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Nome: Massimiliano Montes
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Commenti degli utenti

  1. Parole come pietre | Leggere Michel Bettane per capire dove tira il vento

    “ragionamenti da vecchi rottami di sinistra”
    Sembri Berlusconi che taccia di comunismo chiunque la pensi diversamente da lui.
    Gori, credo che quelli come te siano sul viale del tramonto, e si difendono con le unghie. Guarda le bellissime carte dei vini che un tuo collega che stimo molto (Mauro Mattei) è capace di fare. Con i vini naturali addirittura segnalati come tali.

    Le principali aziende convenzionali dal 2008 hanno perso oltre il 40% del fatturato (vedi i dati istat su “i numeri del vino”) eccetto franciacorta e prosecco: è normale lo stato di nervosismo contro i vini naturali che invece sono in crescita continua ed erodono mercato.
    A queste aziende (e ai giornalisti da loro fino a oggi foraggiati) tremano le vene ai polsi.

    Diciamola tutta allora, che il Gambero Rosso ha un bilancio disastroso e che si parla di chiusura imminente. Nonostante alla GRH si tutelino dietro a un malinteso “riserbo aziendale” pregando giornalisti e blogger di non diffondere i dati.

  2. Del Tuderi 2006 di Alessandro Dettori potremmo discutere fino al Capodanno 2014

    Alessandro Morichetti ti sbagli.
    Uno dei miei errori principali in passato nella valutazione di vini naturali è stato quello di fidarmi di bottiglie rovinate dal trasporto o dall’enotecaio o dal ristoratore.
    Mi è successo con alcune bottiglie di Barraco e di Guccione. Mi è successo con un Vosne-Romanée di Philippe Pacalet deceduto per malconservazione che un’enoteca cercava di imbonirmi (è così perché è un vino naturale). Invece ho scoperto, bevendo Pacalet in Borgogna, che non era affatto in quel modo: l’enotecaio pur di vendere una bottiglia a volte ti frega.

    I motivi principali di una volatile che evolve in bottiglia sono l’esposizione ad alta temperatura o alla luce diretta. L’unico modo per evitare questi problemi è cristallizzare il vino con una buona dose di solforosa, che evita qualsiasi crescita batterica nella bottiglia.
    Questo è quello che fanno i produttori industriali, ma non credo che sia quello che vuoi tu…

  3. Ha un volto (orientale) il nuovo socio di Robert Parker

    Traduzione infelice Antonio ;-)
    Robert Parker vende Wine Advocate:
    http://gustodivino.it/home-gusto-vino/le-tartarughe-ningxia-e-gli-affari-cinesi-robert-parker-vende-wine-advocate-a-un-consorzio-di-singapore/massimiliano-montes/1231/

  4. Brunellopoli, cinque anni dopo

    Fondamentale :-)
    Infatti dico sempre che la classificazione borgognotta è una classificazione “potenziale”: il vino di un Grand Cru può essere potenzialmente eccellente… se l’uomo ci sa fare.

    Non ci siamo visti più dopo il vinitaly, fatti vivo!
    O quì: massimiliano.montes chiocciola gustodivino . i t
    o direttamente quì: gustodivino . i t
    Ciao

  5. Brunellopoli, cinque anni dopo

    E’ un po’ generico dire “I Cru francesi”.
    Nel Bordeaux (Lafitte, Petrus) le classificazioni dei Cru sono appannaggio delle aziende produttrici. E’ l’azienda che è “premier cru” non il vigneto.
    Se un’azienda premier cru acquista un vigneto deuxième cru questo viene riclassificato come premier cru (è accaduto recentemente).

    In Borgogna invece è il vigneto, il terreno, a possedere la classificazione, non l’azienda. Un vigneto classificato come Grand Cru può essere ceduto e manterrà la sua classificazione: è il vigneto che produce buoni vini, non l’azienda.

    Credo che il modello da seguire sia quello Borgognotto, e stabilire, anche a Montalcino, quali siano i Cru (vigneti) migliori.

