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Nome: Adriano Anglani
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Commenti degli utenti

  1. La peggior carta dei vini che abbiate mai letto (Brunello di Muntalino edition)

    Parecchi anni fa mi è capitato un menù di Capodanno con un improbabile “MOER CHARTON”….. e la bottiglia aveva la stessa etichetta :-(
    Eravamo in una landa sperduta dalla quale era impossibile fuggire (in Italia, non dico dove per carità di patria) e quella bottiglia servì solo per fare il botto.

    Non mi meraviglierei affatto che anche queste siano bottiglie taroccate e non “orrori” di stampa.

  2. Nel frattempo, i nativi naturali conquistano il mondo

    Bravo Beppe, sempre saggio ed esaustivo!!

  3. Nel frattempo, i nativi naturali conquistano il mondo

    Io “copioeincollerei” volentieri anche questo commento per provare a spiegare a tutti gli, ormai irrecuperabili, infatuati sulla via del vino naturale cosa significa vino “buono”.

    QUESTO E’ IL MANIFESTO DEL “VINO BUONO” :-)

    che non deve avere “profumo” di bagni di Autogrill, nè di calzini dopo una partita di tennis (scusami ma non mi è mai piaciuto correre), nè tutta la serie di puzze (sì sono puzze, inutile girarci intorno) descritte nel post.
    Poi e solo poi, se non ha tutta quella serie di “odori”, se è naturale ben venga.

    P.S. Nonostante i miei molti anni non sono cresciuto bevendo solo vini costruiti in laboratorio, non ho sovrastrutture mentali legati a quei modelli di vino, ma, vivaddio, tra un’ascella sudata ed un campo fiorito preferico bermi il campo fiorito!

  4. Candido | Non puoi dire di conoscere il Salento se non hai bevuto un Cappello di Prete

    Si parlava di Cappello di Prete per cui mi sono sentito un po’ OT.
    Ma forse l’ho fatto anche per evidenziare la cosa ;-)

    Fatta salva ogni considerazione sulle due aziende che, pur con dimensioni completamente differenti, sono ugualmente molto valide,
    concordo sul Rampone che gode di due o trecento metri sul livello del mare di vantaggio e quindi di escursioni termiche e di venti e brezze marine che lo avvantaggiano nella finezza dei profumi.

  5. Candido | Non puoi dire di conoscere il Salento se non hai bevuto un Cappello di Prete

    Chiedo perdono per l’OT
    Il (Fiano) Minutolo non c’entra assolutamente nulla con “il quasi omonimo campano” e infatti, FINALMENTE direi, pare che abbiano deciso di chiamarlo soltanto MINUTOLO, vitigno che dovrebbe essere imparentato con la famiglia dei moscati dei quali conserva una spiccata aromaticità varietale.
    Da pugliese appassionato di questo vitigno e di vino in generale non posso che essere contento di questa soluzione che, spero, porti un po’ di chiarezza quando si parla di (fiano) MINUTOLO.
    Chiedo perdono per l’OT

    P.S.
    Cappello di Prete gran bel vino e soprattutto gran bel rapporto qualità/prezzo.

  6. Sogno o son desto | La cantina de La Stua de Michil

    Io sono ateo, ma trovo questo tabernacolo con inginocchiatoio profondamente blasfemo!!!

  7. Mistero della fede: come ha fatto Winenews a compilare la Top List delle guide del vino?

    Bravo Vigna! qualche volta ci sfottiamo, ma solo per amicizia e stima!
    Questo tuo interveno in difesa di un produttore che fa grande il tanto bistrattato Sud, questo tuo intervento in difesa di un produttore che in pochi anni ha saputo stravolgere certe gerarchie prestabilite e, forse anche un tantino preconcette, TI FA ONORE!
    Io non capisco come (e perchè) un giornalista che è spesso ospite riverito della nostra regione, che afferma di amare e di avere addirittura qualche lontano antenato pugliese, possa non essere soddisfatto che un produttore della nostra terra abbia ottenuto un così lusinghiero successo.
    Anzi voglio ribadire un concetto che ho già espresso su FB parlando con un amico:
    Di quei quattro vini citati da Winenews SOLO UNO ha veramente ottenuto le eccellenze da parte di tutte le Guide, perchè gli altri tre hanno ottenuto “soltanto” il riconoscimento del Grande Vino da parte di SLOWINE, mentre quel piccolo produttore pugliese che si è permesso di entrare nel gotha dell’enelogia nazionale è l’unico ad aver ottenuto anche la Chiocciola che, fino a prova contraria, è il riconoscimento maggiore di Slowine.

