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Nome: Lpittalis
Membro da: 2010-06-29 12:21:12
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Chi sono: Consulente aziendale e promotore di progetti nel settore enogastronomico.

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Commenti degli utenti

  1. Portare il Tavernello alla Fiera dei Vini Veri per vedere l'effetto che fa. Perché lo fa, eh

    La nostra valutazione, sia del sesso che del vino, è sensoriale nel momento in cui stimola dei neurorecettori che, come tutti sanno, possono e sono condizionati e condizionabili da una serie di stimoli non del tutto legati al senso principale. Per cui gusto, vista (del vino, non dell’etichetta) e olfatto sono completati inevitabilmente dal contesto in cui mi trovo (stanza silenziosa o VInitaly non sono la stessa cosa, per dire…) e se aggiungo ciò che mi evoca l’etichetta, è INEVITABILE un condizionamento. Allo stesso modo per il sesso, non riesco a considerare pertinente un aggettivo come “sopravvalutato” dato che perseguire il piacere, con il sesso come per il vino, è una faccenda che non può che essere soggettiva e legata a scelte che servono, eccome, a “sopravvalutare” ciò che in quel momento gustiamo, grazie ad ambiente, suoni, compagnia e complesso di ricordi.
    Assaggiare il vino alla cieca impone di ridurre al massimo le “sopravvalutazioni”. Non è sufficiente ad escludere tutto il resto, ma di sicuro evita almeno la sinestesia dell’associazione di ricordi (positivi o non) ad etichette o, peggio, brick quasi mai associati a qualità.

  2. Capire alla svelta come vendere il vino in Cina. Dove i blogger fanno tendenza, altroché

    Mentre in Italia (in economia proprio come in politica) pensiamo di poterci ancora permettere il lusso di pensarci su ancora un po’, in Francia come sempre hanno già chiuso la partita. La conquista del mercato cinese (se mai qualcuno avesse avuto dei bubbi) non è che un’ulteriore prova della scarsa vocazione all’apertura internazionale che caratterizza le nostre aziende, poco avvezze ad attrarre con un linguaggio affine al destinatario (in questo caso “diverso” non solo linguisticamente, ma soprattutto culturalmente) che non ha radici peninsulari. Da una recente indagine, è emerso il “gap” clamoroso di visibilità sul web delle nostre maggiori aziende vitivinicole: http://www.direzionebp.com/web-wine-marketing-il-vero-tallone-dachille-delle-imprese-italiane/
    [img]http://www.direzionebp.com/wp-content/uploads/marketing-grader-vino.jpg[/img]
    Nel frattempo c’è chi auspica che in Italia Twitter e Facebook siano chiusi.
    Salute a tutti!

  3. La classe non è acqua, ma nemmeno Brunello

    A giudicare dal dibattito suscitato, forse il pubblicitario non ha avuto tutti i torti a proporre una forma così pesante di comunicazione.
    Anche se qui si sfiora la diffamazione, che è cosa diversa, a livello pubblicitario la comparazione non ha avuto molto successo, pur essendo legale anche in Italia da diversi anni.
    Tutto si riduce agli obiettivi: visibilità innanzitutto o generazione di qualità percepita?
    Teniamo conto anche di quello che si ha da perdere, per carità, ma è pur vero che nell’ambiente il prodotto è quasi sempre comunicato in maniera mono-tona. E il trattino non è un errore.

  4. Quanto costa produrre una bottiglia di vino?

    E’ esattamente il concetto di marginalità unitaria, che deve essere calcolata sottraendo al prezzo medio unitario la somma dei costi variabili unitari. Questa differenza deve servire a coprire i costi fissi, che si ripartiscono per il numero di bottiglie prodotte e, quindi, variano da azienda a azienda.
    In altre parole, il costo di una campagna televisiva per certe aziende (è un costo fisso) potrebbe incidere unitariamente meno di una pagina pubblicitaria per altre.