  6. Mausoleo di famiglia o rilancio del vino italiano? Si apra il dibattito sulla nuova Cantina Antinori

    Credo invece che ci siano finanziamenti pubblici. Appena saprò con certezza l’entità lo scriverò (stay tuned ;).
    Se così fosse, in un periodo di ristrettezze economiche come questo, sarebbe decisamente offensivo per la povera gente. E per tutti quei piccoli produttori artigianali che campano del loro lavoro.

  7. Mausoleo di famiglia o rilancio del vino italiano? Si apra il dibattito sulla nuova Cantina Antinori

    Chi paga?
    Antinori di tasca sua, o noi contribuenti di tasca nostra?
    Perchè se paghiamo noi mi vado a prendere la mia parte (seppur piccola).

  8. Abbinamento vino-cioccolato: riuscite a far meglio di mr Domori?

    Affare fatto. Cioccolato di Modica, cannoli e cassata.
    Il Ben Rye lo porti tu. E un moscato d’asti pure

  9. Commenti, svaccamenti, moderazione ed altri scazzi

    La mia è solo un opinione personale.
    Non mi piace.

    E’ stucchevole, con eccessive speziature, un balsamico fuori luogo e sgradevole.
    Ha un finale abboccato, o meglio dolciastro.
    E’ lontano anni luce dai varietali del nero d’avola.
    80/100

  10. Un approccio scientifico ai vini naturali è candidato al Nobel per la pace

    Nessuno che abbia avuto il coraggio di contestare le porcherie che si fanno in cantina e che ho sopra elencato.
    Nessuno.

    Atteggiamento elusivo ed omertoso: “quello che faccio lo faccio nel rispetto delle leggi – giuste o sbagliate, sempre leggi”

    Abbiate il coraggio di rispondermi.

  11. Montalcino rimane la patria del 100% sangiovese! Così parlò l'Assemblea

    Credere che l’obiettivo fosse quello di produrre un vino più pronto (non uso le parole “più buono” perché sarebbe un eresia nei confronti del Brunello) o più facilmente esportabile all’estero è, nel migliore dei casi, un’ingenuità.

    La modifica del Rosso era un “passepartout” per disarticolare successivamente il disciplinare Brunello.

    Lo scopo dell’aggiunta dei vitigni “peggiorativi” (come brillantemente li definisce il buon Armando Castagno) è solo quello di aiutare la produzione con metodi industriali e di ridurre i tempi di affinamento prima della commercializzazione. Ovvero la morte del Brunello.

    Inoltre, per le aziende con filari di merlot e cabernet “illegali”, diventa una sorta di sanatoria, un condono.
    Come diceva giustamente qualcuno ora saranno costretti ad espiantare.

    Quella del vino più “commercializzabile” è una bufala, ed uno specchietto per le allodole per gli ingenui.
    Può valere per certi autoctoni di scarso pregio, non certamente per il Brunello (che non è vero, per inciso, che sia buono un anno si e quattro no).

    I miei complimenti ai piccoli e medi produttori di Montalcino.
    Si sono dimostrati persone intelligenti e tutt’altro che ingenue.

    Dopo la sconfitta a Barolo adesso i “coca-cola boys” hanno preso una batosta anche a Montalcino.
    Vedremo le loro prossime mosse.

  12. Un approccio scientifico ai vini naturali è candidato al Nobel per la pace

    Beh, per esempio:

    -- La polimerizzazione dei polifenoli tramite microossigenazione e la polimerizzazione degli antociani monomeri (incolori) con i polifenoli, con viraggio del colore su frequenze più violette.

    -- L’uso di enzimi pectolitici e glicosidasici. I primi sovraestraggono ed i secondi liberano gli aromi dagli zuccheri.

    -- L’uso di enzimi di elevazione per aumentare la consistenza al palato.

    -- L’uso di aromi artificiali per uso alimentare ma non autorizzati per l’enotecnica (ah… quanti vini profumati che si bevono negli ultimi anni)

    -- L’uso di coloranti artificiali per uso alimentare ma non autorizzati per l’enotecnica

    -- L’uso sistematico e pressoché costante di mosto concentrato anche proveniente da vitigni non consentiti!!!