  8. 3 bicchieri 2012, 5 bottiglie, chiocciole, cavatappi e grappoli. La gente vuol sapere

    Meno male che c’è papà ;-)

  9. Cotti | Apologia dell'enoteca in cui diventare bevitori consapevoli. E uomini

    Il ruolo dell’Osteria e dell’Oste è stato sicuramente importante per le generazioni alle quali si riferisce Giovanni (sono nato esattamente nello stesso anno di suo padre), temo purtroppo che oggi i nostri giovani crescano troppo spesso mal consigliati da “baristi” improvvisati, prodighi di improbabili cocktails super alcolici e non guidati da vecchi Osti dispensatori di saggezza enoica e di vita.

  10. Al netto dei personalismi, Angiolino Maule ha qualcosa da dire sui vini naturali territoriali

    Basta questa risposta per dimostrarne l’esistenza :-) :-) :-)

  11. Al netto dei personalismi, Angiolino Maule ha qualcosa da dire sui vini naturali territoriali

    Non sono gli estremismi a preoccuparmi e, tantomeno, il fatto che a lei piacciano questo tipo di vini, figuriamoci!
    Sono i difetti spacciati per pregi da qualcuno a non piacermi, il vino deve essere buono, lo dice lei e lo penso anch’io.
    Sicuramente abbiamo dei parametri di “bontà” differenti, che però non divergono sulla velleitaria giustificazione dei difetti, almeno questo mi par di capire da quanto afferma nei vari interventi.
    Mi piace la pacatezza dei toni con cui difende le sue passioni e le sue idee e sono assolutamente d’accordo con la conclusione del suo intervento quando parla di certi vini, bio in vigna e tanto (troppo) perfettini una volta in bottiglia.

  12. Al netto dei personalismi, Angiolino Maule ha qualcosa da dire sui vini naturali territoriali

    Nossignori, non ci siamo proprio, ormai i talebani del vino naturale dividono il mondo tra chi beve vini bio-qualcosa, in adorazione di “difettucci” e “puzzettine” più o meno discutibili/indecenti ed il resto dell’umanità che non comprende i danni che chimica, rame, zolfo, solforosa ecc… fanno al suolo, alla natura, alla biodiversità, alla salute o alle generazioni presenti e future.
    Non è vero e le cose non stanno in questi termini! sono convinto che quando le sperimentazioni legate alla naturalità, pardon, alla territorialità (e anche questa della territorialità=naturalità qualcuno dovrà spiegarmela bene, sono duro di comprendonio!), mi consentiranno di bere vini che piacciano anche ai bevitori vecchi e tradizionalisti che, come me, ancora associano puzzettine, volatili, rifermentazioni e riduzioni a DIFETTI, allora sarò felicissimo di bere soltanto vini bioqualunquecosa, naturali o territoriali che siano.

    A proposito dei vini di Camillo Donati, ho avuto una sola occasione di assaggiarli, (per cui la mia testimonianza non fa testo), ma quell’unica esperienza mi fa essere più vicino a chi li definisce “talvolta discutibili”….. riassaggerò ;-) .

    P.S. Qualcuno prima ha affermato che (i vini naturali) sono vini legati al mondo della ricerca e sui quali si stanno facendo studi e ricerche. Bellissimo! ma in tutti i campi della ricerca sarebbe auspicabile che prima si perfezioni il prodotto e solo quando è perfetto lo si metta in vendita, pensiamo ad un farmaco, saremmo tutti disposti a prenderlo prima che abbia superato tutte le fasi di sperimentazione??? figuriamoci per un prodotto che acquistiamo soltanto perché deve darci PIACERE!

