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Nome: armin kobler
Membro da: 2009-07-28 12:06:23
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Chi sono: Nel 2006 ho aperto la mia cantina weinhof KOBLER e devo dire che la trasformazione di uva in vino (venduto) è un lavoro molto particolare. Il mondo del vino ultimamente è diventato sempre più interessante, più scintillante ma in un certo senso anche più ipocrita. Oltre agli sobrii esiti di lavori scientifici trovano sempre più spazio anche fattori esoterici. Il vino come specchio della nostra società? Riuscire a parlare di vino è diventato per tante persone una cosa molto importante. Sono però del parere che il consumatore debba farsi una propria opinione. Come fonti di informazione non dovrebbero solo servire guide e riviste. Al di là di queste c’è il consulente, il ricercatore e il produttore, tutti questi sono in ogni caso „all’interno del vino“.

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Commenti degli utenti

  1. Per lo Stato le sigarette possono essere naturali e il vino no. Cercasi buon motivo per non sbroccare

    come non condividere l’articolo?
    certo che anche per le sigarette sarebbe da proibire l’utilizzo di questo termine nebuloso ed illusorio.

  2. Linguaggi del vino: valide alternative al banale mi piace/non mi piace

    cara nn, dubito che il fatto che io da allogeno abbia capito finora tutti i tuoi post e commenti sia lusinghiero per te.
    ma io ne sono contentissimo.

  3. La festa di Intravino. Una bella rosicata per chi non c'era

    non dimentichiamo a min 0:20 e non solo lì liliana zanellato.

  4. Il vino di Rocco Siffredi, con dedica speciale ai bacchettoni ipocriti del vino

    ma rocco ha bisogno di guardie del corpo?
    il tipo alla sua sinistra con quell’atteggiamento sembra esserne una.

  5. Cosa c'è in un bicchiere di vino?

    gentile nicoletta,
    mi dispiace vedere che ti sei manovrata in un vicolo cieco che ti costringe a sparare a 360 gradi contro chi non accetta in modo acritico certe posizioni.
    sono sicuro di non avere mai affermato (e mi sembra neanche cinelli) che certe scelte siano giuste o sbagliate, che fermentazioni senza lieviti aggiunti dall’uomo siano impossibili o che certi vini siano migliori o peggiori di altri.

    mi premeva e preme solo correggere certe inesattezze che a forza di ripetizioni sono diventate leggende metropolitane che vanno tanto bene per creare un’aurea pastoral-romantica a chi le comunica. e questo desiderio, al servizio di un’autenticità vera, lo provo indipendentemente dal fatto che l’oggetto sia un produttore bionaturalqualcosa o un enoindustriale.

  6. Cosa c'è in un bicchiere di vino?

    tolgo il cappello davanti a chi a fatto quasi il doppio delle mie annate e dice: “Eppure la fermentazione naturale esiste, eccome. Così come esistono, eccome, i lieviti nelle cantine.”
    a questo c’è poco da aggiungere.
    non ho nessun motivo per non accettare lo studio sulle vespe e calabroni e mi fa piacere che siano anche loro a garantire la biodiversità, così importante per qualsiasi equilibrio ecologico ma anche come ottima fonte per la selezione.
    però questo non ci dice niente sui rapporti quantitativi delle fonti di inoculo.

  7. Cosa c'è in un bicchiere di vino?

    cara nicoletta,
    i lieviti come tanti altri microorganismi sono ubiquitari anche se le più alte concentrazioni si trovano sempre lì, dove ci sono o c’erano soluzioni zuccherine. è ovvio che le attrezzature enologiche non le generano. i lieviti di cantina provengono da fermentazioni precedenti, siano esse spontanee o indotte con l’aggiunta di ceppi liofilizzati (o liquidi in passato). per questo è difficilissimo che una fermentazione spontanea possa avvenire con successo in cantine nuove; più fermentazioni sono avvenute in un locale, più facile è che si avvii una spontanea. ogni uva porta in cantina anche qualche lievito, ma ciò come unica fonte sarebbe insufficiente. se un produttore di vino decide un giorno di non far partire più le fermentazioni con lieviti aggiunti sappia che le prossime saranno fatte con i lieviti utilizzati negli anni precedenti.