  5. Quanto costa produrre una bottiglia di vino?

    Stia tranquillo: non ho intenzione di infliggerle ulteriori supplizi. Le auguro una buona guarigione e, quando vorrà, sarò lieto di venirla a trovare. Ho avuto il piacere di soggiornare da voi un paio d’anni fa e conosco la strada.
    Per passare il tempo, dia un occhio qui:
    http://www.berardino.info/slow_food_firenze/slowparty2003/CRICIMANGIONE.htm

    E’ una mia creazione di alcuni anni fa. Funziona solo con Explorer, ma secondo me vale la pena rispolverare il browser.

  6. Quanto costa produrre una bottiglia di vino?

    E qui le dò ragione. Incondizionatamente.
    Nel nostro piccolo abbiamo sviluppato un sistema di controllo induttivo, proprio per tenere conto delle imprese che non possono o non vogliono dotarsi di un sistema di contabilità analitica.
    Le rinnovo l’invito a confrontarci nel merito, con le migliori intenzioni!

  7. Quanto costa produrre una bottiglia di vino?

    Mi rendo conto che i miei 15 anni di esperienza nella consulenza aziendale possono sembrare poca cosa rispetto ai 6/7 secoli di CC (ma qualcosa sarà pura cambiato nel frattempo…) ma la domanda cui ancora non ha dato risposta è sempre la stessa:
    Come fare a capire se il prezzo che il mercato accorda al nostro prodotto è remunerativo. Nonostante faccia finta che sia irrilevante, CC i costi li segue eccome.
    E sarà sulla base di questi che valuterà se un determinato prodotto conviene continuare a farlo oppure no.
    Anche perché se la nave affonda, io credo che non convenga aspettare di avere l’acqua alla gola per saltare giù. E se c’è una falla, è possibile e secondo me utile esserne a conoscenza prima.
    E questi, dato che nelle aziende ci lavorano persone e ci si investono soldi, non sono giochi.

  8. Quanto costa produrre una bottiglia di vino?

    Caro Signor Colombini,
    mi piacerebbe molto potermi confrontare con lei personalmente, anche perché confesso che nonostante i suoi ragionamenti mi risultino in gran parte condivisibili (a parte il fatto che costi e prezzi hanno o dovrebbero avere molto a che fare), non riesco a cogliere l’essenza delle sue riflessioni.
    La cosa mi dispiace in quanto lei mi sembra dotato di grande cognizione di causa in merito all’argomento della discussione.
    Cordialmente,

  9. Quanto costa produrre una bottiglia di vino?

    Una volta ebbi modo di parlare con una (nota) produttrice di vino cui feci presente che il posto (una specie di castello) in cui abitava, per quanto suo, avrebbe dovuto essere tenuto in considerazione per un’analisi economica, a livello di oneri figurativi. Per capirsi: se avesse dovuto affittare o acquistare quel castello, gli oneri connessi avrebbero inciso pesantemente sul margine. La sua risposta fu che per lei aveva un valore svegliarsi ogni mattina con la bella vista dal suo castello e quindi che non le importava deprimere (teoricamente, s’intende) il risultato.
    Il valore è si percepito, ma anche molto concreto, nel momento in cui dinamiche non sempre conosciute o conoscibili portano il prezzo di un vino a subire variazioni. Ma su una cosa credo non ci siano dubbi: il valore di un prodotto è dato da ciò che i consumatori sono disposti a spendere per averlo.

  10. Quanto costa produrre una bottiglia di vino?

    Anche se la questione del riparto delle spese generali è molto dibattutta (ma solo a livello di metodo, e non se debbano essere considerate nella determinazione del costo pieno), mi pare che entrambi diciate cose vere. si tratta solo di capire quali costi sono variabili (e quindi che portano alla determinazione del MOL e del MON e quali fissi. Alla fine i conti devono tornare (e cioé l’azienda deve guadagnare) ma per calcolare il punto di pareggio la distinzione tra fissi e variabili è l’unica possibile chiave di lettura, su cui le aziende si differenziano anche molto. Per esempio gli enologi: sono consulenze fisse o variabili (in base al valore o alla quantità?)