  13. Dichiariamo ufficialmente aperto il boicottaggio delle bottiglie pesanti

    I 420 gr. dell’Ontario francamente mi sembrano pochini, 420+750 (più o meno) = 1170 (più o meno), penso che fino a 1.300 gr.(piene) sia un discorso accettabile, oltre bisogna cominciare ad incazzarsi, come consumatori che finiscono col pagare anche il vetro e come cittadini che subiscono l’inquinamento di tutta la filiera produttiva e distributiva.
    Per le bottiglie che, piene, pesano attorno al chilo e mezzo (e sono tante), TUTTE le Guide dovrebbero come minimo evidenziarlo come nota di demerito, ma sarebbe auspicabile anche un declassamento nelle valutazioni.

    Bravissimi per questa iniziativa!

  14. Nessuno osi spernacchiare Luca Maroni. Prima del mio "via!"

    Penso che la mia sia più che altro una questione di repulsione nei confronti del suo “stile linguistico”, perchè sulle sue scelte (come su quelle di ognuno di noi) si può essere d’accordo o meno, ma su quel modo barocco di scrivere, proprio no!

    P.S.
    Di certo è un gran dritto! anche grazie alle sue scelte non sempre condivise ed al suo stile sui generis fa in modo che si parli di lui!

  15. Nessuno osi spernacchiare Luca Maroni. Prima del mio "via!"

    Anni fa (parecchi) cominciavo ad appassionarmi al mondo del vino e un mio amico esperto, evidentemente folgorato sulla via di… Damasco/Lucamaroni, mi consigliò di leggere preventivamente qualcosa di questo guru del vino (che all’epoca neppure sapevo chi fosse), sembrava quasi che non fosse possibile comprendere il mondo del vino senza conoscere il SUO modo di interpretarlo e di spiegarlo.

    Fidandomi comperai un suo libro ed iniziai la lettura; a prescindere dalle ben note teorie sul vino-frutto fui particolarmente colpito dal suo “stile letterario”, la sensazione era quella di leggere un testo tradotto da una lingua straniera utilizzando uno di quei traduttori immediati trovati in Internet.

    In seguito ho scoperto le sue recensioni e mi si è spalancato un mondo nuovo, pensavo di essere un italiano medio capace di leggere e di scrivere l’italiano medio che avevo imparato al Liceo (Classico!) ed invece no…. esisteva anche un’altra lingua, aulica, ridondante, farcita di neologismi, a volte un tantino sgrammaticata, priva di consecutio-temporum ed anche di qualche soggetto, predicato o complemento, ma era Lui, riconoscibile tra mille, unico, inconfondibile!

  16. Lo speciale di Decanter sui vini del sud Italia è più scandaloso che inutile

    Io provo a sostenere che lo “Speciale di Decanter sui vini del Sud” non sia nè scandoloso nè inutile.
    Non è scandaloso perchè è il risultato di una degustazione di un panel test che, sia pure con tutti i condizionamenti veri o presunti che ne hanno guidato l’operato, ha dato un suo risultato che anche se non corrisponde a ciò che noi “presunti esperti” delle nostre terre pensiamo dei vini che maggiormente conosciamo ed amiamo è pur sempre UN RISULTATO (ma quante volte siamo stati tutti d’accordo su un tre bicchieri, una chiocciola, un 5 grappoli, un xx/20esimi o, peggio, su un xx/99esimi??).
    Non è inutile perchè finalmente qualcuno parla di noi e ne parla una rivista che viene pubblicata (e, immagino, letta) in un ambito che ha fatto la storia del mercato del vino e continua ad esserne un punto riferimento molto importante.
    Credo non sia importante quale vino sia piaciuto di più nè, tantomeno, che il vino al quale siamo particolarmente affezionati sia piaciuto di meno, è importante che il mondo anglosassone sia informato dell’esistenza di un Sud e che questo Sud abbia un certo numero di vini, il fatto che manchino alcune referenze importanti non è colpa del panel test nè di Ian D’Agata, ma di chi non ha ritenuto opportuno inviare i propri vini… sarà per la prossima volta e visto che pare che Decanter voglia coinvolgere degustatori italiani, saranno pure più fortunati!

