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Hanno scritto su Intravino: Fiorenzo Sartore, Angela Mion, Adriano Aiello, Mauro Mattei, Vincenzo Donatiello, Vittorio Manganelli, Terry Nesti, Salvatore Agusta, Sara Boriosi, Giovanni Corazzol, Sabrina Somigli, Pino Mondello, Pietro Stara, Emanuele Giannone, Samantha Vitaletti, Michele Antonio Fino, Maurizio Gily, Alessio Pietrobattista, Antonia Maria Papagno, Tommaso Farina, Francesco Annibali, Manuele Colonna, Marco Pion, Cristiana Lauro, Paolo Cianferoni, Lucia La Gatta, Lorenza Fumelli, Sara Porro, Giulia Graglia, Francesco Fabbretti, Federico Ferrero, Slawka G. Scarso, Federica Benazizi, Gianpaolo Paglia, Lorenzo Abussi
Acidificazione e altre storie | Quello che le aziende non dicono
maggio 27th, 2010 at 11:18Esatto è una decisione Europea, che mi sembra virare decisamente su un’altra direzione rispetto a quella indicata dal post.
Ad ogni modo io mi domando, dato che mene accorgo sui vitigni che conosco, possibile che in assaggio non si sentano gli eccessi?
Disolito quando ti trovi di fronte ad un vino dell’annata (intendo degustazione vendemmia 09 a primavera 2010) già “morbido” c’è da riflettere, cercando di capire se quel vitigno, o quel blend sono capaci di questo oppure no e allora andare a capire la vinificazione. Parlando tra produttori ed enologi magari non capiremo nulla……eppure….
Acidificazione e altre storie | Quello che le aziende non dicono
maggio 27th, 2010 at 09:36Scusate, ma siete sicuri che in etichetta si possa dire? In etichetta la legislazione non dice solo quello che puoi dire ma dice anche cio che non puoi dire: non sono sicuro che si possa essere espliciti come tutti mi pare di capire vorrebbbero (me incluso). Vi dico solo che mi hanno contestato un etichetta perchè oltre al nome della doc ho osato scrivere che uve ci ho messo….
Miracoli impossibili: convertire l'astemio
maggio 26th, 2010 at 14:28Secondo Me per l’astemio dovresti provare Moscato, buono non uva zuccherata, es io direi Gianni Doglia di Castagnole Lanze, oppure un Prosecco millesimato, di Bele Casel. I rossi e i senza bolle li lascerei ad uno step successivo….
Espianti | Il cabernet sauvignon non è più di moda
gennaio 26th, 2010 at 16:08Tutto vero, il problema che vedo io è che la frammentazione dei vitigni meno conosciuti, almeno in Italia, è davvero alta e la comunicazione dei territori (che poi, secondo me, è quella che aiuta a far conoscere un vino piuttosto che un altro a meno che non entrino in campo produttori con capacità di investimenti di comunicazione e marketing davvero imponenti) di certo non è certo paragonabile a quella delle appelation francesi.
Sicuramente per gusto è una buona cosa iniziare a cercare i sentori del vino invece di quelli della botte (sia tostatura che legno), ovvero lavorare bene in vigna pensando a preservare il lavoro fatto in cantina.
L’impresa divulgativa necessaria a far emergere “gli autoctoni” dopo l’iniziale fase di curiosità generale verso il nuovo la trovo difficile, fatto salvo il gradimento che le singole zone saranno capaci di garantire (con esso intendo l’omogeneità degli standard qualitativi, non l’uguaglianza dei prodotti).
Forse in francia hanno fatto un grosso lavoro sui territori, in modo molto più diffuso di quanto si è fatto in Italia?
Ve l'avevo detto che il vino è una questione d'etichetta
novembre 10th, 2009 at 14:44Mah, direi x esperienza diretta, etichetta primo acquisto, ok. ma se poi non riacquistano meglio tornare a casa a fare i compiti….
Dal chilometro zero al chilometro diecimila
novembre 10th, 2009 at 14:40Io invece temo che questo sia solo l’inizio. Sigh.
Enoturismo last minute | Quale regione scegliere?
agosto 25th, 2009 at 14:25Mah, è sempre difficile dare un opinione del genere, bisognerebbe attingere da un bagaglio vasto per poter aiutare realmente entro il profilo della scoperta del territorio.
Un po come il degustatore, il cui parere è a mio avviso tanto iteressante quanto le degustazioni che ha fatto prima di fare l’ultima di cui sta, appunto, esprimendo un opinione.
Ci sono molti territori, piccoli, nascosti, che separano altri più blasonati e altri meno piacevoli difficili da trovare e che lasciano, a mio giudizio, indubbiamente senza fiato. Posti in cui i vigneti si alternano a noccioleti e prati, dove non ci sono capannoni e dove la vista ti toglie il fiato, ma ancora sconosciuti.
In piemonte e non parlo solo delle langhe, che sono sicuramente posti stupendi dal punto di vista enologico.
Ma mi fermo perchè sono come i piccoli produttori, se non fanno sapere di esistere, non esistono.