    -- Ovviamente l’uso di fermenti aromatici e di elevazione

    -- Per non parlare degli assemblaggi con uve di qualità ed in quantità non consentite dalla legge (merlot).

    I controlli dei NAS non dovrebbero essere sul cartaceo. Quello si può falsificare facilmente.
    I controlli dovrebbero essere fatti con spettroscopi di risonanza magnetica su campioni prelevati casualmente in cantina e dagli scaffali.
    Li ne vedremmo delle belle.

    P.S. Io conosco un laboratorio capace di queste analisi. Non è detto che un giorno non mi metta a farle comunicando i risultati ai blog.

  13. Barolo e Barbaresco | Previsioni per la vendemmia 2011 dalla Borgogna d'Italia

    Caro Mauro, intanto complimenti per la qualità “tecnica” del pezzo.
    Ho due domande.
    La progressiva modificazione climatica determinerà sempre più annate come questa, ed in ogni caso le annate fresche tradizionali con vendemmie più o meno ritardate saranno sempre più rare.
    I viticultori di langa stanno pensando di modificare in maniera strutturale il loro approccio alla vigna?
    Mi spiego meglio. Poiché è un problema che tenderà a ripetersi, visto il costante incremento delle temperature medie, e non è un problema contingente legato a questo millesimo, si stanno ponendo in essere soluzioni tecniche a medio e lungo termine, soluzioni strutturali e stabili?

    Nel post leggo in un paio di occasioni che i produttori che hanno avuto un approccio diverso alla vigna stanno ottenendo i risultati migliori.
    Pierguido Busso:“Quest’anno, più di altre volte, un approccio agronomico intelligente ha fatto la differenza”.
    Claudio Fenocchio: “questa sarà una vendemmia che consegnerà buone uve a chi non ha lavorato in maniera scriteriata”.

    Che significa secondo te “lavorare in maniera scriteriata”? E, soprattutto, il futuro richiederà un “cambiamento permanente” nella lavorazione delle vigne?

    Seconda domanda. Differenze tra barolo e barbaresco? Più o meno uguali?

  14. Il Cavalier Rivella e la MikeBongiornizzazione del consorzio di Montalcino

    Dici bene tu. Bisogna lavorare bene in vigna e bene in cantina.
    Così facendo si ottiene un buon sangiovese (ma vale per tutti i vitigni).
    Le scorciatoie non servono a nulla.
    Con i vitigni internazionali i medi e piccoli produttori (che sanno lavorare) non venderanno neanche una bottiglina in più.
    Saranno agevolati soltanto gli industriali del vino.

    E non devi pensare solo alla zona di Montalcino.
    I “coca-cola boys” hanno mire su tutte le Doc. Si comincia da Montalcino… poi viene Barolo (che non ho citato a caso).

    I tempi di affinamento prima della commercializzazione verranno ridotti? ;-)

  15. Il Cavalier Rivella e la MikeBongiornizzazione del consorzio di Montalcino

    Oops.. “vedrai”… mi è scappato un “lei” non voluto

  16. Il Cavalier Rivella e la MikeBongiornizzazione del consorzio di Montalcino

    Caro Mario Crosta, mi piacerebbe tanto conoscerti di persona.
    La conosci la favola di Hendrick il coraggioso?
    Era un bambino olandese che tornava a casa dopo scuola. Vide un piccolo buco in una diga. Sapeva che se non avesse fatto qualcosa il buco si sarebbe allargato e la diga sarebbe crollata. Tutte le terre protette dalla diga sarebbero state allagate.
    Allora mise un suo ditino nel buco e turò la falla.
    Fu trovato nella notte semiassiderato, ma ancora col dito nella falla.

    Ecco io vorrei tanti coraggiosi Hendrick che si precipitano a turare le falle create da questi “signori”.
    Lasciare aperto anche un solo spiraglio significherà assistere al crollo delle Doc.