  17. Pensare 2 fiere naturali nel 2012 è una castroneria per 3 ottimi motivi

    Ma se all’interno del quartiere fieristico di Verona trovano posto maifestazioni parallele come SOL, AGRIFOOD, ENOLITECH, sarebbe così difficile trovare altre due aree (rigorosamente separate, naturalmente) dove ospitare VinoVinoVino e VinNatur in modo da “costringere” a qualche assaggio anche gli scettici (come me) che non si pongono il problema di andare nè a Cerea nè a Villa Favorita pur consapevoli della presenza in quei contesti di fior di produttori.

    A me sembra che fare BEN DUE manifestazioni separate, ma in contemporanea al Vinitaly, sia un atteggiamento solo apparentemente snob perchè in realtà, poi, diventa utilitaristico e sfrutta la presenza in zona di una gran massa di appassionati ed addetti ai lavori.
    A questo punto meglio mettersi completamente in gioco e stare insieme a tutto il resto del mondo della produzione del vino che sarà pure poco etica, ma non è fatta da appestati.

  18. Quelli del vino non sono per niente simpatici

    Non è vero che “quelli del vino” siano tutti pinguini enofighetti, ne conosco tanti, anche in quell’associazione che tende a far assomigliare i suoi adepti al simpatico uccello, che enofighetti non sono, anzi il rito sacro del bere vino ha nelle fumose osterie il suo tempio… e lì di certo di enofighettismo ci si nutre ben poco.
    Conosco invece talebani di malti e luppoli ben più integralisti di tanti enofanatici.
    Non è una regola generale, ma quasi sempre chi ama il vino beve (ed apprezza) anche “le birre”, non so, e non credo, che sia vero il contrario ;-)
    Per concludere una domanda, ma ha senso questa “guerra di religione” tra appassionati di due bevande in grado di raggiungere entrambe vette altissime di piacevolezza? godiamoci quella che preferiamo e facciamo incursioni nel campo avverso per prender quanto di buono sa e può offrirci!

  19. La riconoscibilità del vino alla cieca è un valore?

    In effetti prima (forse preso dalla dama velata) non ho completato il concetto: degustazione alla cieca SI, nei concorsi/classifiche/guide, ma rigorosamente suddivisa per vitigno, annata, territorio di provenienza ecc…-
    Se sto degustando un Primitivo (per rimanere nella nostra Puglia) devo sapere se è DOC o IGT, devo sapere se è Manduria o Gioia del Colle, Colline Ioniche Tarantine, Salento, Puglia e chi più ne ha più ne metta, poi, in ciascuna categoria devo ulteriormente dividere per annata, per grado alcolico… e qualcosa dimentico di sicuro.
    NON DEVO CONOSCERE SOLTANTO IL NOME DEL VINO ED IL PRODUTTORE perchè questo sì, è vero, è inevitabile essere condizionati da simpatie ed antipatie, conoscenza approfondita o superficiale del prodotto e mille altre sfaccettature che inevitabilmente condizionano il giudizio, naturalmente e mi ripeto, soltanto nei casi in cui è strettamente necessario degustare alla cieca.
    Per il resto preferisco decidere io cosa bere, sapendo cosa bere senza perseguire il perverso gioco della degustazione alla cieca per il semplice gusto di scoprire quanto siamo bravi (???) a scoprire il vino in degustazione e le sue più peculiari caratteristiche (salvo rimediare inenarrabili figuracce).

