Commenti

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Marco De Tomasi

circa 12 anni fa - Link

Ottimo articolo, molto godibile, Elia ! Io non sono stato all'anteprima, così chiedo a te: per caso sei arrivato a tiro (se c'erano) di Antolini e Monte dall'Ora ? Se si, impressioni ? Mi annoto questo Salvaterra, che non conosco !

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guly

circa 12 anni fa - Link

http://www.consorziovalpolicella.it/contents/view/21 ho avuto difficolta' col recioto, devo essere sincero. e con la temperatura dei vini anche :)

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michele malavasi

circa 12 anni fa - Link

Antolini si con entrambi gli amaroni, Monte dall'ora da due-tre anni non partecipa più.

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Angelo Di Costanzo

circa 12 anni fa - Link

Complimenti per l'esaustiva rappresentazione. Pezzo molto serrato, scorrevole e di facile lettura. Amaroneggiante direi... :-)

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Lizzy

circa 12 anni fa - Link

In Valpolicella hanno lo stesso complesso dei prosecchisti, cercano di stordirti a suon di cifre: lì qualcuno vorrebbe arrivare al miliardo di bottiglie, qui parlano "solo" di 15 milioni. Qualcuno gli spieghi che le quantità non sono (necessariamente) sinonimo di qualità. Ma ormai, a quanto pare, in entrambi i casi, più di quello che sta dentro la bottiglia, vale quello che sta fuori (il nome sull'etichetta). Ho ammirato molto la descrizione dell'annata 2008, perchè ero presente al focus sulla vendemmia del medesimo anno. Lī si son sentite praticamente le stesse cose, ma con termini più coloriti ed efficaci, che rendevano perfettamente l'idea. In questo caso invece, bisognava saper leggere tra le righe e dare la corretta interpretazione ad ogni parola. Per fortuna, frequentando gli enologi da vent'anni, ho imparato a farlo. Last, la divisione della Valpolicella per vallate. Tu chiamala, se vuoi, novità: come Terroir Amarone (nomen omen) ne parliamo ormai da anni, e il copyright non è nemmeno nostro, bensì di G.B.Perez. Un autore morto da un secolo e mezzo, anno più, anno meno...

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Elia Cucovaz

circa 12 anni fa - Link

Stordirti a suon di cifre è l'idea del marketing in salsa veneta! : ) Conosco l'impegno di Terroir Amarone per fama, lo apprezzo e mi piacerebbe approfondirlo maggiormente. Ma la novità qui è che si è iniziato ad ammanire questo tipo di cultura anche al di fuori dei cenacoli ristretti, al popolo dei comunicati stampa. Quello che mi ha convinto poco è che ad un argomento così complesso sia stato concesso un ritaglio di tempo, buono solo per creare idee confuse. Ciò mi fa pensare che tutto sommato ci credano poco anche loro. E che stiano strumentalizzato il vostro lavoro per cercare di ottenere risultati economici immediati, quando invece si tratta di cultura che può essere metabolizzate nel Mondovino solo sul lungo periodo. Sei d'accordo?

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Lizzy

circa 12 anni fa - Link

Ti ringrazio per l'apprezzamento Elia, ma, vedi, temo che tu stia sopravvalutando il nostro impatto sul Consorzio: sicuramente sanno cosa facciamo (ogni tanto esce qualche pezzo sul quotidiano locale) ma... non ci capiscono molto. Fanno come alcuni con la musica: non sapendo leggere uno spartito, cercano di riprodurre il motivo "andando a orecchio". Il risultato di certo dilettantismo è quello che hai percepito all'Anteprima: poche idee e ben confuse. :-D

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