    Dietro l’introduzione di merlot e cabernet sauvignon ci sono interessi economici fortissimi.
    Questi due vitigni sono molto più facili da lavorare in vigna ed in cantina. Aiutano nella “dolcificazione” dell’aroma del vino ed agevolano la sua produzione con metodi industriali.
    Non credo che un onesto produttore medio-piccolo tragga giovamento dall’uso di vitigni internazionali.
    Gli unici che ne trarrebbero giovamento sono coloro che producono con sistemi industrali, e che non vogliono aspettare anni affinché il loro vino raggiunga il giusto equilibrio e possa correttamente essere commercializzato.
    Vedrà che il prossimo passo sarà la riduzione dei tempi di affinamento prima della commercializzazione: il sangiovese in purezza questo non lo consentirebbe, a causa della sua naturale acidità e ruvidità “giovanile”.

    Ci sono grandi aziende e multinazionali, i “coca-cola boys”, che premono con tutti i mezzi per l’introduzione di merlot e cabernet sauvignon.

  17. Il Cavalier Rivella e la MikeBongiornizzazione del consorzio di Montalcino

    Come abbiamo avuto modo di discutere in questo bellissimo post
    http://www.intravino.com/primo-piano/un-blog-non-e-il-posto-adatto-per-lavare-i-panni-sporchi-di-brunellopoli/
    ribadisco che la modifica del disciplinare del brunello darebbe la stura al vaso di pandora: tutti in Italia vorrebbero cabernet e merlot nelle loro Doc.

    Sarebbe la fine delle Doc, già ora messe male.

    Avremmo il Barolo al merlot e magari il “Barolo Tradizionale” fatto solo con nebbiolo. Il Cirò al cabernet, per la gioia dei produttori da un milione di bottiglie, e rimarrebbe solo Francesco De Franco a fare un Cirò vero. E via di seguito tutte le altre Doc.
    Un disastro.

    Sono assolutamente d’accordo con Enoteca Pitti, che non conosco personalmente ma che già mi piace: boicottare i produttori che impiantano vitigni internazionali.

  18. Abbinamenti | 10 rosé di Puglia per la vostra cena di ferragosto

    Ma perché spendere soldi per acquistare vini scarsi o tuttalpiù mediocri?
    Tomacelli dà punteggi da 72 ad 82/100… ovvero vini brutti.
    La vita è troppo breve per essere sprecata così.

    Il miglior rosato che ho bevuto fin’ora è il Rosa Nera di Marabino
    http://www.marabino.it/vini/rosa-nera/rosanera-scheda.html

    Vale almeno 90/100, è splendido.

  19. Chi è contro il vino delle cantine sociali parli ora o taccia per sempre

    Gentile Claudia
    Intanto complimenti per il tuo lavoro. Bellissimo. Io sono solo un appassionato bevitore goloso.
    Dici che il tuo vino del cuore è il Merlot Poderi delle Rose, ma susciti inevitabilmente una curiosità in me, da semplice appassionato.
    Quali sono i tuoi vini preferiti?
    Le migliori bevute della tua vita?

    Ovviamente oltre a quello già citato :-)
    Grazie

  20. Amare Beppe Rinaldi e prevedere che la figlia Marta farà vini più buoni dei suoi

    Beh… questa è la dimostrazione di come si possano liberamente esprimere opinioni differenti.
    A me il video piace. E’ facile e scorrevole.

    Per la bannatura, personalmente sono contrario a tutte le limitazioni della libertà di espressione. I blog non sono “giornali” né “stampa” giuridicamente intesa. Ognuno si assume personalmente le responsabilità di ciò che dice.
    Diceva un mio caro zio: “Dai ad un piccolo uomo un piccolo potere e questi ne abuserà”.

    P.S. Il vino provalo. E’ una delle migliori espressioni di Langa. E poi è naturale.

