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Commenti degli utenti

  1. Albino Rocca | Il Barbaresco di Angelo e Daniela ha un grande futuro alle spalle

    just a little.
    Ma nel commento sono stato obiettivo!!!

  2. Albino Rocca | Il Barbaresco di Angelo e Daniela ha un grande futuro alle spalle

    Gransissima cantina. Grandissime persone.
    Per me però la Barbera 09 è un vino da 90/100.
    Il Ronchi 06 poi, uno dei migliori Barbaresco in circolazione a mio avviso, anche un 95-97.

  3. Chi è contro il vino delle cantine sociali parli ora o taccia per sempre

    Un nome su tutti: CANTINA TERLANO
    Bravissimi, riserve di P.Bianco e Chardonnay strepitose.

  4. Amare Beppe Rinaldi e prevedere che la figlia Marta farà vini più buoni dei suoi

    Grandissimi NEBBIOLI nulla da dire.

  5. Al netto dei personalismi, Angiolino Maule ha qualcosa da dire sui vini naturali territoriali

    Errata corrige: “Una persona così competente come Fregoni”

  6. Al netto dei personalismi, Angiolino Maule ha qualcosa da dire sui vini naturali territoriali

    Mi associo al pensiero di Ziliani.
    Come si fa a demonizzare così una persona competente come Ziliani e generalizzare così la concimazione della vite?
    Bisogna specificare ed entrare nel merito e discuterne per lo meno. Per il resto ho bevuto buoni vini di Maule.

  7. Affidare per legge i concorsi agli enologi è un'idea terrificante

    Certo, infatti la mia premessa era proprio quella nel commento precedente, quella di fare attenzione al conflitto di interessi.

  8. Affidare per legge i concorsi agli enologi è un'idea terrificante

    chapeau

  9. Affidare per legge i concorsi agli enologi è un'idea terrificante

    Ho usato un tono volutamente provocatorio. Ovviamente non bastano gli studi per capirne di vino così come è ovvio che bisogna rispettare anche il consumatore neofita, anzi io spesso preferisco quelli a certi sommelier pieni di se.
    Qua però parlavamo di giudicare vini e attribuire punti in modo quanto più possibile oggettivo, e allora penso che lasciarlo fare ad un enologo/produttore che abbia studiato e maturato anni di esperienza in cantina sia, non solo legittimo, ma la svolta che serve.
    Ne ho abbastanza di vedere certi personaggi usciti da facoltà di filosofia o letteratura, che magari sanno scrivere molto bene, ma di competenza tecnica ne hanno davvero poca. E basta.

  10. Affidare per legge i concorsi agli enologi è un'idea terrificante

    Finalmente gente competente in commissione ai concorsi.
    Buona notizia!!
    Lo studio penso sia indispensabile per poter giudicare vini, bisogna solo stare attenti al conflitto di interessi in gioco, tema delicato.

  11. Ju Boss, L'Aquila e 7 Champagne da goduria

    Grandissime bolle.
    Tra le mie preferite, come bere bene spendendo non un’esagerazione.
    Permettetemi di aggiungere alla lista anche le bolle della Ledrü e di Bonnet-Gilmert.

  12. Chi è l'enologo e perchè dovremmo usarlo con moderazione

    Scusatemi ma questo articolo lo trovo estremamente semplicistico e povero di veri contenuti.
    Gioca tutto su posizioni prese a partito preso ma soprattuto fa apparire l’enologo come assolutamente non è.
    O meglio, all’interno di ogni gruppo forse solo il peggiore dei tecnici di ogni paese è così (forse ripeto).
    La reltà è che il mondo è pieno di bravi enologi guidati da tanta competenza tecnica ed esperienza, ma prima di tutto guidati dall’amore verso la viticoltura ed il frutto di Bacco.
    Al giorno d’oggi l’enologo si limita a dosi bassissime di solforosa, le barrique nuove sono unite ad altre di secondo, terzo e quarto passaggio, blend di diversi legni (allier, nevers, troncais…).
    Gli enzimi e i tannini sembrano essere il pane quotidiano?? (boh, forse bazzichiamo in cantine differenti).
    La verità è che l’enologo nel 2011 è sempre più attento al lato di tutela e salvaguardia ambientale, alla salubrità del prodotto realizzato e alla creazione di una filiera produttiva eco-sostestinibile, partendo dal vitigno autoctono (per salvaguardare/valorizzare il patrimonio viticolo locale) fino al tappo Stelvin limitando l’eccessivo depauperamento delle foreste mondiali per un semplice sughero.
    Come esempio di malinformazione circa un mestiere invece l’articolo da leggere attentamente!!!!