    circa l’attendibilità degli studi da me citati non posso obbligare nessuno a crederci. posso solo dire che allora ho partecipato alle sperimentazioni di persona e che hanno coinvolto più anni, più vitigni e più forme di conduzione e che i risultati sono stati anche comparati e discussi e confermati da quelli di altri studi di ricerca.

    circa il metodo di selezione tengo a precisare che nei confronti dei lieviti al contrario della viticoltura in passato non si poteva fare selezione semplicemente perchè i lieviti non “danno all’occhio” come lo fa uva più matura, grappoli più grandi o altro ancora. inoltre i metodi di selezionare lieviti è tuttora un metodo molto massale: cosa c’è di mal nell’isolare cellule da una partita che nonostante un’alta gradazione zuccherina ha portato a secco quel vino o vedere quali lieviti sono riusciti a fermentare una vasca di una varietà sempre suscetibile ad alte produzione di composti solforati con un esito una volta tanto positivo? è utilizzare in modo mirato la variabilità naturale delle populazioni! non vedo un confine netto tra la lenta selezione (voluta e non voluta) in passato ed una più mirata oggigiorno.

    tirare in ballo il profitto è populistico, accostare la selezione zimatica a quella dei tipi umani è demagogico e disprezza le vittime di quest’ultima. ma forse fa parte di un certo atteggiamento “no facts, please” che fa intravedere questo commento.

  8. Cosa c'è in un bicchiere di vino?

    appunto, cara barbara,
    chi non usa lieviti aggiunti appartiene al secondo gruppo da me menzionato, in quanto le fermentazioni spontanee partono da lieviti che si trovano in cantina. su uva sana non ci sono saccaromiceti in numero sufficiente da poter fare partire una fermentazione (almeno in un tempo ragionevole). neanche su uva coltivata a regime cosídetto biologico, tanto per togliere ogni possibile frainteso.
    quello dei lieviti del vigneto è una bella storiella che allora ho imparato anch’io a scuola e che suona tanto terroir like. studi microbiologici non l’hanno però confermato, rilevamenti sugli attrezzi di cantina invece sì.

  9. Cosa c'è in un bicchiere di vino?

    tutti fermentiamo con lieviti selezionati:
    chi con dei ceppi prelevati in cantine “normali” e selzionati in un centro di ricerca per produrre meno solforosa, finire la fermentazione di un mosto molto zuccherini, dare vini puliti, ecc.
    e chi usa quelli che la sua prassi di igiene ha selezionato in cantina. cioè quei ceppi che più hanno resistito alla pulizia dei contenitori ed aggeggi e andrà ad inoculare il suo mosto.

  10. E se rottamassimo i degustatori con i superpoteri?

    finalmente un po’ di lume!
    da uno che nella sua esperienza professionale precedente si è occupato di analisi sensoriale in un centro sperimentale e che adesso cerca di trasportare nell’attuale vita di vignaiolo le esperienze acquisite non posso che condividere appieno il contenuto del post.
    contrariamente a qualche commentatore comunque sono dell’opinione che non è indifferente sapere a quale molecola corrispondono i sentori caratterizzanti un specifico vino. capendo da cosa sono determinati serve nella valutazione di pratiche viticole ed enologiche esistenti e nello sviluppo di nuove tecniche. inoltre aiuta in modo significativo nella formazione di panel di degustazione permettendo l’addestramento con sentori univoci.
    infine sono dell’opinione che anche per chi opera fuori dal contesto scientifico e professionale qualche duo-trio-test (cito uno dei più semplici da usare) ogni tanto farebbe molto bene per vedere le vere differenze tra diversi campioni e, non ultimo, per ritornare con i piedi per terra.

  11. Te la do io la risposta a Michel Bettane e Gambero Rosso sul vino naturale

    “gusti dimenticati”, questa la rubo.

  12. Parole come pietre | Leggere Michel Bettane per capire dove tira il vento

    non so perché, ma da ieri comincio a coltivare simpatia per il gr. ;-)

  13. Cercare di vivere senza l'editoriale di Eleonora Guerini sul Gambero Rosso. E riuscirci

    ci ho messo quasi un’ora per leggere l’articolo ed i relativi commenti.
    senza voler offendere gli scriventi, ma in questo tempo avrei potato mezzo filare di vigna.
    e sarebbe stato meglio…

  14. Scegliere il vino giusto è facile, basta un'occhiata

    danke andrea, dir und deiner familie auch!
    beh, il gusto medio implicherà un numero notevole di soggetti, vorrà dire che ne verrà bevuto di volume.