  21. Amare Beppe Rinaldi e prevedere che la figlia Marta farà vini più buoni dei suoi

    Caro Marossi, ho conosciuto Marta a Febbraio a Roma. Mi è sembrata una persona semplicemente deliziosa. Il loro vino è semplicemente delizioso ed un capolavoro di enotecnica “naturale”.
    Il video di Alessandro doveva necessariamente essere rispettoso, non invadente.
    Un video stile Cossater o Gori in questo caso sarebbe stato controproducente, avrebbe sviato l’attenzione dal contenuto alla forma.
    Io trovo questo video equilibrato, con tutte le sue inevitabili imperfezioni (nessuno di noi è Nanni Moretti).
    Si percepisce l’atmosfera della cantina, ed il rilassato scorrere del tempo. Si lascia che Marta con poche parole delinei la filosofia di famiglia. E’ perfetto.

    Una parola sul vino. Il loro vino è veramente un capolavoro di enotecnica “naturale”.
    La famiglia Rinaldi è un esempio di come si possa ottenere un vino eccellente senza “aromatizzazioni” artificiose in cantina, senza la stucchevole invadenza legnosa della vaniglia e del caramello, senza elevati residui zuccherini che trasformano il vino in sciroppo d’acero: per fare un buon vino occorre una buona vigna e le conoscenze e la bravura del bravo vignaiuolo, tutto il resto è “bluff”.

  22. Affidare per legge i concorsi agli enologi è un'idea terrificante

    Marco, condivido in parte.
    Ci sono autodidatti che hanno competenze elevate ed hanno accumulato negli anni esperienze notevoli. Non credo che Sangiorgi o, in passato, Veronelli, siano stati o siano enologi. Però mi fiderei molto del loro palato.
    Hai pienamente ragione per il conflitto d’interessi: chi riceve o ha ricevuto pagamenti a qualsiasi titolo da aziende vinicole non può giudicare il vino. Questo è fondamentale.
    E’ difficile trovare enologi che non siano a libro paga di produttori di vino, è quindi evidente che questi enologi non potrebbero giudicare nulla.
    Ma lo stesso vale per altre “figure professionali”. Oggi purtroppo nel settore dell’enogastronomia c’è una commistione di interessi nauseante, che va ben oltre il semplice conflitto. Non ultimi, i giornalisti che mangiano a sbafo in ristoranti stellati o che bevono a sbafo bottiglie anche di costo elevato al di fuori delle manifestazioni o dei concorsi.

  23. Del perché l'Italia non sarà mai la Francia del vino spiegato con un telegiornale

    Ciao Francesco. Sono solo in parte d’accordo con te, perchè c’è una differenza sostanziale tra l’Italia e la Francia. In Francia certe cose, da noi usuali, non accadono.
    Come dici tu per i francesi il vino è un patrimonio nazionale. Ed è così, l’ho constatato di persona. Nessuno, lì, si permetterebbe di “rovinare” un patrimonio come il vino.
    In Francia non vedrai mai un bordolese o un borgognotto mescolato con vitigni “esteri”. Non lo farebbero mai, sarebbe come “stuprare” un vino.
    Da noi accade l’esatto contrario. Cosa fa un produttore quando vuole vendere di più? Pensa a come stuprare il proprio vino. Lo mescoliamo al cabernet o lo mescoliamo al merlot? Usiamo lieviti aromatici che ti danno un’impronta bordolese? Usiamo tannini aggiunti? E’ troppo “scarico”… lo coloriamo? Ha poca consistenza… lo concentriamo o usiamo enzimi “d’elevazione… o entrambi?
    In Francia queste cose le fa, entro certi limiti di pudore, la scuola enologica di Michel Rolland, a Pomerol. Ed alcuni giovani rampanti (ahimé) di Bordeaux. Credo nessuno in Borgogna: solo un pazzo si permetterebbe di “colorare” il Pinot Noir perchè “scarico”.

    Infine, nonostante io sia culturalmente agli antipodi, ADORO il nazionalismo francese. Un nazionalismo “trasversale” che va da destra a sinistra. Lì anche i sindaci comunisti sono nazionalisti… e fanno bene. Proteggono il loro patrimonio da “incursioni” straniere.

    L’Italia venderà anche milioni di ettolitri di “tavernello” e qualche bottiglia da 100 euro “taroccata”.
    Loro difendono con le unghie i loro Vosné-Romanée e gli Chateau. Questa è la differenza.