  13. Bio in Francia | Sylvie Augereau racconta di puzze, digeribilità, ed altri naturismi

    Ma guarda io della COULEE DE SERRANT ho bevuto solo 3 annate e le ho trovate tutte ben eseguite, se mai un po’ grasse e burrose ma mai puzze o ossidazioni alla Gravner/radikon.
    L’ultima assaggiata a Cerea (2007) la trovo veramente ben eseguita per esempio. Il suo vino base invece l’ho trovato anonimo.

  14. Bio in Francia | Sylvie Augereau racconta di puzze, digeribilità, ed altri naturismi

    Bravo hai colto il punto.
    Se sentiamo i Barolo di Rinaldi, Cappellano, i vini di Joly o Ledru (champagne), solo per fare i primi nomi in mente, sono tutti vini naturali caratterizzati da estrema finezza e pulizia, il brett non c’è e la volatile non è alle stelle.
    Perciò io penso che i vini naturali con puzze di composti solforati, volatile alle stelle (intendo più di 0,9) e contaminazione da Brett solo solo vini Naturali non perfettamente riusciti, cosa che capita e a qualcuno può anche piacere tanto (per gusto personale o per fare il bastian contrario enoico) ma l’importante è riconoscere il difetto in questione in modo oggettivo.

    Mi spiego meglio: se sento in un vino il sudore di cavallo o stalla dovuti ai fenoli volatili (etil guaiacolo, etil fenolo ecc) devo oggettivamente capire che è dovuto con altissime probabilità alla fermentazione condotta da Brettanomyces, poi soggettivamente posso dire “Caspita che buono, mi piace” ma non attribuirlo al terroir di chissa quale cru borgognotto.

  15. Bio in Francia | Sylvie Augereau racconta di puzze, digeribilità, ed altri naturismi

    Parla di acido tartarico aggiunto che rende il vino poco digeribile mentre quelli naturali del vino no?
    Il bello che il tartarico aggiunto è lo stesso di quello endogeno dell’uva.
    Si giustificano le puzze dovute a mancanza di igiene in cantina e riguardo al Brett dice che ormai girano molti microscopi in cantina!!!!
    Evidentemente abbiamo visto due realtà diverse perchè le cantine dove io ho visto usare un microscopio per osservare la popolazione microbica (lieviti-batteri) e soprattutto riconoscerli a livello di genere/specie sono assai poche, zero sotto al milione di bottiglie prodotte.
    Ma la cosa più scandalosa è sostenere che in cantina non bisogna fare nulla. Tutte balle, il vino in riduzione va travasato e ossigenato, se non voglio fare la malolattica devo abbassare la temperatura, se invece la voglio fare devo alzarla.
    Non se ne può più di sentire che il vino-puzzetta, dato da mancanza di travasi ed eccessivo Idrogeno solforato, sia un vino naturale che doveva solo essere invecchiato più a lungo.
    Bisogna imparare ad essere un pò più oggettivi e meno soggettivi/emozionali. Non puoi dire che il Brett a te piace e poi parlarmi di terroir poichè il Brett omologa i vini rendendo i profumi uguali da un terroir ad un altro, stesso discorso per la riduzione o l’ossidazione. Se io sento un vino con eccesso di Idrogeno solforato da riduzioni o etanale da ossidazioni il vino sarò omologato su certi sentori e l’impronta del vitigno/terreno/ambiente sarà nulla.

  16. VinNaturismi | Vittorio Graziano e il territorio dietro un tappo a corona

    Ma il Fontana dei Boschi ora è con tappo a corona? Prima usava il sughero.

  17. VinNaturismi | Vittorio Graziano e il territorio dietro un tappo a corona

    Vero, ha dei bellissimi vigneti in ottime posizioni e condotti magistralmente. Il suo grasparossa è uno dei miei Lambruschi preferiti, ottimo anche il Sassoscuro (vino dai 1000 vitigni) a mio avviso meno riuscito il Tarbianaz con qualche difficoltà di realizzazione.

