Fondatore: Antonio Tomacelli
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Hanno scritto su Intravino: Fiorenzo Sartore, Angela Mion, Adriano Aiello, Mauro Mattei, Vincenzo Donatiello, Vittorio Manganelli, Terry Nesti, Salvatore Agusta, Sara Boriosi, Giovanni Corazzol, Sabrina Somigli, Pino Mondello, Pietro Stara, Emanuele Giannone, Samantha Vitaletti, Michele Antonio Fino, Maurizio Gily, Alessio Pietrobattista, Antonia Maria Papagno, Tommaso Farina, Francesco Annibali, Manuele Colonna, Marco Pion, Cristiana Lauro, Paolo Cianferoni, Lucia La Gatta, Lorenza Fumelli, Sara Porro, Giulia Graglia, Francesco Fabbretti, Federico Ferrero, Slawka G. Scarso, Federica Benazizi, Gianpaolo Paglia, Lorenzo Abussi
L'affaire Bulzoni | Del vino innaturale, ovvero la strategia della tensione
giugno 28th, 2012 at 15:51Attendo con ansia, per par condicio, le manette a tutte le aziende che fanno pubblicità raccontando di cibi sani, genuini e naturali, ben accorte a non scriverlo in etichetta, ma dichiarandolo ovunque un occhio possa vedere e un orecchio sentire.
Tutto quello che sai sui benefici effetti del vino è falso
gennaio 16th, 2012 at 15:54la depressione che viene per non aver bevuto vino anche un solo giorno, fa molto più male dell’illusione che berlo faccia bene… :-D
E' morto Giulio Gambelli e oggi siamo tutti più poveri
gennaio 4th, 2012 at 13:19c’ero anche io quel giorno, ricordo molto bene la fatica che fece Gentili a farlo parlare, con un filo di voce. Eppure, il solo fatto che ci fosse Giulio presente, sembrava infondere a tutti quei vini una marcia in più…
Non chiamiamolo spumantino
dicembre 20th, 2011 at 19:06confermo!
Non chiamiamolo spumantino
dicembre 20th, 2011 at 19:04Eehhhhhhh caro Luca! Ce ne vuole per far capire che esiste anche la Docg Asolo! Siete sfortunati perché Etile è riuscito a conquistare tutti i supermercati d’Italia, la massa di gente conosce solo il Prosecco e il Cartizze (che però non sa bene cosa sia)…
E’ dura, cosa vuoi che ti dica, Asolo forse dovrebbe rinunciare al termine Prosecco, troppo diffuso e generico e chiamarsi semplicemente col nome del territorio, come stanno facendo molti produttori di dolcetto.
Non chiamiamolo spumantino
dicembre 20th, 2011 at 18:58Ciao Alessandro,
ti segnalo che il link corretto al Col dell’Orso è:
http://www.lavinium.com/cgi-bin/visuvinlav.cgi?IDvino=9034
Roberto
Simonit&Sirch vi svelano tutti i segreti della potatura della vite
dicembre 20th, 2011 at 14:47era appunto quello che, senza obiettivi polemici, avevo tentato di dire nel mio primo intervento…
Simonit&Sirch vi svelano tutti i segreti della potatura della vite
dicembre 19th, 2011 at 19:00condivido ogni sillaba…
Simonit&Sirch vi svelano tutti i segreti della potatura della vite
dicembre 19th, 2011 at 18:58Si, ne avevo parlato anche io a inizio febbraio.
http://www.lavinium.com/laviniumblog/la-valtellina-impara-un-nuovo-modo-di-potare-la-vite-con-risultati-sorprendenti.html
Poi mi è capitato poco più tardi di parlarne con le sorelle Padovani di Campi di Fonterenza che mi hanno mostrato “in diretta” queste pratiche di potatura che ben conoscono e applicano già da anni e di cui mi hanno spiegato l’utilità, il che mi ha fatto comunque pensare che forse Simonit&Sirch non sono gli unici a sapere come comportarsi per ottenere il meglio dalla vigna. Ma io non sono vignaiolo e mi limito ad ascoltare e osservare…
Imbottigliate quello che vi pare | E i bravi produttori nel loro piccolo NON s'incazzano
novembre 26th, 2010 at 17:38Ale70, non credo proprio che sia questa l’interpretazione di Gianpaolo, ci andrei piano con certe conclusioni.
