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Vini naturali in Sardegna. Alla ricerca di parole comuni per definire cosa sia naturale
luglio 6th, 2012 at 13:05Prima del reimpianto: sono d’accordissimo con te!
E magari anche dopo l’espianto.
Tutte le altre portano più danni che benefici perchè disgregano i micrositi anaerobici dove si instaura quella sorta di simbiosi tra microorganismi e radici, fondamentale per rendere assimilabili i microelementi dai peli radicali.
Nelle Università sì, un po’ di “minimum tillage” per colture cerealicole lo spiegano,è vero…abbinandoci però delle belle botte di diserbo per contenere le infestanti; sia diserbo quando le infestanti sono all’inizio della crescita, sia diserbo preventivo per bloccare lo sviluppo dei semi.
Il che, a mio modo di intendere l’agricoltura, ha poco senso.
Quello che emerge dalle ricerche cui ho accennato è che il terreno non andrebbe mai lasciato spoglio, ma costantemente coperto da inerbimento, controllato tagliando l’erba. E stop.
E’ sostanzialmente questo che fa la differenza nel mantenimento dei suddetti processi simbiontici.
In parole povere il terreno andrebbe trattato come quello di un bosco.
Vini naturali in Sardegna. Alla ricerca di parole comuni per definire cosa sia naturale
luglio 5th, 2012 at 13:38Ti ringrazio, ma io non ho ragione.
Casomai ha avuto ragione Alan Smith, i cui studi altro non sono se non la base scientifica su cui poi si è sviluppata la Permacultura e quella branca dell’agricoltura -- principalmente orticola -- chiamata Agricoltura Sinergica.
;-)
Vini naturali in Sardegna. Alla ricerca di parole comuni per definire cosa sia naturale
luglio 5th, 2012 at 09:21Comunque il mio non è affatto accanimento.
Non sono mai stato un intransigente da paraocchi.
Ho diversi amici agricoltori, per cui provo stima infinita, che arano.
Alcuni arano in modo più pesante, altri in modo leggerissimo.
Non mi sono mai sentito di condannarli per come gestiscono la loro terra.
E non smetto certo di bere i loro magnifici vini perchè la mia concezione della gestione del suolo è diversa dalla loro.
Io sto sviluppando una concezione in base ad una serie di ricerche scientifiche che sto approfondendo, studiando, traducendo…e, spero, capendo. ;-)
Comunque un piccolo e banale esempio di cosa provoca l’aratura alle forme di vita della rizosfera è esplicato in modo chiaro ed indiscutibile nel documentario “Una fattoria per il futuro”, reperibile in lingua originale (con sottotitoli) anche su Youtube. Tutta la parte dal min. 19:30 al min. 43:15 dovrebbe essere oggetto di studio nelle Università al posto di antiquate e dannose tecniche, diserbi, disinfestazioni, e via discorrendo.
Vini naturali in Sardegna. Alla ricerca di parole comuni per definire cosa sia naturale
luglio 4th, 2012 at 23:50A meno che Alan Smith (microbiologo australiano che ha condotto studi sull’aratura e sulla microbiologia del suolo per tutti gli anni ’70, pubblicando anche su “Nature”) non sia stato una superpippa cosmica…sì, ne sono fermamente convinto.
Altrimenti non avrei scritto ciò che ho scritto.
E lei, come la maggior parte degli agricoltori, è così certo che il fantomatico arieggiamento del suolo sia così benefico ai processi biochimici che comportano l’entrata in soluzione dei microelementi, nonchè la lenta disgregazione della sostanza organica e la non mineralizzazione dell’azoto?
L’arieggiamento sarebbe “utile ai microorganismi del suolo”.
E chi lo dice? Quali studi scientifici avvalorano questa tesi?
Cosa succede alle reazioni biochimiche con l’arieggiamento portato dall’aratura?
Ha mai pensato che in un terreno incolto il sottosuolo pullula di vita pur restando costantemente indisturbato ed in condizioni diametralmente opposte a quelle indotte dall’aratura (ovvero un esagerato arieggiamento nonchè uno smodato apporto di luce)?
E’ molto tempo che cerco di approfondire gli studi di Smith (e di altri che negli stessi periodi hanno condotto esperimenti analoghi), traducendoli dall’inglese e cercando di interpretarne la chimica, e più traduco e più mi convinco.
