Alberto Antonini e i “suoi” vini di Poggiotondo

di Leonardo Romanelli

Ad Alberto Antonini il ruolo di “flying winemaker” si è adattato perfettamente per lunghi anni, quando girava il mondo senza sosta: Australia e poi Stati Uniti, Cile, Argentina, dove poi ha fondato un’azienda insieme ad un altro enologo, ed ancora Sudafrica, ma anche Italia, tanta e variegata. Nato a Cerreto Guidi, ha un physique du rôle invidiabile, tanto che lo si potrebbe scambiare per un attore americano, visto il suo inglese e la forma fisica.

Si laurea in agraria a Firenze, per poi muoversi tra varie aziende come Antinori e Col d’Orcia. Dopo anni passati a farsi le ossa in maniera costante e curiosa, trova finalmente il tempo di occuparsi anche dell’azienda di famiglia, Poggiotondo, che segue ma, come sempre capita, senza metterci troppo la testa.

Negli ultimi anni le cose cambiano: continua a viaggiare ma restringe leggermente il raggio d’azione, ricomincia ad investire nei propri vigneti, li riordina, seleziona con cura le uve, fa un bel restyling delle etichette, ma soprattutto decide di iniziare un percorso tutto sommato rivoluzionario: la strada della biodinamica, della quale i primi frutti si stanno già riconoscendo nei suoi vini. Perché rivoluzionario? Perché dimostra che si può lavorare in ogni latitudine, in ambienti diversi, con mentalità differenti e risultare di ampie vedute, stilistiche e tecniche, senza rinunciare alla propria idea di vino. I suoi prodotti rispecchiano ampiamente il territorio di appartenenza, come quel Chianti della provincia di Firenze dai terreni ricchi di conchiglie e salmastro, ma hanno la sana abitudine di risultare perfettamente bevibili.

Vermentino 2011
Colore giallo paglierino carico. Al naso si rivela maturo, con sentori di mela bianca e pesca, albicocca, cenni floreali variegati. In bocca si dimostra sodo, succoso, dal finale agrumato, con lieve sapidità appetitosa. 80

Chianti Superiore 2009
Alla vista si presenta porpora, vivace. Nei profumi predomina inizialmente lo speziato, abbinato a frutti di bosco, dallo stile elegante. Buon impatto in bocca, rotondo, grasso, succoso, tannini fusi alla componente alcolica, ritorno di liquirizia sul finale. 83

Chianti Vigna delle Conchiglie Riserva 2008
L’esame visivo mostra un bel rosso porpora, molto intenso, deciso. Il bagaglio aromatico si connota di sentori freschi, balsamici, abbinati a frutti neri come mora e ribes, poi un ampio spettro di spezie variegate. L’ingresso in bocca lo trova vivace, fresco, godibile, dai tannini appena puntuti, forte e piacevole. Finale in crescendo. 91

Marmorecciaia Syrah 2008
Molto profondo il colore, di un rubino potente. La parte aromatica si distingue subito per le note di pepe fresco, unite a quelle animali, di pelliccia, per mostrare poi i cenni di floreale e ciliegia molto matura. Al gusto colpiscono le note minerali, è succoso, verticale, ricco di gusto. Il finale mette in rilievo la godibile saporosità. 89

Chianti Riserva 2009
Piacevole impatto visivo, con note porpora in bella evidenza. Il naso rimane ben impressonato dalla liquirizia, che si unisce al tostato, per poi aprirsi ad un fruttato maturo. L’ingresso in bocca è intrigante, pur potente e ricco non stanca, grazie ad un equilibrio che lo rende di ottima bevibilità. Finale in crescendo. 90

[Immagini: Poggiotondowines.com]

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Leonardo Romanelli

“Una vita con le gambe sotto al tavolo”: critico gastronomico in pianta stabile, lascia una promettente carriera di marciatore per darsi all’enogastronomia in tutte le sfaccettature. Insegnante alla scuola alberghiera e all’università, sommelier, scrittore, commediografo, attore, si diletta nell’organizzazione di eventi gastronomici. Mescolare i generi fino a confonderli è lo sport che preferisce.

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