Imbottigliate quello che vi pare | E i bravi produttori nel loro piccolo NON s'incazzano
novembre 26th, 2010 at 16:59che dire, interpretazione uivoca? nel momento in cui autorizzi a fare cose non proprio pulite e oneste, di univoco c’è solo che ora si è autorizzati a far girare le cisterne senza correre rischi.
Imbottigliate quello che vi pare | E i bravi produttori nel loro piccolo NON s'incazzano
novembre 26th, 2010 at 16:14E come la interpreti quest’altra stravaganza (certamente non paragonabile a quanto detto prima)?
Modifica dei disciplinari di produzione dei vini DOCG e DOC relativa all’inserimento dell’obbligo dell’indicazione in etichetta dell’annata di produzione delle uve, ad esclusione delle categorie di vini liquorosi, spumanti e frizzanti. (10A12305) (GU n. 249 del 23-10-2010 )
Articolo unico
1. Conformemente ai disposti di cui ai comma 10 e 11 dell’art. 6
del decreto legislativo n. 61/2010, ad esclusione delle tipologie relative alle categorie dei vini liquorosi, spumanti e frizzanti, fatta altresi’ eccezione per i disciplinari di produzione che gia’ contemplano l’obbligo dell’indicazione in etichetta dell’annata di produzione delle uve, i disciplinari di produzione dei vini DOCG e DOC finora approvati e modificati con i relativi decreti, sono modificati con l’inserimento, nell’apposito articolo concernente l’etichettatura, del seguente comma: «E’ fatto obbligo di indicare in
etichetta l’annata di produzione delle uve».
2. Ad esclusione delle tipologie relative alle categorie dei vini liquorosi, spumanti e frizzanti e fatte salve le disposizioni piu’ restrittive stabilite dagli specifici disciplinari DOCG e DOC, le partite di vino provenienti dalla vendemmia 2009 e precedenti possono essere etichettate senza l’indicazione dell’annata e smaltite fino ad esaurimento delle scorte.
Il presente decreto sara’ pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana.
Roma, 5 ottobre 2010
Il capo Dipartimento: Rasi Caldogno
Imbottigliate quello che vi pare | E i bravi produttori nel loro piccolo NON s'incazzano
novembre 26th, 2010 at 16:10Gianpaolo,
d’accordissimo con te che non andava bene neanche prima, ma ne converrai che è la prima volta in assoluto che il ministero stesso fornisce una scappatoia interpretativa alla norma europea. “Integralmente prodotto e imbottigliato all’origine” non è previsto nel regolamento Cee, è il ministero a introdurlo esculsivamente ad uso e consumo nostro, mentre per “Imbottigliato all’origine” introduce la possibilità di inbottigliare vino INTERAMENTE acquistato, mantenendo la dicitura “Imbottigliato all’origine”, purché la quantità acquistata sian inferiore (49%) alla produzione aziendale totale.
Questo, in soldoni, significa poter vendere sotto etichetta Barolo Giacosa o Brunello di Montalcino Bindo Santi, un vino che NON è di Giacosa o di Biondi Santi, ma ha il prezzo equiparato alla fama del produttore.
Imbottigliate quello che vi pare | E i bravi produttori nel loro piccolo NON s'incazzano
novembre 26th, 2010 at 16:05sicuramente una parte si, ma temo siano ancora troppo pochi. Molti sembrano rassegnati agli eventi, ma non si rendono conto che da una situazione del genere, se passa, loro pagheranno ancora una volta un prezzo altissimo. Comunque vediamo, intanto se ne sta parlando, io sono speranzoso, devo esserlo (°_°)
Trucchi | 3 piccole cose da sapere prima di acquistare una bottiglia di vino
novembre 26th, 2010 at 15:55Gianpaolo,
la sapevi questa?