  15. Scegliere il vino giusto è facile, basta un'occhiata

    la dating app gli ha fatto scegliere un pinot grigio.
    benissimo!

  16. Aggiungi un comunista a tavola

    se lavori le vigne ripide dove cresce l’uva per dare questo vino ti viene da sudare, indipendentemente dal tipo di macchina che hai a casa.

    cmq mi fa molto piacere che sia stato scelto la schiava, importantissimo vitigno autoctono/tradizionale.

  17. Volete la verità? Le degustazioni organizzate dagli enologi sono una schifezza

    certo che è possibile:
    http://www.doctorwine.it/det_articolo.php?id_articolo=445

  18. The Jesus touch, ovvero, annacquo il vino e me ne vanto

    aspetto solo che venga chiesta l’ennesima volta l’obbligo di riportare i contenuti di solfiti sulla bottiglia… ;-)

  19. Volete la verità? Le degustazioni organizzate dagli enologi sono una schifezza

    quí http://tinyurl.com/d9exezv ne ho riassunto diverse parti e c’è anche un link che porta alla pubblicazione.
    è però un po’ duretto da masticare… ;-)

  20. Volete la verità? Le degustazioni organizzate dagli enologi sono una schifezza

    da giovane ero molto onorato quando allora mi è arrivato l’invito di partecipare al più grande ed importante concorso enologico nazionale.
    ben presto però rimasi frustrato per diversi motivi e l’unica cosa che mi consolava erano i sorrisi delle sommelieres.
    dopo il terzo giorno decisi di sviluppare un contromodello (modesto, ma tra i ciechi l’orbo fa da re) e l’associazione alla quale tuttora appartengo lo ha anche pubblicato sulla rivista mensile, chapeau!

  21. Robert Parker lascia e raddoppia

    uff…
    su facebook berlusconi, su intravino parker.
    andiamo bene.

  22. Metti una sera a cena nelle Langhe

    sei si vuole crescere non c’è altra soluzione di degustare alla cieca.
    e non intendere come compito principale riconoscere o indovinare la provenienza ampelografica o geografica o temporale, ma cercare di descrivere con il proprio linguaggio le sensazione gustative, memorizzarle e ricondurle dopo alle bottiglie scoperte.
    degustare apertamente sarà gradevole e simpatico, ma se parliamo di qualità nel bicchiere secondo me non c’è altra via. e per chi tratta col vino in modo professionale è un metodo scontato.
    infatti con le differenze di qualità minimizzate ormai dal progresso viticolo ed enologico tutte le componenti esterni peserebbero troppo come pregiudizio sulla valutazione sensoriale.

  23. Unterortl Castel Juval, le vigne rubate alla roccia

    attenzione però, sono di parte.
    comunque mi piacerebbe sentire e vedere che i divulgatori della cultura enoica passassero ai loro allievi notizie e dati aggiornati in merito alle chiusure.

  24. Valide alternative al Vinitaly cercasi. Astenersi perditempo

    btw: cosa pensate della “vinea tirolensis”, la manifestazione annuale dei vignaioli sudtirolesi a bolzano, solitamente alla fine di agosto?

  25. Unterortl Castel Juval, le vigne rubate alla roccia

    scusate la mia impazienza ma mi continuo a meravigliare quanto longeve siano le legende metropolitane che dicono “la capsula provoca una chiusura ermetica” e “il vino deve respirare”.
    sono affermazioni che nella grande maggioranza dei casi non hanno fondamenta e nel caso che siano vere, vengono generalizzate per tutte le combinazioni capsula/vino.
    ma vengono ripetute, ripetute, ripetute…

    solo perchè mi è stato chiesto mi permetto di consigliare la lettura di questa serie di post:
    http://www.kobler-margreid.com/blog/2012/04/30/screw-cap-1-ich-mache-qualitaetswein_io-produco-vino-di-quali/

    buona sera e forse anche buona lettura!