  18. Bio in Francia | Il "fenomeno Parigi" nell'intervista a Sylvie Augereau

    Esatto, il maggior mal di testa è legato alla disidratazione provocata dall’alcol, molti però preferiscono rimanere nel loro limbo e demonizzare solo la Solforosa piuttosto che fare autocritica sul consumo responsabile e moderato.

  19. Bio in Francia | Il "fenomeno Parigi" nell'intervista a Sylvie Augereau

    A mio avviso la via ossidativa sul vino porta sempre ad un appiattimento dei gusti eccessivo portando a bere vini con solo note ossidative.
    Tutt’altro discorso è se si utilizza la tecnica della iperossigenazione in cantina ovvero sottoporre il MOSTO (non il vino) ad un’ossidazione spinta invece che lavorare in riduzione con alte dosi di SO2.
    Questa è una tecnica secondo me molto valida, molte aziende nel mondo bollicine Francese e Italiano la usano per le basi spumante in quanto porta il vantaggio di avere bassissime dosi di solforosa per facilitare la rifermentazione in bottiglia, avere una Casse ossidasica già in pre-fermentazione con il vantaggio poi di preservare tutti gli aromi secondari e terziari nel vino.
    Io ritengo sia questa la via da preferire all’ossidazione dei vini che (seppur apprezzati da sempre più enostrippati vinofeticisti) risultano piatti e monocorde.

  20. Bio in Francia | Il "fenomeno Parigi" nell'intervista a Sylvie Augereau

    sicuramente la minor presenza di Solforosa comporta un minor mal di testa, il discorso stomaco invece è più legato alla degradazione dell’etanolo (molecola tossica per il nostro oganismo) quindi non cambia nulla da un 12% vol. bio ad un 12% vol. “non-naturale”.
    Poi spesso si etichetta l’azienda convenzionale non biologica come nemico assoluto senza poi andare a vedere che in effetti la tanto famosa maison franciacortina fa uscire vini con 70 mg/l (non i 150 davvero problematici) di solforosa totale contro i 50 mg/l di molti biodinamici, non c’è poi tutta sta differenza.
    L’ho visto con i miei occhi e posso giurare che molti produttori convenzionali non apaprtenenti ai “ViniVeri”, “Vini naturali” ecc. producono lo stesso vini “digeribili” con poca solforosa.

  21. Bio in Francia | Il "fenomeno Parigi" nell'intervista a Sylvie Augereau

    Penso dica molte cose attuali.
    A cominciare dal grandissimo Domaine Gramenon, è proprio bevendo un suo Grenache Cotes du Rhone “La Sagesse” che anni or sono iniziai a rivalutare i vini naturali, prima malvisti a causa della mia formazione enologica prettamente tecnica.
    Ringrazio ancora quel vino in pratica per aver allargato i miei orizzonti.

  22. Freewine | Una buona idea e qualche dubbio

    Qualche info in più sulla chiusure appositamente studiate thanks?

  23. I migliori assaggi del Vinitaly tutti insieme

    POGGIO DI SOTTO
    Rosso di Montalcino 2008
    Brunello di Montalcino 2006

    Palmucci non ne sbaglia uno eh, mai, neanche volendo.

  24. I migliori assaggi del Vinitaly tutti insieme

    Keber Keber.. errore

  25. I migliori assaggi del Vinitaly tutti insieme

    -Azienda Rocca d’Api: etna bianco (cataratto) e rosso (N.mascalese e N.cappuccio) vini molto sinceri, territoriali, tanta mineralità e profili ruvidi per vini poco ruffiani.

    -Renato Kober: Chardonnay e Pinot Grigio 2007 ad alti livelli, profumi eleganti, tanta acidità, sapidità e materia. Quando è la terra che parla.

    -Cà d’Gal: Moscato d’Asti VignaVecchia 2005 e 2003, per chi crede che il Moscato sia un vinello da donne e di pronta beva. Sentori balsamici, minerali, terrosi e idrocarburi. Freschezza e sapidità per sfidare i Riesling tedeschi e giocare a tavola con abbinamenti gourmet. (Rischio la marchetta poichè Sandro è un caro amico)

    -Mastrojanni schiena d’asino 2006: Il sangiovese nella sua più bella espressione: eleganza e finezza, mai potenza e opulenza. Vino da bere in ogni occasione (ad avercene).

    -Stella di Campalto 2005: ottimo Brunello, tanta pulizia nei profumi e complessità in bocca.