Modifica dei disciplinari di produzione dei vini DOCG e DOC relativa all’inserimento dell’obbligo dell’indicazione in etichetta dell’annata di produzione delle uve, ad esclusione delle categorie di vini liquorosi, spumanti e frizzanti. (10A12305) (GU n. 249 del 23-10-2010 )
Articolo unico
1. Conformemente ai disposti di cui ai comma 10 e 11 dell’art. 6
del decreto legislativo n. 61/2010, ad esclusione delle tipologie relative alle categorie dei vini liquorosi, spumanti e frizzanti, fatta altresì eccezione per i disciplinari di produzione che già contemplano l’obbligo dell’indicazione in etichetta dell’annata di produzione delle uve, i disciplinari di produzione dei vini DOCG e DOC finora approvati e modificati con i relativi decreti, sono modificati con l’inserimento, nell’apposito articolo concernente l’etichettatura, del seguente comma: “E’ fatto obbligo di indicare in
etichetta l’annata di produzione delle uve”.
2. Ad esclusione delle tipologie relative alle categorie dei vini liquorosi, spumanti e frizzanti e fatte salve le disposizioni più restrittive stabilite dagli specifici disciplinari DOCG e DOC, le partite di vino provenienti dalla vendemmia 2009 e precedenti possono essere etichettate senza l’indicazione dell’annata e smaltite fino ad esaurimento delle scorte.
Il presente decreto sara’ pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della
Repubblica italiana.
Roma, 5 ottobre 2010
Il capo Dipartimento: Rasi Caldogno
Imbottigliate quello che vi pare | E i bravi produttori nel loro piccolo NON s'incazzano
novembre 26th, 2010 at 15:39@Nelle Nuvole,
il tema riguarda proprio le denominazioni di origine, TUTTE! Anche perché la normativa europea le inserisce sotto l’etichetta DOP, accorpandole secondo la zona di produzione.
Il punto è questo: la maglia larga fa comodo all’industria del vino, a chi fa grandi numeri, a chi vuole campo totalmente libero e senza regole.
Il piccolo produttore, che magari nel vino ci mette più passione che guadagno, non conta nulla, soprattutto all’interno dei consorzi, dove hanno più peso coloro che hanno più ettari vitati.
L’unico modo, a mio avviso, per porre un freno allo scempio che si sta progressivamente attuando, è alzare la voce, non singolarmente ma insieme, stampa (non allineata e dipendente) e produttori. E’ l’unica chance possibile, visto che è addirittura il Ministero delle Politiche Agricole a suggerire questa interpretazione folle della norma europea.
Imbottigliate quello che vi pare | E i bravi produttori nel loro piccolo NON s'incazzano
novembre 26th, 2010 at 15:03Non sono d’accordo, i consumatori più che incazzarsi devono avere l’opportunità di sapere cosa c’è dentro quello che acquistano. Chi si deve incazzare, invece, siamo noi e tutti coloro che il vino producono non per lucro ma perché credono nel loro lavoro, perché hanno scelto di coltivare invece di edificare, perché ritengono che la natura è un bene prezioso e non si può mettere in mano ad un mondo che ne fa industria e business, senza scrupoli né valori.
I produttori, proprio quelli piccoli, che contano meno all’interno di un consorzio, DEVONO dichiarare la loro totale disapprovazione verso un atteggiamento totalmente irresponsabile. E’ importante che facciano sentire la loro voce al di fuori degli ambienti ristretti in cui vivono, perché è in gioco la loro sopravvivenza e il loro futuro.
Sappiamo tutti benissimo che, una volta messo il tarlo del dubbio in chi compra, state certi che non ci saranno distinzioni o selezioni, ma pagheranno prima di tutto coloro che non hanno i numeri e i mezzi per vendere il frutto della loro fatica in altri Paesi, come invece potranno sempre fare i grossi imprenditori del vino.
