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Nome: Francesco Fabbretti
Membro da: 2009-07-06 14:25:16
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Chi sono: Sommelier Masterclass AIS, Titolare dell'Enoteca Balduina in Roma, Docente di sommelierie presso la Loyola University of Rome

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Commenti degli utenti

  1. Chianti | Torna di moda il Governo all'uso toscano: ne sentivate la mancanza?

    hai ragione Andrea, castellare è i.g.t.
    mi colpisce la tecnica comunicativa utilizzata, le parole prese in prestito a molti produttori:
    “Un racconto antico narrato con parole nuove. Melini firma il Chianti Governo all’Uso Toscano, nato dalla riscoperta di un affascinante metodo tradizionale……Una pratica ricca di storia e di territorio….un vino dal carattere autentico…”
    le parole chiave messe a inizio di ogni periodo periodo e un’azienda che credo da sola fatturi più di tutti i vini XZKYJWH messi assieme. Fossi al posto del gruppo dei suddetti comincerei a sentire uno strana percezione di vasellina.
    E aspetta che questo giochetto lo usano gli STRABIG poi ne riparliamo.
    Detto tutto ciò mi scappa un sorriso di semi ammirazione e una considerazione molto romanesca: “Mort..ci loro, anvedi che para..li!”

  2. Chianti | Torna di moda il Governo all'uso toscano: ne sentivate la mancanza?

    Beh, Visto da un Romano, Melini npon “buca” proprio…. giusto in gdo o nei ristoranti dai prezzi mooooooooolto contenuti.
    Magari potrebbe essere più curiosa l’esperienza mai abbandonata di Castellare http://www.castellare.it/ita/governo.html
    in ogni modo credo di avere abbastanzaa chianti sul groppone per potermi sbilanciare quel tanto che basta ad affermare come la bevibilità non abbia bisogno in quelle terre di questi “ritorno al passato”.
    Trovo in generale furbesco questo ritorno alle “buone cose di una volta”…. non sarà che stanno fottendo i vini ……. (ormai non so più come chiamarli) con le loro armi?

  3. L'Enoteca von Clausewitz e la guerra del geomarketing a Roma

    Mi sa che non hai capito l’intervento e la cosa buffa è che non sai nemmeno perchè oggi Giulio Bernabei Franchising si piazza con i suoi corner in maniera mirata. Probabilmente non sai nemmeno da dove tutto è partito, non sai cosa sia e cosa sia stata “L’Arte dei Vinattieri”, non sai chi ne faceva parte e come siano nate le prime scintille, non sai DAVVERO troppe cose. Mi stupisce che Emanuele abbia scritto un post su una realtà che solo chi lavora nel comparto a Roma può capire (enoteche, ristorazione, rappresentanti, locali notturni, approvvigionamento beverage per l’intera estate romana)

  4. L'Enoteca von Clausewitz e la guerra del geomarketing a Roma

    caro yesmann, non mi appartiene l’alto bordo quindi non ci incontriamo. Ci sono molte differenze tra essere proprietari e essere, per quanto preparati e noti, collaboratori fidati. Alcune a vantaggio dei primi, altre a vantaggio dei secondi. Vediamo quest’ultimo gruppo: a Roma ti sei fatto un nome di tutto rispetto che ti permette una spendibilità indipendentemente dal fatto che il gruppo per cui lavori prosperi o decada…. questa opzione non vale per la proprietà del gruppo, che ovviamente trae altri evidenti vantaggi.

    p.s.

    per cortesia non fare il paladino del libero mercato e tanto meno la verginella caduta dal pero quando sei piuttosto infastidito dal franchise Clausewitz….. i rappresentanti non passano solo da te

  5. L'Enoteca von Clausewitz e la guerra del geomarketing a Roma

    Jovica scusami ma la domanda te la faccio io: sei tu che ti occupi di pagare gli ordini? e sei tu che ti occupi della contabilità? e quindi sai dirmi in che percentuale incrementa o decrementa il polo per cui lavori dopo l’annessione dell’enoteca Von Clausewitziani in via Clauserino?

  6. L'Enoteca von Clausewitz e la guerra del geomarketing a Roma

    A Roma è in ballo una spiacevole prova di forza che non fa bene a nessuno. E mi fermo qui. Grazie a Emanuele, grazie a Intravino, per averne parlato. Oltre questo post criptico (nemmeno troppo) non ci si può spingere. Chi lavora a Roma sa bene i tripli salti mortali da compiere per difendersi.