Vini naturali in Sardegna. Alla ricerca di parole comuni per definire cosa sia naturale
luglio 4th, 2012 at 14:28Inutile parlare di agricoltura naturale, sostenibile, bioquesto e bioquello quando si continua ad infliggere al suolo la principale causa di deperimento del suolo stesso: l’aratura.
L’aratura manda al creatore tutti i processi biochimici di interazione simbiontica microorganismi-microelementi-sostanza organica-piante.
Per ostacolare il decadimento nutrizionale del terreno provocato dall’aratura tocca agire chimicamente, con i concimi, e non importa che essi siano naturali come il letame o sintetici. E’ il principio stesso che non ha logica. A parte quella di costringerti a continuare ad acquistarne, anno dopo anno, e a lavorare il terreno per in terrare, anno dopo anno. E poi a cambiare i mezzi che si usurano, anno dopo anno e così vita natural durante.
Infine, poi, un controsenso della biodinamica (che per molti altri versi invece stimo) è, per esempio, che è inutile prevedere l’aratura e poi volerne curare le conseguenze col preparato 500: è come se il medico mi iniettasse un virus letale per poi somministrarmene (a pagamento) la cura.
In ultimo: lasciamo perdere il disciplinare del “vino biologico” perchè è solo fuffa.
La bottiglia più cara del mondo costa 130.000 euro, ma nel prezzo è compreso l'enologo
luglio 1st, 2012 at 11:22;-)
La bottiglia più cara del mondo costa 130.000 euro, ma nel prezzo è compreso l'enologo
giugno 29th, 2012 at 13:14…utilizzo ch’è metafora dell’acquistare cotanta bottiglia. ;-)
Breve storia incompleta delle bocciature alla commissione per la DOC
giugno 19th, 2012 at 14:39Finalmente un discorso con le palle (passatemi il francesismo)!!
Da oggi sei il mio idolo!
Sappilo.
;-)
Breve storia incompleta delle bocciature alla commissione per la DOC
giugno 19th, 2012 at 11:16D’accordissimo con Luca.
Allo stesso tempo però ritengo il sistema delle denominazioni, così come è impostato, con disciplinari troppo spesso senza senso, troppo spesso approssimativi e senza una minima base storica, una vera assurdità.
Porto ad esempio l’ultima, indecente, modifica alla DOC Candia dei Colli Apuani, dove le basi storiche di produzione sono state mandate del tutto a farsi friggere o l’istutuzione dell’altra inutilità chiamata IGT Costa Toscana, di qualche anno fa.
Ma che senso ha tutto ciò!?
Meglio far uscire i vini come vini da tavola o azzerare il sistema DOC e ricostruirlo seriamente perchè ora come ora fa ridere.
La biodinamica chiede Respekt! e in Austria non è difficile ottenerlo. Tecnologia e biodinamica al top
giugno 12th, 2012 at 18:53@Gori Steiner di agricoltura ne sapeva molto molto poco. Lo evidenzia la palese contraddizione nel voler rivitalizzare il suolo col preparato 500 pur ammettendo l’aratura, che lo rende sterile: due pratiche diametralmente opposte.
Ergo, lasciate l’agricoltura agli agricoltori ed occupatevi del vino. La microfauna del suolo ve ne sarà infinitamente grata.
con stima
La biodinamica chiede Respekt! e in Austria non è difficile ottenerlo. Tecnologia e biodinamica al top
giugno 12th, 2012 at 13:10Se c’è una cosa che non è rispettosa della terra quella è proprio l’aratura.
Che poi venga fatta col cavallo o col trattore è solo questione di immagine.
Dottore, è grave? Mi piacciono i bianchi col fondo
maggio 11th, 2012 at 13:58il pignoletto sui lieviti di Vigneto San Vito ed il bianco da tavola di Terpin: ah, che vere godurie!!
Dal Medioevo al dopoguerra: appunti per una storia del Brunello e dei vini di Montalcino
febbraio 20th, 2012 at 16:25Una prima parte da applausi. Complimenti!
Domande in apparenza facili: qual è il confine che separa vini artigianali e vini industriali?
febbraio 7th, 2012 at 09:21…e poi, una volta didascalizzate -- sempre che ci si riesca (e la vedo dura) -- ci sarebbe da spiegare la faccenda al consumatore medio e allora son *azzi amari.