Il Magnifico Puzzone. Come diventare vinoverista (lesson one)
novembre 4th, 2010 at 16:00Fiorenzo,
ti leggo solo ora, quindi dubito che ti accorgerai del mio scritto. Però vorrei capire una cosa, tu avrai una clientela mediamente consolidata e qualche cliente occasionale. Con la prima tipologia, se gli vendessi un vino con venti anni sulle spalle, una chicca per amatori (non so se ce l’hai, ma fai finta di si) cosa gli diresti? “Mi raccomando non lo assaggi appena aperto, lo lasci respirare, gli dia il tempo di aprirsi e liberarsi dai sentori stantii che derivano dalla lunga permanenza in bottiglia”. Con un vino come quello di Erbaluna (ottimo il chinato), e con tutti quelli cosiddetti naturali, puoi fare un discorso analogo: “E’ un vino che non ha subito trattamenti, o ne ha subiti ben pochi, quindi è più sensibile agli spostamenti e ai cambi di temperatura. Le3 suggerisco di lascirlo riposare qualche giorno in un angolo fresco della casa, magari al buio, poi lo apra, ne versi un po’ nel bicchiere in modo che la bottiglia abbia più ossigenazione, pazienti qualche ora e poi lo beva”.
Non te lo comprano più? Può darsi, ma quando si compra un alimento fresco, senza conservanti, si danno gli stessi consigli, tutto sta ad abituare il cliente a capire che anche il vino è cosa viva.
I vini che puzzano beviteli tu
novembre 4th, 2010 at 15:47Mi rivolgo ai detrattori convinti, o a chi pensa sia meglio attaccare guardando ai difetti piuttosto che sostenere chi lavora per migliorarsi.
La gente piena di sé c’è in tutti i settori e ambiti, non è questa che ti deve far dedurre se quel settore fa schifo.
Sulle puzze mi sono già espresso, innanzitutto vorrei leggere i nomi precisi dei produttori, dei vini e del tipo di puzze.
Il “ridotto”, che continuo a leggere, non c’entra nulla, non è una puzza ma una naturale conseguenza del vino “ridotto” in bottiglia. Puzza che, se è vero ridotto, in pochi minuti se ne va.
Se la puzza resta non è ridotto ma altro, quindi bisogna capire se è un difetto del vino o una caratteristica che non ci piace.
Infine, per poter valutare appieno vini che non hanno subito stabilizzazioni, filtrazioni, solforose aggiunte ecc. non si può fare quando si assaggia in massa ad una manifestazione caotica, a temperature quasi sempre sbagliate e in condizioni di grande rumore.
Bisogna avere la pazienza e la volontà di andare dal produttore che ci ha lasciato perplessi e assaggiare tutto in loco, nelle condizioni giuste. Poi fare la verifica portato il vino a casa e lasciato riposare in ambiente idoneo per almeno una settimana.
Se questo appare un sistema inaccettabile, allora vuol dire che vanno bene i vini stabilizzati, filtrati, solforati e amen.
Ci sono delle logiche che vanno seguite, necessariamente, non si può pretendere che un vino non trattato sia confrontabile con uno che lo è, così come non si può pretendere che una mozzarella, per quanto buona, possa resistere d’estate fuori dal frigo per una settimana senza rovinarsi.
Cibo e vino sano, senza conservanti ecc. hanno inevitabilmente tempi di durata minori e una più difficile stabilità.
O pensavate che si può avere tutto senza limiti?
I vini che puzzano beviteli tu
novembre 4th, 2010 at 15:33appunto, io tutti questi vini che puzzano da far schifo non li ho ancora trovati, se non qualche anno fa quando l’ambaradam è cominciato. Ho la sensazione che il naso e il gusto di molti non sia ancora preparato alla differenza di approccio. Chi garantisce che tutti gli odori incomprensibili siano automaticamente difetti del vino? C’è qualche tecnico che ha stilato una precisa connotazione? O si va a sensazione?
Ricordo perfettamente che le prime volte che ho assaggiato i vini di Gravner e Radikon ero quantomeno turbato, non dalle puzze, ma da vini che raccontavano storie a cui non ero abituato e per le quali non avevo un bagaglio di esperienze tale da poterli comprendere e apprezzare pienamente.
Oggi, dopo quasi dieci anni di assaggi, non solo di vini finiti, posso dire di avere molti più punti di riferimento e la convinzione che i vini “sporchi” siano fortemente diminuiti.
Se poi si vuole parlare dei furbetti mi va benissimo, ma non per generalizzare una categoria che ha comunque notevoli pregi, non ultimo quello di rispettare di più l’ambiente e il destinatario finale.