  11. Quanto costa produrre una bottiglia di vino?

    Non demorda.

  12. Quanto costa produrre una bottiglia di vino?

    Purtroppo non arrivo a capire la logica: proprio in tempi in cui non possiamo contare sull’aiuto esterno le imprese dovrebbero conoscere bene non solo la propria marginalità (che è un aspetto economico) ma soprattutto la capacità di generare risorse monetarie in grado di sostituire le fonti esterne.
    Per quanto riguarda invece la marginalità del settore, quello che io vedo è proprio la tendenza a svilire il ricavo per bottiglia rivolgendosi a canali che assicurano il collocamento del prodotto, senza alcun riguardo per una considerazione complessiva della redditività.
    Questi sono discorsi (belli fino a un certo punto) che forse non assicurano un risultato, ma mi pare anche evidente che chi il vino lo fa dovrebbe maturare competenze anche di natura gestionale per assicurarsi… di continuare a farlo!

  13. Quanto costa produrre una bottiglia di vino?

    Davvero raramente mi era capitato di assistere ad un dibattito a così ampio raggio che dimostra come, evidentemente, dell’argomento ci sia un diffuso desiderio di saperne di più. Però, mi permetta, sul fatto che mentre i costi di produzione sono (o dovrebbero essere) determinati o determinabili, di sicuro il prezzo di mercato è molto meno gestibile da parte del produttore.
    Ci sono produttori che si possono permettere marginalità unitarie (prezzo unitario meno costo variabile unitario) molto basse in virtù delle molte unità commercializzate. In nessun caso mi risulta che un’azienda si possa permettere una marginalità negativa del prodotto dato che con questa ci si pagano i costi generali. Del fatto che poi ci sia chi i conti non li fa e poi si trova a mal partito, direi che abbiamo diverse conferme.
    Forse le categorie di signore sono più divertenti, ma di sicuro fossi un vignaiolo terrei d’occhio la mia capacità di stare in un mercato che esige di conoscere bene la propria marginalità.

  14. Quanto costa produrre una bottiglia di vino?

    Ottime considerazioni, in gran parte condivise nell’articolo sull’argomento pubblicato un paio d’anni fa.
    La questione dei costi generali è ovviamente centrale.

    http://www.golagioconda.it/index.php?option=com_content&view=article&id=1431:costi-e-ricarichi-di-una-bottiglia-del-vino&catid=59:speciali&Itemid=351

  15. Gambero Rosso | Fare i giornalisti con il c**o degli altri

    Credo che tutti (e meno male!) si informino prima di scrivere di qualcosa. Io personalmente trovo “I numeri del vino” una fonte preziosa cui attingo volentieri, anche per lavoro, ma credo che citare le fonti sia (oltre che un obbligo) anche un segno di professionalità che nulla toglie alla qualità (se c’è) del messaggio.
    Forse solo chi non ne è abbastanza sicuro può essere tentato dall’appropriazione indebita. Perché alla fine di questo si tratta, dal momento che “i numeri” su queste cose lavora bene e molto.

  16. La più magniloquente degustazione della storia umana (e disumana)

    Inarrivabili.

  17. Marketing di successo | Come vendere il Rosso di Montalcino in 6 rapide mosse

    Siete meravigliosi.

  18. Tutto quello che avreste voluto sapere sulle guide del vino e che non avete mai osato chiedere

    Quanto tempo passerà prima che le guide che si contendono un osso ancora molto consistente saranno sostituite da (magari gratuiti) giudizi condivisi di migliaia di “persone comuni”, oggi molto più competenti che in passato, desiderose di dire la loro e di sicuro immuni da sospetti di possibili condizionamenti?