Non per chi dovrebbe spiegare. ma per il consumatore, ovvio.
Domande in apparenza facili: qual è il confine che separa vini artigianali e vini industriali?
febbraio 7th, 2012 at 09:15Mi aggiungo anch’io…ma a questo punto abbiamo sforato nell’industriale, mi sa. Mannaggia.
Lo ripeto. Mi pare una bagarre inutile, stupida e sterile come solo le bagarre italiche sanno essere. Perchè non portano mai a nulla, solo ad altra bagarre.
Sì perchè a voler fare dei distinguo coi fiocchi ci sarebbe da didascalizzare un botto di categorie di vini:
biologici
biodinamici
naturali
eroici
di montagna
triple A
biotici
artigianali
industriali
…e forse anche qualcuna in più.
L’ho già profetizzato nel mio piccolo studiolo web: arriverà il tempo dei “vini agricoli”.
Oh, che nervi.
The Wine Advocate vorrebbe visitare la tua cantina. IVA esclusa
dicembre 1st, 2011 at 13:21Probabilmente non hanno mai preso porte in faccia questi “Signori”, altrimenti vedi come si sgonfiavano le cifre.
Comunque a mio avviso chi s’abbassa a pagare certe assurdità è un bel bischero, detto alla toscana per non scadere nel volgare. ;-)
UFO | Siete pronti per l'invasione delle ultrabotti?
novembre 30th, 2011 at 14:55Figo è figo, ma sarà davvero utile con quel che costa?
e poi non ho capito…è un contenitore per fermentazione o per affinamento?
Didascalizzami questo | Il vino di Beppe Grillo, così bio che più bio non si può
novembre 29th, 2011 at 21:56mi piacerebbe sapere quale azienda di Castellina in Chianti lo produce..
Intravino Educational | Vedi alla voce: bâtonnage
novembre 29th, 2011 at 21:42Perchè così stupiti?
Rimescolare il vino con le loro fecce. tutto qua. E questo signore è già tecnologicamente avanzato. In genere il leggendario bastone è proprio un bastone. Di legno intendo. Spessissimo poi è un ex manico di scopa, giuro! :-)
Solo che è un pratica un tantino faticosa, specie quando hai da rimuginare decine e decine di barriques, un par di volte al giorno…e se poi il bianco barrikkato puzzicchia di uovo marcio son moccoli come se piovesse e tocca travasare. ;-)
E ora facciamo incavolare gli scienziati del vino parlando di cristallizzazione sensibile
novembre 23rd, 2011 at 07:08Ma coinvolgere un centro di ricerca universitario, no eh?!
In campo viticolo-enologico, in Italì, abbiamo l’imbarazzo della scelta. Utilizziamola ‘sta scelta.
taliban anti-OGM di Slow Food saranno mica come gli struzzi?"">Il meglio della settimana in cui avrei chiesto a Dario Bressanini: "I taliban anti-OGM di Slow Food saranno mica come gli struzzi?"
novembre 21st, 2011 at 14:38@claudio.
In botanica (e lo sottolineo) la bacca è un tipo di frutto. Ergo i pomodori, in quanto bacche, sono frutti. Anche se nell’uso comune non vengono considerati tali.
Le cose che odio del vino dall'A alla Z. E ora tocca a voi sfogarvi
novembre 19th, 2011 at 13:14Ti ringrazio molto. ;-)
qui (http://genuvino.wordpress.com/) la trovi completa, se ti dovesse interessare.
ps. redazione, perdonate l’OT.
Le cose che odio del vino dall'A alla Z. E ora tocca a voi sfogarvi
novembre 18th, 2011 at 21:44il vino. ;-)
Le cose che odio del vino dall'A alla Z. E ora tocca a voi sfogarvi
novembre 18th, 2011 at 18:33autoconfusa! senza ombra di dubbio! :-) :-)
ps. la trovi completa in free-download nella mia cameretta web. Se vuoi scaricala, leggila, strappala, insomma fai te. ;-)
Le cose che odio del vino dall'A alla Z. E ora tocca a voi sfogarvi
novembre 18th, 2011 at 18:08La mia tesi sperimentale è stata addirittura sull’autoconfusione!
Pensa te che roba! ancora peggio ;-)