I vini che puzzano beviteli tu
novembre 4th, 2010 at 11:29E’ proprio tipico italiano avventarsi contro chiunque faccia un percorso fuori standard, lo vediamo in politica e lo possiamo vedere nel vino.
Il fatto che ci siano opportunisti, e vini che puzzano (sulle cosiddette puzze ci sarebbe molto da discutere, vorrei sapere quanti sono così esperti da saper distinguere il “ridotto”, che fra l’altro avviene in qualsiasi vino sia stato chiuso in bottiglia da poco o sballottato da un viaggio, e odori derivati dal tipo di vinificazione senza le successive bombardate di solforosa che bloccano tutto, persino gli enologi non sempre riconoscono un certo odore “anomalo”), non mi sembra affatto strano, avviene ogni giorno ovunque ci sia odore di possibili sviluppi economici.
Ci siamo sorbiti bibitoni allucinanti per anni, alcuni pagandoli fior di quattrini, fatti da enologi che applicavano la loro formuletta in barba a qualsiasi ricerca e interesse per il terroir (e la sua salute), e oggi facciamo i risentiti se in questo mondo del naturale, ancora tutto in evoluzione, ci sono cose che ancora non vanno.
E’ del tutto normale, vorrei vedere che fossero tutti bravi e facessero vini perfetti in così pochi anni!
Per fare un vino con metodi naturali ci vogliono anni di ricerche, a oggi non è facile trovare un modo per stabilizzarli in modo che un viaggio non ne alteri le caratteristiche.
A queste manifestazioni la maggior parte dei vini arrivano sofferenti (spesso anche quelli “tradizionali”), quindi non è il luogo giusto per trarre conclusioni.
Quello che è invece importante è l’approccio diverso, il rapporto diretto con chi il vino lo fa con le proprie mani e non per delega. Il confronto fra gli stessi vignaioli è molto più aperto rispetto a ciò che avveniva in passato (un tempo pochissimi assaggiavano i vini degli altri, e se lo facevano, alla fine dicevano che il loro vino era sempre più buono).
Insomma, cerchiamo anche di vedere i lati positivi di chi fa certe scelte, altrimenti corriamo il rischio di banalizzare e uniformare tutto.
Sagrantino di Montefalco | Il Presidente del Consorzio auspica un cambio di disciplinare
novembre 4th, 2010 at 10:52Francesco, il problema è molto più grosso, credimi, e va avanti da parecchio. Ora però, a quanto la documentazione a mia disposizione mi dice, c’è addirittura il Mipaaf direttamente che “suggerisce” ai consorzi come comportarsi per aggirare le normative europee, troppo larghe per poter porre dei limiti al nostro opportunismo di tradizione.
Oggi, dalle ultime novità, si può arrivare a imbottigliare un vino non prodotto con proprie uve e scrivere “imbottigliato all’origine”.
Ribadisco, leggete quanto ho scritto perché è importante, ne hanno parlato anche Fabio Rizzari ed Ernesto Gentili sul loro blog:
http://www.lavinium.com/laviniumblog/imbottigliato-allorigine-si-forse-non-so-dipende.html
Degustazione di 8 Prosecco colfòndo raccontata da una produttrice
novembre 4th, 2010 at 10:47Già Luca,
banana, almeno nel tuo Colfondo proprio non c’era, invidio un po’ la vostra esperienza collettiva…
Sagrantino di Montefalco | Il Presidente del Consorzio auspica un cambio di disciplinare
novembre 4th, 2010 at 10:20(^_^):::::::< (per chi non è avvezzo, questa è una lisca di pesce che sorride, cosa c'avrà da sorridere, bah!)
Sagrantino di Montefalco | Il Presidente del Consorzio auspica un cambio di disciplinare
novembre 4th, 2010 at 10:04Direi che non c’è più nulla da aggiungere, è stato già detto tutto. I disciplinari stanno “adeguandosi” progressivamente, sempreché si possano ancora considerare un concreto riferimento a quanto c’è nel vino, visto le ultime vicissitudini:
http://www.lavinium.com/laviniumblog/imbottigliato-allorigine-si-forse-non-so-dipende.html