Fondatore: Antonio Tomacelli
Senior Editor: Alessandro Morichetti, Jacopo Cossater
Editor: Andrea Gori, Leonardo Romanelli, Thomas Pennazzi, Gianluca Rossetti, Graziano Nani, Giorgio Michieletto, Stefano Senini, Alberto Muscolino, Tommaso Ciuffoletti, Lisa Foletti, Alessandra Corda, Nicola Cereda, Simone di Vito, Massimiliano Ferrari, Denis Mazzucato, Vincenzo Le Voci, Leone Zot, Clizia Zuin, Daniel Barbagallo, Jacopo Manni, Antonello Buttara, Francesca Ciancio, Marco Colabraro
Hanno scritto su Intravino: Fiorenzo Sartore, Angela Mion, Adriano Aiello, Mauro Mattei, Vincenzo Donatiello, Vittorio Manganelli, Terry Nesti, Salvatore Agusta, Sara Boriosi, Giovanni Corazzol, Sabrina Somigli, Pino Mondello, Pietro Stara, Emanuele Giannone, Samantha Vitaletti, Michele Antonio Fino, Maurizio Gily, Alessio Pietrobattista, Antonia Maria Papagno, Tommaso Farina, Francesco Annibali, Manuele Colonna, Marco Pion, Cristiana Lauro, Paolo Cianferoni, Lucia La Gatta, Lorenza Fumelli, Sara Porro, Giulia Graglia, Francesco Fabbretti, Federico Ferrero, Slawka G. Scarso, Federica Benazizi, Gianpaolo Paglia, Lorenzo Abussi
Manuale di iniziazione per il bevitore di cocktail
gennaio 7th, 2011 at 09:25Alessandro caro, mi permetto di entrare anch’io nella discussione, da visceralmente appassionato di Martini Cocktail.
Intanto una premessa: i cocktail sono la perfetta somma algebrica di elementi diversi, miscelati o shakerati. Detta così, sembrerebbe tutto facile, basterebbe munirsi di un dosatore e…il gioco è fatto! Non è ASSOLUTAMENTE così. La differenza la fa lo slancio artistico del barman con il suo istinto a dosare bene il ghiaccio, freddo al punto giusto, a miscelare o shakerare nella modo giusto e per il tempo necessario gli ingredienti: insomma, pur dovendo rispettare rigorosamente le dosi, l’artista barman ci mette qualcosa in più!
Gli ingredienti, poi, sono un altro fattore importantissimo: nel Martini, ad esempio, la scelta del Gin o l’uso del Vermouth francese o Noilly Prat (con cui nasce) o del Martini Extra Dry ne determina il gusto. E, a proposito di gusto, tutto passa attraverso quello personale: siamo noi che decretiamo se un cocktail ci piace o meno. O anche se un barman ci fa godere oppure no! Nel mio caso, non ne conosco tanti, pochissimi entusiasmanti. Fra questi, Pino Mondello del Settembrini Caffè e Angelo De Valeri dell’Hotel Excelsior, a Roma, sono Artisti e mi pregio di essere loro amico!
Per quanto riguarda il cocktail che potresti assaggiare (prima, eventualmente, di convertirti al Re Martini!), ti suggerirei il Manhattan: 7/10 di Whiskye Rye, 3/10 di Martini Rosso, uno spruzzo di Angostura e una ciliegina al maraschino, per guarnire! Provalo, la sua suadente morbidezza, insieme alla potenza alcolica, potrebbero ammaliarti!
Buone bevute e a presto
Vota il miglior degustatore di Langa tra questi 4
novembre 26th, 2010 at 07:44Grazie ad Alessandro per avermi fatto questo “scherzo” e a chi mi ha preso in considerazione! Devo precisare due cose:
1. Non sono un addetto ai lavori. Sono soltanto un appassioato di vino e di cibo e tendo ad essere, per mia esigenza personale, un degustatore consapevole! Mi piace sapere e valutare, per me stesso e senza pretese di convincere alcuno, ciò che ho nel bicchiere o nel piatto. Per chi ama bere e mangiare, trovo sia l’approccio giusto. Senza oggettivare ogni fase della degustazione ma facendone un’esperienza propria.
2. I fumi dell’alcol mi hanno portato a parlare della Barbera Cappellano 2009. Era il 2006! Chiedo venia! Questo però avvalora ancor di più il giudizio lusinghiero che essa mi ha “strappato”: una freschezza che la fa sembrare un vino ancora giovane ancorché completo e senza sbavature, te la porta ad amare e a desiderare di riempire nuovamente il calice.
Il più grande esperto di vino italiano, fuori il nome
febbraio 14th, 2010 at 11:39…bisognerebbe averli conosciuti all’atto della degustazione, piuttosto che attraverso ciò che scrivono: purtroppo spesso tanti egregi e sapienti degustatori non sono immuni da interessi d’altro tipo che li portano ad incensare vini che non berrebbero mai! Ricordo quando ci fu lo “scandalo” del Brunello (tutti sapevamo da sempre del Sangiovese combinato al Merlot in tanti dei Brunello in commercio, non foss’altro che per il classico sentore di caffè tipico dell’Internazionale)molti rividero i giudizi espressi su molti vini blasonati della zona, mostrando perplessità sul “delitto” commesso da produttori senza scrupoli (basti vedere giudizi espressi prima e dopo lo scandalo!). Ma come: io che non sono nessuno mi accorgevo della presenza del Merlot nel Brunello e fior di degustatori non se ne accorgevano, anzi li premiavano?…