  7. Vini naturali in Sardegna. Alla ricerca di parole comuni per definire cosa sia naturale

    ovviamente le indicazioni dovrebbero essere stabilite con una classificazione comune per essere il più chiare possibile all’utente… un buono spunto potrebbero essere le contro etichette dei vini triple a (magari non del tutto esaustive ma schematicamente molto ben realizzate) http://www.intravino.com/primo-piano/la-retroetichetta-perfetta-ha-nome-e-cognome/
    l’unico problema è che triple a è un marchio interamente commercializzato da un gruppo di distribuzione mentre ci vorrebbe un attore terzo che conduca analisi e le riporti in una retroetichetta simile a quella riportata

  8. Vini naturali in Sardegna. Alla ricerca di parole comuni per definire cosa sia naturale

    Alcuni pensieri in ordibe sparso:
    1 -- Mi spiace ammetterlo ma il vino è vino, ovvero “una miscela idroalcolica prodotta dalle fermentazione di uve della specie vitis-vitis vinifera”
    2 -- Allo stato dell’arte attuale il vino sedicente naturale muove percentuali economiche risibili all’interno del comparto enologico. Essere pochi, tuttavia, non è un male “a prescindere”: si fa meno fatica a mettersi d’accordo
    3 -- l’unica strada percorribile è quella suggerita più volte da Dettori e correttamente riportata nel post: controetichetta con cosa contiene il vino: lo riportano le acque minerali e c’è gente che soffre di calcoli (io) che beve acqua povera di calcio…non vedo perchè il vino dovrebbe essere esente da tale pratica (coloranti eterointrodotti si o no? chiarificanti? quali? stabilizzanti? quali? acidi tartraticascorbicitricoeccompagniabella si o no?… beh insomma ci siamo capiti)

  9. Stasera ho invitato a cena Mosè, Gesù e Sigmund Freud e non so quali vini servire

    scusa…perchè dovrei servire? io me metto a tavola a piedi pari… al massimo il vino lo porto e per non eccedere nè per passare per manina vado su un Domaine Prieure Roch Clos Gouillotte ’06.
    Scherzi a parte che bello sarebbe avere a tavola Abramo, Mosè e Cristo (vi prego non fate battute sciocche su questa affermazione, se la cosa non è di vostro gradimento scegliete pure altri invitati…)

  10. L'affaire Bulzoni | Del vino innaturale, ovvero la strategia della tensione

    Francesco, io l’articolo l’ho letto ma mi sa che Emanuele guarda il dito e non la luna…..fidati

  11. L'affaire Bulzoni | Del vino innaturale, ovvero la strategia della tensione

    Credo che tu non afferri il vero vulnus: questa è una guerra fra enoteche di dimensione titaniche che si tira avanti da 3 anni. La cosa che mi spaventa è che si sia arrivati a Alessandro, a cui oltre alla solidarietà va il mio profondo rispetto per la sua acclarata capacità di selezione (vini naturali e non), che tutto sommato è sempre rimasto piuttosto neutrale in questa insensata bagarre all’ultimo sangue tra i titani del beverage romano. Da oggi anche io mi sento meno sicuro perchè se sono arrivati a tirare in ballo lui possono arrivare a molti, ma molti. Non so di chi sia la Longa Manus (o meglio, non so di quale fazione) ma sconsiglio vivamente in questo momento storico ai giovani che ci stanno facndo un pensierino: stay away from Wineries!!!

  12. Diciamolo pure: musica e vino è il primo degli abbinamenti impossibili

    quindi neghi l’esperienza artistica del vino… ok parti da presupposti differenti, non potremo mai andare enologicamente d’accordo, pur con tutta la buona volontà reciproca

  13. Diciamolo pure: musica e vino è il primo degli abbinamenti impossibili

    Okkio She-Wolf che già Shakespeare metteva in guardia: “Il vino suscita il desiderio, ma ne impedisce l’attuazione.” (Macbeth) ;-)

  14. Diciamolo pure: musica e vino è il primo degli abbinamenti impossibili

    possiamo buttarla giù per fine settembre. Postami le tue idee e vedrò in che modo potrò contribuire ad arricchirle

  15. Diciamolo pure: musica e vino è il primo degli abbinamenti impossibili

    chiedimi pure tutto quel che ti può essere utile, o lascia che sia il tuo amico sommelier a chiedermelo. digli magari di passarmi a trovare o, una domenica precedente, posso spostarmi io. Per quanto riguarda la serata l’idea è sua e pure se credo di poter contribuire in modo ampio lascio a lui la palla: due galli in un pollaio non sono mai raccomandabili ;-P

  16. Diciamolo pure: musica e vino è il primo degli abbinamenti impossibili

    Se fossi a Roma ti darei una mano volentieri

  17. Diciamolo pure: musica e vino è il primo degli abbinamenti impossibili

    O la tua esistenza è talmente insignificante che non se ne accorgono in molti, al punto di descriverti come un banalissimo luigi… io nome e cognome ce li metto e i miei clienti possono giudicarmi pubblicamente e anche criticare il mio punto di vista… da come ti presenti mi sembra la classica “vendeta del povero (di “spirito”… non faccio i conti nelle tasche a nessuno)” che trova il suo momento di riscatto sociale dando addosso a chi mette la faccia… nomina sunt consequentia rerum e nel tuo caso, pescando dritto dritto dal vocabolario il termine più corretto è “pusillanime”

  18. Diciamolo pure: musica e vino è il primo degli abbinamenti impossibili

    Esisti? Non me ne ero accorto?