Quanto mi costa e perché? I ricarichi sul vino
agosto 4th, 2009 at 15:08Non sono esattamente d’accordo: ci sono dei ristoratori e degli enotecari che si sbattono a cercare vini, assaggiano costantemente e scelgono, rinnovando nel tempo la carta (a beneficio dei loro clienti) e ragionando sul rapporto qualità prezzo di ogni singolo vino. Ti sanno dire gli abbinamenti, intendo ai loro clienti, e cercano di attuare una politica di magazzino sensata. Quelle persone secondo me hanno diritto e si conquistano il loro valore aggiunto.
Gli altri, i figli poveri del distributore che gli fa le microconsegne e manco sanno bene che vendono, ma sono spesso interessati a che i vini “si vendano” e magari fanno giusto il corsetto di degu per nonf arci figuracce (tanti, troppi) e hanno una carta dei vini pazzesca ecco quelli dovrebbero semplicemente chiudere, perchè francamente han rotto il ca***.
Ehm, scusate, volevo dire quelli son semplici “bottegari” i commercianti son più bravi, perchè sanno che se vendi merce che solo tu conosci ci guadagni di più.
Mio modesto parere,
ciao
t
Intravino gira una boa
agosto 3rd, 2009 at 10:43Fiorenzo,
quando ho letto “cultore di vini piccoli, minori, pure un po’ sfigati” mi hai fatto sorgere due domande, tele faccio al volo.
Puoi definire che intendi con “cultore” e con “vini piccoli, minori, pure un po’ sfigati”.
Grazie,
Tom
Perché l'alcol è la nuova cucina molecolare
luglio 21st, 2009 at 10:38Certo che ai nostri governanti le opportunità non gli piace proprio sfruttarle, punire, proibire è molto più semplice che educare. Ma a quanto vedo a nessuno interessa spiegare, insegnare, entrare nel dettaglio, imparare a discernere.
Così nascono le contraddizioni e i partiti contrapposti, gli estremismi.
Poi uno pianta un orto e di colpo il mondo vuole l’orto, un’altro dice che beve acqua e addio….Aò famo a reimpadronisse ognuno del proprio modo di pensare??
I divieti servono per chi non capisce (o non vuole capire), ma per dire che non capisce bisogna prima essere sicuri di aver spiegato bene, non dare sempre tutto per scontato.
Vedo genitori che vogliono tavoli separati dai figli “per quetare” e bambini che corrono nei ristoranti, adolescenti che ai diciottesimi spaccano le cose e ai ristoratori gli vien detto: cosa si aspettava da un diciottesimo, che tutti stessero seduti a giocare a carte? Io uno (genitore) che mi risponde così lo educherei in fattoria..si comincia dalla stalla..
A quando il divieto di essere stupidi e maleducati? Mi raccomando multe salate anche ai geniutori, vedrai che per favore e grazie ritornano nella lingua corrente…
Educhiamo al vivere sociale, a gustare e capire le cose che ci stanno attorno e a non berci tutto quello che arriva da TV, media e Giornali a crudo, fa male, meglio rielaborarlo sempre un pochino.
5 alle 9 - Edizione speciale antialcolica
luglio 20th, 2009 at 18:49Fiorenzo,
ma allora è giusto che i prezzi non scendano….
http://www.intravino.com/primo-piano/la-crisi-di-cui-forse-avrete-sentito-parlare/
:-)
La crisi (di cui forse avete sentito parlare)
luglio 20th, 2009 at 18:41Mah, sarà ma io quando non si mettono in relativo i commenti e le considerazioni faccio sempre molta fatica a ragionarci su ed esprimere opinioni personali.
Non è questione di non voler prendere posizione è che è difficile dire che si sta vendendo caro o meno se non si entra un minimo nel dettaglio di ciò che parliamo.
Nell’articolo Fiorenzo (provocatoriamente) cerca di far emergere un aspetto che nel vino, ma come forse in altri settori fa “parlare”: la leva prezzo.
A me piace porre le questioni in relativo per evitare di ritrovarmi a Genova pensando di essere a Venezia solo perchè entrambe le città sono sul mare….Forse sono fatto male, ma personalmente quando vedo vini venduti franco cantina con doppia cifra triplicati in rivendita legati per forza ai base mi vien da pensare quanta è vendita, quanto è sell-in e quanto è magazzino….chi ha orecchie per intendere intenda.
Quando si parla di vini che non possono scendere di prezzo a quali ci riferiamo? Che tecniche di produzione ha adottato il piccolo? E quali investimenti commerciali? Quelli strapagati mi sa che li conosciamo tutti, ma sicuramente non sappiamo con che volumi occupano il mercato, quindi quanto sono davvero significativi. Ergo come fare l’analisi?
Io lo dico da molto che le politiche di pagamento lunghe e gli sconti alla 30+30 sono mosse dei grandi per non perdere quota e creare barriera ai piccoli. Credo invece che l’inefficienza distributiva sia da smontare scendendo a valle, cercando di saltare degli anelli delle vendite: io vendo il 98% da solo, la mia famiglia ormai lo fa da più di 30 anni….invece di pensare a calare i prezzi mi trovo finalmente (a partire da quest’anno) a dover gestire la crescita, boh! Eppure faccio Dolcetto d’Ovada come DOC oltre ad altre etichette….
Non che voglia demonizzare la distribuzione, anzi sto crescendo proprio grazie all’interesse crescente di enotecari verso i miei vini, ma da quanto vedo le persone sono diventate attentissime al rapporto qualità prezzo: che la crisi li abbia infurbiti? Ben venga!