  24. Chi è l'enologo e perchè dovremmo usarlo con moderazione

    Antonio Tomacelli, nel tentativo di essere sensazionalista hai esagerato.
    Mettiamola così:

    Ci sono enologi che seguono il mercato. O almeno questa è la loro scusa.
    Hanno studiato in California e Nuova Zelanda. Sono davvero convinti che si possa fare un buon vino con rese di 180 Q/Ha (stile Mondavi) semplicemente concentrando il mosto in cantina, sovraestraendo con enzimi pectolitici, aromatizzandolo con aromi artificiali, microossigenando, affinando il vino in piccoli fusti di legno nuovo e resinoso. Preferiscono il Merlot ed il Cabernet Sauvignon solo perchè più facili da gestire, ti danno un vino morbido e rotondo anche se sbagli qualcosa ed in tempi brevi, senza bisogno di aspettare antieconomici lunghi periodo di affinamento (questo è il motivo per cui Constellation in Toscana sta oliando gli ingranaggi per favorire l’introduzione dei cosiddetti “vitigni migliorativi”).
    Quello che vuole il mercato è solo una scusa. Le vere motivazioni sono economiche nella gestione delle cantine.
    Questi non fanno vino da GDO ma bottiglie da 90 euro.

    Ci sono i metafisici del naturalismo che però di vinificazione non ne capiscono un tubo e producono porcherie “naturali”. Questi non sanno cos’è la “piè de cuvée”, hanno le cantine “naturalmente” sporche (sono un po’ Amish), non sanno fare i giusti rimontaggi e le giuste follature, non conoscono il corretto “timing” dei travasi, etc. I loro vini sanno di aceto, di ridotto e di brett e non si riconoscerebbe la varietà di origine neanche se ad annusare fosse SuperPippo.

    Ci sono quelli che il vino lo sanno fare veramente bene. E per fortuna, altrimenti noi qui non ci staremmo a fare nulla.
    Ci sono produttori ed enologi che amano le loro vigne, hanno buone conoscenze tecniche, hanno imparato nel tempo a conoscere le proprie uve ed a gestirle nel migliore dei modi. Se hanno anche la fortuna di lavorare su terreni vocati e poco soggetti a malattie ed infestazioni si possono consentire il lusso di lavorare con metodi naturali o biologici. Sanno lavorare bene in cantina, non usano concentratori, aromi artificiali, lieviti selezionati. Hanno la pazienza di aspettare il giusto periodo di affinamento prima di commercializzare il vino.

    Ci sono, infine, i “copycat”, gli imitatori. Spacciano il loro vino per “naturale” perchè è di moda, ma nel segreto delle loro cantine qualche trucchetto lo usano. Ed il consumatore appassionato un po’ più smaliziato se ne accorge.

    Degli enologi “di massa” da GDO è inutile parlarne. Nei loro prodotti devi solo sperare che l’uva non stia solo nelle etichette.

    Una piccola nota conclusiva. Negli ultimi anni ho conosciuto tanti giovani enologi. Tutti vantavano nel loro curriculum “stage” in California o Nuova Zelanda. Nessuno che mi abbia detto “sai, ho passato un periodo in Francia”. O meglio, solo uno, ma era stato a Pomerol, la patria di Michel Rolland e della micro-ossigenazione.
    Ma perchè questi giovani enologi non vanno ad “affinare” le loro conoscenze in Borgogna? Perchè non vanno a studiare come si fa il vino veramente, senza trucchi, in una regione dove l’amore per le vigne raggiunge parossismi estremi (qualcuna ama la vigna più della famiglia), dove non si sognerebbero mai di appestare il terreno con porcherie (tranne alcuni giovani purtroppo traviati), dove i vini sono naturalmente e splendidamente “trasparenti”?

  25. Gattaia 2009 | Un viaggio tra Toscana e Loira con Michele Lorenzetti

    Verrò sicuramente a trovarti!
    Per i pesticidi (che sono anche cancerogeni) guarda questo:
    http://www.youtube.com/watch?v=8LOmLCfIqko&playnext=1&list=PL5379173E14831589