  19. Diciamolo pure: musica e vino è il primo degli abbinamenti impossibili

    io non ho intenzione di smontare le tesi di madame, il mio non è esercizio accademico ma studio che fortunatamente ho condiviso in qgual misura e inaspettatamente tra musica e vino. Non l’ho fatto di proposito ma così è stato…. direi che chi è intervenuto per contraddirmi ha fatto esercizio accademico sciorinando nomi (io ne avevo fatto uno solo) e ha pure confuso un etnomusicologo con un nefrologo di impostazione eidetica… non mi attribuire colpe che non ho se non quella di aver risposto, e me ne pento, all’intervento con una carrellata inutile di nomi che (quelli sì) avevano attinenza con l’argomento ma avevano un gusto soporifero anche per me che l’ho studiato fimo al vomito per la orchite che mi era presa. Passato lo studio e il conseguente rifiuto di tutta l’impalcatura teorica che avevo costruito ci sono voluti un bel 3 anni di rifiuto tipo “nun me ne parlate proprio che me butto dal 10° piano piuttosto che risentire ‘ste pallosità”… superato quel periodo per me è diventato assolutamente naturale riscoprire l’eidetica che collega tutto ciò che sinestesizza opere di arte/artigianato “trasversali” in cui il vino talvolte c’è, talaltre non c’è. E’ un’esperienza appagante di cui non posso convincere nessuno nè mi sono votato a tale causa nella vita.
    In definitiva mi è profondamente spiaciuto leggere un articolo che un po’ superficialmente bollava come inesistente la possibilità di linkare esperienze artistiche cumulative in una sola azione. Poi essendo di carattere fumantino ho forse reagito nel modo peggiore per rendere tale pensiero chiaro ma credimi, contesto completamente l’impianto del post che critica una condizione sulla quale io, invece, pongo buona parte del mio approccio al vino

  20. Diciamolo pure: musica e vino è il primo degli abbinamenti impossibili

    pietoso….

  21. Diciamolo pure: musica e vino è il primo degli abbinamenti impossibili

    Il segreto, se di tale si può parlare, sta tutto nel “come”. COME mi avvicino al vino, COME mi avvicino alla musica? Da lì ne scaturisce tutto il resto. Il vino prodotto artigianalmente, in senso buono, e la musica in quanto arte, si avvicinano molto e si cointrinsecano. Ma la stessa cosa vale per la letteratura e la musica, o la letteratura e il vino, l’arte figurativa e la musica, l’arte fiurativa e il vino, l’arte figurativa e la letteratura. In sostanza se sai da dove muove un’opera d’artigianato può incrociare infinite possibilità (con o senza vino) in un labirinto eidetico pazzesco. Sono trip che molti musicisti negli anni ’60 e ’70 hanno provato a fare. Alcuni con esiti clamorosi, penso alla produzione di Miles Davis, altri con sonore trombature (mi si perdoni l’involontario gioco di parole)

  22. Diciamolo pure: musica e vino è il primo degli abbinamenti impossibili

    vedi, l’eidetica l’hai messa in campo da solo! seriamente ci vorrebbe uno spiegone lungo…. diciamo 247 pagine (così era lunga la mia tesi di ricerca) sulla funzione della musica, dell’alterazione della percezione mediante sostanze esogene -- vino, funghetti, droghe -- durante la ritualizzazione mitica arcaica pre-orale. si partiva da là per arrivare a concludere che il nostro sistema paralimbico sempre quello schema ripete per le medesime ragioni, anche se le maschera sotto strati di evoluzione (termine che rifiutavo sostituendogli proprio in virtù dell’acclarata ripetizione di determinati schemi, quello di mutazione). Ho fatto incazzare tre professori (musicologia, etnologia e antropologia) ma l’ho spuntata. quindi l’abbinamento cibo-vino-musica-situazione vissuta è preclara istintivamente ma scientificamente non ha basi se non la hummelsiana eidetica

  23. Diciamolo pure: musica e vino è il primo degli abbinamenti impossibili

    Se ci mettevi anche Marius Schneider facevi cinquina e per la tombola ti sarebbero bastati un Anati e un J.J. Ong e un Curt Sachs (mi sa che intendevi lui e non Oliver SacKs, coraggio riprova)… Peccato che Hurry si sia occupato solo di eidetica e gli altri abbiano intriso i loro studi del suo pensiero senza connettere musica e vino, per cui non c’era ragione di citarli

    Piccolo detto cinese:”misura la lunghezza delle tuie gambe prima di fare un passo”

    aripasso e arichiudo in contemporanea col secondo intervento anche perchè due pubblicisti del medesimo blog che corrono in gentil difesa di una terza (che si difende benissimo da sola)provocano in me un po’ di bruciore gastrico e non voglio finire tutte le scorte di gastrogel

  24. Diciamolo pure: musica e vino è il primo degli abbinamenti impossibili

    difficile non è impossibile…. manda un’altra confezione di aulin a Miss Lauro

  25. Diciamolo pure: musica e vino è il primo degli abbinamenti impossibili

    fatica non essere inpossibilità… penso al Sangiorgi, alle serate didattiche con musica, poesia e vino a cui so hai partecipato anche tu… difficile non significa impossibile. Passo e chiudo