  20. La riconoscibilità del vino alla cieca è un valore?

    Degustare alla cieca dovrebbe essere un DOGMA quando la degustazione è finalizzata a dare un “giudizio”, in occasione di concorsi o in occasione di degustazioni finalizzate a redigere una guida o in tutte quelle occasioni dove dalla degustazione debba venir fuori una classifica, una scala di valori.
    Ben altra cosa, a mio avviso, è degustare alla cieca tra amici per il solo gusto di farlo, per il gusto di scoprire gli aromi o i sapori nascosti (da cosa? dal sacchetto o dalla stagnola che coprono la bottiglia? a me pare che siano gli stessi a bottiglia coperta ed a bottiglia scoperta ;-)) per me è puro masochismo!
    Fuori dalle degustazioni “ufficiali” preferisco degustarmi QUEL vino, in QUEL momento, con chi mi pare, traendone il relativo piacere e non fare puro esercizio di stile teso a scoprire vitigni/annate/terroir/aromi/sapori senza tema di condizionamenti.
    E’ come se (quando ne avevo l’età) avessi preferito “accompagnarmi” ad una donna misteriosa completamente velata (cosa che può avere il suo fascino, ma anche i suoi rischi :-)) invece di potesi scegliere reciprocamente, a carte scoprte.
    Eh sì, perchè anche QUEL vino decide autonomamente di farsi bere da voi in QUEL momento!

  21. La vera eccellenza di Slow Food sono le cantine con chiocciola

    “SLOW WINE -- Storie di Vita, Vigne e Vini”.
    Finora abbiamo letto solo elenchi di riconoscimenti anzi, come dice (bene) qualcuno, sono solo dei suggerimenti, ma leggiamo la Guida per conoscere ciascuna donna e ciascun uomo che sta dietro al proprio vino, leggiamola per sentire il profumo dei vigneti che abbiamo calpestato.
    Non che altri non calpestino le terre del vino, ma credo che sia la prima volta che questo lavoro capillare di visite e di conoscenza delle persone e di assaggi in azienda sia stato finalizzato alla edizione di ogni riga, di ogni pagina di una Guida e questo nessun “freddo elenco” di premi, riconoscimenti o suggerimenti potrà farlo comprendere.

  22. Quando la peronospora non perdona: i Cinque grappoli della guida Duemilavini 2011

    Scusami la precisazione, ma c’è un GRANDE cambiamento ;-)
    Negli ultimi anni il vino premiato di Albano era “Paltone”, quest’anno è “Taras”, (che piace pure a Bruno Vespa) vuoi mettere? è un cambio epocale!

  23. Petizione | Raccogliamo firme per la laurea honoris causa in enologia a Giulio Gambelli

    Non ho la fortuna di conoscerlo, ma ho imparato a capire chi è da persone che stimo e che questa fortuna ce l’hanno e sono assolutamente FAVOREVOLE!

  24. Aglianico contro | Basilicata batte Campania 1 a 0

    Presente anche io alla serata, non commento Paternoster perchè l’avevo portato io e sarei di parte.
    Facendo la somma delle mie pagelle anche per me avrebbe vinto questa ideale partita il Vulture, ma nel complesso, e con un giudizio limitato ai vini presenti nella serata, mi è sembrato che il Vulture voglia seguire mode un po’ superate di vini sovrabbondanti, giocati troppo sul legno, su morbidezze amaroneggianti, dimenticando talvolta la tipicità, mentre nei vini campani si avvertono in misura minore certe morbidezze eccessive ed in misura maggiore la tipicità che, tirando le somme, significa eleganza.

  25. Chi ci salverà dall'Ordine dei sommelier? I sommelier

    Ho fatto, da semplice appassionato, i “corsetti” sia dell’AIS che dell’ONAV e non cito Slow Food perchè si tratta di introduzioni ad un consumo più consapevole, senza un esame finale, ma comunque anche in quel caso se si vogliono seguire seriamente c’è da smazzarsi un paio di volumetti per livello più gli approfondimenti su Italia, Francia, Mondo… e non è uno scherzo. Il corso AIS (su tre livelli) rilascia un titolo professionale ufficialmente riconosciuto dalla Presidenza della Repubblica e consente di svolgere l’attività di “sommelier”. Il corso ONAV forma “Assaggiatori di Vino” ed ha anch’esso validità giuridica riconosciuta da DPR. Esami entrambi sicuramente abbastanza difficili, forse non a livello universitario come difficoltà, ma con una mole di libri e di nozioni da digerire forse anche maggiori, in particolare per chi come me (e sono in tanti) hanno lasciato gli studi da… qualche decennio. Tutto questo per dire: CHI SENTE IL BISOGNO DI UN ORDINE PROFESSIONALE? o si tratta di un modo per incamerare un’altra tassa di iscrizione?